Il Sole di domenica 8/11 dava un annuncio interessante:
Entro fine mese partirà il bando per i "Formigoni bond", o meglio "Formigoni loan", cioè lo strumento finanziario da 30 milioni individuato dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, per ricapitalizzare attraverso la Finlombarda i Confidi [...].Dopo il Piemonte (vedi ultimo post), anche la Regione Lombardia apre un canale di raccolta di patrimonio supplementare per i "suoi" confidi 107, che da mesi premevano per una misura del genere.
«A un anno dal lancio delle misure anticrisi, la Regione Lombardia continua a vigilare – avverte Formigoni – e avanza la proposta di questo nuovo strumento rivolto al mondo dei Confidi». Nella scelta della Regione di garantire nuovi 30 milioni di euro al sistema dei 55 Confidi lombardi, «la priorità resta garantire l'accesso al credito da parte dell'impresa. Con i loan vogliamo mettere in sicurezza il sistema dei Confidi [...].
Lo strumento dei loan nasce dall'alleanza tra la Regione e le associazioni di categoria. «Anche questa volta – conclude Formigoni – abbiamo fatto la scelta di mettere a punto lo strumento non in modo unilaterale ma insieme con gli attori di mercato». Non è questo l'unico strumento per rafforzare il sistema delle garanzie bancarie. In un anno sono stati varati (e in parte anche assegnati) diversi strumenti, come Confiducia (20 milioni, già assegnata a Federfidi), Jeremie (20 milioni di cui sono state già assegnate le prime tranche a Confidi Province Lombarde-Assolombarda, Confapi Lombarda Fidi-Confapi, Confidi Lombardia insieme con CoMfidi Mantova-Confindustria Brescia e Mantova), Made in Lombardy (33 milioni già assegnata a Bnl).
I "Formigoni loan" sono destinati ai Confidi che hanno fatto (o vogliono presentare) domanda per iscriversi al registro degli intermediari finanziari della Banca d'Italia ma a cui mancano i requisiti patrimoniali. Chi non si registra nell'albo della Bankitalia non è autorizzato a operare. Altri consorzi, senza questi prestiti, supererebbero il rapporto limite fissato da Basilea tra gli impieghi e il patrimonio e rischiano di non poter rilasciare altre garanzie.
Questi prestiti della Regione ai consorzi fidi si configurano a bilancio come "fondi propri" dei Confidi, e quindi ne alzano il patrimonio. Sono in tranche da 1 a 5 milioni l'uno da rendere alla Regione entro sei o dieci anni non a rate ma in una soluzione unica. Il tasso d'interesse chiesto ai Confidi per il prestito è quello minimo consentito dalla Ue affinché non si configuri l'aiuto di stato.
Il bando annunciato chiarirà i dettagli tecnici dei nuovi strumenti. Rinviamo pertanto i commenti.
Luca
17 commenti:
Luca,
ci puoi illustrare come va trattato l'aiuto di stato dato ai Confidi? E' come fosse stato dato direttamente ad una impresa?
Sono d'accordo: aspettiamo il bando prima di commentarlo. Ma non posso esimermi, questa volta, dal commentare un passaggio contenuto all'interno dello stesso articolo a cui Luca fa riferimento:
"La crisi finanziaria e il cosiddetto credit crunch hanno rinnovato la funzione storica dei consorzi di garanzia fidi, cioè il sostegno al finanziamento delle imprese. Però i Confidi italiani ' uno dei sistemi più rappresentativi d'Europa ' hanno debolezze. '' un sistema frammentato in forse 800, forse mille consorzi', osserva Marco Nicolai, direttore generale della Finlombarda e professore di Finanza straordinaria all'Università di Brescia. Gran parte dei consorzi fidi sono strutturati come trenta o quarant'anni fa in termini di contabilità e di sistema normativo. Nella maggior parte dei casi, non sono ancora uniformati alle regole di Basilea II, poiché le loro garanzie non sono erogate da organismi dotati di sistemi di rating e soggetti alla vigilanza di Banca d'Italia. Né hanno le caratteristiche minime di capitalizzazione e di assetto per potar fare ciò."
Il Prof. Nicolai, forse, non è a conoscenza che la rete dei Confidi di emanazione associativa, si è assottigliata negli ultimi 4 anni, passando da altre 600 unità a circa 300 (mi scuso di non poter essere più preciso), dimostrando con i fatti di essere vitale e consapevole di dover affrontare un futuro diverso. Si "dimentica", il Prof. Nicolai, che la disciplina di riordino dei Confidi è datata 2003 ed è stata fortemente voluta dagli stessi Confidi, le cui Federazioni hanno dovuto combattere per 10 anni, prima di vederla approvata dal Parlamento, mentre in Spagna (sic!) erano già state approvate due leggi sui Confidi.
Ci si dimentica che, nel bene e nel male, i Confidi hanno svolto un ruolo che non è mai stato ricoperto dal "Pubblico", se non in modo del tutto marginale.
Sino al 2003 saranno anche stati (tutto da dimostrare e da discutere) piccoli, brutti e disorganizzati, ma almeno c'erano e, come si usa dire, piuttosto che niente meglio piuttosto...
...Oggi si stanno riorganizzando (la diminuzione del loro numero ne è testimonianza), con fatica ed in mezzo a mille difficoltà burocratiche, normative, di mercato, di crisi, e chi più ne ha più ne metta, ma senza mai dimenticare che in quest'ultimo anno sono stati l'unico strumento che le Imprese hanno potuto utilizzare per alleggerire le loro difficoltà. Nel post di Luca del 31 ottobre, che condivido appieno, si indicano, giustamente, nuovi compiti per i Confidi, tra i quali anche il monitoraggio post finanziamento. Questo presuppone una conoscenza approfondita del territorio, un sistemico ricorso ad una serie d'informazioni che, ben difficilmente, altri attori dell'ultima ora potrebbero mutuare ad un sistema bancario sempre più assetato di informazioni oltre che di garanzie. La condivisione dell'istruttoria tra Banca e Confidi, si sta sempre più consolidando portando innegabili benefici all'Impresa. Quando indicavo (grazie a Sapio per la citazione) la soglia minima di 250 milioni per la sostenibilità di un Confidi 107 (valore frutto della deriva che stavano prendendo le normative di Banca d'Italia, rispetto a quanto concordato inizialmente, ma questa è un'altra storia) affermavo anche che Confidi di questa dimensione, o anche superiore, non dovessero perdere di vista né il principio della mutualità, né la loro vicinanza territoriale al mondo delle Imprese, né i costi applicati alla concessione della garanzia. Perdere queste prerogative uniche vorrebbe dire precipitare i Confidi in un mondo che è già abbondantemente popolato da banche ed enti finanziari (anche pubblici) che, per concedere un finanziamento anche di piccolo importo, si basano solo ed unicamente su dati quantitativi, rating, indici di bilancio, ecc. ecc.
Il sostegno, da parte del Pubblico, alla patrimonializzazione dei Confidi (o se preferite la copertura di parte delle perdite da oggi in poi) è una misura che, in ottica di sussidiarietà, aiuta il Sistema dei Confidi a svolgere di più e meglio il ruolo che da tant'anni a questa parte ha sempre svolto.
Solo una forte sinergia tra Pubblico, Confidi e Banche, senza farsi prendere da strane voglie di prevaricazione, può portare benefici a quello che è, indubitamente, il motore dell'economia e dello sviluppo sociale di un Paese: il mondo delle Imprese.
Ho provato ad immaginare un panorama dove non vi siano più i Confidi, dove le Banche, pur garantendosi direttamente tramite i vari Fondi Pubblici, non siano più vincolate da convenzioni che fissano gli spread, e dove tutta una serie di informazioni non venga più né raccolta né tantomeno valutata, e sono giunto ad una conclusione: povere Imprese!
E' vero, i Confidi non sono ancora perfetti, sono dei diamanti grezzi (sempre diamanti sono però) in attesa di essere tagliati e sfaccettati in maniera appropriata per corrispondere a quanto loro richiesto, ma farli passare solo per carbone suscita in me sentimenti di rabbia ed amarezza. Forse non sono imparziale, forse ho imparato ad amare troppo questo mondo e le persone che lo compongono, Persone che tutti i giorni si mettono in discussione affrontando e cercando di risolvere i problemi degli altri, Persone che qualche volta sbagliano ma sempre in buonafede e sempre con l'obiettivo di essere utili ad altri, ma sempre Persone con la P maiuscola che vanno rispettate per quanto fatto in passato e per quanto potranno fare, ancora meglio, e io non ho dubbi, in futuro.
Roberto Villa
Condivido tutto e sottoscrivo parola per parola il passaggio "Ho provato ad immaginare un panorama dove non vi siano più i Confidi, dove le Banche, pur garantendosi direttamente tramite i vari Fondi Pubblici, non siano più vincolate da convenzioni che fissano gli spread, e dove tutta una serie di informazioni non venga più né raccolta né tantomeno valutata, e sono giunto ad una conclusione: povere Imprese!"
Grazie a Roberto Villa, che ha riproposto con passione e argomenti concreti la ragion d'essere dei confidi. Anch'io mi sono appassionato a questo settore negli anni in cui me ne sono occupato. Mi piacerebbe vedere più selettività al suo interno. I confidi non possono rispondere da soli alle sfide con cui si confrontano. Forse è la difficoltà di dialogare e costruire insieme con i partner pubblici e bancari la vera zavorra a un progetto di cambiamento virtuoso.
Al dr. Villa, grazie anche da parte mia.
Grande Roberto! Condivido molto di quello che hai detto.
Forse, i confidi potevano muoversi con un po' di maggiore tempismo nel ristrutturare il sistema (cosa sarebbe successo con Basilea2 si sapeva almeno dal 2005-2006, ma molti hanno fatto gattopardescamente finta di niente).
Forse, si potevano fare meno battaglie di retrogaurdia, come quella dei 75 milioni (a proposito, Roberto, tu eri alla testa di Assoconfidi quando chiedevi la soglia di 75 milioni, non hai mai chiesto 250 milioni).
Forse, i confidi e le associazioni potrebbero fare meno resistenza quando si tratta di ridurre i posti nel cda o quando nei progetti di fusione ci si arena su chi deve comandare.
Ma, al di là di tutto, un gran pezzo di strada i confidi l'hanno fatta.
Ne rimane ancora parecchia da fare, però...
Claudio,
grazie per l'apprezzamento della strada fatta dai Confidi. Forse non erano battaglie di retroguardia, ma preoccupazione di un salto verso un futuro ancora poco delineato e di cui nessuno di noi aveva la minima conoscenza. Credo che, ancora oggi, dove il panorama dovrebbe essere più chiaro e la strada ormai delineata, permangono troppi interrogativi e dubbi e il blog, converrai, ne è buon testimone).
Per quanto riguarda la soglia: in un torrido mese di agosto del 2006 ci riunimmo (Assoconfidi, Ministero e Banca d'Italia) per ragionare sulla soglia. Assoconfidi propose, dopo averne discusso (e che discussioni!) a lungo nel mese di luglio, in alternativa alla bozza del Ministero (quella dei 75 mil), 103 milioni come soglia facoltativa e 250 milioni come soglia obbligatoria. Ci fu opposto un diniego da parte di BI. Il compromesso fu raggiunto con soglia di 75 milioni ma con norme "equivalenti", quindi non uguali, quindi "alleggerite" rispetto ai 107 enti finanziari. Il resto, appunto, è un'altra storia.
Un abbraccio
Roberto, ricordo l'estate torrida e la proposta (alla riunione non partecipai).
Il problema di quella proposta era la non praticabilità della doppia soglia che il TUB non prevede. Era "fuorilegge" (scusa il termine).
Il compromesso raggiunto non fu un gran risultato, sarebbe stato molto meglio fissare la soglia 103-104 milioni come è per gli altri "107".
Adesso, però è importante, fare tesoro della lezione e cercare di costruire confidi solidi, magari aggregando quelli che sono appena sopra soglia.
Claudio, Roberto se però 250 ME sono il break even point, non bisognerebbe spingere perché i provvedimenti agevolativi spingano i Confidi verso quel limite di aggregazione? L'alternativa è sprecare risorse preziose.
Grazie a Roberto Villa e Claudio D'Auria che nel ricordare il passato (neanche tanto lontano) ci permettono di ricollegarci alla realtà. Tante dottissime, e giuste, disquisizioni tecniche sconcertano spesso chi, come me, è un autodidatta apprendista stregone.
Trovo che l'evidenza è che il mondo dei confidi, fatto rilevabile anche in questo blog, è carente delle competenze tecniche necessarie ed ho la sensazione che tali competenze sono in assoluto poco diffuse e che chi le ha, naturalmente, non è disposto a cederle al primo venuto.
I dotti amici che ci illustrano concetti con formule per loro semplici ma per molti incomprensibili dovrebbero partecipare a qualche riunione di CdA di Confidi: scoprirebbero che la positiva origine mutualistica porta con se presenze e ruoli assegnati ad ottimi imprenditori troppo spesso all'oscuro di qualunque concetto di vita e gestione di un Confidi attuale.
Dario, lo so bene. A qualche cda di Confidi ho partecipato come uditore.
Ma demoralizzarsi non serve, bisogna investire in formazione sia interna sia esterna.
Le cose complicate arrivano solo dopo aver capito quelle semplici. Se non si procede gradualmente, non si impara mai nulla.
Claudio, Sapio
sono d'accordo al 100%. Crescere in dimensione, a questo punto, è l'unica soluzione che risolverebbe molti problemi se non tutti. Unica condizione, secondo me, rispettare la mutualita, la territorialità, il contenimento dei costi.
Per Dario
Agli imprenditori, amministratori dei Confidi, non è richiesta una approfondita conoscenza tecnica, è sufficiente essere portatori di tanto buon senso e capacità di valutazione imprenditoriale. Il resto deve essere riservato ai tecnici.
Per il resto sono d'accordo, molto spesso Sapio, Claudio, Luca ecc. volano veramente alto. E' giusto che sia così, hanno le conoscenze e le capacità per farlo, e le mettono a disposizione di tutti attraverso il blog. Personalmente cerco di capirli, li leggo e li rileggo e poi quando proprio non capisco.... li mando sulla forca e spengo tutto! Poi ci ragiono sopra e qualche volta (non sempre purtroppo) capisco... e sono felice. Nessuno nasce "imparato" basta avere l'umiltà di riconoscerlo e tutto diventa più facile. O no?
Roberto: non tutti gli attori di un confidi devono sapere tutto. Alcune cose sono per il CdA, altre per il Direttore, altre per il responsabile delle istruttorie, altre (le più complicate) per il risk manager. E' la gestione del rischio di credito nel mercato di oggi ad essere complessa. E non meno complesse (e aperte a varie interpretazioni) sono le normative generali e specifiche (Basilea 2, aiuti di stato, intermediari 107).
Le cose tecniche non si imparano da un intervento o un commento sul blog, occorre più tempo, letture più approfondite, esempi pratici. Alla fine il modo migliore di impararle è seguirle in modo continuativo dall'operatività di un confidi. Vedrai che un po' alla volta ci arriveremo, con la maturazione della governance, delle professionalità, dell'organizzazione e dei sistemi.
Tutte cose condivisibili, con l'enfasi sul fatto che senza l'intervento pubblico il mondo dei confidi è obbligato a trasformarsi in pseudo-banche specializzate nella garanzia o a chiudere baracca.
Una po' di domande (cattivelle come le solite mie).
1)Ma Formigoni doveva aspettare la campagna elettorale per lanciare questo fantastico strumento di sostegno all'economia longobarda?
2)Riusciranno i nostri eroi (ovvero i confidi) a restituire i prestiti fra (almeno) sei anni (ovvero con Formigoni in altre faccende affacendato)?
3) Chi avrà l'eventuale ingrato compito di battere cassa con i confidi che non sono in grado di restituire i fondi?
Ai postumi (della campagna elettorale) la facile sentenza.......
Caro Gigi, i "Formigoni loan" sono uno strumento reclamato a forza dai confidi lombardi, come si vede da questo post è un'idea che si è concretizzata negli ultimi mesi del 2009. Il fatto che siano stati resi operativi prima delle elezioni è forse una coincidenza temporale: tra poco i confidi lombardi chiuderanno i bilanci o replicheranno ai rilievi di Banca d'Italia in merito all'iscrizione a 107, e quindi si può capire la premura a perfezionare l'erogazione in tempi brevi per rimpinguare il loro patrimonio di vigilanza.
Che sia una coincidenza non lo metto in dubbio. Ma a pensar male si commette peccato ma non si sbaglia mai. Per cui il dubbio della coincidenza "programmata" rimane. Non si offendano gli operatori di questo mio dubbio. La cosa è buona in sé, per cui non sarebbe stato corretto non farla. E' che le ciambelle (pur buone e necessarie, soprattutto quando la fame è tanta) non sempre escono con il buco. E qui il buco non c'è.
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