Nelle mie chiacchierate informali con cognoscenti in materia di confidi ho saputo che le associazioni di settore hanno proposto di inserire nel DDL n.1817 (Legge Finanziaria 2008), dopo l'art.4 comma 34, alcune disposizioni per il sostegno e lo sviluppo degli enti di garanzia.
Il primo punto è una riformulazione del comma 881 della precedente finanziaria 2007 (vedi questo blog), relativo all'imputazione a riserve patrimoniali dei fondi rischi di origine pubblica. La nuova norma prevede che i fondi di origine pubblica esistenti al 31/12/2007 siano imputati a patrimonio in apposita voce del bilancio, presumibilmente una riserva non disponibile [nella stesura del c.883 si parlava soltanto di capitale sociale o fondo consortile, quindi il giro dei fondi pubblici determinava un aumento del capitale nominale dei soci per una quota distinta e indisponibile, con ovvie difficoltà di attuazione]. La nuova norma proposta intende, come la vecchia, produrre la decadenza dei vincoli di destinazione dei fondi pubblici, ma [si precisa] "esclusivamente ai fini della determinazione del patrimonio di vigilanza dei relativi confidi".
Il secondo punto riguarda la costituzione di un Fondo per sostenere le spese relative ai processi di accorpamento e di fusione (con menzione di consulenze e oneri notarili).
Il terzo punto prevede un Fondo per l'erogazione di contributi destinati a incrementare le riserve patrimoniali dei confidi in relazione ai processi di fusione o di iscrizione nell'elenco di cui all'art. 107.
Data l'ufficiosità del testo di cui ho avuto notizia, mi astengo dai commenti. Se qualcuno, più informato di me, ne vuole fare, è il benvenuto.
Luca
PS [5/11] L'emendamento è stato giudicato inammissibile dalla Commissione. PPS [18/11] Il punto sul giro dei fondi pubblici a patrimonio è stato reinserito in un nuovo emendamento approvato in aula dal Senato, vedi questo blog.
2 commenti:
Anche se sono stato uno dei primi sostenitori delle fusioni tra confidi (subito dopo l'emanazione dell'art. 13 del D.L. 269/2003) mi stupisco di trovare proposte di incentivi nella prossima finanziaria. I vincoli alle fusioni (credo di aver prestato consulenza ormai ad una decina di operazioni sul territorio) non sono certo di natura economica ma riguardano soprattutto la difficoltà nell'incrinare (non dico certo far capitolare) autonomie, campanilismi, etc. Penso che i contributi alle fusioni alla fine andranno ad incrementare i patrimoni dei confidi che hanno già deciso la via dell'aggregazione. Per gli altri ci vuol ben altro per convincerli piuttosto che la copertura delle spese delle consulenze e delle spese notarili....
Concordo sull'esistenza di "ben altre" remore ad aggregarsi. Aggiungo uno spunto: molte fusioni fatte sino ad oggi hanno portato ad entità simili a quelle che si univano. Con il passaggio a 107 ci si deve trasformare in entità radicalmente diverse, e gli stessi modelli organizzativi, professionali sono da inventare (o adattare con modifiche sostanziali). Penso quindi che le fusioni che si preannunciano saranno più complesse e più costose di quelle fatte sin qui. Che poi sia efficiente ed equo finanziare con soldi pubblici la ricerca di soluzioni a questi problemi nuovi e complessi, si può discutere.
Posta un commento