Segnalo la relazione sull'efficienza della spesa per le infrastrutture in Italia presentata alla Camera dei deputati dal Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco.
La relazione di Visco riassume i risultati di un'articolata attività di ricerca della Banca d'Italia sulla dotazione di capitale pubblico (vedi atti del convegno del 2010 sulle Infrastrutture in Italia). Le evidenze sconfortano, ma incoraggiano allo stesso tempo.
Il quadro è sconfortante perché siamo un paese afflitto dala cattiva gestione delle risorse e dei progetti di investimento pubblico: ritardi, sprechi, anti-economicità, infiltrazioni criminali, qualità fuori controllo, et cetera. Il debito è rimasto al 120% del PIL (era già su quei livelli) perché non abbiamo saputo controllare la spesa corrente. La spesa in conto capitale è stata compressa, ma in molti casi è stata trascurata (pensiamo ai fondi strutturali al Sud), le risorse c'erano ma non sono state spese.
Il quadro è incoraggiante perché basterebbe davvero poco per diffondere pratiche più virtuose. Fare bene le cose che rispondono a bisogni reali. Ci sono margini di miglioramento enormi. Ma per applicare il buon senso ci vuole una rivoluzione. Una rivoluzione pacifica.
La relazione di Visco riassume i risultati di un'articolata attività di ricerca della Banca d'Italia sulla dotazione di capitale pubblico (vedi atti del convegno del 2010 sulle Infrastrutture in Italia). Le evidenze sconfortano, ma incoraggiano allo stesso tempo.
Il quadro è sconfortante perché siamo un paese afflitto dala cattiva gestione delle risorse e dei progetti di investimento pubblico: ritardi, sprechi, anti-economicità, infiltrazioni criminali, qualità fuori controllo, et cetera. Il debito è rimasto al 120% del PIL (era già su quei livelli) perché non abbiamo saputo controllare la spesa corrente. La spesa in conto capitale è stata compressa, ma in molti casi è stata trascurata (pensiamo ai fondi strutturali al Sud), le risorse c'erano ma non sono state spese.
Il quadro è incoraggiante perché basterebbe davvero poco per diffondere pratiche più virtuose. Fare bene le cose che rispondono a bisogni reali. Ci sono margini di miglioramento enormi. Ma per applicare il buon senso ci vuole una rivoluzione. Una rivoluzione pacifica.
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