Ieri è stato presentato a Roma il Rapporto che ogni anno Unicredit Banca dedica al mondo delle piccole imprese. Dopo lo studio sul Mezzogiorno, quest'anno è la crisi ad essere il filo conduttore delle analisi. Trovate sul sito di Unicredit il testo scaricabile in pdf e il comunicato stampa, da cui cito:
Il settore bancario ha saputo sostenere l’economia produttiva, a fronte della debolezza in termini di patrimonializzazione delle imprese. Le imprese intervistate sono coscienti che la sottopatrimonializzazione, oltre a costituire un limite alle opportunità di sviluppo delle imprese, comporta dei vincoli al rapporto con la banca, soprattutto in termini di condizioni praticate e di volumi erogati.Segnalo nel Rapporto il capitolo 4 su La crisi finanziaria e le conseguenze sul rapporto Banca-impresa, ma si trovano spunti interessanti in tutti. Per un feeling dei movimenti in corso nel mondo confidi, leggete nel capitolo 6 i risultati di un indagine tra associazioni di categoria e confidi, a cui dedico una seconda citazione:
Le banche italiane di fronte alla crisi hanno saputo dimostrarsi flessibili in termini di valutazione del rischio di credito, quando i modelli di valutazione del merito creditizio ispirati a Basilea II si sono dimostrati prociclici. Il nuovo modo di fare banca ripone maggiore attenzione alla relazione con il cliente, a porsi come riferimento stabile sul territorio, a stringere accordi significativi con partner strategici quali Confidi e Associazioni di Categoria, che vengono così a svolgere un importante ruolo di mediazione con le banche rispetto all’accesso al credito delle piccole imprese.
e Associazioni di Categoria e i Confidi intervistati forniscono i loro servizi con intensità differenti e per certi aspetti polarizzate. È il caso ad esempio della consulenza contabile e amministrativa, che non viene fornita dal 36,8% del campione mentre un altro 25,9% degli intervistati lo reputa un servizio fondamentale a disposizione degli associati. Un’analoga dicotomia si registra anche per altri servizi, come il disbrigo di pratiche burocratiche e amministrative richieste dalla Pubblica Amministrazione (il 31,8% degli intervistati non lo annovera tra i servizi a disposizione dei propri associati, mentre per il 27,4% costituisce un’attività di spicco), l’acquisizione di informazioni relative alla specificità delle attività imprenditoriali degli associati (24,9% rispetto a 30,3%) e, in modo meno eclatante, per il servizio di aiuto nell’accesso a nuovi mercati (27,9% rispetto a 16,9%). Alquanto concorde il giudizio sulla grande importanza rivestita dalla funzione di aiuto agli associati nell’accesso al credito bancario (80,1% delle risposte con modalità “molto”). Rilevante secondo gli intervistati anche la consulenza economica e finanziaria offerta alle imprese (87,6% delle risposte con modalità “molto” e “abbastanza”), secondo il modello del cosiddetto “business office”, che offre un servizio reputato fondamentale dalle piccole imprese
Luca
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