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martedì 17 marzo 2015

Fitch declassa Mediocredito Friuli Venezia Giulia da BBB+ a B: il supporto regionale non vale più. Il confidone per Regione non è un'ideona

Fitch Ratings (vedi comunicato, scaricabile con registrazione gratuita) ha abbassato il rating della Banca Mediocredito Friuli Venezia Giulia (BMFVG) da BBB+ (investment grade pieno) a B (speculative grade). Il fatto, riguardante una delle poche banche a controllo regionale rimaste in Italia (l'altra è il nostro Mediocredito Trentino - Alto Adige), è importante anche per il settore confidi, nel quale molti propongono di riorganizzare il sistema attorno a poli regionali per assicurare un sostegno più forte da parte delle rispettive Amministrazioni.

BMFVG ha avuto negli ultimi anni problemi di credito deteriorato, raccolto in gran parte sui mercati extra-regionali nei quali la banca aveva cercato di espandersi. Al 30 giugno 2014 i crediti deteriorati lordi incidevano per il 32% sugli impieghi, con la copertura di accantonamenti per il 40% (giudicata da Fitch inadeguata). La redditività e la capitalizzazione sono basse per la concentrazione su un'attività di finanziamento a medio-lungo termine alle imprese regionali che si è contratta nei volumi e produce bassi margini al netto del costo del rischio.
In questo condizioni, BMFVG riceveva già prima un viability rating (ovvero un giudizio sulla sua capacità di mantenere l'equilibrio economico-patrimoniale in maniera autosufficiente) pari a B. Meritava invece BBB+ come Long term issuer default rating grazie all'attesa di supporto in caso di difficoltà finanziarie da parte del socio di controllo (la Regione FVG). Ora Fitch ha giudicato che il supporto finanziario della Regione può essere in futuro bloccato dal nuovo Meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie, e dalle regole sugli aiuti di Stato, entrambi made in Bruxelles. Il Meccanismo impone il bail in degli azionisti e dei creditori diversi dai depositanti fino a 100.000 euro, le regole sugli aiuti ostacolano i salvataggi con denaro pubblico.
A questo punto Fitch ha espunto l'ombrello protettivo della Regione dalla sua valutazione di solvibilità, e il BBB+ del default rating si è allineato al B del viability rating.

Forse l'Agenzia di rating ha cambiato parere per quello che sta succedendo a nord del FVG, in Austria, dove lo Stato della Carinzia è pesantemente esposto all'insolvenza della bad bank del gruppo Hypo Alpe Adria e rischia di andare in default (vedi articolo su Linkiesta). In FVG, Fitch si è preoccupato di un problema antecedente, ovvero del fatto che l'Amministrazione regionale non possa, anche volendo e potendo, mettere soldi nella banca per evitarne la ristrutturazione o peggio.

Anche nel sistema confidi ci sono realtà promosse o sponsorizzate dalle Regioni (prima fra tutte Eurofidi). In questo mondo bizzarro le cose cambiano sotto gli occhi, in maniera che in passato sarebbe sembrata assurda. Bisogna allora essere previdenti, ed elastici. E alludo ai piani di riorganizzazione del sistema confidi, che molti vorrebbero impostare su poli forti a livello regionale, per avere un legame più forte con le Amministrazioni e attingere in via prioritaria e più corposa al loro sostegno finanziario. Un disegno del genere incontra molti ostacoli e resistenze interne al sistema, ma anche se dovesse concretizzarsi potremmo creare degli intermediari privi del requisito della viability, e a questo punto il mercato non applaudirebbe, anzi li declasserebbe.

Oggi il sostegno pubblico è sempre più canalizzato per progetti, per obiettivi specifici, la viability è un problema dell'intermediario che lo ottiene. Il confidi deve attrezzarsi per sfruttare al massimo la leva delle risorse e dei programmi pubblici (che continueranno a essere determinanti in tutto il sistema di finanziamento delle imprese, in Italia e in tutta l'Unione europea). Deve tenere il passo con l'innovazione incessante dei programmi, che tendenzialmente sposterà risorse dal livello locale a quello nazionale o comunitario, e dalle azioni semplici a quelle più strutturate. Il confidi deve però attrezzarsi per cavalcare il flusso torrentizio di quei programmi, che oggi ci sono, domani più di oggi, ma dopodomani chissà. E deve essere in grado di produrre un flusso di attività stabile, che le imprese gli assicurano in virtù di rapporti di fidelizzazione costruiti su servizi legati a bisogni permanenti di assistenza alla gestione finanziaria.
Occorre guardarsi in giro, far girare il cervello molto velocemente, e soprattutto confrontarsi e rischiare di progettare qualcosa di nuovo.


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