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martedì 25 gennaio 2011

Voglia di cambiare

Con gli scontri epocali in atto per rovesciare i governi, non solo in Italia, dei "nostri" temi non importa più a nessuno. E' l'ora dei rivoluzionari.

Hanno già conquistato la ribalta, sembrano gli unici portatori di coraggio, creatività, generosità. E anche di onestà, competenza, rigore ecc. ecc., ma quelle contano meno. Contano di meno per chi è giovane, o per chi è stufo.
E' così: oggi non si fa un passo senza portare una novità, una promessa di cambiamento. Chi difende lo status quo può resistere diversi anni, se è ben trincerato e ha forti alleati, ma ha già perso la guerra.
E' una situazione pericolosa. Può scatenare conflitti sociali. Può portare al governo coalizioni giacobine che inscenano una catarsi collettiva per salire al comando, di fatto fregandosene dei problemi reali.
Anch'io mi sento rivoluzionario. Ma i nemici da abbattere sono per me il vuoto e la rassegnazione che possono riempire gli spazi della politica, dell'educazione, della vita sociale e, inevitabilmente, delle attività economiche.
Sul nostro terreno abbiamo una schiera di nemici da combattere: crisi di competitività, risorse pubbliche scarse, credito deteriorato (quanto?), confidi appesantiti, e mille difficoltà nel fare impresa bene.
Sono problemi intrecciati. I governi, centrale e locali, non sono in grado di prendere in mano la situazione e dire: si fa così e cosà, ecco le risorse, sistemiamo tutto. Al massimo si fa un elenco, e poi parte una serie di azioni parziali che affrontano  questa o quella difficoltà. Il Fondo centrale, la moratoria, la cassa integrazione in deroga, i programmi regionali. Ben vengano. Ma non soltanto per metterci la firma e dire "OK, non dite che non facciamo niente". E onesti nel dichiarare quello che si può dare, dato che i mezzi non sono inesauribili (anzi, finiscono presto).
Sui problemi, complessi e intricati, bisogna buttarsi. Con coraggio, creatività generosità. E un po' di cattiveria, quando serve. La battaglia si combatte lì. Se le imprese sono in crisi e falliscono, la questione è evitare che falliscano, se si può, o accompagnarle nell'uscita dal mercato. In ogni caso l'oggetto dell'analisi e dell'azione sono le imprese e le persone che ci lavorano, non i soldi che uno riesce a far arrivare. E intervenire significa stare con le imprese, non un pomeriggio, ma settimane o mesi.
Ci sono tanti progetti che possono tradurre questa intenzione. Formularli e proporli sarà il mio lavoro di quest'anno. Stampa questo post

11 commenti:

Anonimo ha detto...

RoèRos
Iniziamo a costruire una proposta di taglio immediato -con decreto- di tutti gli adempimenti cosidetti "duplicati" (la medesima informazione,fatto, anagrafe, segnalazione o elenco etc etc è attribuita sia al confidi che alla banca, bene sia lasciata alla banca e basta ! ) attribuiti ai Confidi laddove gli stessi rilasciano solo garanzie.

Anonimo ha detto...

@RoeRòs: piccolo dettaglio, le banche danno ai confidi tutte le informazioni che raccolgono? Per decreto? Se le banche non ci stanno, vedo difficile per i confidi valutare il rischio. E non c'è solo la valutazione della singola pratica, c'è anche quella del portafoglio, in base a cui decidere gli accantonamenti, il patrimonio necessario. Anche presso i confidi minori.
Capisco chi vorrebbe il contrario, ma non sono tempi in cui fare le cose alla buona. Nemmeno fare cose formali e inutili, certo. Però bisogna fare cose che in passato non si facevano. Questo intendo quando dico "buttarsi sui problemi".
Poi una micro-impresa salta e su un'esposizione di 45.000 euro si scatena il finimondo di atti giudiziari e non, perizie, azioni elusive. Anche quelli sono adempimenti duplicati, e sono attività a perdita secca. Valutarla prima è meglio.

Emanuela ha detto...

Luca che dire, non sentivo da troppo tempo il termine rivoluzionario. sono veramente contenta che quello che si anima dentro qualcuno di noi venga fuori, non mi sento sola! Questo mio commento esula dalla vita dei confidi e affini, è solo una riflessione generale che può o meno essere condivisa. Sono solidale con tutto quello che hai detto e sinceramente devo dire anche felice perché, a quanto vedo, mi sbagliavo: gli Italiani (almeno non tutti) non dormono né se ne fregano di quello che accade, che a mio avviso è molto grave, e non mi riferisco naturalmente ai festini di villa certosa&co.. Riallacciandomi a quello che hai postato.. Credo che un conflitto sociale in realtà sia già in atto e in questo i dati non smentiscono: aumento della disoccupazione soprattutto giovanile, crescente ricorso alla cassa integrazione, spaventoso e allarmante incremento della soglia e del tasso di povertà e delle disuguaglianze nei redditi (non solo quelli di lavoro), taglio delle risorse pubbliche all’istruzione ma anche alla sanità, ai servizi socio assistenziali etc. E la lista è lunga, forse interminabile ed è un problema che riguarda tutte le classi politiche: destra, sinistra, centro. E’ un problema che viene dal passato, credo a partire dalla fine degli Ottanta. Lo sviluppo di una società basata sul consumismo sfrenato, governata dalla logica del profitto e della crescita in un sistema economico che presenta sempre più risorse (economiche e non) scarse e comunque limitate. E qui entra in gioco il discorso del conflitto generazionale. Dagli Cinquanta, per circa 20-30 anni, abbiamo assistito al c.d. boom economico, diffusione dei diritti civili, parità uomo-donna etc. Certo, quella era un’epoca, ritengo (ma non solo io, potrei citare solo per fare alcuni esempi: Georgescu-Roegen, Latouche, Diamond, Vandana Shiva, etc.) di crescita che poteva contare sull’utilizzo delle risorse economiche e naturali. Quella di oggi è invece un’epoca in cui tutto è diventato più difficile: la crescita si è stabilizzata e incontra i limiti imposti sia dalla natura sia puramente economiche. Tutto questo mi fa pensare quindi alle scelte di politica economica (quando ci sono!) che le nostre classi dirigenti dovrebbero prendere: investimento in energie alternative e pulite, valorizzazione delle persone e delle loro idee, Stato sociale presente per le classi socialmente ed economicamente più deboli, investimento in capitale umano (scuola, università e ricerca in primis) e cultura. Questi ultimi due elementi in particolare, ritengo siano il motore di un Paese, e non vanno messi da parte o calpestati come invece sta succedendo. Di fronte a tutto questo, le classi politiche dirigenti credono sia meglio sorvolare e andare avanti con vecchi schemi e ricette economiche che, purtroppo, non stanno più in piedi, o meglio andrebbero adattate alla realtà che viviamo. Ma naturalmente non troveremo mai un politico che guardi in faccia alla realtà, ci dica le cose come stanno e adotti politiche economiche reali. Meglio ovattare la società con: scandali, nucleare, moratorie, delocalizzazioni, il traffico, l’emergenza neve etc. A mio modestissimo parere, le classi dirigenti andrebbero rase al suolo costruendo una nuova classe politica, costituita innanzitutto da giovani, liberi di pensare e di lottare, svincolati da ogni logica di potere. Un esempio è dato dagli studenti, ricercatori, professori e simili che hanno manifestato nei giorni scorsi uniti e indipendentemente dal colore politico e continuano a battersi, perché la cultura e la ricerca sono le basi per il nostro futuro. E qui ci vedo, per fortuna, non persone esasperate e rassegnate, ma uomini e donne che hanno voglia di riappropriarsi e di costruire il proprio futuro!
Chiedo scusa per la lunghezza del commento ma, mi sentivo come una bomba che sta per esplodere...

Anonimo ha detto...

Cara Emanuela, seguire il tuo commento è stato come salire e scendere di corsa un sentiero sul monte Conero, tuffarsi in mare, fare due chilometri di bracciate e tornare (ansimante, ma tonico) sulla riva. Emozionante, anche se l'età non è più quella.
Traduci esattamente quello che percepisco nei giovani. Io temo che quando sarò in pensione qualche quarantenne esasperato mi aspetti sotto casa, una botta in testa e mi faccia sparire in un cassonetto. Scherzo, ma fino a un certo punto. L'ignavia di molti che dovrebbero pensare a sé e chi verrà dopo è scandalosa.
Detto questo, sappi che sono un rivoluzionario alla camomilla, per nulla sanguinario. La sovversione violenta è stata sempre peggio del male e dell'ingiustizia che voleva abbattere, e i marpioni hanno sempre dimostrato capacità di adattamento (pensiamo al defascistizzazione in Italia, o al post caduta del muro).
Ci sarebbero tante cose da dire, ma ho una fila di qualche decina di studenti che aspettano di vedere i loro elaborati di Finanza. E in realtà mi piacerebbe parlare a voce di tutte le cose importanti che hai scritto. Da quanto ho detto prima, capirai che molte non le condivido, quanto ad azioni da intraprendere, ma il fuoco che sentiamo dentro è lo stesso, come nel film The road.

Emanuela ha detto...

Bene, avremo sicuramente modo di parlarne personalmente, visto che anch’io sono approdata “nella finanza”, almeno quella spicciola dei confidi e anche se da poco. Forse ho un po’ esagerato con le espressioni, alcune troppo colorite, ma è tanta la rabbia nel vedere questa inerzia che a volte una sensazione strana prende il sopravvento. E forse ho dato un’idea sbagliata del termine lotta. Per usare la tua espressione anch’io sono una “rivoluzionaria alla camomilla” o meglio una combattente (nel senso di grinta e caparbietà), ma assolutamente rifiuto la sovversione violenta e tutte le sue forme!
Sarà utopico, è solo che vorrei un presente e un futuro diversi..
PS: il Conero è fantastico ;-) e McCarthy rende ancora di più l’idea!

Anonimo ha detto...

Roe'Ros
Luca ...intendevo parlare di adempimenti e di obblighi diversi dall'interessenza del rapporto con la banca !

Anonimo ha detto...

@RoeRòs: è difficile distinguere, il sistema informativo degli intermediari vigilati è innervato dalle procedure richieste per le segnalazioni di Vigilanza. Se non segnali, non hai l'informazione, di qui la ragione per chiedere anche ai confidi vigilati di segnalare. Sarei invece favorevole a snellire gli adempimenti "cartacei" relativi al sistema dei controlli interni.

Gigi ha detto...

Quello che dice Emanuela è totalmente comprensibile, e parzialmente condivisibile. Orami i vent'anni non li ho solo passati ma anche doppiati, e ho capito che gente in gamba ce n'è dappertutto. Tra i più vecchi, tra i miei coetanei, e tra i più giovani. Così come tra i giovani ci sono personaggi che dovrebbero mettersi una macina al collo e fare quel che dice l'evangelista Luca (per i politici non basterebbero le macine). Ovviamente il riferimento è alle vicende di cronaca che più che scandalizzare disilludono, perché fanno emergere un mondo che si sperava non fosse così, anche se, lo si poteva sospettare. Purtroppo nel mondo post-ideologico, c'è stata una selezione avversa nella costruzione della classe politica, i migliori si sono messi a fare dell'altro (basta guardare la composizione del consiglio regionale della Lombardia, tra trote ed igieniste dentali.....) per cui, chi siede negli organi istituzionali è un campione che di molto peggiora la rappresentazione che dovrebbe dare del Paese Civile. Un Paese che non si riconosce nelle istituzioni è un paese in pericolo, ne abbiamo copiosi esempi davanti agli occhi. Tunisia, Algeria, Egitto, sono tutti paesi governati da una finta democrazia (forma vs sostanza), e da un dispotismo strisciante. Non basta avere un parlamento per definirsi "democrazia", bisogna avere rappresentanti degni di questo nome. Speriamo solo di non fare la stessa fine. L'unica cosa che ci salva (o ci condanna?) è che siamo un paese vecchio e i giovani sono pochi, difficile che riescano a fare ciò che è stato fatto in questi paesi, ma a parte il dato demografico, le premesse ci sarebbero tutte.

Anonimo ha detto...

Rispetto della normativa antiriciclaggio e delle disposizioni sulla trasparenza

Ai Confidi si applicano gli obblighi antiriciclaggio di identificazione della clientela, di registrazione delle operazioni e di segnalazione delle operazioni sospette.
I Confidi sono tenuti all'osservanza delle disposizioni sulla trasparenza delle operazioni bancarie e finanziarie previste nelle sezioni da I a VII e nella sezione X del Provvedimento della Banca d'Italia del 29 luglio 2009 in materia di pubblicità e informazione precontrattuale, forma, contenuto minimo dei contratti, comunicazioni alla clientela, tecniche di comunicazione a distanza, servizi di pagamento, credito ai consumatori e requisiti organizzativi per la gestione dei reclami. DICIAMO CHE SU QUESTI ADEMPIMENTI MASSIVAMENTE ADDOSSATI AI CONFIDI VIGILATI E NON SI PUÒ SEMPLIFICARE PARECCHIO PUR NON RINUNCIANDO ALLA TRASPARENZA

Anonimo ha detto...

@Gigi, Le istituzioni, la legalità e la moralità dei rappresentanti sono tutte entità nobilissime e fondamentali, ma non vivono di vita propria. Ognuno ci mette dentro il contenuto che preferisce. Se continuiamo a metterle al centro e davanti facciamo in tempo ad andare in piazza a prenderci a randellate anche a Milano, Bologna o Ferrara.
Per me ci sono soltanto due cose utili da fare: rimboccarsi le maniche per affrontare i bisogni concreti, senza proclami, pretesti e filtri ideologici; nei confronti dei giovani, creare buone occasioni di educazione, nella scuola e nell'università, ma anche nell'ingresso al lavoro, nella mobilitazione sociale, nella proposta culturale e, ovviamente, nelle famiglie.
A volte sarei tentato di entrare nel dibattito politico sul blog. Lo evito perché non voglio farlo diventare la versione in sedicesimo di un talk show: bla, bla e ancora bla, i buoni e i cattivi, i buoni idioti che votano i cattivi, i cattivi che sono meno peggio dei buoni e via discorrendo. Alla fine non ci si parla più, se non per compromessi su interessi locali (perché il pubblico gestisce ancora una quantità enorme di benessere).
Oggi mi sento più rivoluzionario facendo un corso universitario decente, che mette in gioco gli studenti, o incazzandomi perché perdo un giorno per estrarre i dati per fare il budget di cassa di una piccola impresa, che intanto naviga alla cieca, perché nessuno si è posto il problema. Lo stesso dovrebbe succedere nelle scuole, negli ospedali, nei servizi sociali. Così metteremmo alle strette chi sta lì a gestire le clientele elettorali o rendite di vario tipo, o semplicemente tira a campare, o tute e due le cose.
Gigi: coraggio, l'Italia ce la farà. Non perché la Madonna ci aiuta (o non soltanto per quello) o perché ci sappiamo arrangiare. Siamo un paese ricco. Possiamo sopportare un certo numero di paraculi, magari simpatici, come i personaggi di Checco Zalone. Almeno per qualche tempo. In Finlandia se non sai programmare il firmware di un telefonino, finisci in depressione, e ti affidano ai servizi sociali. In Italia, anche affidato ai servizi sociali o in altri posti non più faticosi, puoi fare una bella vita. E allora arriviamo noi a prenderti a calci nel sedere (metaforicamente).
E' il principio di sussidiarietà dell'azione sociale.

Anonimo ha detto...

@Anonimo (sulla trasparenza): hai ragione. Io semplificherei gli adempimenti anche per le banche. Ogni volta che vado in banca a fare un'operazione me ne esco con 30-40 pagine stampate e firmate. Ci sono le leggi da rispettare, che sono sacrosante. Ma con una miglior tecnologia e organizzazione si possono rispettare a costi più bassi. Il problema è che su questi punti i giuristi danno il la, ma dopo non c'è un ingegnere che ottimizza, efficienta, automatizza, ecc.
Anche la cosa su cui (penso) insisti, non duplicare gli adempimenti sui confidi, può essere in alternativa risolta riscontrando dal lato confidi che l'adempimento è già svolto dalle banche. Oppure si può automatizzare l'acquisizione delle info dalle banche. Non è una cosa banale. Per il regulator è più immediato prescrivere "rifate tutto perché rispondete voi", se lo si vuole evitare bisogna controproporre qualcosa di solido.
Però se si deve tenere un archivio anagrafico in un certo modo lo si deve fare, anche gli albergatori fanno firmare agli ospiti il modulo per la pubblica sicurezza.
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