Nel breve blog sulla presentazione di Centro Fidi Terziario, mi è sfuggito un dettaglio, fattomi poi notare dal collega Lorenzo Gai: il nuovo intermediario di garanzia è sostenuto da nove dei dieci confidi toscani del sistema Confcommercio più, ho letto su web, quello di Terni. Il Cofidi di Firenze, tra i primi del sistema per dimensioni, ha intrapreso una strada autonoma, dato che da solo ha i numeri per passare a intermediario ex art.107 TUB. Pare che altri confidi toscani dell'artigianato e del commercio stiano a loro volta preparando la trasformazione. Si compete nella caccia alle persone che hanno seguito i primi progetti, dato che le competenze sono rare.
Un bel movimento, non c'è che dire. Nel mio paper sul futuro dei confidi avevo (facilmente) pronosticato vita difficile a progetti di aggregazione "cartesiani": tutti i confidi di un dato settore, di una data regione sotto un unico ombrello. L'eterogeneità pesa sulla convenienza ad integrarsi. Antiche rivalità territoriali e dissidi tra personaggi chiave fanno il resto. Ci vuole una ricca dose di carisma, diplomazia, risorse finanziarie per tenere insieme un'alleanza tra associazioni di categoria locali in un progetto confidi.
Gli enti di garanzia hanno una dinamica di crescita che li spinge a rendersi autonomi dalle associazioni di un dato territorio: giocano in tal senso la ricerca di maggiori dimensioni e di diversificazione dei rischi, la concorrenza dei confidi di altre aree o settori, l'iniziativa dei loro sviluppatori.
Forse mi sbaglio, ma avverto che i fattori commerciali siano dominanti in questo quadro magmatico: c'è movimento attorno ai confidi perché sono leve di sviluppo interessanti per le banche e per le associazioni. Ci sarà uguale tensione verso l'efficienza delle nuove strutture messe sul mercato? Me lo auguro. Solo il tempo darà la risposta.
Luca
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