Come ricorda il Sole 24 ore, sono entrate in vigore da ieri le regole del Dlgs 102/2012 in materia di ritardi di pagamento su tutte le nuove transazioni commerciali concluse da inizio 2013.
La pubblica amministrazione dovrà pagare i propri fornitori entro 30 giorni, elevabili a 60 in casi ben individuati (specie nel settore della sanità). Lo stesso limite riguarderà anche le transazioni azienda-azienda, ma in questo caso il tetto potrà essere superato nel caso ci siano accordi tra le parti che comunque non dovranno essere inique per il creditore.
L'altra novità è la sanzione degli interessi automatici Per le amministrazioni pubbliche decorreranno automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine del pagamento senza che sia necessaria la costituzione in mora (vale a dire la la richiesta scritta al debitore di adempiere all'obbligo). Gli «interessi legali di mora» si calcoleranno prevedendo una maggiorazione di 8 punti percentuali sul tasso fissato dalla Banca centrale europea: in sostanza si aggireranno intorno alla soglia del 10 per cento. Le imprese invece potranno pattuire per iscritto termini più larghi per l'applicazione e l'entità degli interessi moratori.
Il provvedimento da un lato va accolto con favore perché dovrebbe richiamare all'ordine i debitori morosi per comodità. Il Decreto mette nelle mani dei creditori strumenti utili a far valere i propri diritti. Da sola, la stretta dei tempi massimi di pagamento non basterà a sgonfiare la massa di arretrati (tra l'altro non tocca il pregresso). Si troveranno sicuramente vie contrattuali per allungare ed "elasticizzare" i termini (nuovo lavoro per gli avvocati). Almeno però del problema si parlerà, e cadrà il concetto folkloristico secondo il quale fornitore è tenuto a un voto di pazienza nei confronti della sua controparte (tanto, che cosa gli costa?). Altro che, se gli costa, gli può costare l'incaglio e il fallimento della sua azienda, oltre a maggiori interessi sul debito bancario che fronteggia i crediti commerciali.
Nei rapporti tra privati, la forza contrattuale potrà ancora chiudere la contesa a vantaggio del debitore, ma almeno il problema non sarà censurato; ne rimarrà traccia nella documentazione contrattuale, e i creditori potranno difendere meglio le loro ragioni in giudizio (qui si apre un altro problema, quello dei tempi della giustizia civile). Nei rapporti tra imprese e PA, potranno intervenire altri vincoli (tagli alla spesa in primis) e conseguenti deroghe e rattoppi. Vabbè, ci siamo abituati, la situazione può soltanto migliorare.
Nell'ottica del "mio" servizio di business office, apprezzo il fatto che le nuove regole potranno stimolare l'attenzione per la pianificazione di cassa e quindi per la consulenza continuativa alla gestione finanziaria.
La pubblica amministrazione dovrà pagare i propri fornitori entro 30 giorni, elevabili a 60 in casi ben individuati (specie nel settore della sanità). Lo stesso limite riguarderà anche le transazioni azienda-azienda, ma in questo caso il tetto potrà essere superato nel caso ci siano accordi tra le parti che comunque non dovranno essere inique per il creditore.
L'altra novità è la sanzione degli interessi automatici Per le amministrazioni pubbliche decorreranno automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine del pagamento senza che sia necessaria la costituzione in mora (vale a dire la la richiesta scritta al debitore di adempiere all'obbligo). Gli «interessi legali di mora» si calcoleranno prevedendo una maggiorazione di 8 punti percentuali sul tasso fissato dalla Banca centrale europea: in sostanza si aggireranno intorno alla soglia del 10 per cento. Le imprese invece potranno pattuire per iscritto termini più larghi per l'applicazione e l'entità degli interessi moratori.
Il provvedimento da un lato va accolto con favore perché dovrebbe richiamare all'ordine i debitori morosi per comodità. Il Decreto mette nelle mani dei creditori strumenti utili a far valere i propri diritti. Da sola, la stretta dei tempi massimi di pagamento non basterà a sgonfiare la massa di arretrati (tra l'altro non tocca il pregresso). Si troveranno sicuramente vie contrattuali per allungare ed "elasticizzare" i termini (nuovo lavoro per gli avvocati). Almeno però del problema si parlerà, e cadrà il concetto folkloristico secondo il quale fornitore è tenuto a un voto di pazienza nei confronti della sua controparte (tanto, che cosa gli costa?). Altro che, se gli costa, gli può costare l'incaglio e il fallimento della sua azienda, oltre a maggiori interessi sul debito bancario che fronteggia i crediti commerciali.
Nei rapporti tra privati, la forza contrattuale potrà ancora chiudere la contesa a vantaggio del debitore, ma almeno il problema non sarà censurato; ne rimarrà traccia nella documentazione contrattuale, e i creditori potranno difendere meglio le loro ragioni in giudizio (qui si apre un altro problema, quello dei tempi della giustizia civile). Nei rapporti tra imprese e PA, potranno intervenire altri vincoli (tagli alla spesa in primis) e conseguenti deroghe e rattoppi. Vabbè, ci siamo abituati, la situazione può soltanto migliorare.
Nell'ottica del "mio" servizio di business office, apprezzo il fatto che le nuove regole potranno stimolare l'attenzione per la pianificazione di cassa e quindi per la consulenza continuativa alla gestione finanziaria.
4 commenti:
Gent. prof. Erzegovesi,
seguo il suo post con continuita' da diverso tempo. Ho lavorato per dieci anni nel mondo confidi (mando a cui sono molto legato per ragioni affettive e di interesse professionale) e ora da due anni seguo il mondo delle imprese dal "lato bancario".
La domanda è: ma la pubblica amministrazione è pronta? E soprattutto, come puo tale decreto conciliarsi con la normativa sul patto di stabilità, che non è mutato, e che in una sorta di "tiro alla fune" contro la riduzione dei tempi di pagamento, mostra ogni giorno i suoi muscoli, nei confronti delle imprese creditrici?
Grazie mille e buon lavoro
Caro dottor Pazzaglia
molti enti pubblici partono da una situazione di illiquidità cui sono costretti dai tagli di bilancio e dalle regole del patto di stabilità. La situazione migliorerà? Forse, per alcuni, anche per le nuove o più ricche fonti d'entrata (IMU, Tares). Nel settore sanità, temo che la situazione sia destinata a peggiorare. Penso che molti enti avranno difficoltà nel rispettare il termine dei 60 giorni.
Grazie per l'interesse verso il blog.
Il punto è: se la P.A. continua a non pagare, cosa si ptrà fare di concreto per veder soddisfatte le proprie ragioni creditorie?
La revolution, non ami
Posta un commento