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mercoledì 3 agosto 2011

Maxi-bollo titoli: aggiornamenti

Il post di inizio luglio in cui parlavo di maxi-bollo sui dossier titoli ha riscosso un certo interesse. Le cose che ho scritto sono superate dalle modifiche che il Governo ha introdotto alla formulazione del DL, che di fatto tengono conto dei rilievi che facevo sulla regressività del tributo (del resto quasi tutti i commenti sulla stampa criticavano quel punto). Vi sono debitore di un aggiornamento della tabella sull'incidenza della tassazione che recepisca le modifiche ex Legge n. 111 del 15 luglio 2011 (conversione del Decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria, guardate nell'Allegato le modifiche all'art. 23). Eccola qui:
Nelle righe sono indicati gli anni di applicazione e i valori dei titoli depositati, nelle colonne il rendimento dei titoli. I valori calcolati corrispondono all'incidenza percentuale dell'imposta di bollo sul rendimento.


Non sono ancora chiuse tutte le questioni. Ne rimangono aperte diverse di carattere squisitamente tecnico, come ha ben evidenziato una circolare dell'ABI: che bollo si deve applicare nel periodo di vigenza della prima formulazione del Decreto? Quali depositi sono sottoposti al tributo? Sì, perché il concetto di deposito amministrato ha confini sfumati. L'ABI propende per l'accezione restrittiva, per cui sarebbero assoggettate soltanto le posizioni per le quali è obbligatoria l'apertura di un deposito amministrato, in quanto riguardano titoli tenuti presso un gestore centralizzato (ovvero Monte Titoli). Sarebbero esclusi gli strumenti emessi dalla banca (obbligazioni e certificati di deposito, oltre ai pronti contro termine), le quote di fondi (che figurano nei dossier come posizioni "annotate") e le polizze assicurative.
Tra gli altri chiarimenti auspicati, quelli sulla valorizzazione dei titoli (serve un mark-to-market?), sulla rateizzazione dei versamenti in relazione alla periodicità degli estratti conto, sul trattamento dei conti plurimi intestati a uno stesso soggetto ai fini del calcolo dell'imposta.
Siamo proprio il paese del dottor Azzeccagarbugli, non certo per colpa dell'ABI. Ma possibile che quando si applica una misura fiscale, la ratio perseguita (tassare i patrimoni mobiliari in maniera non troppo iniqua) si perda in un groviglio di incertezze attuative che aprono altrettante falle poi sfruttate a fini elusivi?
Con il corollario che un comune cliente bancario alla fine non vede a quanto ammonta la ricchezza finanziaria depositata, annotata, amministrata o gestita da un intermediario, perché l'estratto conto titoli non è un documento informativo, ma il veicolo di un'odiosa cartella esattoriale.
E alla fine si arriva stremati ad occuparsi della vera questione: l'impatto sulla raccolta diretta e indiretta delle banche. Uno scenario in cui i BTp scaricati dagli investitori esteri, e dagli italiani che si accodano, finiscono negli attivi delle banche italiane a fronte di raccolta di "denaro fresco" a tassi del 3,5% con conti di risparmio (a nominale garantito) e pronti contro termine è la via maestra verso l'implosione dei bilanci bancari sotto i colpi di maglio del rischio di prezzo e di liquidità.
Oggi il Sole 24 ore riferisce di proposte di lancio di emissioni di BTp riservate agli investitori retail (maturate a Parigi, chissà perché lì). In questo modo si ridurrebbe la pressione dell'offerta sui mercati all'ingrosso dove albergano i trader che guidano gli attacchi speculativi, ai quali dimostreremmo che il popolo italiano ha fiducia nel debito del Paese, e gli assegna un rating e uno spread verso i Bund più favorevoli. Come a Sanremo, il televoto contro la giuria di qualità. Pupo ed Emanuele Filiberto sono pronti come testimonial dei BTp del popolo.
Anch'io avevo pensato qualcosa di simile: sgonfiare la raccolta diretta drogata dalla crisi del debito sovrano incentivando l'investimento diretto della clientela retail, con un mano sulla coscienza. Forse il prodotto più adatto non sarebbe un'emissione obbligazionaria ad hoc, ma uno strumento di risparmio non mobiliare, che protegge il capitale: i buoni fruttiferi postali.
Le vie autarchiche sono da imboccare con cautela, perché in ogni caso i mercati le valutano e tirano le loro conclusioni se non hanno senso. Serve un'analisi approfondita, che mi riprometto di fare appena possibile.


PS 6/8: Segnalo la circolare dell'Agenzia delle entrate che chiarisce alcuni dei punti sollevati dall'ABI. Ne parlano questo articolo del Sole 24 ore con questo richiamo sul trattamento di conti plurimi: il punto più importante è il criterio di calcolo della base imponibile, che è data al nominale dei titolo o, in sua assenza, dal valore al costo di acquisto.

PS 11/8: segnalo questo articolo del Sole 24 ore che analizza i dubbi interpretativi della circolare si cui sopra. Stampa questo post

1 commento:

Gigi ha detto...

Due considerazioni una meno seria e una di più:
1 - il governo sta lavorando per fare salire il rendimento dei titoli di stato in maniera che l'aumento del bollo sia più sostenibile: con rendimenti a 3-400 bp sopra i bund i BTP diventano il bengodi dell'investirore italiano in BTP (poi se va l'Italia va in default basta che ci sia al governo qualcun altro e sarà colpa sua).
2 - il ruolo degli investitori istituzionali (fondi) è tutto da rivedere. Con i BTP in mano ai privati anziché ai fondi di investimento forse avremmo meno volatilità e meno rischio autogenerato dalle tecniche di trading e dai rating farlocchi delle varie agenzie americane.