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giovedì 20 giugno 2013

Unionfidi Calabria si presenta

La scorsa settimana ero a Cosenza per un convegno accademico e ho incontrato Giuseppe Zappa, che conosco da anni. Zappa è il direttore generale di Unionfidi Calabria, già DG del Confidi Magna Grecia. Unionfidi Calabria è il confidi regionale di Confindustria nato nel gennaio 2013 dalla fusione di quattro entità: il citato Confidi Magna Grecia, Confindustria Cosenza Fidi di Cosenza, Confidi Calabria di Catanzaro e Confidi di Reggio Calabria.

Colgo l'occasione per riportare sul blog la notizia, e con l'occasione riferisco dell'incontro avvenuto ieri a Reggio Calabria tra i vertici del confidi e gli imprenditori reggini associati a Confindustria.
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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualcuno potrebbe dirmi quale è la strategia delle Associazioni di rappresentanza sul fronte del Credito. Cioè, qual'è l'obiettivo finale? Verso quale best practice stiamo virando? Come vedono i Confidi fra 10 anni? Basta parlare di teoria, che li attori si assumano le loro responsabilità: Rete Imprese Italia e Confindustria dicano chiaramente qual'è il modello di Confidi e lo schema di garanzia da adottare in Italia!!!!!

Anonimo ha detto...

Nel caso specifico, l'Associazione ha perseguito una razionalizzazione del sistema confidi regionale. La stessa Confindustria (lo ribadirà forse oggi al convegno AECM a Roma) sta puntando alla creazione di un confidone nazionale di sigla, basato su Unionfidi Piemonte come polo aggregante. Se ci pensate, è una rivisitazione del progetto del luglio 2007 (sei anni fa!) che commentavo qui
http://alea-smefin.blogspot.it/2007/07/un-grandiosa-per-il-mega-confidi-paris.html
(in maniera bizzarra, ma faceva caldo, come fa oggi)
Però, come diceva un personaggio di Nanni Moretti, "le parole sono importanti": questi soggetti si chiamano associazioni "di rappresentanza" non "di innovazione strategica". Se prevalgono interessi divergenti, alla fine le associazioni svolgono il mandato di difendere lo status quo, e portare a casa un po' di soldi. Per le imprese e per le proprie strutture.
Strutture nate per una specifica mission politica o associativa raramente riescono a reinventarsi: quando le condizioni della loro affermazione vengono meno, sono destinate a chiudere. Le associazioni rischiano di perdere i confidi, e le tante attività di consulenza/servizio che erogano direttamente o attraverso società strumentali proprio perché non sono capaci di riorganizzarle. Chi c'è vuole continuare a fare quello che sa fare, senza cedere nulla, né cambiarlo, né integrarlo con cose fatte da altri.

Pippo ha detto...

Ho l'impressione che non ci sia un corretto rapporto tra associazioni imprenditoriali e associazione dei confidi. Le due strutture si muovono in modo scoordinato.
Per quanto riguarda il progetto confindustria di aggregazione dei confidi con pivot Unionfidi lo vedo difficilmente realizzabile.
Avete sfogliato il bilancio di Unionfidi, non ha certamente la struttura patrimonalw per reggere un'operazione del genere.
Inoltre ho letto che Unionfidi ha richiesto la cassa integrazione per tutto il personale.
Operazione ordinaria di questi tempi per tutte le realta' ma certamente fa un certo effetto vedere una richiesta da parte di un confidi.
Anche questa notizia rende ancora piu' improbabile la prima

Anonimo ha detto...

Analisi corretta. C'è però una logica nel progetto di megaconfidi confindustriale: quella di richiedere un massiccio apporto al capitale da parte di sponsor e soci forti.

Anonimo ha detto...

E quali sarebbero gli sponsor e soci forti attualmente? Mi auguro che proprio lei, Dottor Erzegovesi, non sia favorevole a dei mega Confidi solo sulla spinta di qualche sedicente forte apporto di capitale da parte di altrettanto sedicenti cavalieri bianchi filantropi. Facciamo un esempio di fusione dei Confidi industriali del nord ( di cui due in situazioni critiche ): quanti soldi servirebbero per ripatrimonializzarli in modo corretto? 30/40 Mln € o giu di li....e chi sarebbero gli sponsor/soci forti disposti a mettere tutto quel capitale in questi difficili periodi senza solide controgaranzie. Forse Babbo Natale ma credo che anche lui avrebbe dei dubbi. Regioni e Camere di Commercio, vedremo!! Inoltre siamo sicuri che tale operazione, a parte il patrimonio, porti degli indubbi benefici. La perdita di prossimita con le aziende, la perdita del concetto di mutualita prevalente, la possibile "influenza" degli sponsor, la razionalizzazione (licenziamenti)del personale, la creazione di una entita piu vicina ad una Banca che ad un soggetto che funge da aiuto reale alle impresein difficoltà . Siamo sicuro che tutto questo sia utile per le PMI italiane e per i Confidi? Non sono cosi sicuro ma staremo a vedere. Che ci sia poca coordinazione tra Confindustria e il suo braccio finanziario e' poco ma sicuro e che Confidustria non abbia mai chiarito in maniera precisa quale sia la sua strategia e visione dei Confidi e' un altro punto che non fa altro che indebolire la politica del credito Confindustriale.

Anonimo ha detto...

Il megaprogetto di maxiconfidi è un tema utile per rilanciare la campagna della ricapitalizzazione con risorse pubbliche. Anch'io penso che non arriveranno più soldi con questi argomenti. Cosa penso io del progetto? Nulla, non l'ho ancora visto. Ma ho percepito che è calato dall'alto. Serve pure a mettere in sicurezza alcune importanti strutture senza farlo apparire troppo? Può darsi