Dal sito dell'Arime potete scaricare le slide del Convegno sui confidi svoltosi il 13 giugno a Milano.
Nell'ordine trovate le relazioni di:
- Rossella Locatelli (Univesrità dell'Insubria) su Dimensione, modelli operativi e organizzativi dei ConFidi dove si riassumono i risultati di un'indagine basata su questionari a confidi e banche e sull'analisi dei bilanci fino al 2010 dei confidi 107
- Stefano Miani (Università di Udine) su Il pricing e la valutazione delle garanzie in una logica assicurativa, dove si fa un'interessante comparazione tra le logiche di pricing/risk management dei crediti di firma bancari, delle polizze assicurative credito e cauzioni e delle garanzie confidi;
- Cristiana Schena (Univesrità dell'Insubria) su L’adeguatezza patrimoniale: profili normativi e prospettive gestionali, dove si riepiloga il quadro normativo in materia commentando le opportunità delle recenti innovazioni normative su nuove categorie di soci e nuovi strumenti patrimoniali;
- Corrado Baldinelli (Banca d'Italia) su Le modificazioni nella regolamentazione: sfide e opportunità per i ConFidi (vedi oltre).
Dalle slide ho colto molti spunti interessanti. In particolare Baldinelli ha zoomato (come nei suoi precedenti interventi a convegno) su una serie di questioni aperte rispetto alle quali ci possiamo aspettare sollecitazioni della Vigilanza e risposte dai confidi e dai loro partner: qualità del credito e redditività, ruolo di agente delle politiche pubbliche, dimensioni e aggregazioni (confidi unici regionali?), costi e benefici dell'essere vigilati, convenzioni da armonizzare e precisare, sistemi informativi da completare, scambi di informazioni da arricchire ed efficientare, servizi di consulenza alle imprese da potenziare, rapporti con le federazioni da fluidificare, reti distributive funzionali a un corretto rapporto con le imprese.
I problemi si sono accumulati in molti anni, la consapevolezza e la voglia di attaccarli sono cresciute negli ultimi tempi. Le soluzioni sono complesse, costose e spesso mutuamente incompatibili.
Ci sarà tempo per smarcare tutti i punti dell'agenda?
20 commenti:
Caro Luca. Ero presente all'evento e l'intervento di Corrado Baldinelli (a braccio) è stato a mio avviso (confermandosi) estremamente interessante. A me è apparso un intervento con la mente e con il cuore. Sperando di fare cosa gradita, riporto una sintesi dell'intervento (chiaramente è una mia sintesi):
1) Patrimonio e redditività dei Confidi.
I Fondi pubblici sono cruciali per gli equilibri del Confidi (senza si va a fondo). Deve essere chiaro. Detto questo, complicato per la vigilanza capire quali contributi vanno a patrionio o no (sui 57 Confidi già 107 da controllare, Banca d'Italia dovrà uno per uno appurare se effettivamente le poste a patrimonio derivanti da contributi pubblici siano da considerare nel patrimonio);
2) Partecipazione al capitale dei Confidi da parte di non PMI.
Con la riforma dei Confidi, rimane il divieto da parte delle Banche di partecipare ai Confidi. Questo è chiaro e da parte sua (personale pensiero), il legislatore poteva evitare tale limitazione. Meglio che in un Confidi partecipino delle banche (chiarendo i ruoli) piuttosto che metterlo in liquidazione in caso di problematiche patrimoniali;
3) Redditivà e rischiosità.
Redditività estremamente bassa (d'altro canto, i contributi pubblici servono proprio a sopperire a tale redditività bassa, diversamente la garanzia costerebbe troppo). In merito alla rischiosità, è evidente che anche i Confidi in tale contesto soffrono. L'istruttoria si fa 3 volte (banca, Confidi e poi il Fondo Centrale di Garanzia) e alla fine si prendono ugualmente le sofferenze. Quindi, ritorna all'intervento di apertura: l'importanza dei fondi pubblici.
4) I Confidi servono o non servono?
Necessario recuperare la "soft information" derivante dall'essere realtà sul territorio. Va valorizzato il patrimonio informativo qualitativo. Fare solo garanzie è difficilissimo e rischiosissimo. Mestiere delicato: necessario valorizzare la prossimità con il territorio;
5) Autonomia e sinergie/rapporti con le Associazioni.
Non bisogna dimenticare da dove nascono i Confidi. Nel crescere i Confidi, le Associazioni non devono essere invadenti e condizionare l'autonomia del Confidi. Allo stesso tempo però non si deve "buttare via con l'acqua anche il bambino". Le Associazioni dispongono della "soft information", che è vitale per i Confidi;
6) Vantaggi dall'essere 107 (vigilato).
Dove sono?
Stante la garanzia del Fondo Centrale di Garanzia anche di fatto in concorrenza con i Confidi (il Legislatore non ha fatto scelte chiare a favore dei Confidi), la ponderazione del Confidi che è passata dal 20% al 50% per il downgrade dell'Italia (e speriamo non peggiori), allo stato attuale non si vedono i vantaggi.
Cosa è rimasto di positivo?
Certamente la migliore organizzazione e il controllo (processo non completato ma qualificante).
Quale sarà la discriminante?
Gli Enti pubblici dovrebbero forse riconoscere preferenzialmente i Confidi 107 nella concessine delle provvidenze. Questo potrà fare la differenza dall'essere o meno 107;
7) Soglia 107 (gli attuali 75 milioni di Euro).
Ha sottolineato che trattasi di una questione delicata su cui la “politica” dovrà esprimersi;
8) Microcredito.
Confusione enorme. L’attività deve essere estremamente circoscritta. La normativa chiarirà;
9) Conclusioni.
La tematica Confidi è appassionante. Sono vitali ma ci sono tante contraddizioni (patrimoni, fondi pubblici, nuovi possibili soci, ecc.).
La gestione di un Confidi è quindi delicata, visto gli attori coinvolti a vario titolo (Associazioni, Enti pubblici, ecc.). Ma detto questo, se controllata, è un’esperienza che va salvata.
Caro Fabio, grazie per questi approfondimenti sulla relazione del dott. Baldinelli, e per le tue considerazioni.
Anch'io ho colto in Corrado Baldinelli un atteggiamento incoraggiante verso l'esperienza dei confidi. Al tempo stesso, nel suo ruolo di supervisore, è molto franco nel registrare le cose che non vanno.
Secondo me questa prima fase dell'era dei confidi vigilati dà una chance che deve essere sfruttata. Una chance limitata nel tempo, che non si ripeterà. C'è quindi bisogno di agire su tutti i punti problematici in maniera molto concreta.
Ci sono cose che giustamente chiedete, in molti confidi, di confermare: il supporto finanziario pubblico e il ruolo delle associazioni. Però la conferma è condizionata al cambiamento. Se non evolvono i modelli gestionali non si capisce di quanto supporto pubblico c'è bisogno, e che benefici produce. Quanto al ruolo delle associazioni, deve cambiare anche quello (penso che debba cambiare a 360°, non solo nei confronti dei confidi). Se non altro perché introduce divisioni tra i confidi (per sigle, o per settori) che sono ormai artificiose e obsolete, e del tutto irrilevanti rispetto ai problemi urgenti da affrontare.
Per quello che vedo nel settore, l'azione per il cambiamento non è ancora sufficientemente diffusa, concorde e convincente. Non sono tempi facili, ma proprio per questo occorre cambiare passo. Se non lo si fa, la Vigilanza a regime potrebbe costringere diversi confidi a chiudere o a confluire in aggregazioni. L'atteggiamento incoraggiante di oggi è un'apertura di credito revocabile, occorre sfruttarla, e in fretta.
Ritengo che sia molto interessante il passaggio a pag 31, in cui in nome dell'efficienza e della dinamica dei rapporti banche-confidi-enti locali viene auspicata la presenza di un solo confidi per Regione ovviamente intersettoriale. Condivido in pieno sia per ovvi fondamenti di economia pubblica (rif. scelte di first best) e sia perchè la concorrenza è oggi globale, quindi la costruzione di una fliera basata su un confidi per regione, alzerebbe solo la scala della Concorrenza, senza lederla.
Tom @ Sapio: anche Baldinelli vede positivamente un solo confidi per regione, come avevamo discusso insieme due anni fa....in tempi non sospetti.
@ Tom, proprio così. Io taccio, osservo e penso. Li lascio cuocere nel loro brodo. Spero solo che si faccia in tempo a salvare il personale che è innocente delle colpe dei manager.
Amici, l'ipotesi di un confidi unico per regione può avere senso a fini di politica creditizia pubblica, a livello regionale. Non fa certo aumentare la concorrenza. Giudico impossibile il passaggio dall'attuale sistema a quello accennato da Baldinelli e caldeggiato da Tom e Sapio. Servirebbe prima fare tabula rasa. E poi le regioni hanno i mezzi per fare una politica creditizia?
Non vagheggiamo architetture ideali, lavoriamo su tanti miglioramenti incrementali. Finché si può.
E' che non si può! I Confidi sopravvivono solo con gli aiuti pubblici ed i soldi sono finiti. Ne possono sopravvivere solo pochi incaricati di distribuire aiuti pubblici in forma di garanzia, sperabilmente senza farli sparire per strada.
Tom: anche in questa occasione concordo con Sapio, serve davvero fare tabula rasa. Prof. il problema dei confidi non è un problema di concorrenza. La concorrenza è un simulacro quando si parla di garanzia. Purtroppo sono più disilluso che rinsavito.
Ma che problemi vi fate, se è come dite i confidi spariranno da soli, non servono interventi d'autorità, se invece non spariranno vorrà dire che avete torto.
Mai pensato ad interventi d'autorità.
E' che più si tarda peggio va per il personale.
Fare tabula rasa non è mai la strada per costruire qualcosa di migliore. Ma non lo è nemmeno eludere il problema, aspettando che siano le crisi a fare "distruzione creativa", con qualche aiutino per ritardare la fine o per affrettarla.
Nei dieci anni che studio questo variegato settore, vedo passare sotto gli occhi decine e decine di cambiamenti che si potrebbero mettere in campo consensualmente (con il consenso di chi condivide i valori fondanti della garanzia mutualistica). Tra questi alcuni implicano potature e riorganizzazioni, quindi anche taglio di rami secchi o di lacci e laccioli.
Di quelli ne ho visti realizzare una minima parte. Se c'è da spazzare via qualcosa, è l'intrico di interessi particolari che blocca il cambiamento. Ma è una cosa che può partire solo dall'interno del mondo confidi.
Il Guffare e il preoccuparsi per il personale da parte di Sapio mi fa sorridere. Di cambiamenti si sono fatti (iscrizione 107 ecc...) e le imprese continuano a cercare i confidi e questo qualcosa vuol dire. È vero il cambiamento ci vuole e ci vuole uno scatto culturale, ma forse le condizioni ambientali e dettate dalla politica molto spesso non aiutano.
A proposito per condizioni della politica non intendo dire contributi finanziari, o non solo, ma norme chiare ,semplificazione , e non ostacoli e contrapposizioni .
@ Anonimo: proposte che non siano quelle della mano tesa? I Confidi distribuiscono aiuti in forma di garanzia. Solo che questi aiuti, distribuiti in forma opaca, non arrivano alle imprese. Non ci arrivavano prima (cfr studi BdI ed UniRoma1 etc) con la ponderazione 20 e non ci arrivano adesso con la peggiorativa ponderazione 50. Allora?
Allora cosa hai detto? Ma perchè le imprese vanno ancora e molto più di prima dai confidi, se non è un aiuto? Forse sono masochiste?
Come non detto: avete un grande futuro.
Sapio perchè sei così offensivo in maniera discriminata con tutti i confidi?
Offensivo?
Scusate l'errore da T9 : indiscriminata
@Anonimo: è offensivo questo ?
http://alea-smefin.blogspot.it/2012/06/regione-veneto-per-lassessore-coppola.html
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