Torno sulla vicenda Molise, per completare le informazioni sul caso specifico e per qualche riflessione generale sui rapporti tra confidi e regioni.
Per gli aspetti specifici, linko l'intervento di replica a FinMolise di Agostino Capozzo, Presidente di Confidi Rating, nel quale si ribadisce che i ricorsi promossi dal suo confidi sono fondati e doverosi, in quanto la Regione Molise ha adottato la scelta dell’affidamento diretto del fondo anti-crisi a favore di una società (FinMolise) che non aveva le caratteristiche della società in house per cui la scelta è illegittima. Nel merito giuridico della questione, Capozzo afferma:
Per gli aspetti specifici, linko l'intervento di replica a FinMolise di Agostino Capozzo, Presidente di Confidi Rating, nel quale si ribadisce che i ricorsi promossi dal suo confidi sono fondati e doverosi, in quanto la Regione Molise ha adottato la scelta dell’affidamento diretto del fondo anti-crisi a favore di una società (FinMolise) che non aveva le caratteristiche della società in house per cui la scelta è illegittima. Nel merito giuridico della questione, Capozzo afferma:
La sospensione della efficacia della sentenza del Tar Molise n. 411/2009 da parte del Consiglio di Stato è stata motivata in forza della circostanza di fatto che la Regione Molise aveva cercato di “sanare” le illegittimità evidenziate dal Tar con la delibera di Consiglio Regionale n. 168/2011.
Orbene, è proprio su quest’ultima delibera del Consiglio Regionale che il Tar Molise ha oggi sentenziato, a seguito di tempestivo e fondato ricorso proposto dal Confidi rating Italia, ritenendola illegittima con conseguente annullamento di tutta l’impalcatura dell’illegittimo diretto affidamento alla Finmolise dei fondi anticrisi.
Dietro la contesa tra la Regione Molise (e la sua finanziaria) e il Confidi di Larino (non so dire se anche degli altri confidi molisani) stanno probabilmente molte ragioni specifiche, come divergenze di indirizzo politico tra maggioranza e opposizione, interessi particolari. Su questi aspetti non posso entrare, non ho alcun titolo per valutare l'Amministrazione della Regione Molise.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico dell'intervento anti-crisi, riconosco una contrapposizione tipica di molte regioni.
In un campo, la Regione punta ad attuare un controllo più diretto delle risorse destinate alle garanzie, dando un ruolo operativo a proprie società funzionali, e magari aprendo la rete di distribuzione a soggetti extra-regionali. Nel campo opposto, i confidi con sede in regione rivendicano la gestione delegata delle risorse mediante bandi di assegnazione dei fondi riservati ai soggetti locali. Mi pare che in Molise sia andata così.
Che cosa ne è venuto fuori? E' passata la linea della Regione, che però ha trovato attuazione con qualche passaggio deliberativo frettoloso, contestato davanti alla giustizia amministrativa. Forse l'accentramento di funzioni sulla finanziaria regionale avrebbe già di per sé rallentato l'operatività dell'intervento. Il contenzioso aperto ha creato ulteriori frizioni e incertezza. E non soltanto per il rischio legale di annullamento degli interventi deliberati, nel caso di sentenza avversa alla Regione. Il vero problema è l'irrigidimento dei rapporti conflittuali tra regione e confidi. Io avrei fatto di più per disinnescare il conflitto, far proposte alternative, trovare soluzioni soddisfacenti per i confidi. Forse non era possibile.
Il problema dell'accordo (o disaccordo) tra confidi e amministrazioni regionali non è un'esclusiva del Molise. In Veneto, in Friuli (come in Molise) si sono privilegiati Fondi di garanzia regionali versus apporti a fondi rischi ad confidim. In Umbria si cerca da cinque anni di far decollare un sistema di garanzia a due livelli che gravita sulla finanziaria regionale. In Lazio si è creata una banca per gestire i fondi di garanzia regionali.
In altre situazioni le Regioni hanno tutelato i confidi locali, ma in cambio hanno chiesto una pesante riorganizzazione del sistema. In Abruzzo si discute da anni sulla nuova legge che taglia fuori dagli aiuti i confidi di minori dimensioni. In Emilia Romagna si è varato un Fondo di garanzia di fatto riservato ai confidi maggiori, dopo aver favorito l'aggregazione dei confidi attorno a poli settoriali (processo ancora da completare). In Toscana la regione ha fortemente incoraggiato la creazione di un unico confidi dell'artigianato (oltre a destinare risorse ingenti alla "sua" FidiToscana). In Liguria è stata da poco deliberata l'aggregazione dei confidi in un unico "107" regionale, aperto (caso unico in Italia) a tutti i settori. Si potrebbero dire tante particolarità su ogni caso citato, e si potrebbero citare altri casi.
Se avessi il tempo di compilare un quadro sinottico dei diversi sistemi, farei fatica a trovare una ratio comune ai diversi interventi. Tutti sono ispirati da principi, spesso divergenti, ma anche condivisibili. Non possiamo però individuare dei modelli di riferimento, delle best practice. I fattori locali e contingenti prevalgono sulle considerazioni di efficacia generale. Sul piano concreto, ne abbiamo ottenuto un sistema molto variegato, nel quale tutti gli operatori sono alla ricerca di un assetto stabile che implica l'accesso preferenziale a risorse pubbliche. Ma anche con gli aiuti pubblici, tutti devono cambiare modello operativo. Ci sono forti resistenze a cambiare.
La situazione è magmatica. Il rischio sismico aumenta, e gli standard costruttivi sono quelli di vent'anni fa.
Servirebbe una ventata di aria nuova, di costruttività, dialogo, apertura al cambiamento. Meglio farlo prima di un eventuale terremoto.
1 commento:
l'importante è che alla fine qualcuno garantisca le imprese. e per esperienza le gestioni pubbliche si comportano in modo assai burocratico e rigido e per paura (non so di che) garantiscono solo imprese consederate da loro buone, non in crisi e solvibili.
Ma se i fondi sono per la crisi non c'è una contradizione?
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