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lunedì 10 dicembre 2012

Irlanda: la sobrietà del Credit Guarantee Scheme

Dalla newsletter dell'AECM ho saputo del Credit Guarantee Scheme avviato in ottobre dal Governo irlandese. Mi ha interessato perché viene dal paese di Patrick Honohan, l'autore del migliore (secondo me) articolo sui sistemi pubblici di garanzia. Trovate tutte le informazioni su questa pagina del Department of Jobs, Enterprise and Innovation. Eccovi la mia lettura comparata con il "nostro" fondo centrale di garanzia.

Lo "schema" funziona come garanzia governativa diretta di linee di credito o crediti di firma su appalti. Si punta a mobilitare un erogato addizionale di 150 milioni di euro per anno.
Si accede attraverso banche convenzionate (al momento sono tre). La banca fa l'istruttoria normalmente; se ravvisa le condizioni di ammissibilità, può proporre all'impresa di far richiesta della garanzia pubblica. Quali condizioni? Devono esserci specifiche imperfezioni di mercato che ostacolano l'accesso al credito. Sono previsti due casi:

  • azienda meritevole di credito sprovvista di adeguate garanzie collaterali;
  • azienda meritevole di credito operante in settori o con modelli organizzativi nuovi e/o giudicati ad altro rischio nella corrente prassi bancaria.

La garanzia dura al massimo tre anni. L'azienda che ottiene il finanziamento deve pagare una commissione annuale di garanzia del 2% (sul garantito) che la banca riscuote e gira allo Stato.
La banca è coperta per il 75% del valore della linea di credito garantita. In aggiunta, si applica un cap ai risarcimenti (claim) che non possono superare il 10% dell'erogato annuale. Per la precisione, il cap è applicato, a livello di singole banche, all'esposizione garantita su crediti originati nell'anno dalla stessa banca.
Confrontato con lo schema irlandese, il "nostro" Fondo centrale è molto diverso. Il Governo irlandese
  • si accolla rischi limitati al 10% delle erogazioni (in Italia lo Stato copre con firma di ultima istanza l'eventuale svuotamento del Fondo, quindi le esposizioni sono coperte legalmente fino a tassi di perdita del 100%);
  • si fa pagare la garanzia il 2% annuo (FCG interviene gratis in molti casi e al massimo chiede il 2% una tantum sulle garanzie dirette di consolidamenti su crediti della stessa banca (3% sulle contro-garanzie);
  • limita a 3 anni la durata della copertura (da noi il Fondo non prevede limiti massimi alla durata delle operazioni, nonostante che la commissione sia dovuta sempre una tantum, con l'eccezione delle garanzie su equity);
  • delega completamente alle banche convenzionate la gestione della pratica (da noi per ogni singola pratica il Gestore MCC processa, il Comitato di gestione delibera, e sempre il Gestore effettua controlli documentali successivi); 
  • l'ottenimento di garanzia statale è considerato aiuto alla Pmi beneficiaria, trattato in regime de minimis, con ESL pari al 13,33% del credito garantito (in Italia pure, ma si applica il più favorevole "metodo nazionale").
Il sistema italiano offre pertanto garanzie più ampie, di più lunga durata, commissioni azzerate o meno onerose, e non sensibili alla durata del rischio. Comporta più lavoro amministrativo a carico del Gestore (per conto del Governo), e quindi costa di più. Dobbiamo esserne compiaciuti? Forse.
Mi sembrava comunque istruttivo confrontarsi con una scuola filosofica più austera. Senza dimenticare quanto sono favorite, in contropartita, le imprese irlandesi in termini di tassazione del reddito. Però, se c'è qualcosa di buono da imparare, non trascuriamolo.
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6 commenti:

Roberto Cappelloni ha detto...

Sarebbe poi interessante approfondire: quanto costa allo Stato l'operazione "processata" dal gestore MCC, il Comitato di Gestione e i controlli documentali successivi. Visto poi che lo Stato si accolla le esposizioni "fino a tassi di perdita del 100" sarebbe utile, ogni tanto, avere un'indicazione delle sofferenze subite nel tempo dal Fondo Centrale di Garanzia. Il modello irlandese, al di là di quanto mi sia innamorato di quel Paese, sembra al quanto interessante.

Anonimo ha detto...

Caro Roberto, sono un dilettante di fisarmonica diatonica (meglio nota come organetto) uno strumento molto popolare nei due paesi messi a confronto nel post; l'Irish accordeon ha due file di bottoni sfalsati di un semitono (Do#/Re o Si/Do) per poter suonare l'intera scala cromatica e quindi può eseguire melodie raffinate in diverse tonalità; in Italia usiamo per il saltarello (roba delle tue parti) e la tarantella il "du botte" che suona tre accordi su una scala maggiore in un'unica tonalità. Abbiamo tra gli organettisti autentici virtuosi che suonano fraseggi velocissimi. Ma sempre due o tre accordi rimangono, DO DO || FA FA || DO DO || SOL SOL || DO DO ...
Sarà per questo che nei sistemi di garanzia ci piacciono i temi semplici e marcati: zero ponderazione, zero commissioni, zero cap. Finché la musica finisce, e qualcuno rimane col sedere per terra, come nel gioco delle musical chairs.

Diogene ha detto...

Professore, alla festa del Fondo centrale la porta d'ingresso è molto larga, ma al banco delle consumazioni c'è un barista taccagno ... così la bumba non finisce mai ... e intanto la tarantella continua a suonare ...

Sapio ha detto...

Bravo e prezioso Luca!9110gparted

mazzamurello d.o.c.g. ha detto...

E'già, la musica popolare è come la saggezza popolare: non sbaglia mai, perché vive degli errori della storia. Detto questo, sono d'accordo con il Roberto: Quanto costa allo Stato (noi tax-payer) questo Fondo che sembra gratuito?

Opportuna precisazione ha detto...

Il Mazzamurello (o Mazzamaurello) è una creatura fantastica della tradizione folklorico-fiabesca delle Marche e dell'Abruzzo. In particolare, esso appartiene alle tradizioni rurali degli attuali territori delle province di Fermo, Macerata e Ascoli Piceno. Le maggiori leggende relative ai Mazzamurelli sono da riportarsi al bacino del bagaglio mitopoietico della tradizione folklorica dei Monti Sibillini.

Il Mazzamurello è un folletto di montagna. Esso presenta numerosi corrispettivi in altre zone d'Italia: i Mazzamureddi della Sicilia, i Mazzamarelle di Lanciano, i Mazzamurigli di Alatri, i Mazzariol di Pieve di Cadore, i Mazapegol dell’Emilia, i Mazzarot dei boschi delle Tre Venezie. A livello europeo, il Mazzamurello può essere inteso come la versione marchigiana del Leprechaun irlandese, del Brownie inglese, de coboldo tedesco, del Tomte scandinavo, o degli Yula Lands islandesi.

In quanto creatura fantastica, il Mazzamurello appartiene a quello che viene definito "Piccolo Popolo" (Sidhe, secondo la dizione gaelica), ossia l'insieme delle creature fatate (o creature intermedie) che compongono l'immaginario fiabesco delle tradizioni popolari.

Il Mazzamurello può considerarsi la versione italica del Robin Goodfellow gallese, chiamato Pwca e reso celebre da William Shakespeare in Sogno di una Notte di mezza estate.

Caratteristica precipua del Mazzamurello marchigiano è il produrre dei rumori all'interno delle abitazioni per manifestare la sua presenza agli abitanti della casa. L'etimologia del nome di questo folletto potrebbe derivare proprio dai termini "mazza" (colpo) e "murello" (mura), per indicare la sua abitudine di battere contro le mura di una casa per manifestarsi. Secondo la tradizione fiabesca popolare, la presenza di un Mazzamurello in casa indica la prossimità di un tesoro, un pericolo imminente per uno degli abitanti o (più spesso) un messaggio di un caro defunto che cerca di comunicare con i vivi.

Come altre creature mitologiche dei Monti Sibillini, come le Fate caprine e la stessa Sibilla Appenninica, i Mazzamurelli sono infatti tradizionalmente considerati quali messaggeri tra il mondo ordinario e il mondo incantato.