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venerdì 3 settembre 2010

L'antitrust eccepisce sull'affidamento di diretto ai confidi dei fondi pubblici di garanzia



Un visitatore mi ha gentilmente inviato un documento dell'Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato dello scorso 19 luglio. Si tratta di una segnalazione ai presidenti delle Regioni, a Unioncamere e ad alcune Camere di commercio in materia di "Criteri di affidamento dei contributi per i fondi di garanzia fidi". L'Autorità rileva alcune problematiche concorrenziali in relazione agli affidamenti diretti dei servizi di gestione dei fondi di garanzia e ai vincoli territoriali che costituiscono criteri di accesso ai predetti fondi.
L’affidamento diretto senza ricorrere a procedure ad evidenza pubblica dei servizi di gestione di fondi di garanzia e di altri servizi strumentali (il servizio di tesoreria, monitoraggio e sorveglianza del fondo di garanzia e servizi connessi) come fatto, ad esempio, dalla Regione Molise [Delibera della giunta regionale 11 maggio 2009, n. 542 che affida tali funzioni a FinMolise] non appare giustificato. Si rileva, infatti, che la procedura non risulta concorrenzialmente corretta perché mancano i presupposti essenziali per l’applicazione della disciplina eccezionale dell’in house providing.
L'autorità contesta inoltre i limiti per l'ammissione dei confidi alla gestione di fondi pubblici che privilegiano i soggetti con sede legale nel territorio di riferimento o quelli che hanno gli erogatori tra i loro soci o enti sostenitori. Se infatti è accettabile una restrizione basata sulla localizzazione delle imprese beneficiarie degli aiuti, non lo sarebbe quella che fa riferimento alla "località" degli intermediari, dato che - osserva l'Antitrust - ciò costituisce un limite ingiustificato che danneggia i confidi operanti su più ambiti territoriali.
Al fine di assicurare un pieno confronto competitivo, l’Autorità auspica, pertanto, che i servizi di gestione dei fondi per l’erogazione di garanzie (e servizi connessi) siano affidati mediante procedure ad evidenza pubblica e che i criteri per l’ammissione ai predetti fondi dei Confidi interessati non prevedano vincoli territoriali che possano pregiudicare l’accesso sul mercato geografico di riferimento di Confidi nuovi o attivi in altri territori.
Come molti sapranno, ci sono procedimenti amministrativi in corso avviati da confidi interregionali contro amministrazioni che hanno adottato misure del tipo segnalato dall'Autorità. Il documento di cui sopra prende chiaramente posizione nella contesa.
Che cosa accadrà? Le amministrazioni si adegueranno spontaneamente agli auspici dell'Autorità? I confidi minori (assolutamente locali) rischiano lo spiazzamento? O le cose andranno avanti come oggi, in modo variegato? Non è una dotta disquisizione di microeconomia. Le iniezioni di risorse pubbliche sono da qualche mese un rimedio salvavita per molti confidi, di tutte le dimensioni. Cambiarne le regole di distribuzione non sarà indolore.
Luca

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54 commenti:

Sapio ha detto...

Il principio è giusto ma non può essere applicato in caso di contributi in conto patrimonio di vigilanza perché la regione Molise che contribuisse ad un Confidi Piemontese operante nel Molise agevolerebbe pure le imprese piemontesi.
Un sistema sarebbe la Tranched Cover inapplicabile per tante ragioni di cui si è già discusso.
Rimane la transposizione locale del modus operandi del FCG, cioè garanzie dirette della regione, amministrate da un Confidi controllatissimo dalla Regione stessa.
Prima o poi i ns amministratori locali, in verità non molto esperti di Basilea, si dovranno rassegnare. Quello di cui sopra è l'unico metodo eligibile!

Gigi ha detto...

"...non è una dotta disquisizione di microeconomia..."
Caro prof hai perfettamente ragione: è una questione politica, innanzitutto, che si scontra con principi concorrenziali ormai istituzionalizzati nel nostro ordinamento giuridico.
Le regioni cercano di destinare i fondi massimizzando il consenso e quindi aiutando le imprese locali (cosa che l'antitrust ritiene corretta) tramite i confidi locali (cosa che l'antitrust ritiene scorretta, perché ci si espone al rischio che, senza pubblica gara, i fondi non vengano utilizzati nel modo più efficiente.
Nulla di più chiaro e, a mio avviso, corretto.
In effetti, forse per gli amministratori locali, il modo più efficace ed efficiente per utilizzare i fondi pubblici sarebbe comprarsi direttamente i voti, ma questo, per ora, è ancora abbastanza illegale e non ha molto a che fare con il sostenimento dell'occupazione.
Rimane il metodo proposto da Sapio, o forse si potrebbe pensare a qualcos'altro, ovviamente eligible, altrimenti l'efficienza dove la mettiamo?

Tom ha detto...

@ Sapio, se vale il tuo ragionamento, condivisibile, non devono dare contributi a nessuno. Il punto è che l'Antitrust prende per vero ciò che dichiarano come giustificativo delle contribuzioni, aiutare le PMI locali. In realtà in diversi casi, non tutti, l'intento era esclusivamente aiutare confidi locali....!

Luca ha detto...

@Tom: oggi gli aiuti pubblici servono in molti casi ad evitare il blocco dell'attività (o la chiusura) di un confidi. Se gli aiuti non basteranno, o saranno concentrati sui confidi più grandi, o più competitivi, o più solidi, ci sarà quindi una selezione nel sistema.
Non è detto che la selezione avvenga, dato che l'Antitrust auspica, ma sono le regioni e le camere di commercio a decidere cosa fare dei loro soldi, e potrebbero anche proseguire per la loro strada.
Il mercato della garanzia collettiva è pieno di interferenze e frizioni. E' arrivato il momento di riempire di contenuti parole come efficienza operativa e risposta ai bisogni delle imprese. La vera sfida sarebbe misurare i benefici netti per le imprese (costo e disponibilità del credito, qualità dell'assistenza e della relazione con la banca). Su questi obiettivi avrebbe senso far gareggiare i confidi, grandi e piccoli. Ma in questi tempi di emergenza è ancora più complicato.
Eppure senza dei modelli virtuosi a cui tendere si naviga nella nebbia.

Tom ha detto...

@ Luca: concordo, si tratta solo di una segnalazione dell'Antitrust, continueranno a fare ciò che vogliono. Ma ripeto, la parte divertente è l'obiettivo dichiarato delle contribuzioni "aiutare le PMI", per questo motivo l'Antitrust segnala l'anomalia. Le PMI di una regione possono essere sostenute da qualunque confidi.
Nel sistema bancario tale "aiuto" ad una o poche banche sarebbe accettato di buon grado?

andrea bianchi ha detto...

carissimi, ben ritrovati
per quanto attiene a questo annoso problema rilevo che spesso i confidi applicano al rischio un prezzo inadeguato e ciò rende necessario integrare con risorse non derivanti dall'attività core i mezzi patrimoniali.
se riclassifichiamo a spread i rendimenti dei rischi assunti ci rendiamo conto del fatto che c'è troppo poco spazio per coprire il rischio la gestione e rivalutare il capitale per nuova attività.
sussistendo le migliori condizioni di buona gestione del confidi, è quindi possibile ammettere, quale chiave di lettura, che l'intervento di capitalizzazione dall'esterno in realtà corrisponda ad una sorta di sconto sul pricing fatto all'impresa.
e allora perchè non pensare ad istituzionalizzare questa prassi, qualora si ritenga utile la funzione del consorzio fidi.
integrare, sotto forma di abbattimento di un prezzo equilibrato della garanzia, il costo da far sostenere all'impresa da parte del pubblico che intende sostenere la garanzia quale strumento di politica economica.
facciamo i conti e vediamo quanto costa al pubblico.
ci sarebbe molto da riflettere sull'applicazione e soprattutto sul fronte di determinare una giusta quantificazione di prezzo equo della garanzia ma mi parrebbe utile approfondire il tema.
a presto.

Luca ha detto...

Bentornato Andrea. La strada che auspichi è quella del contributo in conto commissioni, che stiamo cercando di applicare in Trentino. Non è una novità rivoluzionaria: il credito agevolato, con il sistema dei tassi di riferimento, funziona(va) così.
Non mancano gli ostacoli, però.
Il pricing basato sul rischio può essere fatto sulle masse, dato il tasso di perdita storico o atteso, o sulle singole posizioni, dato il loro rating. Occorrono scelte filosofiche e tecniche, e sappiamo nello scenario di oggi quanto è difficile stimare dei valori medio-normali di default.
Altro problema: per tenere in piedi alcuni confidi oggi ci sono da coprire i costi di rischi presi e sotto prezzati ieri, l'altro ieri, e ancora più indietro. L'integrazione delle commissioni sul nuovo erogato deve essere accompagnata da un aiuto una tantum (speriamo) sul pregresso, a meno di accettare la chiusura di qualche confidi.
Comunque è utilissimo approfondire il tema.

Gigi ha detto...

"Occorrono scelte filosofiche e tecniche..."
Hai perfettamente ragione, Luca.
Quelle filosofiche dovrebbero dare la cornice per quelle tecniche. E' in questo che si inserisce l'antitrust. E' scorretto escludere i confidi di fuori regione se sono più efficienti nel sostenere le imprese della regione.
Insomma bisogna decidere se i soldi pubblici devono sostenere i confidi o le imprese. Se i confidi sono strumenti o fini dell'azione di politica economica regionale. Questa è la scelta filosofica di base. Per me la risposta è chiara, per cui la chiusura di qualche confidi, se porta ad una maggiore efficienza del sistema, è del tutto accettabile.
Capisco anche le lamentele dei vari presidenti, segretari, ma devono capire che un confidi non è un posto per piazzarci delle persone a guadagnare dei soldi a spese del pubblico. In Puglia, oltre all'inutile provincia di BAT (ma la città di BATman non era Gotham City?) ci sono 87 dei 673 confidi censiti oggi dall'UIF di Bankitalia (per fare un confronto la Lombardia, con un economia appena appena superiore a quella della Puglia ne ha 71).
Benvenga il contributo pubblico, a favore delle imprese però, non degli stipendifici.

Luca ha detto...

... caro Gigi, passando dalla filosofia alla parte tecnica, bisogna poi decidere le regole per mettere in graduatoria i confidi più o meno efficienti. E' meno facile di quello che sembra. Le procedure competitive potrebbero celare ancora un meccanismo di cooptazione - contrattazione che media tra pressioni locali ed extra-locali.
Senza dimenticare che oggi l'aiuto pubblico non è un incentivo a far miglior figura in un concorso di bellezza scintillante, ma una bombola di ossigeno per restare in piedi in una situazione post bombardamento.
E poi i confidi bisognosi di ossigeno non sono soltanto quelli micro che stanno dalla parti di Ettore Fieramosca.

Gigi ha detto...

E' difficile stabilire delle regole di efficienza, soprattutto se queste vanno a colpire qualcuno ed a favorire qualcun'altro. Per questo è bello dire: decide il mercato, perché deresponsabilizza. Entrare nel dettaglio delle procedure competitive significa entrare in un ginepraio con il rischio di non uscirne più.
Insomma decidere e stabilire regole sull'efficienza non è facile.
Stabilirle sull'inefficienza invece è sicuramente più facile. La mia tesi-provocazione sui confidi pugliesi (troppi rispetto all'economia e quindi, a mio avviso, per definizione inefficienti, prima ancora di andare a guardare i bilanci), ha il fine di far arrabbiare qualche amministratore di confidi pugliese per invitarlo a smentirmi. Visto il numero di confidi, questo blog dovrebbe pullulare di interventi di presidenti, direttori, dipendenti di questa splendida regione. Ci dicano loro se è efficiente il sistema confidi pugliese oppure no. Per me non lo è, ma se mi sbaglio ditemelo.....
(me la prendo con la Puglia, ma non è che il Molise stia meglio, dieci confidi per una regione che fa 6 mld di pil contro i 300 della Lombardia è tutto dire...., gli altri confronti fateli voi altrimenti sono sempre io il pignolo......)
ps
la Puglia ne fa 64 mld di euro di pil
pps (fonte wikipedia, dati un po' vecchi, 2005, ma l'ordine di grandezza è rappresentato
http://it.wikipedia.org/wiki/Regioni_dell%27Italia#Dati_economici)

Fabio Cutrera ha detto...

Ci sono anch'io e un caro saluto a Luca e agli amici del blog (non sono stato in ferie fino ad ora.... magari).
Concordo pienamente con le considerazioni del Professore (situazione post bombardamento ....., coprire i costi dei rischi presi ieri....).
Ci troviamo in una condizione mai vissuta prima con tassi di default insostenibili per molti. Dalla nascita dei Confidi sbaglio ma nulla di tutto ciò che stiamo vivendo il sistema non l'ha mai vissuto ? Le varie crisi congiunturali dei decenni scorsi hanno mai posto sotto stress in via generalizzata i Confidi tanto da poter dire oggi che non si è fatto tesoro delle esperienze passate ? Sbaglio o la contribuzione pubblica per decenni ha di fatto accresciuto i patrimoni dei Confidi senza "volatilizzarsi" nelle perdite ? Oggi l'impatto delle perdite fa apparire la contribuzione pubblica passata come inefficiente; fino a ieri difficile sostenere tale presunta inefficienza, visto che le risorse accrescevano i patrimoni e ciò pemetteva di assistere un consistente numero di imprese.
Chi ha letto in questi mesi i miei post sa che ho in più occasioni sostenuto che il cambiamento del contesto economico dai primi anni 2000 di fatto ha spiazzato molti Confidi, rimasti a valutare la solvibilità prospettica delle imprese con elementi non più adeguati. I moltiplicatori convenzionati per l'assunzione dei rischi rispetto alle disponiblità dei fondi monetari (il surrogato del coefficiente patrimoniale di oggi) con il senno di poi in molti casi erano ormai eccessivi rispetto ad un mutato contesto economico già pre crisi più selettivo, visto che i Confidi sono soggetti mono prodotto (rischio solo verso imprese e quasi totalmente chirografario, prevalentemente nei confronti di soggetti più fragili); figuriamoci con la crisi. Ciò a mio avviso varrà anche post crisi, dove un coefficiente patrimoniale del 6% per soggetti mono prodotto può forse essere adeguato in presenza di un un elevato frazionamento; diversamente, altre crisi potrebbero riproporre seri problematiche.
"Bollare" come inefficienti i Confidi oggi in difficoltà per un portafoglio eccessivamente deteriorato è facile, ma in via generalizzata a mio avviso semplicistico e ingiusto.
Bene fa l'Antitrust a pronunciarsi a riguardo delle modalità per l'individuazione di soggetti gestori dei fondi pubblici di garanzia. Cosa diversa è intervenire (e trovare il modo di farlo), per superare la situazione creatasi e costruire un sistema con nuove regole e adeguato rispetto agli scenari di oggi e futuri. Non mi preoccupa la possibile chiusura di qualche Confidi (pur grave in termini reputazionali per l'intero sistema, visto che le banche in Italia non si sono mai fatte fallire), ma un indebolimento generalizzato del sistema, dove anche quelli che restano (resistono), ne escono mutilati. In particolare il rischio è che un sistema provato patrimonialmente sia inadeguato rispetto alle necessità di oggi e di domani delle piccole e medie imprese (diverso per le micro/piccole imprese, che a mio avviso potranno continuare a trovare assistenza). Già oggi, finanziamenti che fino a ieri si riuscivano ad accompagnare (garantire), non trovano oggi Confidi disposti a garantirli (non parlo di finanziamenti di svariati milioni di Euro, ma di importo oltre i 500 mila Euro); è una realtà e ciò ci deve far riflettere. Se il problema fosse semplicemente riconducibile ad alcuni Confidi provati dalla crisi ed inefficienti che è bene che chiudano, tali imprese avrebbero assistenza da altri Confidi, anche originari di altre Regioni; da ciò che mi risultano non è però così.

Parini ha detto...

Nel documento dell'antitrust manca ogni riferimento alle finalità di politica industriale locale che stanno alla base degli aiuti ai confidi, che si sovrappongono al principio generale di tutela della concorrenza tra i confidi.
I confidi, d'altra parte, non possono essere semplicemente considerati degli operatori di mercato (ed in quanto tali oggetto di interesse dell'antitrust) ma, considerato che mediamente almeno 2/3 del patrimonio è formato da apporti pubblici comulati, sono, di fatto, anche organismi strumentali delle politiche per il credito alle p.m.i. realizzate dagli enti pubblici sul territorio.
Pertanto, i bandi devono necessariamente tenere conto delle diverse caratteristiche dei confidi, ai fini della loro capacità di operare secondo gli specifici obiettivi di politica industriale locale a favore delle imprese (che sono il beneficiario finale, ancorchè indiretto, degli aiuti pubblici in discorso).
Gli enti hanno quindi il dovere di inserire nel bando criteri e vincoli di assegnazione dei fondi funzionali a tali obiettivi sulla base di un interesse pubblico prevalente, ancorchè, in astratto, discriminatori tra la diverse tipologie di confidi.
In particolare la capacità di rapporto con il territorio è, normalmente, fattore essenziale per il perseguimento degli obiettivi stessi.
Tale rapporto con il territorio si sostanza nella rete di relazioni con associazioni di categoria, banche locali, enti locali etc..
Ne consegue che la modalità ed intensità di partecipazione al confidi e di collaborazione con lo stesso da parte di queste realtà locali può rimanere, in questo senso, un ragionevole criterio di priorità.
Ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto.
D'altra parte i confidi "interregionali", che oggi lamentano una discriminazione rispetto agli aiuti locali godono ampiamente, a loro volta, di aiuti (per esempio il F.E.I.) e vantaggi non raggiungibili per i confidi di picole - medie dimensioni.

Tom ha detto...

@ Parini: Quali sono i parametri discriminatori che applica il FEI?

excelsus ha detto...

Sotto un profilo normativo il documento dell'Antitrust è ineccepibile.

Sapio ha detto...

Anche la recente legge della Regione Abruzzo riserva i contributi solo ai Confidi Regionali:
http://www.consiglio.regione.abruzzo.it/affassweb/IX_Legislatura/leggi/2010/v047_03.asp
I Formigoni bond della Lombardia ricadono nella stessa specie?
Domanda agli esperti: la presa di posizione dell'antitrust che effetto giuridico può avere. E' solo una blanda raccomandazione non vincolante?

Luca ha detto...

Un saluto di bentornato anche a Fabio. Quanto alla discussione sul "favor" verso i confidi locali, penso che dovrebbe essere ricompresa nel dibattito più ampio sui nuovi modelli di equilibrio gestionale dei confidi. Come argomenta bene Parini, le regioni cercano dei partner che veicolino azioni di politica creditizia, si tratta di capire chi e come può svolgere quella funzione (e con l'occasione riflettere sull'efficacia delle azioni di politica creditizia tradizionali, e magari pensarne di nuove.

Dodona ha detto...

@ parini: ottimo dove conclude con "ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto".
Proviamo a identificare in concreto quali sono questi parametri di efficienza/efficacia?
Perchè ho la sensazione che, d'accordo sulle premesse (confidi capaci di sviluppare la politica industriale delle regione), manchi poi il naturale prosieguo di verifica sul tale effettiva capacità.
Servono parametri chiari e tangibili, su cui misurare i Confidi, confrontandoli.
Cosa vuol dire avere "capacità di rapporto con il territorio", se poi non si sa da che parte cominciare a dimostrare numeri alla mano questo assunto?

Sapio ha detto...

Misuriamo l'effetto degli aiuti sul Taeg di filiera per le imprese e ne vedremo delle belle, o meglio delle brutte!

Tom ha detto...

@ Sapio: cosa intendi per effetto degli aiuti sul Taeg?

Sapio ha detto...

@ Tom, di quanto il Taeg di filiera gravante sulle imprese è attenuato dagli aiuti in forma di garanzia.
E inoltre, se paga Pantalone, come ci si assicura che gli aiuti siano distribuiti equamente e non agli amici degli amici?

Tom ha detto...

@ Sapio: a mio pare gli aiuti in forma di garanzia non attenuano minimamente il TAEG di filiera. Come ricordato da Luca in questo post, gli aiuti servono a coprire perdite relative al passato.

Sapio ha detto...

E allora saniamo il passato e mettiamoci una pietra sopra (liquidazione dei Confidi) e per il futuro pensiamo a qualcosa d'altro per aiutare le imprese.

Tom ha detto...

@ Sapio: su questo punto tu ed io abbiamo già dibattuto... Gli schemi di garanzia, all'estero, si basano su fondi pubblici. Quelli che si definiscono privati, in Europa, senza i fondi pubblici (contributi e controgaranzia) non sopravvivrebbero. Accettiamo il fatto che il confidi non permette una riduzione di tasso, bensì l'accesso al credito. Una vera riforma dei confidi, che io auspico, non ci sarà MAI....troppi interssi in ballo.

abruzzo ha detto...

Bella discussione. Molte critiche nei confronti dei Confidi, diverse ingiuste. Dei soprusi bancari nessuno ne parla. Mi riferisco al fondo centrale di garanzia che dovrebbe essere esclusivamente riservato ai Confidi, ma guarda caso è appannaggio anche del sistema bancario, grazie all'attività di lobby dell'ABI, che sempre ha opposto resistenza affinchè tali risorse fossero a disposizione solo dei Confidi. E allora? Di quali stipendifici parliamo? I dipendenti dei Confidi giornalmente sono sottoposti a continui aggiornamenti (sul campo, ovvero in trincea)per assistere le PMI (redazione di business plan, risclassificazione bilanci, ecc...) Forse gli stipendifici sono altrove.

Umbria ha detto...

Grande Abruzzo!! Sul regalo dei fondi 662 alle banche ormai siamo tutti daccordo: è ora di combattere a tutti i livelli affinchè il fondo vada solo a vantaggio delle imprese (confidi) e non delle banche.

Sapio ha detto...

Scusate ma perché il vantaggio per le imprese deve passare per i Confidi? Sono soldi pubblici no?! E allora vadano alle imprese senza intermediazioni, non ce n'è bisogno.
Quanto ai soprusi delle banche avete ragione: bisogna combatterli, non aggiungercene degli altri targati Confidi.

Sapio ha detto...

@ Tom. Si lo so, con te siamo d'accordo sull'impossibilità di una riforma. Ma il blog è letto da tanti responsabili di Confidi che per una volta interloquiscono con persone che non si uniscono al coro laudatorio ma pongono dei problemi reali, a vantaggio delle imprese. Chissà che un giorno ...

Tom ha detto...

@ Abruzzo: le singole regioni hanno la facoltà di far accedere al Fondo Centrale solo i Confidi o anche le banche.

Sapio ha detto...

E' vero. Toscana e Lazio non permettono alle loro imprese l'accesso diretto al Fondo. La cosa sarebbe dovuta al fatto che queste regioni avevano (?) un sistema di Confidi maturo. Ora passi per la Toscana, ma il Lazio, non ha neppure un 107 .... Ma via, un sistema maturo? E' la tessera del pane ai Confidi amici. Così è la vita.

Gigi ha detto...

@ Parini
La tua posizione merita un'analisi accurata perché credo rappresenti il pensiero di molti nel mondo dei confidi, pensiero che non condivido ma che di seguito ti rappresento cercando di argomentare perché non lo condivido.
1) Inizi con "Nel documento dell'antitrust manca ogni riferimento alle finalità di politica industriale locale che stanno alla base degli aiuti ai confidi, che si sovrappongono al principio generale di tutela della concorrenza tra i confidi."
In questa frase stabilisci apoditticamente una gerarchia tra la politica industriale locale e il principio di tutela della concorrenza. Beh' se mi permetti questa gerarchia è tutta da dimostrare. Nella tutela della concorrenza c'è il principio, supportato da decenni di teoria economica (se vuoi discutibile, ma non è questa la sede), che la concorrenza porti ad un utilizzo più efficiente delle risorse. La politica industriale locale o è organizzata con criteri di efficienza oppure è solo merce di scambio elettorale. Tertium non datur. Per cui vi è sì una gerarchia ma è di tipo fini-mezzi. La politica industriale è il fine e la concorrenza è il mezzo. L'antitrust si occupa proprio di questo. Si occupa del mezzo, dello strumento e se nel suo documento non fa riferimento alla politica industriale è perché è competenza di qualcun altro.
2)"I confidi, d'altra parte, non possono essere semplicemente considerati degli operatori di mercato (ed in quanto tali oggetto di interesse dell'antitrust) ma, considerato che mediamente almeno 2/3 del patrimonio è formato da apporti pubblici comulati, sono, di fatto, anche organismi strumentali delle politiche per il credito alle p.m.i. realizzate dagli enti pubblici sul territorio." Anche qui l'errore logico è dello stesso tipo. Vengono confusi i piani. E' corretto dire che i confidi sono strumenti di politica economica. E' scorretto sostenere che non debbano operare con logiche concorrenziali. Sono due piani diversi. I fini e i mezzi come al punto 1. Se poi a qualcuno va bene che i soldi pubblici, visto che sono pubblici, vengano spesi in maniera inefficiente, beh, permettimi di essere in totale disaccordo su questo. La politica italiana degli ultimi trent'anni ha fatto proprio questo. Visto che il debito pubblico è di tutti allora non è di nessuno, e i soldi si possono anche buttare. No! Visto che le tasse le pago anch'io, e ne pago anche troppe, mi piacerebbe che, almeno, venissero spese in maniera efficiente e non ad libitum dell'amministratore di turno.
3) "Gli enti hanno quindi il dovere di inserire nel bando criteri e vincoli di assegnazione dei fondi funzionali a tali obiettivi sulla base di un interesse pubblico prevalente, ancorchè, in astratto, discriminatori tra la diverse tipologie di confidi."...

Gigi ha detto...

...Giusto, giustissimo. Ma qual è l'interesse pubblico? Salvare le imprese, l'occupazione oppure i confidi? Se un confidi forestiero è in grado, perché meglio organizzato, di aiutare più imprese di quello del territorio è giusto discriminarlo? E poi non si tratta di discriminare in astratto, qui le discriminazioni sono concrete, altroché!
4) "In particolare la capacità di rapporto con il territorio è, normalmente, fattore essenziale per il perseguimento degli obiettivi stessi." Sì questo può essere vero, nella misura in cui però, la relazione sia con il territorio sia un elemento misurabile. Ma da quello che segue non sembra proprio: "Tale rapporto con il territorio si sostanza nella rete di relazioni con associazioni di categoria, banche locali, enti locali etc.." Ovvero se non conosci gli amici e gli amici degli amici non vai da nessuna parte. E' questo il rapporto con il territorio? "Ne consegue che la modalità ed intensità di partecipazione al confidi e di collaborazione con lo stesso da parte di queste realtà locali può rimanere, in questo senso, un ragionevole criterio di priorità." Ma allora diventa un criterio di efficienza....se serve ad aiutare più imprese.
5)"Ovviamente, si tratta di un criterio da motivare in modo ragionevole e trasparente, e, soprattutto, da accompagnare con parametri minimi di efficienza/efficacia dei confidi locali, allo scopo di limitare la distorsività concorrenziale dell'aiuto." Ma allora tutta sta pippa per dire che sei dei nostri...w la concorrenza, w l'antitrust evviva evviva.....
6)"D'altra parte i confidi "interregionali", che oggi lamentano una discriminazione rispetto agli aiuti locali godono ampiamente, a loro volta, di aiuti (per esempio il F.E.I.) e vantaggi non raggiungibili per i confidi di picole - medie dimensioni." ... che, appunto, vista la comprovata inefficienza farebbero bene a fondersi o a chiudere.... E ritorniamo a confondere i piani dei mezzi (la concorrenza per essere efficienti) con quello dei fini (la politica economica).
Caro Parini in conclusione mi pare che siamo tutti d'accordo sull'efficienza, tranne sul fatto che per te è più efficiente un confidi del territorio (a prescindere) per me invece bisogna misurarla questa benedetta efficienza, anche quella legata al territorio. Se non è misurabile è una balla per sostenere un semplice scambio politico sul territorio. Soldi contro voti. E visto che i soldi sono (anche) i miei preferirei che non funzionasse così.

Sapio ha detto...

@ Gigi: è da molto tempo che devo farti i complimenti per i tuoi interventi! Bravissimo e questo vale per tutte le altre volte che non te l'ho detto.

Gigi ha detto...

@Abruzzo&Umbria&TuttaL'ItaliaUnita evviva l'Europa
Tema: sugli stipendifici
Spero la tabella venga leggibile: ho messso in fila il pil del 2007 (ultimo disponibile sul sito Eurostat, dati in mln di € al valore corrente, sul sito Istat bisogna pagare per avere i dati e giurare sulla propria parola di scout di darli solo a chi vogliono loro, ma per fortuna c'è l'Europa) ed il numero dei confidi fonte UIF/Bankitalia (dati ad oggi).
Ho poi fatto un rapporto (grezzissimo, ma non ci sono studi su questa roba, se qualcuno vuol fare di meglio faccia...) pil/confidi. Come al solito i numeri parlano da soli. Meditate gente meditate.
Regione n.Confidi pil 2007 PIL/Confidi
ABRUZZO 57 28.242 495
BASILICATA 18 11.160 620
CALABRIA 32 33.159 1.036
CAMPANIA 48 96.097 2.002
EMILIA ROMAGNA 27 136.770 5.066
FRIULI VENEZIA GIULIA 9 35.711 3.968
LAZIO 74 170.025 2.298
LIGURIA 11 43.217 3.929
LOMBARDIA 71 325.328 4.582
MARCHE 27 40.988 1.518
MOLISE 10 6.279 628
PIEMONTE 27 125.070 4.632
PUGLIA 87 68.478 787
SARDEGNA 27 32.800 1.215
SICILIA 60 83.436 1.391
TOSCANA 24 103.779 4.324
TRENTINO ALTO ADIGE 8 32.260 4.033
UMBRIA 10 21.422 2.142
VALLE D'AOSTA 5 3.740 748
VENETO 41 146.955 3.584
Total Result 673 1.544.916 2.296

Gigi ha detto...

Scusate la barbarie con cui è venuta formattata la tabella, ma il blog non prende le tabulazioni. Fate un copia incolla in excel (anche se io preferisco OpenOffice) e forse dovrebbe venire più leggibile.

artigiano ha detto...

sono un imprenditore artigiano nonchè consigliere di un Confidi che crede in questi strumenti da circa 20 anni. In tuti questi anni ho usufruito di 567 mila euro di finanziamenti destinati in gran parte all'acquisto del laboratorio e per normali esigenze di gestione. Se non avevo la garanzia del mio Confidi col cavolo che beneficiavo dei finanziamenti. Ho acquistato le mie quote, ho pagato la commissione di garanzia ed ho permesso ad altri collghi più giovani di accedere al redito. Oggi con la crisi (ma passerà) ammetto che l'attività dei Confidi è più difficile però al mio Confidi ed assieme a me altri 2345 colleghi chiedo anche altro: consulenza finanziaria, progetti aziendali, impostazione di statuti societari, riclasificazione bilanci, ecc... e questi servizi sono gratuiti. Quanto mi costerebbero da un professionista? Questo caro Gigi c'è nella tua ennesima tabellina (permettetemi ma ne abbiamo le scatole piene)? La crisi noi imprenditori la viviamo giornalmente, ma le ricette e le analisi degli economisti sono stati un flop. Eppoi di riforme sui Confidi negli ultimi 10 anni quante ce ne sono state? Teniamoceli stretti questi strumenti di garanzia.

Gigi ha detto...

Caro Artigiano,
forse ti confondi un attimo. Nessuno vuole abolire i confidi. Anzi siamo tutti qui a dire che confidi sono utilissimi. Stiamo solo cercando di capire come possono essere spesi al meglio i soldi pubblici proprio per aiutare quelle imprese, che, come la tua, sostengono l'economia e l'occupazione.
Se in Abruzzo ci sono 57 confidi ed in Lombardia 71 mi puo' venire il dubbio che qualche confidi Abruzzese potrebbe chiudere ed i soldi pubblici destinati a mantenere in vita artificialmente quel confidi potrebbero invece aiutare qualche impresa in più? Se il tuo confidi ti dà tutte quelle cose che scrivi è un ottimo confidi ma ricordati che non è gratis. Non lo paghi tu direttamente, ma lo paga qualcun altro. Chi ti fa tutte quelle cose (consulenza, progetti, riclassificazioni, etc.) lavora gratis o percepisce uno stipendio? Immagino la seconda che ho detto. Se è così qualcuno paga. E se a pagare è il pubblico quel pubblico sono anche io con le mie tasse che ogni anno verso al fisco. E' anche per quello che mi prendo la briga di fare delle tabelle per cercare di capire: sono i miei soldi che vengono spesi bene o male. Se poi tu ne hai piene le tasche sono affari tuoi ma ricordati che fare le tabelle per cercare di capire fa parte del mio lavoro, che qui do' gratis perché credo nel fatto di condividere delle idee e spero che qualche mia idea possa essere utile a tutti. E nel mio lavoro, che può essere anche fatto male, accetto critiche ed osservazioni ma esigo rispetto.
Anche da te.

Tom ha detto...

@ Gigi: ottima risposta punto su punto a Parini! Attendo ancora una sua risposta (di Parini) sulla discriminazione applicata dal FEI........

impiegato Confidi ha detto...

E chi te lo nega il rispetto. Scusami. Siccome hai parlato di stipendifici ti sottolineo che nei Confidi ci sono una marea di giovani laureati ma anche diplomati con esperienza decennale preparatissimi che fanno tirocini, stages ecc... a 500/1000 euro al mese. Un Confidi serio gli stipendi li sostiene attraverso i corrispettivi per la garanzia. I contributi pubblici sono destinati alle imprese attraverso l'abbattimento del tasso d'interesse o altre tipologie. Se un Confidi riesce a sostenere le spese per il personale e anche quelle tipiche di gestione attraverso i ricavi tipici è uno stipendificio? Anche chi lavora nei Confidi esige rispetto.

Sapio ha detto...

@ impiegato, ci fai un esempio dell'abbattimento del tasso di interesse che voi Confidi seri (ma i poco seri quanti sono?)provocate distribuendo aiuti pubblici (finanziati con le ns tasse)?

Gigi ha detto...

@ Impiegato Confidi sulla parola stipendificio:
La mia non è una generalizzazione. E' una provocazione.
Tu che sei dell'ambiente rispondi: secondo te gli 87 confidi pugliesi, i 57 abruzzesi e i 10 molisani (ricordo che il Molise ha un pil di 6,2 mld/€!!!) sono tutti come il tuo o come quello di Artigiano? O non ce n'è forse qualcuno di troppo rispetto a criteri di efficienza (e se c'è non è forse uno stipendificio?)
Lo dici tu "un confidi serio gli stipendi li sostiene attraverso i corrispettivi per la garanzia".
Ed il rischio? Chi lo sostiene, chi lo paga? Il pubblico? Sì va bene ci sta in una politica industriale di sostegno all'economia. Ma quanto? In quale maniera? Chiara o fumosa? Con criteri di efficienza misurabili (concorrenza, antitrust) o di relazione non misurabili (territorio, amici degli amici, etc. etc.) E forse ci potrebbero essere criteri di territorialità misurabili? Che effettivamente misurino la capacità di valorizzare in maniera più efficiente i contributi? Queste sono le domande che faccio.
Averne le scatole piene di domande scomode (qualche domanda la mia tabellina la pone) è solo un modo per nascondersi dietro ad un dito per mantenere lo status quo in un mondo che cambia, salvo piangere il morto quando i soldi non ci sono più ed il mondo va male per colpa della Cina. La retorica degli imprenditori salvatori della Patria a me proprio non va, ognuno ha un suo ruolo e va rispettato. Gli imprenditori facciano gli imprenditori, le banche (che sono pure imprese) prestino i soldi a chi se li merita, i confidi siano strumenti di mutuo aiuto e di politica economica. Visto che però nel caso dei confidi si spendono soldi pubblici forse è il caso di entrare pubblicamente nel dettaglio dei criteri di efficienza usati nella distribuzione dell'aiuto (si giustifica quindi l'intervento dell'antitrust)
Infine per tutti gli impiegati preparatissimi che lavorano per 500-1000 euro al mese va non solo la mia stima e (ovviamente) il mio rispetto ma anche il mio invito a pretendere contratti sicuri e stabili e stipendi decenti. Il lavoro che fate (consulenza, progetti, riclassificazioni, etc.) è un lavoro da professionisti che un commercialista si farebbe pagare fior di quattrini e voi lo fate per un tozzo di pane. Chi ci guadagna? L'Artigiano che magari gira in SUV (detraibile, grazie alla vostra consulenza) e che pesta i piedi per avere il contributo al suo confidi (altrimenti la consulenza chi gliela fa?) Ecco chi gli paga i servizi gratuiti: Gigi e gli impiegati sottopagati dei confidi. Altro che gratuiti....

Sapio ha detto...

@ Gigi, d'accordissimo. Piena solidarietà agli impiegati (anche sottopagati) dei Confidi. Infatti occorre un piano di assorbimento di costoro da parte delle banche, che negli anni, hanno accresciuto il fenomeno Confidi, fenomeno che gli faveva comodo perché portava clienti.
Vorrei chiarire anche il problema dell'accesso al credito ' questo sconosciuto. E' il servizio effettuato dal Confidi di presentazione ed accompagnamento in banca delle domande di credito. C'è qualche differenza con quello che fanno i mediatori creditizi, i commercialisti, i consulenti? Assolutamente no. Però l'eventuale rilascio di una garanzia a titolo di compartecipazione al rischio da parte del Confidi potrebbe essere accettabile? Certamente, purché avvenisse utilizzando i fondi propri. Se invece si utilizzano fondi pubblici, allora questi ultimi vengono usati per facilitare il business principale e privato, cioè la presentazione-accompagnamento. E così le cose sono meno accettabili.

Alex ha detto...

Mi sembra che stiamo deragliando....
Vediamo se posso dare un piccolo contributo.
In Abruzzo la Regione, che io sappia, non ha mai erogato contributi per la gestione dei confidi, ragion per cui ogni confidi ha sempre coperto i suoi costi gestionali con i compensi fideiussori ed i proventi finanziari.
I confidi in Abruzzo possono gestire due tipi di contributi:
a) contributi ad incremento del proprio patrimonio o dei fondi rischi che, chiaramente, possono essere utilizzati solo ed esclusivamente per la copertura delle insolvenze;
b) contributi in conto interessi da erogare alle imprese socie beneficiarie della garanzia del Confidi.
Entrambi i contributi, in termini di conto economico, sono assolutamente neutri e se ne capisce chiaramente la ragione.

Sapio ha detto...

Facciamo i puristi giocando col significato di "contributi alla gestione"? Un contributo in conto patrimonio permette la continuità operativa del Confidi e quindi comunque ne consente la gestione. E' così per tutte le aziende.

Luca ha detto...

Ahi, ahi, vi lascio un momento soli e la discussione diventa animosa (al di là delle intenzioni e della rilevanza degli argomenti).
Ho la sensazione che sia un passo indietro rispetto al lavoro degli ultimi mesi, legato ai seminari Smefin ma non solo.
Oggi non ha senso uno spazio di discussione accademico (nel senso di generale ed astratto) su tutta la roba che si discute qui (meriti dei confidi, efficienza degli aiuti pubblici al credito, ecc.). Ci sono dei problemi da affrontare, che esigono risposte specifiche, da cercare mettendosi attorno a un tavolo. Le visioni generali (meglio i confidi grandi o piccoli? aiuti alle imprese o alle banche? esclusive e preferenze per i soggetti locali?) non partoriscono le risposte. Le risposte nascono guardando in faccia il problema e guardandosi negli occhi tra quelli che ce l'hanno in carico, e devono mettersi d'accordo.
La decisione di penalizzare o escludere alcuni soggetti può essere motivata, a malincuore, in primis dal fatto che questi soggetti si rifiutano di guardare in faccia i problemi e di collaborare. In seconda istanza si può prendere quella decisione dolorosa perché si accerta che omnai quei soggetti non ce la possono fare, ma ritengo che siano gli stessi soggetti a rendersi conto di questo e si adoperino per traformarsi prima che un'autorità esterna tiri fuori il cartellino rosso (se lo fa è perché ha vinto la lobby pro tempore più forte, o perché vuole incassare un successo mediatico; in alcuni casi miracolosi per il bene comune)
Per questo raccomando agli amici che prendono posizioni nette, come Gigi o Sapio, di usare attenzione verso gli interlocutori che stanno lavorando duramente, perché non si scoraggino (che si incazzino nella discussione ci può stare, l'importante è che il lavoro non si fermi).

Gigi ha detto...

@ Alex
Giusto fare il caso singolo. Le generalizzazioni servono per fare le teorie. I casi singoli per testare le teorie. La mia teoria (molto grezza se vuoi, ma proprio per questo anche molto forte) del rapporto regionale pil/confidi è tutta da falsificare: fino a quel momento è vera ed afferma che laddove il rapporto tra pil e numero di confidi è basso l'efficienza complessiva, del sistema regionale è bassa e viceversa.
Il criterio dell'efficienza non guarda al titolo giuridico di come i soldi entrino nel confidi oppure escano. Semplicemente si riferisce al fatto che con le stesse risorse (complessive) si possa produrre di più (nel nostro caso erogare più garanzie). Un confidi inefficiente non spende male solo i soldi pubblici, spende male anche i propri, quindi non fa neanche bene l'interesse dei propri soci e della propria associazione (mentre può fare gli interessi politici di qualcuno....)
Io rompo le scatole sulla parte pubblica, perché quella è costituita dai miei soldi, le tasse che pago, e ho titolo e diritto a rompere quanto voglio. Però il ragionamento sull'efficienza è di carattere generale.
Come sottolineato da Sapio, se la legge prevede solo contributi ad incremento del patrimonio o del fondo rischi e/o contributi in conto interesse, non vuol dire che non aiuti la gestione. Il titolo giuridico è importante per dare un senso alla politica economica, ma quando i soldi entrano in una organizzazione aziendale entrano in un coacervo economico indistinguibile. Un contributo ad incremento del proprio patrimonio è il contributo più indistinto che ci sia. La differenza tra ricavi e costi (detta anche risultato di esercizio oppure utile oppure perdita etc.etc.) è quella che mi permette di aumentare o diminuire il patrimonio (visto che in un confidi non si distribuiscono utili). Qui arriva direttamente il contributo!!!! Non aiuta la gestione? Ma così chi se ne frega della gestione tanto ho il contributo della regione che mi aumenta il patrimonio!
No Alex non stiamo deragliando, in tema di efficienza mi sa che stiamo proprio centrando il punto.
La mia impressione è che con questo discorso andiamo a toccare tanti interessi di tanti amministratori che come valvassini del feudo regionale distribuiscono favori a destra e a manca in cambio di altri favori e/o di voti.
Se provi a mettere in ordine decrescente la mia tabellina, prendendo il rapporto pil/confidi ottieni questo ordine regionale:
EMILIA ROMAGNA
PIEMONTE
LOMBARDIA
TOSCANA
TRENTINO ALTO ADIGE
FRIULI VENEZIA GIULIA
LIGURIA
VENETO
LAZIO
UMBRIA
CAMPANIA
MARCHE
SICILIA
SARDEGNA
CALABRIA
PUGLIA
VALLE D'AOSTA
MOLISE
BASILICATA
ABRUZZO
ti dice niente?
ps
Questo mi è sfuggito ieri:
mi perdonino gli amici Trentini e Altoatesini, in realtà per una corretta analisi bisognerebbe tenere distinte le due province, io ho fatto la somma dei confidi e del pil per semplificarmi la vita (invece eurostat correttamente tiene distinte le due province)

Gigi ha detto...

Scusa prof, sei intervenuto finché scrivevo non ho fatto a tempo a leggere per cui forse è il caso che chiarisca.
1) Credo che i confidi siano una bellissima realtà solidaristica;
2) Ritengo il loro intervento indispensabile sia in un momento di crisi sia quando le cose vanno bene;
3) Credo che possano essere uno strumento molto efficace delle politiche economiche sul territorio;
4) Sono in grado di aiutare i soggetti più deboli, nel rapporto con soggetti forti come le banche.
etc.etc. queste sono solo le prime cose che mi vengono in mente....
Proprio per questo mi prendo a cuore gli argomenti e mi animo di spirito critico e polemico: per cercare di spingere i confidi a migliorarsi perché secondo me possono fare di più. A volte non si ottiene niente se non si provoca e se non si fa incazzare qualcuno.
Chi di voi non ha mai preso uno scapaccione a scuola? Ecco, è con quello spirito benevolo (e se volete anche un po' saccente) che ho la pretesa di mollare qualche scapaccione come il maestro a scuola tanti anni fa (adesso ti denunciano subito!!!) Però sono qui, non mi offendo se qualcuno mi contraddice, e soprattutto spero di non scoraggiare nessuno, non è nelle mie intenzioni.

Alex ha detto...

@ Gigi
Non ho elementi seri per poter parlare di efficienza di un Confidi posso parlarti del Confidi dove io lavoro, dei sacrifici giornalieri che noi dipendenti facciamo, dei sacrifici che il nostro Presidente e i consiglieri fanno quotidianamente nel tentativo, a volte vano, di superare le mille difficoltà che ci sono. Posso parlarti della mia realtà e solo della mia. Mi parli di favori, di interessi di vassalli e valvassini.... mi sta anche bene ma non credi che questo sia generalizzare?
@Luca
Santo Luca meno male che ci sei Tu :-)

Sapio ha detto...

@ Alex, è proprio per difendere i Confidi come voi che bisogna chiudere quelli che si confondono con voi per fare i propri interessi a danno dell'erario e delle imprese serie.

Gigi ha detto...

Grazie Alex, è proprio della tua testimonianza che ho bisogno, di capire quali sono le difficoltà e, perché no, se le difficoltà sono tante perché non pensare a qualche aggregazione strategica con qualche confidi "amico"? Crescere per avere meno difficoltà (migliorare l'efficienza...) non è una cosa sbagliata. Lavorereste meglio voi, forse meglio anche quelli del confidi "amico" e ne avrebbero vantaggio le imprese associate. Certo costa molto fare una fusione. Lottare, come fate voi è giusto, ma vi chiedete qualche volta perché? L'indipendenza è una bella cosa ma a volte può essere difficilmente sostenibile. La banche di credito cooperativo ne sanno qualcosa che non crescevano finché non c'era una crisi conclamata e solo allora con bankitalia che le prendeva per la collottola si fondevano. Anche dentro il mondo dei confidi dovrebbe esserci questa consapevolezza. E' forse un caso che i confidi siano passati da più di 1000 nel 2006 ai meno di 700 di oggi, obtorto collo?
Certo parlare di interessi di vassalli e valvassini può essere una generalizzazione, ma allora qualcuno mi spieghi l'ultima tabella che ho postato.

abruzzo ha detto...

Complimenti Gigi. Sono completamemte daccordo su quanto dici. E' quello che la Legge di riforma dei Confidi ha avviato nela nostra Regione. Speriamo che i tempi d'aggregazione siano celerissimi

Luca ha detto...

Bene, discussione ricca e fruttuosa.
Mi permetto di ribadire una cosa: che nel dibattito sui confidi si confrontino portatori di interessi opposti è normale; diventa patologico quando blocca la presa d'atto dei problemi e il confronto su come risolverli. Per superare questa possibile impasse conta la disponibilità a capire e a collaborare.

jaures ha detto...

Salve a tutti, bentrovati. Un caro saluto anche al prof. Luca.
Passa l'estate ma i grandi temi non cambiano, vedo... e non potrebbe essere altrimenti.
Forse c'e' un equivoco di fondo sulla discussione sui confidi.
I confidi a mio avviso, nei fatti, sono degli ammortizzatori sociali, al pari della cassa integrazione, delle pensioni sociali ecc. In questo caso servono a supportare le parti deboli dell'economia. Sono ammortizzatori sociali a cui, a differenza dell'Inps, la gestione delle risorse pubbliche e' destinata a soggetti privati, ancorche' mutualistici ecc.
Il tema e': le imprese sono meritevoli di assistenza come lo e' una persona fisica? Se si' bisogna accettarne il costo. Altrimenti la filosofia deve essere radicalmente diversa, di stampo liberista, da legislazione fallimentare ottocentesca (visione sicuramente legittima).

Gigi ha detto...

@jaures
"I confidi a mio avviso, nei fatti, sono degli ammortizzatori sociali, al pari della cassa integrazione, delle pensioni sociali ecc. In questo caso servono a supportare le parti deboli dell'economia. Sono ammortizzatori sociali a cui, a differenza dell'Inps, la gestione delle risorse pubbliche e' destinata a soggetti privati, ancorche' mutualistici ecc. "
Sono d'accordo con te al 100%.
Ma il fatto che i fini siano mutualistici, assistenziali, che la gestione sia pubblica o privata, i soldi che si mettono dentro devono essere usati efficientemente (anche quelli dell'INPS!!!!).
Chiedo anche a te, a costo di essere pesante, pedante e rompiscatole, di non confondere i fini con i mezzi. L'efficienza (mezzo) non può che essere ottenuta con meccanismi concorrenziali. Indipendentemente dai fini (mutualità, assistenza).
Alla domanda se le imprese sono meritevoli di assistenza ti rispondo: sì. Solo nella misura in cui ci siano prospettive di rilancio e funzionamento autonomo dell'impresa. Le imprese devono camminare con le proprie gambe. Se qualche volta serve una stampella, questa va data, solo per il bene pubblico (occupazione), ma non deve essere una stampella strutturale (partecipazioni statali tipo anni '70-80? no grazie!), deve essere straordinaria e deve servire alle imprese per riprendersi da momenti di difficoltà.
Il costo per aiutare le imprese è socialmente accettabile. Quello che non è accettabile, né socialmente, né moralmente è che a parità di soldi spesi si aiutino meno imprese (e si tuteli meno occupazione) di quelle che si potrebbero se i soldi fossero gestiti in maniera efficiente, indipendentemente dal numero dei confidi. E per questo, ritengo che l'antitrust abbia ragione da vendere.
Nessun equivoco caro jaures, a me le cose sembrano chiare: c'è chi vede nell'antitrust un soggetto che impedisce di mantenere lo status quo e molti confidi stanno da quella parte (per fortuna non tutti anzi probabilmente sono solo una rumorosa minoranza).

Sapio ha detto...

Le agevolazioni pubbliche (anche quelle in forma di garanzia) vanno distribuite con criteri oggettivi. Non possono essere date secondo una scala di merito soggettiva (detta merito di credito) come avviene ora. Altrimenti si tratta di arbitrio, a te che sei amico mio o dei miei amici, sì, hai merito. A te che non lo sei, no, perché non hai merito.