Il Comitato di Basilea in una newsletter del marzo 2006 si esprime su un problema che stanno affrontando le banche aspiranti IRB, cioè quelle che hanno in corso di validazione i loro modelli di rating interno. Il punto riguarda le componenti del sistema di rating acquistate da vendor. I fornitori di database di bilanci, o di informazioni sul credito, spesso vendono anche sistemi di scoring i cui algoritmi non sono divulgati per ragioni di tutela della proprietà intellettuale. Le banche utenti di questi servizi non possono verificarne l’affidabilità su dataset di prova o su dati storici. In proposito il Comitato di Basilea ritiene che non basti la parola del vendor (o i test fatti da lui) per accettare un modello come valido per la banca che lo applica. Quest’ultima deve cercare di ricostruire il funzionamento della procedura di classificazione con modelli di confronto sviluppati al proprio interno. Non basta nemmeno la "prova del budino", cara a Edward Altman, che di queste cose se ne intende: non basta (as)saggiare il modello e accertare che è buono, cioè che funziona. Bisogna risalire alla ricetta, che lo chef non è disposto a rivelarci.
A quanto ho registrato dal mio campione di osservazione, in Italia gli atteggiamenti delle banche sono differenziati. C’è chi opta per sistemi proprietari di scoring – rating, c’è chi invece preferisce incorporare punteggi prodotti da piattaforme esterne (ad esempio, gli score del sistema Centrale dei bilanci). La scelta make or buy cambia in funzione delle dimensioni, ma non sempre: ci sono banche medio-piccole che si fanno in casa i modelli di classificazione, e grandi gruppi che si orientano su componenti acquistate.
La posizione del Comitato è sensata. Una banca IRB non può applicare un sistema a scatola chiusa. La metodologia di rating deve essere assimilata consapevolmente nel processo del credito. Questo ha implicazioni pesanti. Una banca aspirante IRB difficilmente riesce farsi validare se non ha capacità di sviluppo e calibrazione autonoma dei sistemi di valutazione applicati.
Qualsiasi banca dovrebbe però capire come funziona l’ingranaggio che muove le sue decisioni di affidamento, a prescindere dalla validazione del sistema. Non si può delegare la scelta all’outsourcer informatico: non stiamo parlando di procedure di back-office.
Luca
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