Siamo d'estate. La sera dopo il telegiornale è tornato lo zibaldone di numeri di varietà televisivo. Anche noi telespettatori dei confidi (tele nel senso di "a distanza") non ci facciamo mancare il nostro zibaldino. Oggi è di scena il consigliere della Regione Veneto, Gennaro Marotta (Idv), in merito all'ipotesi di fusione dei Consorzi di garanzia fidi veneti caldeggiata dall'assessore Coppola. Ecco un sunto del suo pensiero da questa news ASCA:
(ASCA) - Venezia, 26 giu - ''Sulle fusioni dei confidi meglio andarci cauti, se l'ipotesi e' un'unione fuori Regione.
Potremmo veder finire i soldi di Veneto Sviluppo nelle tasche di qualche imprenditore lombardo o friulano. Lo dico all'assessore Coppola dovremmo mettere dei controlli per verificare attentamente i meccanismi che regoleranno i casi di fusione tra confidi''.Lo ha detto, in una nota, il consigliere della Regione Veneto, Gennaro Marotta (Idv), in merito all'ipotesi di fusione dei Consorzi di garanzia dei fidi veneti.''Un altro nodo che la Regione deve chiarire e' se sta dalla parte delle banche o delle imprese da aiutare. Se Veneto Sviluppo - continua Marotta - funziona come una banca ed e' controllato dalle banche al 49% e buona parte dei soldi li facciamo finire agli 'articolo 107', come fanno a sopravvivere tutte le altre aziende quando sono in difficolta'?''.''In Veneto, nella galassia di Confartigianato - prosegue Marotta - ci sono oltre 62.300 imprese associate nei confidi. Di queste circa 24.500 sono 'articolo 107', in sostanza sotto il controllo della Banca d'Italia, mentre le altre 38.000 circa, la maggioranza, sono 'articolo 106', meno appetibili da aiutare per una banca, che non puo' rivalersi direttamente in caso di insolvenza''.''Perche' la manovra e' palese - continua il consigliere dell'Idv - dare i soldi ad un 'articolo 107' significa cederli a chi segue i fini di mercato (e' in sostanza un intermediario finanziario), non certo i fini mutualistici che erano alla base della nascita dei confidi''. ''Insomma - conclude Marotta - la distribuzione dei fondi della Regione va a premiare maggiormente chi ha finalita' di natura economica e non mutualistica. E questo va a tutto svantaggio di imprenditori, artigiani, aziende che sono con l'acqua alla gola e che dalle banche si vedono rispondere 'no'. Se la Regione segue le stesse logiche che aiuto puo' dare, in realta'?''.Gli 'articolo 107' sfidano gli 'articolo 106'. Facciamola fuori con una gara di rap su mutualità e garanzie. Arbitro J-Ax (ex 'articolo 31'). Premio della giuria al consigliere Marotta che ha costruito un'ardita teoria della mutualità, una virtù che si può perdere per un punto (quello che trasforma i 106 in 107). Come la cappa di Martino?
5 commenti:
@Luca: la politica è più avanti ... i 107 diventeranno 106 e tutto si aggiusterà! Oh mamma mia ... in che bolgia siamo finiti!
Ahi, Roberto, questo è il frutto di dieci anni di politiche di rappresentanza in ordine sparso, fatte passare per pluraliste e amiche del mercato, o delle imprese. Se il settore confidi non si dà una svegliata e promuove un piano straordinario di rafforzamento, secondo delle linee condivise, la vedo veramente difficile, specialmente per i soggetti che hanno investito di più. E ovviamente anche il pubblico (Regioni, MiSE, Camere di commercio) devono passare al setaccio le politiche e gli strumenti che hanno in piedi, e razionalizzare, semplificare, convergere.
Ma temo che avremo morti e feriti sul campo prima che si faccia qualcosa.
"Non dare voce ai tuoi pensieri, né azione a pensieri inadeguati..."
Mai insegnamento fu più indovinato.
Tuttavia chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Anche chi predica bene (l'Assessore Coppola) può infatti razzolare male.
Proprio in Veneto - in cui tanto si opera (o si dice di operare) a favore della razionalizzazione e della crescita del sistema dei
Confidi - ha avuto luogo una grande fusione per incorporazione.
Un Confidi regionale (risultato di precedente fusione di Confidi provinciali)è stato incorporato in un grosso (lasciamo perdere il grande) consorzio nazionale 107.
Purtroppo il nuovo confidi non ha sede legale in Veneto (credo sia facile indovinare dove).
Ciò significa che è tagliato fuori (in attesa degli esiti del ricorso) da qualsiasi contributo regionale. Proprio per non essere esclusi totalmente la associazione di riferimento è stata costretta a ricostituire un consorzio 106 (regionale).
Comprendo (anche se non condivido) le difficoltà e i timori della Giunta regionale, ma il problema non è stato nemmeno affrontato...
La legislazione veneta in materia di confidi è del resto molto rigida e anche l'auspicabile evoluzione intersettoriale anderebbe incontro pesanti limitazioni visto che i fondi vengono rigorosamente suddivisi per settore economico.
A margine annoto che senza un reale apprezzamento delle banche per la garanzia 107 il neo-consorzio 106 ha avuto il suo perchè coprendo una parte del mercato sia TAR le imprese che tre le banche.
Ciò smentendo in parte l'opera dei dirigenti dell'associazione che hanno creduto e operato per la fusione e per il passaggio al 107.
@Michele: se non fraintendo, ti riferisci a Italia Comfidi che ha incorporato Eurofidi Veneto. Il caso esemplifica bene la mancanza di coordinamento tra politiche pubbliche e strategie associative. E' mancato un disegno complessivo, dei punti di riferimento.
Forse, non sarebbe più produttivo, nell'interesse delle piccole imprese, aiutare i confidi ad autodistruggersi del tutto? Già ci mettono delle loro energie (involontarie, ovviamente ma inconsapevolmente autodistruttive). Se non si riesce a farli evolvere, una sana botta di distruzione creatice schumpeteriana potrebbe, dalle ceneri di un sistema ormai incapace di cambiamento, far nascere nuovi meccanismi di garanzia e/o di sostegno al credito per le pmi magari sottraendoli alle logiche prettamente autoreferenziali delle associazioni di categoria.
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