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lunedì 21 febbraio 2005

Il ministro Stanca parla chiaro sull'informatica in Italia



Nel sole 24 ore deel 18/2 ho notato un intervento di Lucio Stanca, ministro per l'innovazione e le tecnologie, sullo stato dell'industria informatica in Italia. L'informatica italiana, per Stanca, è strutturalmente debole perché: (1) abbiamo investito poco; (2) la filiera è priva delle componenti ad alto valore (R&S e produzione di hardware e software) e rischiamo di essere relegati al ruolo di consumatori; (3) nella struttura di offerta prevale la piccola e piccolissima impresa (media di 7,5 dipendenti), incapace di finanziare l'innovazione; (4) anche la domanda è frazionata, come l'offerta, si coprono capillarmente i fabbisogni di base, ma le esigenze più complesse, che richiederebbero competenze e soluzioni innovative, rimangono inespresse e insoddisfatte; (5) il mercato non ha avuto lo stimolo propulsivo della domanda pubblica, anzi questa è stata soddisfatta da un'offerta pubblica (grandi società controllate dallo Stato e dagli enti locali) in regime di monopolio che ha mortificato le dinamiche del mercato; (6) è mancata una strategia di sistema che coordinasse scuola, ricerca, finanza, impresa e pubblica amministrazione.
Non è certo un quadro confortante! Verrebbe da archiviare il problema nel dossier delle occasioni perdute, per sempre. Il ministro dice però anche delle possibilità di rilanciare la sfida: in un settore incessantemente investito da "distruzione creativa" (banda larga, mobilità, micro-tecnologie, elettronica di consumo), i giochi si riaprono continuamente per i possibili nuovi entranti.
Il Governo sta agendo su due leve per favorire l'innovazione e la crescita dell'industria digitale: (a) sulla domanda, con incentivi mirati alle PMI, investimenti sula banda larga, sussidi ai privati, qualificazione della domanda pubblica; (b) sull'offerta con la creazione di un fondo di venture capital.
Il settore dell'informatica gestionale, nel quale rientrano le soluzioni per la finanza d'impresa, è un caso emblematico delle debolezze dell'informatica italiana: per la dimensione del mercato, l'Italia avrebbe potuto dar vita potrebbe a uno o più leader mondiali dei sistemi integrati per le PMI, ma così non è stato. Ci sono riuscite invece società scandinave, o israeliane, poi rilevate da colossi come Microsoft (Navision) o SAP.
Meno male che negli ultimi anni molti vendor italiani di pacchetti gestionali hanno capito che senza arricchire l'offerta sarebbero rimasti fuori, e abbiamo visto nascere soluzioni tecnologicamente e funzionalmente al passo coi tempi. Ma si può, e si deve, fare di più. Non esiste una ricetta semplice, ma la prima cosa da fare pensare strategicamente sia tra gli utenti (imprese, banche) sia tra i fornitori. In parole povere, guardare fuori dall'orticello domestico. La diffusione di XBRL può essere un'occasione unica per il setttore dell'IT gestionale e finanziario: qui siamo così folli da pensare che XBRL possa essere portato alle PMI. Ci sembra una cosa bella da fare. Chi vuole divertirsi in questa avventura ci faccia un fischio: possiamo darci una mano a ragiungere il traguardo con meno fatica e più gusto.

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