Un attento visitatore mi segnala la recente pubblicazione del Bollettino di Vigilanza n. 7, luglio 2010, che riporta le sanzioni applicate dalla Banca d'Italia ai componenti ed ex componenti del CdA, del Collegio sindacale e al Revisore contabile della Banca popolare di garanzia, per un totale di 710.000 euro.
Dato che con la riforma della vigilanza sugli intermediari anche i confidi iscritti all'albo saranno soggetti ad un impianto sanzionatorio assimilabile a quello delle banche (quale era la BPG), penso che questo comunicato sia da leggere con molta attenzione: trascurare l'adeguatezza del patrimonio, o l'accuratezza delle segnalazioni, può far chiudere un confidi, ma anche toccare pesantemente il portafoglio dei suoi vertici.
Luca
22 commenti:
Accipicchia che botte !
Salve,
sono una New Entry del blog e condivido alcuni post che hanno affermato la validità dello stesso al pari,se non più, di 'n' consulenze. Provengo da un società finanziaria ex 107 e ora lavoro per un confidi.
Proprio in questi giorni si parla dei primi "timidi" passi verso una vigilanza bancaria a livello europeo attraverso la creazione della EBA ( European Banking Authority). Non a caso in pole position per la presidenza dell'EBA c'è l'italiano Andrea Enria attuale responsabile del servizio normativa di vigilanza banca d'Italia (fonte ilsole24ore: articolo del 09/01/2011). Questo e altro deve far riflette tutti gli addetti ai lavori che il sistema PUMA2 e segnalazioni in genere sviluppato in Italia sono un vanto a livello internazionale. Certo, costituiscono un grosso impegno per i confidi ma allo stesso tempo, per chi non ha nulla da nascondere, sono una grande occasione per trovare alti rendimenti di efficienza organizzativa.
Altro discorso è il giusto equilibrio tra compensi degli organi sociali e rischio sanzioni.
daniele
@Daniele, benvenuto. Condivido il plauso al "nostro" impianto di segnalazioni di Vigilanza. All'estero la qualità dei sistemi informativi bancari la decide in larga parte il mercato, in Italia c'è un'asticella da saltare fissata dalla Banca d'Italia, ed è piuttosto alta anche per la piccola BCC. Aggiungo però tre rilievi:
- in Italia, seguendo il faro delle procedure dettate dalla Vigilanza gli operatori di mercato sono meno autonomi nel concepire e attuare innovazioni;
- quando si apre un nuovo fronte (alludo ai confidi 107) nel quale mancano regolamenti e procedure, il mercato si muove in ritardo e senza la determinazione che sarebbe richiesta; si creano quindi vuoti di offerta di IT e consulenza che rendono azzardato e costoso entrare ad operare; i problemi di BPG sono figli anche di questi costi del first mover (anche se ci hanno aggiunto del loro per rendere più indigesta la ricetta da cucinare);
- tornando all'IT bancario, l'impronta regolamentare che ne detta l'evoluzione lo rende anche cosa da addetti ai lavori, quindi facilmente più costoso e meno accessibile.
Concludendo: teniamoci il buono dell'attuale piattaforma e continuiamo a sfruttare il patrimonio di know how della Banca d'Italia. Nel contempo evolviamo verso modelli più aperti.
lo fanno lo fanno..
scusatemi se scrivo qui ma colgo la palla al balzo non avendo trovato una discussione specifica.
E' uscito da pochi giorni il sesto aggiornamento sulla circolare 263 della Banca d'Italia che porta alcune novità interessanti.
Parlerei in particolare del rischio di tasso 'ALLEGATO C' e della nuova divisione 'core / non core' dei c/c passivi.
Vorrei anche elogiare lo sforzo, fatto dal legislatore, di eliminare i passaggi poco chiari nella spiegazione dell'ICAAP (mi riferisco in particolare alla descrizione del calcolo del rischio di concentrazione 'ALLEGATO B' accessibile ora anche ai non addetti).
@Henri: certo, in Banca d'Italia lo fanno. Il problema è dall'altro lato: nell'attesa che Banca d'Italia lo faccia, molti, troppi, non si occupano dei problemi che sono delle banche, non del regulator. Quanti in banca (esclusi pochi guru) conoscevano l'esistenza dell'indice di Herfindahl prima di Basilea 2? E non solo nelle micro-banche. Eppure il rischio di concentrazione esisteva già.
il tema delle sanzioni di banca di italia e' un tema molto serio. Innanzitutto per chi?
RISPOSTE:
1) per gli amministratori delle banche di credito cooperativo, che non guadagnano nulla.. 80/100/150 € lordi come gettone di presenza ai cda... e dove è necessario un fortissimo affidamento sulla struttura. Bisogna essere dei pazzi ad amministrare una banca di credito cooperativo;
2) analogamente il tema si porra' per amministratori di confidi vigilati, anche se ritengo i profili di rischio (e di sanzione) sono assai minori rispetto a quelli gravanti sulle banche (dato il minor spettro di attività dei primi rispetto alle seconde).
3) per le grosse banche e' un rischio accettabile DATI i compensi e un piu' elevato grado di formalizzazione, con strutture di controllo ecc.
Credo che a fronte di un bene pubblico come la stabilità del sistema, l'intervento della vigilanza nella definizione di specifiche tecniche sia più che opportuno, indispensabile. Il mercato si deve occupare di come (efficienza) fornire i sistemi che la vigilanza richiede. Poi, quando si apre un fronte nuovo, come il 107, è lì che il mercato deve mostrare la sua capacità di rispondere alle esigenze nuove. Se parte in ritardo e senza la determinazione necessaria con vuoti di offerta che mettono in difficoltà il sistema dei confidi, beh, una riflessione è necessaria, sulla capacità delle nostre imprese di IT di stare sul mercato. In un momento in cui la crisi morde, avere del lavoro da fare che nessuno fa è uno scandalo.
Per quanto riguarda BPG, poi, come first mover, era ovvio che avrebbe avuto costi elevati e difficilmente quantificabili. Se vuoi fare il first mover devi metterlo in conto altrimenti fai il follower e non vai in giro a fare conferenze autoelogiandoti come primo della classe (anche ad andare in default!).
Banca d'Italia ha sanzionato, a mio avviso, correttamente. Tenendo conto che tra i sanzionati c'è anche il presidente di Federconfidi nonché presidente della sezione Piccola Industria di Confindustria e membro del board di Assoconfidi forse un segnale a livello nazionale è stato dato.
@Gigi, so che tieni molto a esprimere giudizi chiari, però giudico poco utile la tua sottolineatura sul presidente di Federconfidi Francesco Bellotti. Riguardo ai rapporti tra le associazioni dei confidi e la Vigilanza, vorrei adoperarmi per favorire il dialogo, non per rinfocolare presunti conflitti.
Ma quale ruolo aveva Francesco Bellotti in BPG?
Forse la mia sottolineatura può essere poco utile se non mi spiego meglio. Volevo mettere in evidenza due cose:
1) L'indipendenza vera di Banca d'Italia che non guarda chi c'è e chi non c'è dentro i consigli di amministrazione. Le sanzioni per BPG sono pesanti per tutti anche per le personalità di spicco presenti in consiglio di amministrazione (Bellotti non è l'unico);
2) L'inveterata italica abitudine di sedere in molti (troppi!) consigli di amministrazione cosa che può essere rischiosa (come in questo caso). Stare in molti consigli significa rinunciare all'approfondimento necessario per una consapevolezza piena della gestione aziendale. Le deleghe, date all'A.D, non possono esimere gli altri amministratori dallo svolgere in pieno il loro compito, e Banca d'Italia glielo dice con sanzioni sonanti.
Non ce l'ho con il Bellotti, che forse, in Italia è uno dei pochi che se ne intendono veramente di confidi. Anzi mi permetto di avanzare l'ipotesi che se fosse stato meno impegnato su altri fronti e più presente nell'amministrazione della BPG forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma con i ma ed i se non si fa la storia, e per giudicare compiutamente bisognerebbe leggersi tutti i verbali dei CDA di almeno un paio di anni prima del default. Non potendolo fare mi fido di quello che ha deciso la vigilanza sulla base delle verifiche effettuate.
@Gigi, mi spiego meglio anch'io: la crisi BPG ha segnalato i pericoli che corre un intermediario di garanzia, quindi , mutatis mutandis, anche un confidi 107. Per prevenire nuove crisi occorre che maturino i modelli gestionali dei confidi da un lato e si calibri l'approccio di Vigilanza dall'altro. Le due cose devono andare di pari passo. Avverto il rischio di una contrapposizione tra confidi e Banca d'Italia. Vorrei invece favorire il dialogo, facendo il massimo affinché i confidi ci arrivino preparati, e Banca d'Italia ascolti le loro ragioni, correttamente espresse. Non dimenticando che diversi 107 si presenteranno molto affaticati all'appuntamento. Ogni confidi risponde per sé, ma le associazioni di settore devono aiutarli a rappresentare ed affrontare i problemi sistemici. Il che non si riduce alla richiesta di minori controlli e sanzioni.
A me interessa questo, e sono sicuro che interessa anche a te.
Assolutamente sì. Interessa a me e, credo, a tutti.
E' meritoria l'azione di cercare di prevenire la contrapposizione tra gli attori in campo e di facilitare il dialogo. Arbitro e giocatori sono lì per il bene di tutti, ma ovviamente, perché il gioco sia bello e produttivo ci devono essere regole certe, condivise e rispettate. Arrivare a questo non è facile e implica un continuo dialogo e confronto sulle problematiche del sistema. Regole, gioco e vigilanza interagiscono intensamente: regole troppo rigide impedirebbero un buon gioco. Un gioco troppo libero comprometterebbe la stabilità del sistema. La vigilanza fa l'arbitro in un equilibrio dinamico.
Non è facile.
Sarebbe poi carino se Banca d'Italia, incassate le sanzioni le versasse a BPG a favore dei soci, che son quelli che han perso i quattrini.
@ Gossip: sono sanzioni e non risarcimenti... Per questi ci devono pensare i soci....
@Rob
Conosco la differenza tra sanzioni e risarcimenti
A questo punto consiglio la Banca d'Italia ad autorizzare i peggiori delinquenti purché solvibili ad aprire banche. Le banche fallirebbero, i soci perderebbero i denari, la Banca d'Italia incasserebbe le sanzioni.
Forse la stessa Banca d'Italia andrebbe sanzionata per aver dato neanche due anni prima l'autorizzazione. Ma temo che la Vigilanza difficilmente sanzionerà i suoi stessi dirigenti.
Sarebbe meglio BdI si fosse spesa per favorire l'assorbimento della Banca da parte del Sistema Bancario, come avvenuto innumerevoli volte. Sanzionare a Banca morta serve solo a placare l'incavolatura per la figuraccia rimediata.
Se vai a riprendere dei post d'epoca, vedrai che non sono il solo a ritenere non cristallina la condotta di BdI in questa faccenda.
Questo era il senso del post e null'altro.
@ Gossip: l'avevo capito, il senso; e sono, in generale, d'accordo...
Sul primo punto, ci sarebbe da scrivere più d'un trattato... e il blog non sarebbe certo il luogo adatto. Oltretutto il contesto sarebbe pieno zeppo di linee sottilissime di confine...
@Gossip: alla costituzione la banca era ben dotata di capitale finanziario e reputazionale, i tassi di perdita attesi erano quelli pre-crisi, ecc. ecc. Penso che anche nei business bancari la Vigilanza non debba e non possa impedire ai nuovi intermediari l'assunzione di rischi d'impresa, se come nel caso di BPG non raccolgono risparmio tra il pubblico.
E' stata una storia molto spiacevole, e ha danneggiato molti, primi fra tutti i dipendenti e le imprese socie/clienti. Il massimo che si è potuto fare è stato contenere i danni economici e occupazionali (non abbiamo informazioni precise sul come e sul quanto, ma penso che sia stato fatto).
Guardiamo avanti.
Per curiosità sono andato a rileggermi molti dei bollettini di vigilanza in merito ai motivi che hanno portato banca d'italia a sanzionare molte società, come ad esempio cassa di risparmio di ferrara, e ho notato che c'e' un minimo comune denominatore: carenza dei controlli interni. L' ineguatezza patrimoniale e' solo una causa di tali carenze. Per guardare al futuro QUALSIASI società deve fare maggiore attenzione alla propria struttura organizzativa.
Sono contrario ai salvataggi selvaggi che non lasciano libero il mercato di fare una selezione naturale..
Daniele
Il sistema dei controlli fissa una disciplina, ma sta ai vertici strategici e operativi auto-applicarsela, prima che arrivino gli ispettori della Banca d'Italia.
Tutte le crisi bancarie più gravi nascono dall'azzardo dei modelli di business (pensiamo a quelle legate alle crisi dei settori immobiliari, dei paesi emergenti, dei mutui subprime): c'è sempre una falla vistosa negli equilibri di fondo, che porta ad accumulare quantità colossali di rischio di credito, di tasso, di mercato, di liquidità (e dei loro corollari). Nel momento in cui si commette l'errore i risk manager, che dovrebbero controllare, sono spesso impotenti. E' difficile che riescano a impedire l'ingresso in business che in quel momento promettono e a chi li cavalca soldi immediati e facili da mettere nelle proprie tasche. Ancora più difficile è stoppare la festa quando è cominciata e la testa e lo stomaco reggono ancora le sostanze inebrianti.
Il caso di BPG è stato, fortunatamente, un caso isolato che ha colpito un intermediario del tutto atipico. Lì si doveva avere il coraggio di ammettere che l'impostazione data alla banca era insostenibile in termini di rapporto tra margine di intermediazione e costi operativi, e ridimensionare il progetto. Ci vuole molto coraggio per rallentare e cambiare itinerario, più di quello che serve per pigiare sull'acceleratore e, ahimè, finire fuori strada.
Notizie del personale ?
D'accordissimo con Luca. Se i requisiti ci sono perché non lasciare che ci si assuma il rischio d'impresa? Leggere la storia conoscendo la fine fa reinterpretare il tutto ab origine dando una spiegazione diversa: "E' colpa di bankitalia!" A me pare di no. A meno di evidenti lacune nell'istruttoria interna per la concessione della licenza bancaria (cosa che reputo altamente improbabile e tutta da dimostrare) bankitalia non ha responsabilità.
L'amministrazione ed i controlli aziendali non sono stati all'altezza e ci sono stati degli errori, oltre alle contingenze negative. E gli amministratori ed i sindaci ne pagano le conseguenze. "Guardiamo avanti" come dice Luca, ma guardiamo anche la letteratura sulle patologie. Bravo Daniele che sei andato a leggere i bollettini per cercare di capire. E' difficile trovare qualcuno che si occupi delle patologie. Studiare il perché le cose sono andate a finire male può essere molto educativo. Più di tanti libri sulle best practices, utili a raccontarci in bella copia cose che quasi tutti sanno ma non a farci capire cosa evitare.
Al di là del caso limite di BPG, certo la compliance assume un ruolo decisivo negli intermediari vigilati. La forma di chi e come si fanno le cose è a questo punto sostanza.
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