Ieri, a Riccione, ho tenuto una lezione per Confidi Servizi Emilia Romagna, società promossa da tre confidi di secondo grado della regione. Rispetto alle agende di lavoro di un corso di formazione standard, una goduria: due sessioni al giorno di 2,5 ore ciascuna, entrambe interrotte da un coffee break (anzi un piada break, direttamente dalla piastra, ottima, con prosciutto crudo, scamorza e rucola). Anche la qualità degli interventi era molto buona: oltre a me, hanno parlato lo stesso giorno consulenti di Confidi Servizi sugli aggiornamenti della legge quadro (Arzarello), sul nuovo diritto fallimentare (Giacomelli), sui sistemi di controllo di gestione (Simonini) e di controllo interno (Camanzi).
Platea numerosa, attenta, ma poche domande. C'è molta preoccupazione sul futuro. Il tormentone delle riflessioni e del dibattito è la trasformazione in intermediario vigilato ex art. 107 TUB, che teoricamente sarà obbligatoria per i confidi sopra un limite di esposizioni garantite (da definire nelle istruzioni applicative di Vigilanza, presumibilmente tra i 50 e i 100 milioni di garanzie). Banca d'Italia è molto cauta nel pubblicare le istruzioni, perché sa che molti confidi pur di dimensioni medio-grandi avrebbero grossi problemi ad adeguarsi ai requisiti patrimoniali e organizzativi.
Io mi sono fatto questa idea: le attuali garanzie confidi rimangono efficaci de facto, per le esposizioni small business molto efficaci. Hanno bisogno di qualche intervento di restyling, ad esempio sono state adattate al requisito di “prima richiesta” introducendo anticipi infruttiferi al passaggio a sofferenza e copertura delle spese di recupero.
Con Basilea 2 le garanzie reali a perdita limitata su cartolarizzazioni e tranched cover (anche da 106) sono eleggibili se la struttura ha un rating esterno, per tutte le banche, con maggiori vantaggi per le banche IRB; se la struttura ha un rating interno, sono efficaci per le banche IRB.
Se le garanzie 106 restano valide, il passaggio a intermediario vigilato 107 più che una necessità è una scelta: voluta, perché serve a rafforzare lo standing del confidi nei confronti di banche, agenzie di rating e sponsor pubblici; sostenibile, perché segue (non precede) la crescita dimensionale e organizzativa comunque imposta dalla concorrenza.
Una volta passati a 107, si potranno rilasciare anche le mitiche garanzie personali "a prima richiesta", se ci saranno domanda e portafogli di esposizioni idonee.
Mi sono convinto di un'altra cosa: i confidi potrebbero introdurre molti utilissimi cambiamenti tecnici e organizzativi anche restando 106, ma sono stranamente lenti nel farlo. Il problema sta nella difficoltà di convincere gli stakeholder (associazioni, enti pubblici) a cambiare solo per ragioni di convenienza strategica "interna". La meta del passaggio a 107 ha ben altro impatto politico e d'immagine, e si può anche vendere (con qualche reticenza) che è un obbligo normativo, quindi s'ha da fare, punto e basta. Allora ecco che si riuscirà ad avere l'appoggio, i budget di investimento, le risorse umane, ecc. ecc. Certo, trasformarsi in 107 costa una cifra (almeno 150.000 - 300.000 euro l'anno di costi informatici e di adeguamento organizzativo). Bisogna spendere bene questi soldi, che non finiscano soltanto in compliance, ma anche in adeguamento dei processi e delle competenze.
Basta questa considerazione per auspicare la sollecita pubblicazione delle istruzioni della Banca d'Italia sui confidi, e la conseguente migrazione dei maggiori confidi nel mondo dell'intermediazione vigilata? Meglio prima preparasi con qualche piano industriale realistico e meditato, corredato di un'analisi costi-benefici. Penso che la messa a punto di modelli di confidi 106 adeguati ai tempi, alternativi al 107, sia necessaria per dare più respiro e libertà alle scelte strategiche.Rimango dell'idea che la trasformazione in intermediario vigilato sia on'opzione per pochi, alla quale arrivare con percorso graduale.
Luca
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