Ho approfittato della settimana di convalescenza per riprendere alcuni appunti che avevo buttato giù nelle scorse settimane sulla gestione delle crisi aziendali secondo criteri di bene comune. Il primo risultato lo potete scaricare qui.
E' un lavoro assolutamente preliminare, più che uno studio, è un appello. Vi sarò grato delle vostre osservazioni.
E' un lavoro assolutamente preliminare, più che uno studio, è un appello. Vi sarò grato delle vostre osservazioni.
3 commenti:
Buon giorno professore,
articolo molto interessante. Sono un suo ex studente e sono completamente d'accordo su tutto quello che ha scritto. Per quanto riguarda il business office, posso dire che è da un po' di tempo che cerco di capire come si potrebbe inserire questa nuova forma di consulenza nel nostro contesto. Purtroppo però tante volte allo scetticismo delle aziende si affianca anche la miopia di alcuni consulenti "vecchio stampo" che non vogliono cambiare il proprio modo di lavorare. Ed anche quelli giovani come me tante volte non riescono a comprendere che la professione come si faceva una volta non ha più senso di esistere.
A proposito dei costi derivanti dalla gestione della crisi, penso che le ultime modifiche alla legge fallimentare (es. concordato in bianco) non facciano altro che aumentare i costi a carico della collettività.
Buon lavoro
1) la consulenza professionale nell'impresa non è roba semplice
(evidentemente non conosci gli imprenditori);
2) la gestione della crisi d'impresa "giudiziale" non è eliminabile;
3) a carico della collettività ci sono tanti soggetti (non li conosci? pensi che i baronati universitari non lo siano?)
Grazie del secondo contributo, non capisco il messaggio, ma penso che rifletta delle preoccupazioni vissute in prima persona.
La fase giudiziale di gestione delle crisi è ovviamente sbocco necessario di molte crisi la mia nota parla di quello che può forse essere fatto prima di arrivarci.
Sul costo dei baronati non capisco. Sì, a fine mese mi accreditano uno stipendio ...
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