Vi segnalo il testo della Legge regionale 19 giugno 2015, n. 14 della Sardegna "Interventi in materia di consorzi fidi", quella che istituisce il fondo unico intersettoriale per la contribuzione ai fondi rischi contestato da alcuni confidi artigiani (vedi post di febbraio).
Oltre al Fondo suddetto, che parte con una dote significativa (5 milioni annui), la legge prevede diversi soggetti e meccanismi interessanti, in particolare:
Mi sono appuntato anche l'articolo in materia di aiuti di Stato per cui la contribuzione a favore dei confidi potrà essere trattata secondo uno dei seguenti regimi (tra [...] le mie note esplicative).
Sul tema degli aiuti servirebbe una riflessione tra le nostre amministrazioni. Ho paure che la nouvelle vague europea le abbia prese in contropiede. Anche il Fondo centrale di garanzia (come si comunicava in questa circolare di gennaio) opera da qualche mese soltanto in regime de minimis perché non sono ancora operativi i criteri per fare entrare entrare nelle strettoie del nuovo RGEC (e ad occhio e croce sarà difficile farci entrare quelli che non riguardano finanziamento di nuovi investimenti, e anche qui con molti distinguo). Andare in de minimis può essere un problema perché mangia il plafond di 200.000 euro di contributo cumulativo triennale mettendo le imprese non piccole nella condizione di non poter accedere ad altri incentivi che insistono sullo stesso massimale (amici commercialisti mi raccontano che alcuni loro clienti ci hanno già sbattuto contro).
Il mio plauso agli estensori della legge, che hanno colto bene tre priorità delle politiche a favore dei confidi: (1) il coordinamento degli interventi in ottica intersettoriale (Fondo unico); (2) la corresponsabilità tra confidi nel prevenire o portare a soluzione le situazioni di crisi (Fondo di stabilizzazione); (3) la rendicontazione trasparente sull'impatto dell'intervento pubblico (Osservatorio).
Ho il timore che i risultati di queste azioni non saranno all'altezza dei propositi per un banale problema di insufficienza delle risorse stanziate (nel caso di entrambi i Fondi), con in più l'incognita della collaborazione più o meno volonterosa e fattiva dei confidi e dei diversi soggetti pubblici, che potrebbe frenare il processo di attuazione. Non so come stiano le cose in Sardegna (forse la Regione vuole rimettere in gioco tesoretti non pienamente utilizzati), ma non vedo facile un intervento di crisis resolution di un confidi rilevante finanziato dal capitale e dai fondi rischi in eccesso degli altri confidi, o da contributi annuali su una marginalità che non esiste: ammesso che quelle risorse esistano, si corre il rischio di toglierli agli enti che li hanno amministrati meglio, azzoppandoli o facendoli sprofondare insieme ai colleghi in difficoltà.
Abbiamo tanti problemi esogeni in Italia, il peso schiacciante delle sofferenze, i limiti del bilancio pubblico, una quadro di vigilanza internazionale più severo, ecc. Per non farci mancare nulla, ci creiamo tanti problemi endogeni con la distrazione nelle faccende locali, la mancanza di coordinamento, la litigiosità.
Oltre al Fondo suddetto, che parte con una dote significativa (5 milioni annui), la legge prevede diversi soggetti e meccanismi interessanti, in particolare:
- un fondo di stabilizzazione finanziaria alimentato da contribuzioni periodiche dei confidi e da contribuzione pubblica, che è ispirato ai principi di (a) gestione condivisa e congiunta con il sistema dei confidi secondo approccio mutualistico e volontaristico; (b) intervento in presenza di piani di ristrutturazione e di gestione delle criticità dei confidi oggetto dell'intervento; (c) monitoraggio periodico della rischiosità dei confidi e dello sviluppo delle garanzie; i meccanismi in oggetto saranno stabiliti con deliberazione della Giunta regionale;
- un osservatorio dei confidi composto da tre dirigenti dell'Amministrazione regionale esperti in materia, un rappresentante della finanziaria regionale SFIRS Spa e un rappresentante designato dai consorzi fidi; tale osservatorio dei confidi cura il monitoraggio periodico del sistema dei confidi operanti in Sardegna, con particolare riferimento all'efficacia dell'intervento pubblico.
Mi sono appuntato anche l'articolo in materia di aiuti di Stato per cui la contribuzione a favore dei confidi potrà essere trattata secondo uno dei seguenti regimi (tra [...] le mie note esplicative).
a) aiuti de minimis ai sensi del regolamento (UE) n. 1407/2013 della Commissione, del 18 dicembre 2013, relativo all'applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea agli aiuti "de minimis";I regimi elencati sono quelli attivabili, ma è diventato più complicato che in passato il loro utilizzo per le normali, generiche forme di sostegno al credito per le Pmi, lo stesso RGEC rivisto nel 2014 introduce un forte sbilanciamento verso il finanziamento della crescita e dell'innovazione (anche qui in Europa comanda la Germania che ha voluto favorire le sue medie imprese che competono con la Cina e altri paesi nelle filiere del manifatturiero). In Italia gli aiuti che servirebbero sono piuttosto quelli regolati dalla Comunicazione della Commissione del luglio 2014 sul salvataggio e ristrutturazione delle imprese in difficoltà.
b) aiuti di Stato esenti dall'obbligo di notifica ai sensi del regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014 [Regolamento generale di esenzione per categorie, RGEC], che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato;
c) aiuti di Stato ai sensi della comunicazione della Commissione orientamenti sugli aiuti di Stato destinati a promuovere gli investimenti per il finanziamento del rischio (2014/C 19/04) [non facile da usare con i confidi, riguarda aiuti fuori de minimis e RGEC, quindi da notificare con un percorso guidato, rivolti a imprese non Pmi , vedi post di gennaio 2014] ;
d) aiuti di Stato soggetti all'obbligo di notifica ai sensi dell'articolo 108 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Sul tema degli aiuti servirebbe una riflessione tra le nostre amministrazioni. Ho paure che la nouvelle vague europea le abbia prese in contropiede. Anche il Fondo centrale di garanzia (come si comunicava in questa circolare di gennaio) opera da qualche mese soltanto in regime de minimis perché non sono ancora operativi i criteri per fare entrare entrare nelle strettoie del nuovo RGEC (e ad occhio e croce sarà difficile farci entrare quelli che non riguardano finanziamento di nuovi investimenti, e anche qui con molti distinguo). Andare in de minimis può essere un problema perché mangia il plafond di 200.000 euro di contributo cumulativo triennale mettendo le imprese non piccole nella condizione di non poter accedere ad altri incentivi che insistono sullo stesso massimale (amici commercialisti mi raccontano che alcuni loro clienti ci hanno già sbattuto contro).
Il mio plauso agli estensori della legge, che hanno colto bene tre priorità delle politiche a favore dei confidi: (1) il coordinamento degli interventi in ottica intersettoriale (Fondo unico); (2) la corresponsabilità tra confidi nel prevenire o portare a soluzione le situazioni di crisi (Fondo di stabilizzazione); (3) la rendicontazione trasparente sull'impatto dell'intervento pubblico (Osservatorio).
Ho il timore che i risultati di queste azioni non saranno all'altezza dei propositi per un banale problema di insufficienza delle risorse stanziate (nel caso di entrambi i Fondi), con in più l'incognita della collaborazione più o meno volonterosa e fattiva dei confidi e dei diversi soggetti pubblici, che potrebbe frenare il processo di attuazione. Non so come stiano le cose in Sardegna (forse la Regione vuole rimettere in gioco tesoretti non pienamente utilizzati), ma non vedo facile un intervento di crisis resolution di un confidi rilevante finanziato dal capitale e dai fondi rischi in eccesso degli altri confidi, o da contributi annuali su una marginalità che non esiste: ammesso che quelle risorse esistano, si corre il rischio di toglierli agli enti che li hanno amministrati meglio, azzoppandoli o facendoli sprofondare insieme ai colleghi in difficoltà.
Abbiamo tanti problemi esogeni in Italia, il peso schiacciante delle sofferenze, i limiti del bilancio pubblico, una quadro di vigilanza internazionale più severo, ecc. Per non farci mancare nulla, ci creiamo tanti problemi endogeni con la distrazione nelle faccende locali, la mancanza di coordinamento, la litigiosità.
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