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martedì 7 settembre 2010

Indagine di APIveneto Fidi sull'accesso al credito



Vittorio Rigotti, direttore di APIveneto Fidi, mi ha inviato i risultati di una loro interessante indagine sui rapporti tra Pmi venete e sistema bancario. Lo studio si basa sulle risposte a un questionario e sui bilanci 2009 raccolti da un campione di 300 Pmi venete di diversi settori.
Si analizza in modo puntuale la composizione dei costi del credito e il loro impatto sui bilanci delle PMI, l’importante ruolo dei Confidi (che consentono risparmi fino al 50%). Si nota anche l'incidenza significativa delle imprese che non fanno ricorso al credito bancario.
I risultati emersi eidenziano un forte incremento dello spread medio praticato dalle banche, che nel 2009 ha registrato un incremento del 53% rispetto al 2008.
Potete scaricare il rapporto dal sito di APIveneto Fidi.

Luca

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3 commenti:

Gigi ha detto...

Scaricato e letto. Dopo averlo analizzato, di seguito alcune considerazioni (che come al solito, nel mio stile, non possono non essere provocatorie, per cui se qualcuno è particolarmente sensibile se ne sconsiglia la lettura).
Il rapporto dice in buona sostanza che le imprese più bisognose (quelle piccole) sono quelle che pagano un costo del danaro più elevato e che non godono di una corretta trasmissione della politica monetaria messa in atto per attenuare gli effetti della crisi. Addirittura viene sottolineato come, a fronte di questo elevato prezzo pagato dalle piccole, le medio-grandi imprese invece siano eccessivamente favorite, esplicitamente scrivendo che "....emerge [...] una palese difformità nei comportamenti del mercato [...] e finisce inevitabilmente per originare eccessi opposti, dove una parte risulta favorita e l'altra troppo penalizzata." (p.3)
Su questo punto vengono riportate precise statistiche, che però, a mio avviso hanno la pecca di analizzare solamente un lato della medaglia, ovvero quella del costo del denaro da parte delle imprese. Nulla viene detto relativamente a quello che è l'aspetto rischio e che mi sarei aspettato, visto che lo studio ha preso in considerazione anche il bilancio delle imprese intervistate: più avanti infatti viene fatto un confronto fra il ROI ed il costo del capitale di terzi (che gli estensori dello studio chiamano arditamente costo del credito - i mutui sono crediti o debiti? mah - e ROD, return on debt - ecco la risposta-; se qualcuno mi spiega come fa un debt a provocare un return, almeno per il detentore del debt, mi faccia sapere a che banca mi devo rivolgere...., ai miei tempi, nella mia università si chiamava semplicemnte i, onerosità del capitale di terzi, ma in tanti anni le cose cambiano, Luca, se mi sbaglio, fammi sapere....). Comunque, a parte queste quisquilie, salta all'occhio, da questa analisi che ROI meno ROD è quasi una tragedia greca per le imprese del campione. Infatti il 68% delle imprese è in territorio negativo. A questo punto il dato mi dice poco se non so a quale sia il leverage delle aziende (e se c'erano i bilanci, perché non farlo?)
Infine una chicca (p.12) "L'intervento dei Confidi si conferma molto incisivo ai fini del controllo dei costi bancari. Secondo i dati comunicati dalle imprese, il 68% di coloro che utilizzano i Confidi (lo stesso numero di prima??? stasera lo gioco....) ottiene un effettivo risparmio sugli oneri finanziari..." evviva, evviva. Se non sbaglio 100-68=32: poco, pochissimo meno di un terzo delle imprese che si fa garantire da un confidi non lo fa per interesse. Che lo faccia per amore?

Luca ha detto...

@Gigi: ROD è un termine che ricorre spesso in molti testi (anche accademici) sull'analisi di bilancio. Il rendimento è del creditore, ovviamente, e l'espressione è contraddittoria, ma si usa per ragioni di simmetria linguistica con gli altri indicatori di redditività o costo che spiegano il ROE.

Gigi ha detto...

Grazie.
Io sono fermo all'insuperato "Indici di bilancio e flussi finanziari" di V. Coda, G. Brunetti, e Barbato Bergamin che conservo in teca ignifuga e ti assicuro che lì il ROD non c'era. Ma erano altri tempi....