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domenica 28 agosto 2011

Wendell Berry: idee per la ripresa (del lavoro)

Leggendo Il profumo dei limoni, un bel libro di Jonah Lynch su tecnologie e rapporti umani, ho trovato a pag. 110 un passo dello scrittore Wendell Berry, dal saggio The Way of Ignorance (pag. 62-63). Parla delle grandi questioni dell'ecologia e dell'agricoltura:

Non ho nessuna soluzione su vasta scala da offrire. Come forse abbiamo notato tutti, c'è una cospicua mancanza di correzioni su vasta scala per problemi che però hanno delle cause di vasta scala. I nostri danni ai bacini idrici e agli ecosistemi dovranno essere corretti una fattoria alla volta, una foresta alla volta, un ettaro alla volta. Le conseguenze di un bombardamento devono essere affrontate un cadavere alla volta, una ferita alla volta. E, dunque, la prima tentazione da evitare è quella di invocare una sorta di rivoluzione.

Trovo in queste parole una verità e una saggezza profonde. Possiamo adattarle ai problemi di vastissima scala lasciati dalla crisi finanziaria globale: anche per questi si discute all'infinito di soluzioni di vasta scala, nuove tasse, tagli alle spese, Eurounionbond, rottamazione della "casta". Non si parla quasi mai di rimedi legati a comportamenti personali o particolari: amministrare senza sprechi un comune, un ospedale, un ateneo; tutelare i consumi che rispondono a bisogni essenziali; condividere equamente rischi e margini nelle filiere produttive.
Non parlo di principi etici astratti, ma di una forza vitale che si nutre di educazione e di libera risposta personale.
Un Paese, o un'Unione di paesi, sono credibili quando nei loro popoli prevale un ethos di responsabilità e operosità, per cui si mette mano ai problemi senza aspettare che il Principe porti la soluzione o paghi il conto. Nel dopoguerra senza guerra in cui ci troviamo, di fronte al rischio di recessione, o di crisi del debito, il Principe è impotente quanto il singolo cittadino anche quando concentra su di sé un potere enorme di intervento economico, monetario, militare: l'unica cosa che può fare è usare questo potere (finché lo conserva) per mantenere il consenso. Se l'impotenza diventa palese, per non perdere la faccia i Principi passano ai rimedi estremi, che sono inevitabilmente autoritari, conflittuali. E allora la situazione può sfuggire di mano e arrivano le depressioni, le iperinflazioni, le guerre commerciali, finanziarie, informatiche o doganali, le rivoluzioni violente, il disordine e l'anarchia.
Lo spazio della responsabilità personale va difeso con coraggio perché può allontanare i disastri, ma anche quando fossero inevitabili consente di attraversarli senza esserne travolti, mantenendo viva la speranza e l'umanità.
C'è un solo modo per costruire catene di responsabilità personale: lavorando insieme.
Non immaginando e discutendo: lavorando. Per questo l'anno prossimo starò di meno sul blog e di più in giro a fare cose. Stampa questo post

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