Segnalo un paper molto interessante di Berg, Puri e Rochold, Loan Officer Incentives and the Limits of Hard Information. Si basa su un campione di 240.000 pratiche di fido di una grande banca europea, passate per un sistema di credit scoring limitato a informazioni hard (bilanci, anagrafica). Come sono cambiate le decisioni dei funzionari deliberanti?
Gli autori hanno notato comportamenti curiosi. I loan officer provano più volte l'inserimento dei dati nel sistema quando ottengono giudizi negativi, per farli diventare positivi. Le ripetute manipolazioni dei dati di input ha il suo picco in corrispondenza degli scoring di poco superiori alla soglia di accettabilità. Quando il credit risk manager sposta tale soglia di cutoff, la concentrazione di manipolazioni si sposta anche lei, di poco sopra la nuova soglia. Le pratiche ripetutamente massaggiate sono caratterizzate, a parità di scoring, da tassi di default più alti.
Morale: un sistema di rating esclusivamente meccanico introduce incentivi perversi nelle decisioni di affidamento. Perché? Commentando l'articolo do le mie personali interpretazioni.
La prima falla è la mortificazione della professionalità e della responsabilità personale del deliberante. Se da interlocutore propositivo del cliente io divento la maschera del teatro che controlla il biglietto all'ingresso in sala, mi comporto di conseguenza.
La seconda falla è il sistema di controllo di gestione. Se il responsabile crediti è misurato sul performance reddituali (margine su un tasso di funding risk adjusted, ad esempio) è sempre incentivato a incrementarei volumi di credito. Anzi, sulle classi di rischio borderline può accadere che riesca a fare margini più ricchi, finché restano in bonis. Se poi si deteriorano, ha pronto il tabulato dello scoring in delibera dove dimostra che la pratica aveva i requisiti di accettazione fissati dai guru delle politiche creditizie o del risk management. Ecco la ragione probabile degli aiutini che il paper ha riscontrato nelle fasce di rating appena sopra la sufficienza.
Evidenze di questo genere fanno riflettere. In gioco non c'è soltanto la qualità delle decisioni di affidamento. C'è tutto l'impianto dei modelli di rating interno applicati ai prestiti. L'aggiustamento delle cifre per far passare una pratica altrimenti scartata produce anche l'effetto di abbassare la PD e la LGD di quell'esposizione, calcolando di conseguenza accantonamenti e assorbimenti di capitale più bassi del dovuto. Così come il funzionario crediti è tentato di massaggiare la pratica per renderla più digeribile, così il CFO della banca è tentato di far uscire dal sistema di rating assorbimenti più bassi, per presentarsi con un coefficiente di solvibilità più alto. Gli esercizi di stress test dell'EBA hanno mostrato assorbimenti sistematicamente più bassi nei gruppi che applicano più diffusamente i modelli interni. Il gioco è ancora più sfacciato nell'ambito dei rischi di mercato (dove Basilea 2.5 e Basilea III sono corsi ai ripari), ma dubito che l'opportunità non sia sfruttata nel rischio di credito.
Gli autori hanno notato comportamenti curiosi. I loan officer provano più volte l'inserimento dei dati nel sistema quando ottengono giudizi negativi, per farli diventare positivi. Le ripetute manipolazioni dei dati di input ha il suo picco in corrispondenza degli scoring di poco superiori alla soglia di accettabilità. Quando il credit risk manager sposta tale soglia di cutoff, la concentrazione di manipolazioni si sposta anche lei, di poco sopra la nuova soglia. Le pratiche ripetutamente massaggiate sono caratterizzate, a parità di scoring, da tassi di default più alti.
Morale: un sistema di rating esclusivamente meccanico introduce incentivi perversi nelle decisioni di affidamento. Perché? Commentando l'articolo do le mie personali interpretazioni.
La prima falla è la mortificazione della professionalità e della responsabilità personale del deliberante. Se da interlocutore propositivo del cliente io divento la maschera del teatro che controlla il biglietto all'ingresso in sala, mi comporto di conseguenza.
La seconda falla è il sistema di controllo di gestione. Se il responsabile crediti è misurato sul performance reddituali (margine su un tasso di funding risk adjusted, ad esempio) è sempre incentivato a incrementarei volumi di credito. Anzi, sulle classi di rischio borderline può accadere che riesca a fare margini più ricchi, finché restano in bonis. Se poi si deteriorano, ha pronto il tabulato dello scoring in delibera dove dimostra che la pratica aveva i requisiti di accettazione fissati dai guru delle politiche creditizie o del risk management. Ecco la ragione probabile degli aiutini che il paper ha riscontrato nelle fasce di rating appena sopra la sufficienza.
Evidenze di questo genere fanno riflettere. In gioco non c'è soltanto la qualità delle decisioni di affidamento. C'è tutto l'impianto dei modelli di rating interno applicati ai prestiti. L'aggiustamento delle cifre per far passare una pratica altrimenti scartata produce anche l'effetto di abbassare la PD e la LGD di quell'esposizione, calcolando di conseguenza accantonamenti e assorbimenti di capitale più bassi del dovuto. Così come il funzionario crediti è tentato di massaggiare la pratica per renderla più digeribile, così il CFO della banca è tentato di far uscire dal sistema di rating assorbimenti più bassi, per presentarsi con un coefficiente di solvibilità più alto. Gli esercizi di stress test dell'EBA hanno mostrato assorbimenti sistematicamente più bassi nei gruppi che applicano più diffusamente i modelli interni. Il gioco è ancora più sfacciato nell'ambito dei rischi di mercato (dove Basilea 2.5 e Basilea III sono corsi ai ripari), ma dubito che l'opportunità non sia sfruttata nel rischio di credito.
5 commenti:
Ciao Luca,
direi, con una battuta, che nihil novi sub soli.
Da quanto scritto, sembra alla fine dei conti che dietro il vestito "tecnico" dei sistemi di scoring, rating ecc, così maneggiati, si nasconde l'antica prassi reddituale di consentire gli sconfinamenti a clienti comunque ritenuti ancora solvibili, in modo da lucrare alti interessi attivi (attivi per la banca, passivi per il cliente): i famosi interessi extrafido..
Jaures
Antico detto bancario (alla facciaccia dei rating e di tutto il sistema di calcolo degli RWA): con i fidi che ti lasciano dormire sonni tranquilli non si mangia, con quelli che ti permettono di mangiare non si dorme.
Trasformare tutto il rischio in rendimento (e pesare gli attivi per il rischio) è come voler mostrare due facce della stessa medaglia in una sola, è come sviluppare nel piano la superficie della sfera. Ci si può provare ma i risultati saranno sempre distorti rispetto alla realtà.
Grazie, Gigi, gli usi e i motti della pratica bancaria contengono più saggezza delle regole di Basilea III (e in meno parole).
Andiamo con ordine: "Gli esercizi di stress test dell'EBA hanno mostrato assorbimenti sistematicamente più bassi nei gruppi che applicano più diffusamente i modelli interni". Certo, ma i modelli interni sono stati previsti proprio a questo scopo. Quindi perché meravigliarsi?
Massaggi: sono possibili solo sui bilanci non ufficiali. Quelli ufficiali vengono già massaggiati o dopati. E che massaggi, che doping! Ora il problema è tutto lì: i bilanci ufficiali vanno rettificati prima di sottoporli al rating. Ma è troppo costoso e non si fa e il risultato è quello che viene denunciato: rating all'aria fritta.
Vale il solito e sempreverde adagio informatico: garbage in garbage out. Se in un processo manuale si riesce a differenziare la plastica dalla carta e avere un prodotto finito decente in un processo automatico la falsificazione è mortale e indifferenziata. La verifica che il dato sia rappresentativo è troppo onerosa e ogni dato taroccato propaga automaticamente il taroccamento nel sistema. Non si tratta del sistematico errore che nei grandi numeri si elide ma del consapevole taroccamento che invalida le premesse metodologiche del modello. Provate a fare carta riciclata con la plastica dentro e viceversa... A proposito: vado a mettere fuori i bidoni.Stasera esce l'umido ed il secco non differenziabile.
Posta un commento