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giovedì 11 agosto 2011

Gotti Tedeschi: creare equity dal risparmio

Segnalo dal Sole 24 ore la proposta di Ettore Gotti Tedeschi di creare nuovi canali per convogliare il risparmio finanziario delle famiglie verso l'investimento in equity delle imprese italiane, anziché colpirlo con una patrimoniale. Si difenderebbero così l'autonomia e le possibilità di sviluppo delle nostre imprese, e l'occupazione.
Il punto su cui agire è quello, non ci sono dubbi. Gotti Tedeschi fa qualche ipotesi sugli strumenti e sugli intermediari utili a supportare il processo di investimento del risparmio verso le imprese (accenna a portafogli diversificati gestiti dalle banche, a segnalazioni di imprese da parte delle Associazioni, a comitati di investimento aperti e finanziarie di private equity). E' un'impresa che richiede coraggio e un enorme lavoro.
E' utile aprire un dibattito sul tema. Nel clima di panico che si profila, è importante affrontare il problema del risparmio come problema collettivo, sociale. E' forte la tentazione di affrontarlo individualmente, in modo egoistico, correndo verso investimenti rifugio. Sarebbe l'implosione del sistema.
Mettere i soldi in un'impresa vuol dire giocare un'ipotesi costruttiva, con un rischio, certamente, ma anche con un senso. Gli investimenti rifugio hanno i loro rischi, e partono con rendimenti attesi negativi. Dal punto di vista del bene comune, non hanno alcun senso. Stampa questo post

29 commenti:

Gigi ha detto...

Lo dice Gotti Tedeschi stesso: "... il problema è come farlo correttamente..." L'articolo propone una bella vision assolutamente impraticabile con logiche di mercato e peggio della tassazione se attuato con logiche dirigistiche.
Mi dispiace: esercizio da rifare. Se fosse ad un esame di politica economica lo boccerei. Riprovi a settembre, sig. Gotti Tedeschi e studi un po' di più.

Beppe ha detto...

In una panorama assai desolato, quello delle soluzioni per cercare di far quadrare il cerchio spezzato dalla attuale crisi (ma prima ancora da anni di stagnazione: a proposito qualcuno ha un count down di quando finirà?), la proposta di EGT ha sicuramente il pregio di essere innovativa e "di rottura" con quanto finora visto.
Certo solleva una serie di problemi, ma questi vanno affrontati una volta condivisa la logica alla quale si ispira. I temi sono: patrimonializzare le imprese, tutelare il risparmio (lo direbbe la nostra Costituzione) e, contrastando l'evasione fiscale, garantire un minimo di equità.
C'è un post di Luca, poco sopra, in cui si accenna allo scudo fiscale alla tedesca. In italia, quante delle somme rientrate a costo zero (poco di più, via), è stato iniettato in aziende?
Sì, il lavoro da fare è tanto e occorre davvero coraggio. E la proposta va declinata a partire da una situazione di opacità (fiscale, di rendimenti, normativa) conclamata.
Magari possiamo rimandare a settembre EGT, ma intanto che facciamo, giochiamo a tressette con Voltremont?

Anonimo ha detto...

Gigi, Beppe, la proposta di Gotti Tedeschi è di pancia (o di fegato) più che di testa. È una proposta "ingenua" e tecnicamente incompleta. Però indica una cosa che migliora la situazione, anche se non dà un tornaconto immediato a chi la accoglie. Allo stato in cui siamo arrivati, ci possiamo salvare soltanto con slanci di ingenuità.
È l'unica risposta che possiamo dare in Italia senza bussare alla porta di altri con il cappello in mano. Potremmo diventare noi l'esempio da seguire.

Saverio ha detto...

Sono allibito dall'aridità dei commenti di cui sopra. Solonoi capaci di commentare dal basso della propria ignoranza. Gigi ma che razza di pervertito intellettuale sei a permetterti di "bocciare" il migliore economista in circolazione che riesce a fare analisi e proposte con una visione? Meno male che abbiamo EGT, il problema è che stanno per approvare la patrimoniale, e voi giocate con le mosche.

Gigi ha detto...

Ho risposto a Saverio nel mio blog, qui non sono riuscito (forse troppo lunga il mio commento?)

Anonimo ha detto...

Caro Saverio, la patrimoniale appartiene al novero delle cose che non decidiamo noi, come gli tsunami, ma per fortuna non lascia morte e distruzione, soltanto non risolve il problema. Ragionamenti come quello di Gotti Tedeschi nascono dalla domanda: che cosa possiamo fare noi?
Soltanto acchiappare le mosche? No, siamo gli unici che possono fare qualcosa, a rischio di sembrare ridicoli.

Saverio ha detto...

In una situazione come questa, che chicchessia (come Gigi) si permetta non tanto di non essere d'accordo (che è naturalmente legittimo, spiegandone i motivi) ma di deridere una persona della stautra intellettuale di GT oltre che della sua competenza, lo trovo oltremodo scorretto e oltraggioso. Vi suggerisco di leggere un bel pezzo di marco Cobianchi su Italia Oggi. Provo a postarvelo, è dimostrazione dela differenza tra competenza seria e coerente e tutt'altro.

Saverio ha detto...

Alesina si converte a Gotti Tedeschi-
di Marco Cobianchi
I rimbalzi degli indici delle piazze finanziarie sono meno bruschi dei cambiamenti d'opinione degli economisti e sembrano perfino impercettibili di fronte alle giravolte di Alberto Alesina e alle sue inversioni a U nell'autostrada del pensiero. Solo due anni fa, in uno dei suoi più importanti libri, ha scritto (insieme ad Andrea Ichino) che la «denatalità non è un problema». Frase stampata su carta nel 2009, nel pieno della crisi mondiale (la prima) in un volume che cercava di dimostrare perché la famiglia è responsabile del fatto che il Pil italiano cresce poco (“L'Italia fatta in casa”, Mondadori 2009: per i cultori della materia, pagina 78). La risposta di Alesina e Ichino è stata che in Italia le donne lavorano poco perché preferiscono stare a casa e, stando a casa, forniscono loro, gratis, i servizi che all'estero le famiglie comprano sul mercato (baby sitter, assistenza agli anziani, colf, eccetera). Ecco perché all'estero la famiglia è un «fattore produttivo» e in Italia no. Certo, spiegava l'economista, se le donne uscissero di casa e andassero a lavorare (indipendentemente dal fatto che lo vogliano o no, questo è un altro discorso) è ovvio che si assisterebbe a un calo delle nascite ma, appunto, «non è un problema». Peana come piovesse da Francesco Giavazzi sulle pagine del Corriere che dipinse uno dei libri più ideologici degli ultimi 20 anni come un capolavoro di lucidità, intelligenza e lungimiranza.
L'8 agosto 2011 Alberto Alesina compie l'inversione a U e la fa addirittura scandalizzandosi del fatto che nessun politico abbia ancora capito che il vero problema (non specifica se Occidentale, europeo o planetario) è proprio l'invecchiamento della popolazione. «La vera crisi fiscale è lo tsunami causato dall'invecchiamento della popolazione. Ne parla qualche politico?» Straordinario: prima nega il problema, poi si scandalizza se i politici gli danno retta.
È seguito ieri mattina, sempre sul Corriere della Sera, il tradizionale peana di Giavazzi che, ancora più acutamente ha osservato che le Banche Centrali «non possono risolvere il problema dell'invecchiamento» della popolazione.
Chiedessero almeno scusa a quegli studiosi che sfidando i luoghi comuni banalmente radical chic alla Alesina e alla Giavazzi avevano per primi, e da soli, osato dire che il problema della crescita economica consiste proprio nell'invecchiamento della popolazione. Come Ettore Gotti Tedeschi.

Beppe ha detto...

Oh Saverio, va bene essere severo ma forse così esageri. Non è che EGT sia una divinità, nè la critica pungente di Gigi ha lesò la sua maestà o meno ancora la sua statura intellettuale... Per favore, siamo seri. Con il metus reverentialis nei confronti di qualcuno non andiamo da nessuna parte; abbiamo bisogno, per decidere, di discutere e, talvolta, di irridere e dissacrare per non rendere tabù indiscutibile ciò che ricade sulle nostre teste (e tasche) e su quelle dei nostri figli.
Piuttosto cerchiamo di misurare e verificare le proposte che vengono fatte. E l'articolo che citi, peccato, ci aiuta pochino (di fatto è gossip). Prova ad enunciare tu un pensiero che ci convinca del contrario di quanto sostiene Gigi, in confidileaks. Come e perchè la proposta di EGT e migliore di una patrimoniale?

Anonimo ha detto...

Saverio: ho capito meglio il tuo pensiero. Non penso che l'invecchiamento sia colpa degli economisti mainstream, molti di loro hanno semplicemente assecondato un modello di crescita economica dal fiato corto, che era quello politicamente più premiante, che ci ha portato a un debito insostenibile. Adesso il problema è tirare avanti e, speriamo, venirne fuori senza collassi economico-sociali.
In concreto, se il problema è che siamo invecchiati, la soluzione è svecchiarci. Questo per me significa aiutare i miei figli ad avere speranza nel futuro, e aiutare anche i miei studenti, con quello che posso offrire: tempo, risparmi (una "patrimoniale" autogestita), maturità (ovvero valori verificati nell'esperienza personale). Così aumentano le loro chance di trovare una strada e, per tornare a Gotti Tedeschi, sposarsi e fare figli.
Siamo su barchini in un mare sempre più agitato, ma possiamo navigare.

Saverio ha detto...

Caro Luca, sottoscrivo pienamente quanto da te scritto, che peraltro ripercorre il pensiero di GT che personalmente apprezzo molto. Beppe, l'articoletto citato non voleva essere una proposta, semplicemente una mention uscita guarda caso stamattina e che dimostra come gli economisti della vulgata comune per lo più sponsorizzati ed iper-presenti sui giornali non ne abbiano azzeccata una.Tutto qui. Quanto alla mia severità verso Gigi, mi piacerebbe che sostenesse lui un esame con EGT, o per citare un altro bravo economista, Giulio Sapelli. La verità è che come sapientemente scrive Luca, siamo in un mare agitato, e analisi più diagnosi sono estremamente delicate e ardue.

Gigi (chicchessia) ha detto...

@ Saverio, che per rispetto merita una risposta, ma il commento è OT rispetto al post per cui la sua lettura potrebbe rivelarsi una mera perdita di tempo; e poi non dite che non vi ho avvertito!

Caro Saverio, dal tono dei tuoi post, vedo che sei molto propenso a difendere i tuoi "idoli" intellettuali o ad attaccare chi, bonariamente, li sberleffa (non ho nulla di personale contro Gotti Tedeschi, ma la sua proposta mi sembrava e continua a sembrarmi talmente semplicistica e priva di collegamento con la realtà da meritare una piccola presa in giro, tanto che qui mica ci legge Tremonti!, né salviamo i destini del mondo). Il tuo è un atteggiamento da tifoso e non da persona che entra nel merito delle questioni, e a me non va di parlare di calcio con dei tifosi per i quali la propria squadra è sempre la migliore a prescindere! Se non hai capito il tono ironico ma hai preso come oltraggioso e scorretto il mio intervento, lo imputo solamente al fatto che non hai mai letto i miei commenti e non conosci il mio stile, come sempre critico e a volte irriverente, ma mai volutamente offensivo e quindi avevi elementi di giudizio molto parziali. Se frequentassi da tempo questo blog e ti fossi preso la briga di leggere qualche vecchio post e i relativi commenti forse avresti capito. Non so, però, se per te ne valga la pena. Del resto io sono nulla, io sono chicchessia, intellettualmente pervertito, magari anche invertito. Non valgo per quanti meriti accademici abbia (e comunque ho preso "ottimo" alle medie, mi premeva dirtelo), né per quanti soldi guadagni (sempre pochi sono), né per quanto bello sia (e ti assicuro che sono un gran bell'uomo). Il mio valore (poco o tanto che sia) sta nelle idee, nei ragionamenti e null'altro. Entra nel merito e avrai qualcosa contro cui combattere, altrimenti ti batterai con il nulla, perché io qui sono solo pensiero, ragionamento, e talvolta guasconeria.

"Je jette avec grâce mon feutre,
Je fais lentement l'abandon
Du grand manteau qui me calfeutre,
Et je tire mon espadon;
Élégant comme Céladon,
Agile comme Scaramouche,
Je vous préviens, cher Mirmydon,
Qu'à la fin de l'envoi je touche ! "

Elisabeth ha detto...

Considerare semplicistica la proposta di Gotti Tedeschi mi fa sorridere: chi è Lei Gigi per sostenere questo? Io ho avuto il grande piacere di ascoltare delle lezioni del Prof. GT e, personalemente, ho imparato più nelle (purtroppo) poche lezioni del suo corso e leggendo i suoi articoli sul sole 24 ore (forse chi dovrebbe leggere di più è lei,sig. gigi) che alle lezioni di economia che certi professoruncoli ci propinano. Ma si sa, l'invidia prevale sempre sull'onestà intellettuale. Approfitti dell'estate per leggere quello che scrive GT invece che sputare sentenze su una proposta azzardata per migliorare la situazione economica e la vita.

Gigi ha detto...

@Elisabeth: sorridi pure, Elisabeth, sorridi. Le domande che ti poni, però, hanno già una risposta, l'ho scritta un po' sopra così come ho spiegato nel mio blog perché consideravo semplicistica la proposta. Ma a parte sentirmi dire chi sono io per io dire ciò, ovvero a parte una critica alla mia persona, non c'è stato alcuno che abbia controargomentato ai motivi per cui ho reputato semplicistica la proposta: né lei, né il severo Saverio hanno saputo dire qualcosa di diverso da:
a - arido, ignorante, pervertito (intellettualmente), incompetente, poco serio e incoerente;
b - ridicolo, invidioso, disonesto (intellettualmente), ignorante, e sputasentenze;
A dire il vero, su molte cose concordo con il pensiero di EGT (evidentemente non su questa proposta) anche se non ho mai assistito alle sue lezioni, ma se fossi in lui mi guarderei da chi dice di conoscermi e di difendermi perché se questi sono i toni ed modi non ne guadagnerei molto in immagine.
L'ultima cosa che posso dire ed è l'ultima, questi interventi non meritano che dedichi altro tempo a repliche, è che questo tipo di atteggiamento lo trovai molti anni fa, quasi un quarto di secolo, quando discutevo (sempre di economia) con studenti di architettura comunisti, che avendo letto quattro cose di Marx erano convinti di aver capito come funzionava l'economia e quando non sapevano controargomentare ai miei ragionamenti (da studente di economia me la cavavo un po' meglio di loro) facevano riferimento all'autorità del filosofo o dell'economista, ma non entravano nel merito delle questioni. Beh, io sono sempre uscito perdente perché autorità non ne ho e non ne voglio, ho solo la forza del ragionamento.
Per cui se vi va, alle vostra piccola macchina del fango aggiungo solo che sono anche un (felice) perdente, e disgraziatamente un po' stronzo. Ma libero, libero, libero. E a tutte le macchine del fango (sono quasi fiero di averne una, anche se piccola, tutta mia) dedico questo estratto da Libera nos a malo, di Luigi Meneghello, all'interno del quale si trova una delle preghiere più intense che io abbia mai sentito:
"Libera nos amaluàmen. Non sono molti anni che il mio amico Nino s'è reso conto che non si scrive così. Gli pareva una preghiera fondamentale e incredibilmente appropriata: è raro che una preghiera centri così un problema.
Liberaci dal luàme, dalle perigliose cadute nei luamàri, così frequenti per i tuoi figliuoli, e così spiacevoli: liberaci da ciò che il luàme significa, i negri spruzzi della morte, la bocca del leone, il profondo lago!
Liberaci dalla morte ingrata: del gatto nel sacco che l'uomo sbatte a due mani sul muro; del cane in Piazzola a cui la sfera d'acciaio arroventata fuoriesce fumando dal sottopancia; del maiale svenato che urla in cima al cortile; del coniglio muto, del topo di chiavica che stride tra il muro e il portone nel feroce trambusto dei rastrellatori.
Libera Signore i tuoi figli da questo luàme, dalla sudicia porta dell'Inferno!"

Elisabeth ha detto...

Gigi,
forse sono stata sanguigna e poco "argomentativa". Il problema è che si può essere argomentativi senza essere giudicanti. La pregherei solo di mostrare più rispetto per le persone. Ciò non include espressioni tipo "lo boccerei" e "studi un pò di più". Queste sono espressioni di un'arroganza, presunzione e mancanza di rispetto, inaccettabili. L'umiltà è la virtù madre di tutte le altre. Quanto alle sue idee, ciascuno, si sa, può avere le proprie, e argomentate. Ma i toni, Sig. Gigi, i suoi toni sono da persona con poca autostima. Non abbassi gli altri per innalzare se stesso. Buona serata e buon ferragosto.

Anonimo ha detto...

Mi spiace che sia venuto fuori questo scambio di giiudizi personali, da ambo i lati, che ha zavorrato quello che poteva essere uno scambio di idee interessante sulla proposta di rilanciare l'investimento in equity.
È un esempio di un clima che percepisco, anche discutere di come combattere la crisi diventa difficile quando da ambo i lati si pensa soprattutto ad attaccare opinioni altrui sbagliate e a difendere opinioni proprie corrette.
Le opinioni in quanto tali sono evanescenti. Siamo totalmente ignoranti di quello che potrebbe accadere facendo o non facendo questo o quello.
Soltanto rischiando dei tentatitivi potremo scoprire strade e risposte che combattano il degrado e il declino.
Ma occorre mettere insieme le forze, e l'autostima o l'eterostima sono l'ultimo dei problemi.

Gianfranco ha detto...

@ Saverio e Elisabeth, in realtà @ tutti: fatte le precisazioni sulle questioni di forma, riconosciuti i meriti, la stima e i titoli di ciascuno ('O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto .../ ...sotto 'na croce fatta 'e lampadine;/tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:/cannele,cannelotte e sei lumine); ora riusciamo a trovare un modo per scendere nel merito?
Lo spunto di Luca è ottimo: gli ingredienti ci sono (la crisi e la necessità di tirare fuori dal cilindro qualcosa che non sia la raschiatura del barile, come appare la recente "manovra"), alcune ricette sono li sulla cucina (quella di EGT; quella di Gigi, quella di altri); i cuochi sono il governo (non "al" - attenzione alla preposizione), gli aiuti-cuochi (tanti) sono a bordo campo. Cosa cuciniamo?
Altrimenti non è che "aria fritta"...

Anonimo ha detto...

A proposito di proposte di rimedi ai mali che affliggono questi tempi, perchè non proviamo a discutere anche di quanto sta accadendo in Islanda (ad es. qui: http://www.icansavetheplanet.com/islanda-rivoluzione-pacifica/).
Forse che non comprendiamo ancora appieno come le nuove tecnologie ci possono venire in soccorso? Forse temiamo di non avere sufficiente "coraggio" per "riappropriarci" del nostro futuro? Forse possiamo dire qualcosa di diverso da quello che minzolinianamente ci viene propinato? Chissà....

Gigi ha detto...

Raccolto l'invito di Elisabeth mi sono messo a leggere qualcosa di EGT. Questa mi è piaciuta molto:
"Quando si vuole delegittimare un’autorità morale molto forte, non resta che una via: la calunnia"

Su questo sono perfettamente d'accordo.

da: http://www.ilgiornale.it/interni/il_banchiere_che_serve_dio_e_denaro/01-04-2007/articolo-id=167984-page=0-comments=1

@Gianfranco (Vissani immagino): Su confidileaks abbiamo già aperto una cucina alternativa per ricette sfiziose (astenersi cuori teneri e sensibili)

Luca ha detto...

@anonimo: non sapevo del moto anti FMI in Islanda. Mi documenterò. Sul fatto che sia un esempio da seguire per i Paesi molto indebitati ci andrei cauto. Che ci possano essere delle vie nazionali anche fuori dell'ortodossia del rigore lo condivido, ma occorre essere molto bravi e ancora più prudenti.
PS su Internet e democrazia: se a Parigi dopo il 1789 avessero avuto Internet, avrebbero fatto a meno della ghigliottina? Io ho i miei dubbi.

Anonimo ha detto...

Beh, come ci viene oggi insegnato dalle rivoluzioni arabe , ora più che mai intense e di grande sofferenza, internet e' "l'aratro che traccia il solco", ma la "spada che lo difende" e' la ribellione alla tirannide della gente. Come tutte le rivoluzioni pero' si sa da dove si comincia ma non si da dove si arriva. I tiranni farebbero bene a rifletterci...

Luca ha detto...

Quello dell'aratro è un motto dell'era fascista. La primavera araba chissà dove porterà, alcuni tiranni sono ancora lì; chi li rovescia (già, chi?) ovrebbe chiedersi "e dopo?"
Non dimentichiamo la storia, e non aumentiamo la confusione e le sofferenze, per quanto possiamo.

Dario Boilini ha detto...

internet, rivoluzioni e potere.
La democratica Inghilterra sembra reagire come i dittatori Arabi: chiudere, censurare, i social forum.
Paura della circolazione delle informazioni.
A me da molto da riflettere.

Gigi ha detto...

"I problemi più gravi del mondo digitale riguardano la giurisdizione, in parte perché la Rete ha creato una nuova divisione tra governi concreti "legittimi" (che possiedono/controllano il territorio fisico e i suoi abitanti) e governi virtuali "legittimi" (che controllano il territorio virtuale per consenso e anzi su richiesta dei governati). In linea di principio, un governo concreto controlla tutto in uno spazio definito; un governo virtuale controlla una sfera di attività definita di qualsiasi zona del globo. Il governo concreto controlla le persone dei cittadini; il governo virtuale controlla solo la presenza intermittente di chi entra ed esce liberamente dalla sua giurisdizione. [...]
Col tempo, si potranno verificare degli attriti mettendo in concorrenza il mondo del commercio digitale e la società virtuale con i mondi circoscritti dei governi tradizionali e di chi non fa parte del "brave new world". Chiamiamola dis-intermediazione del governo: ogni campo di attività attrae un proprio insieme di "governi" a giurisdizione limitata. [...]
I governi territoriali, quando le cose vanno malissimo, vengono rovesciati; i governi cyberspaziali perdono solo cittadini, così come le aziende perdono clienti. I cittadini possono entrare in concorrenza con le loro ex comunità. Il gioco del governo territoriale è drastico, o si è a favore o si è contro (anche se c'è la possibilità di un'opposizione leale), mentre i governi virtuali possono coesistere. La "cittadinanza" è volontaria.
Un governo virtuale può operare solo col consenso dei governati. Qualsiasi governo telematico, se vuole conservare la base, deve perciò offrire ai suoi cittadini vantaggi reali; questi non sono solo beni personali e servizi, ma sono tutti i vantaggi connessi all'esistenza di un regime regolamentato: un mercato pulito, trasparente e con regole e conseguenze precise, o una comunità supervisionata dove i bambini possono fidarsi degli adulti che incontrano e la privacy dei singoli viene protetta.[...]
Col tempo, l'attuale struttura verticale, geografica della giurisdizione lascerà il posto a un sistema orizzontale. Per rallentare questa inevitabile erosione di potere (anche di quegli enti internazionali che possono avere sponsorizzato e creato), molti governi chiederanno ai cittadini di operare solo all'interno di certe giurisdizioni della Rete e sotto stretto controllo del governo."
Esther Dyson, Release 2.0 Come vivere nell'era diitale, 1997, ovvero 14 anni fa!!!, p.111-112, 130

Luca ha detto...

Dario e Gigi: non sopravvalutate la democrazia 2.0, già nel 1999 ci hanno fatto bere la balla della new economy, non beviamo i quella della new democracy. Le comunità virtuali hanno gli stessi pregi e difetti di quelle tra persone in carne e ossa, e di quelle politico-territoriali. Possono fare cose meravigliose, libere e cose abiette. Sono manipolabili più di quelle reali. Sono fatte di persone.

Dario Boilini ha detto...

Infatti, Luca, il problema è di Democrazia 0,1.
Stiamo infatti tornando, sembrerebbe, alla censura ed ai reati di opinione.
Le storiche democrazie occidentali dovrebbero avere tutte le capacità di non cadere in quest'onda di riflusso.
Leggete questa notizia:
http://www.tmnews.it/web/sezioni/top10/20110817_153245.shtml
fa rabbrividire.

Gigi ha detto...

In realtà quella della new economy più che una balla era una bolla, nel senso che interessi di parte (soprattutto finanziari) hanno spinto nella direzione di racimolare capitali e far volare le azioni per ogni stupidaggine che sembrasse lontanamente credibile. Alcune cose non erano stupidaggini, ma vero business: Google, Amazon, per citare le più vecchie e consolidate, Facebook, LinkedIn, Twitter, le più recenti e più "social". I fallimenti sono innumerevoli da Second Life (forse il più famoso) a MySpace che ormai sta diventando una social network disabitato...
La Dyson aveva una vista molto lungimirante soprattutto tenedo conto che le sue considerazioni, tra cui quelle sopraccitate, risalgono al 1997 e toccano tutti argomenti che sono ancora caldi: potere, privacy, proprietà intellettuale, controllo del materiale pubblicato, istruzione, lavoro, sicurezza, anonimato. Certo non tutto quello che dice è condivisibile, e molto lavoro deve essere fatto sia di analisi per capire, sia nel concreto rimboccandosi le maniche, ma il mondo sta cambiando velocemente, ed in questo la rete ha un ruolo importante. Le varie crisi sono qui a dircelo. A dirci che il cambiamento c'è, è veloce e bisogna saperlo comprendere ed affrontare. Come diceva Darwin:
"Non è la più forte delle specie che sopravvive. E neppure la più intelligente.Sopravvive la specie che si adatta meglio al cambiamento."

Anonimo ha detto...

E così, giusto per stare in tema, anche il salmo di EGT finisce in gloria... (o in cavalleria?).
Ma e' estate e la crisi e' da ombrellone...(o forse no?)

Anonimo ha detto...

Caro anonimo, da settembre avremo tempo di approfondire la crisi e i suoi rimedi. Se sopravviverà allo sgombero degli ombrelloni dalle spiagge. Penso che faremo in tempo a rimontarli.