Ieri (20 aprile) a Roma, sono intervenuto al Laboratorio per le politiche di sviluppo "Ingegneria finanziaria", un workshop organizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Qui trovate le slide del mio intervento, dove riprendo alcune idee su perdite attese e inattese, garanzie reali e personali (già dette a Riccione al convegno di Confidi Servizi ER). Ho poi fatto un telegrafico inquadramento di due possibili architetture del sistema di garanzia, la prima basata su una piattaforma di tranched cover, la seconda su un sistema a due livelli con intermediari vigilati che erogano garanzie personali.
L'incontro è stato molto interessante. Non chiedetemi di guidarvi nel dedalo delle strutture del Ministero, e relative sigle (DPS, UVAL, QSN, POR, PON, etc. etc.) perché anch'io mi ci sono perso. Vi dirò soltanto che sono stato invitato da Salvatore Vescina, del Dipartimento per le politiche di sviluppo, Unità di valutazione degli investimenti pubblici. L'evento era rivolto ai rappresentanti delle Regioni e dei confidi, per sollecitare una riflessione comune e un coordinamento delle azioni in materia di garanzia sul credito e di private equity, il tutto in un disegno organico di politica industriale nell'ambito del QSN, ovvero del Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013.
Nella prima sessione, ha parlato Luigi Donato (Banca d'Italia) su Basilea 2 e garanzie confidi. Dopo sono intervenuto io, e a seguire Alessandra Bechi (AIFI) con una rassegna del mercato italiano del private equity. Nella seconda sessione è stata la volta degli esperti del Ministero: Salvatore Vescina (già citato), ha presentato la proposta di un Fondo Federale di Garanzia basato sul cofinanziamento Stato - Regioni e sostitutivo dell'attuale Fondo Centrale di Garanzia MCC ex legge 23/12/96 n. 662, che pare sia destinato a cessare nella sua attuale forma; Andrea Vecchia (Direttore generale dell'IPI) ha parlato del Fondo Finanza d'Impresa (v. comma 847 della legge finanziaria per il 2007), uno strumento flessibile che intende lanciare piattaforme innovative di finanziamento delle imprese (basate su credit risk transfer, prestiti mezzanini e private equity) con il supporto di fondi pubblici; tale Fondo dovrebbe assorbire tra l'altro le risorse oggi allocate al suddetto Fondo centrale di garanzia.
E' seguito un dibattito (vivace) coordinato da Massimo Lo Cicero (studioso e consulente su temi di politica industriale, è docente a Roma - Tor Vergata).
Ha chiuso i lavori Carlo Sappino, Capo del Dipartimento Politiche per lo Sviluppo.
Sono emersi tanti spunti, che devo assolutamente approfondire nei prossimi giorni. Li elenco in breve:
- è in atto un restyling degli aiuti finanziari alle imprese, che mette in primo piano gli obiettivi di sviluppo delle imprese rispetto ai meccanismi tecnici di incentivazione, e premia la sperimentazione di soluzioni innovative, in una visione unitaria della finanza d'impresa, che porta a gestire in maniera coordinata le azioni basate sul credito e sul capitale di rischio; in questo scenario che spazio avranno gli interventi tradizionali? Saranno ripensati? Le associazioni imprenditoriali presenti hanno espresso preoccupazione (già emerse in questo position paper di Confindustria);
- c'è estrema varietà di misure a livello europeo, nazionale, regionale, comprensoriale, ecc., che solleva un problema di coordinamento tra i diversi livelli; sarebbe opportuna una razionalizzazione;
- le risorse non mancano; nelle regioni che ancora beneficiano dei fondi strutturali (per lo più al Sud) basterebbero per creare tante isole di sviluppo e di benessere, replicando il caso irlandese con il vantaggio del clima mediterraneo; il problema è spendere bene questi soldi;
- tornano in auge gli aiuti basati sui contributi in conto interessi rispetto ai contributi diretti agli investimenti; quando ero giovane, nei primi anni ottanta, ho assistito alla reazione uguale e contraria, ovvero il progressivo smantellamento degli aiuti in conto interessi, accusati di interferire con il processo di selezione del credito;
- come conciliare esigenze di politica industriale, vincoli normativi sugli aiuti di Stato ed efficienza finanziaria degli aiuti? In concreto, nel caso delle garanzie, come impiegare fondi pubblici a destinazione vincolata per capitalizzare i confidi o per supportare la tranched cover di portafogli ampi e ben diversificati?
C'è molto lavoro da fare per trovare le risposte.
Luca
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