L'Arena dà notizia di un'iniziativa presa da dodici confidi 106 veneti che hanno costituito un coordinamento (cito dall'articolo) ...
Scusate l'ironia, ma queste baruffe chiozzotte in versione pan-regionale mi confermano che il sistema confidi è un guazzabuglio che si ostina a calpestare le chance di avere un futuro.
Qui sopra ironizzo sui dodici 106 veneti, ma non ce l'ho con loro. In realtà non c'è un cattivo con cui prendersela, perché la mancanza di coesione che affligge il sistema confidi grida l'assenza di un soggetto collettivo che non è mai venuto alla luce perché gli sono mancati i padri fondatori, i maestri e i compagni di cammino. E non me la prendo nemmeno con le Federazioni di settore (sulle quali pure ho ironizzato spesso): hanno cercato di ricomporre le istanze divergenti di una base dove si vota per teste, e dove la maggioranza (i 106) ha sposato la difesa dello status quo, lasciando gli aspiranti 107 ad arrangiarsi con l'aiuto di fornitori e consulenti. Anche sui percorsi di alcuni 107 intrapresi per necessità, per ambizione, per incoscienza si potrebbe ironizzare con spirito maramaldo.
Sapete che per il disgusto accumulato dall'esposizione decennale a questo guazzabuglio ho preso la posizione "tutti 107!". Perché non mi aspetto nulla di buono da un sistema così che promette, o pretende, di auto-regolamentarsi nella componente 106 (basta vedere il nulla che si è realizzato). I confidi vigilati non sono i magnifici (cento)sette, sono pieni di problemi. Tra i confidi 106 ce ne sono di buoni. Ma la coesistenza di due albi, o elenchi, condanna entrambi alla marginalità, alla distorsione della concorrenza, all'intrusione di soggetti poco raccomandabili, alla litigiosità permanente.
Una stessa associazione di categoria a distanza di 100km scarsi può stare sui fronti opposti della contesa tra confidi e Regione. Un'associazione in Lombardia elabora un progetto di rete a due livelli, in Piemonte ha appena iscritto un 107.
E poi ai tavoli di lavoro ci vanno i rappresentanti nazionali di questi soggetti, per ridisegnare il sistema. Che cosa ne può venire fuori? Il Diario di una (associazione) schizofrenica.
Mi direte che ogni realtà locale nelle contese tra 106 e 107, confidi dissidenti contro filo-associativi, ha mille buone ragioni da difendere, che se soltanto uno conoscesse la realtà locale e le persone, capirebbe. Ok, ma quando c'è un'emergenza nazionale che necessita di una risposta concorde e innovativa, le beghe locali, i personalismi, scusate tanto, dovrebbero essere l'ultimo dei pensieri.
E mi scuserete, ma a me non interessano, per cui non cercatemi per spiegarmele, e non offendetevi se non vi dedicherò del tempo. Anche quello che ho speso per scrivere questo post è stato sottratto a cose più edificanti, e mi pento di averlo sprecato.
Se il sistema confidi non si dà un piano di trasformazione che dia spazio alle componenti sane, anche del mondo 106, in un disegno di ricompattamento, tra cinque anni non ci sarà più niente su cui litigare.
Accetto scommesse.
... per fare cartello e difendere le caratteristiche fondanti delle cooperative di garanzia dei fidi: radicamento sul territorio e mutualità, a sostegno della piccola impresa in crisi.Allora, tra i promotori c'è un confidi di Confcommercio (la stessa Associazione a cui sono affiliati Terfidi Veneto-Vicenza e Fidimpresa Venezia, entrambi 107) e uno di Casartigiani (che non tanto lontano, a Brescia, ha promosso Artfidi).
Per gettare le basi della nuova rete, si sono dati appuntamento pochi giorni fa a Verona, nella sede di Confcommercio, i presidenti di dodici «106» veneti. «Altri ci hanno assicurato che si uniranno a breve a noi. L'iniziativa è a difesa dei diritti delle nostre cooperative di garanzia, minacciate dalle decisioni regionali, che tendono ad escluderci dai finanziamenti pubblici a vantaggio dei cosiddetti “confidi vigilati” dalla Banca d'Italia, i 107, e per promuovere una raccolta di dati sulla realtà delle cooperative di garanzia operative in Veneto, sul loro peso, sulla differenza di costi di istruzione delle pratiche, per far emergere quali siano realmente i più vantaggiosi per le imprese», afferma Andrea Prando, a capo di Fidi Artigiani di Verona, presidente scaligero e segretario veneto di Casartigiani.
«Il progetto non è di fonderci, ma di fare rete, per ottenere economie di scala e tagliare sui costi, senza perdere le singole identità ed il rapporto con il territorio e la microimpresa», aggiunge Fabrizio Tonini, direttore veronese di Confesercenti e presidente di Eurofidi Impresa, nuovo consorzio fidi regionale 106.Ah c'è anche una realtà Confesercenti, l'Associazione che ha promosso il campione nazionale Italia Com-fidi. Allora, dopo anni a discutere dei modelli con costellazioni di 106 attorno a un baricentro 107, ci sono gruppi di 106 che si scoprono comunità per fare rete.
«Vogliamo inoltre promuovere in modo unitario ricorsi e segnalazioni contro i provvedimenti di Regione e qualche Camera di Commercio, che dirottano le risorse pubbliche a sostegno dei 107», aggiunge Tonini.Uniti, nella lotta. Beh, ci sono tanti giovani e meno giovani avvocati amministrativisti che hanno bisogno di lavorare. Fatevi consigliare da Eurofidi Torino, che di ricorsi del genere ne ha fatti qualche dozzina, e dai piccoli confidi 106 abruzzesi. Come vedete, l'arte del ricorso è praticata a tutti i livelli dimensionali in un settore dove il primo driver strategico è andare ad acchiappare soldi e garanzie pubblici. E poi questi ricorsi non si fanno per ristabilire la parità di accesso su basi competitive, sono una forma di pressione sull'ente pubblico in modo che la volta successiva metta anche i ricorrenti nell'elenco di quelli che possono partecipare su basi para-competitive.
«Anche per noi è in arrivo un regolamento specifico emanato dalla Banca d'Italia, saremo presto vigilati, con modalità diverse dai 107, perché il nostro compito si limita all'offrire garanzie», aggiunge Prando.Ah, sta arrivando? Sarete presto vigilati? E che cosa state facendo (non solo dal Veneto) per fare in modo che sia davvero presto? Dal mio osservatorio, nulla.
Mentre il coordinamento muove i primi passi si attendono gli esiti di ricorsi al Tar che i 106 veneti, in ordine sparso, hanno promosso contro Regione, Veneto Sviluppo e un paio di confidi vigilati il mese scorso. In particolare sono state impugnate con richiesta di sospensiva e annullamento le delibere 266 e 267 del 5 marzo 2013 (riguardanti l'avvio di uno dei programmi anticrisi, finalizzato al microcredito, elaborato da Veneto Sviluppo, per piccole imprese di artigianato, commercio e turismo, con finanziamenti agevolati da 10 a 50mila euro, rimborsabili in 5 anni, ndr) che introdurrebbero disparità di trattamento tra cooperative di garanzia a favore dei 107.Ah beh, allora ritiro tutto, non avete niente da imparare. Adesso potete coordinarvi per ricorrere contro la delibera n. 714 del 14 maggio 2013, sulla riassicurazione riservata ai confidi vigilati, di cui parlo qui.
«Se le dgr non saranno annullate le imprese che si appoggiano ai 106 risulteranno discriminate», ribadisce Prando, che ha anche promosso per Fidi Artigiani una segnalazione alla Comunità europea e all'autorità Antitrust.E perché non alla Presidente della Camera, che metta una parola buona con l'Alto commissariato ONU per i rifugiati?
Scusate l'ironia, ma queste baruffe chiozzotte in versione pan-regionale mi confermano che il sistema confidi è un guazzabuglio che si ostina a calpestare le chance di avere un futuro.
Qui sopra ironizzo sui dodici 106 veneti, ma non ce l'ho con loro. In realtà non c'è un cattivo con cui prendersela, perché la mancanza di coesione che affligge il sistema confidi grida l'assenza di un soggetto collettivo che non è mai venuto alla luce perché gli sono mancati i padri fondatori, i maestri e i compagni di cammino. E non me la prendo nemmeno con le Federazioni di settore (sulle quali pure ho ironizzato spesso): hanno cercato di ricomporre le istanze divergenti di una base dove si vota per teste, e dove la maggioranza (i 106) ha sposato la difesa dello status quo, lasciando gli aspiranti 107 ad arrangiarsi con l'aiuto di fornitori e consulenti. Anche sui percorsi di alcuni 107 intrapresi per necessità, per ambizione, per incoscienza si potrebbe ironizzare con spirito maramaldo.
Sapete che per il disgusto accumulato dall'esposizione decennale a questo guazzabuglio ho preso la posizione "tutti 107!". Perché non mi aspetto nulla di buono da un sistema così che promette, o pretende, di auto-regolamentarsi nella componente 106 (basta vedere il nulla che si è realizzato). I confidi vigilati non sono i magnifici (cento)sette, sono pieni di problemi. Tra i confidi 106 ce ne sono di buoni. Ma la coesistenza di due albi, o elenchi, condanna entrambi alla marginalità, alla distorsione della concorrenza, all'intrusione di soggetti poco raccomandabili, alla litigiosità permanente.
Una stessa associazione di categoria a distanza di 100km scarsi può stare sui fronti opposti della contesa tra confidi e Regione. Un'associazione in Lombardia elabora un progetto di rete a due livelli, in Piemonte ha appena iscritto un 107.
E poi ai tavoli di lavoro ci vanno i rappresentanti nazionali di questi soggetti, per ridisegnare il sistema. Che cosa ne può venire fuori? Il Diario di una (associazione) schizofrenica.
Mi direte che ogni realtà locale nelle contese tra 106 e 107, confidi dissidenti contro filo-associativi, ha mille buone ragioni da difendere, che se soltanto uno conoscesse la realtà locale e le persone, capirebbe. Ok, ma quando c'è un'emergenza nazionale che necessita di una risposta concorde e innovativa, le beghe locali, i personalismi, scusate tanto, dovrebbero essere l'ultimo dei pensieri.
E mi scuserete, ma a me non interessano, per cui non cercatemi per spiegarmele, e non offendetevi se non vi dedicherò del tempo. Anche quello che ho speso per scrivere questo post è stato sottratto a cose più edificanti, e mi pento di averlo sprecato.
Se il sistema confidi non si dà un piano di trasformazione che dia spazio alle componenti sane, anche del mondo 106, in un disegno di ricompattamento, tra cinque anni non ci sarà più niente su cui litigare.
Accetto scommesse.
4 commenti:
Nessun commento su questo post.
Perché?
Ho toccato un argomento tabu?
Oppure ho detto cose che scaldano troppo gli animi?
Se si resta piccoli non va, ci si deve unire per forza per fare sinergia e sviluppare al meglio le competenze con minori spese, se ci si aggrega in rete, oggi per fronteggiare un sopruso, domani per lavorare in sinergia, mantenendo la propria autonomia e il proprio servizio locale, non va bene. E allora qual'è la ricetta giusta? A dare un'occhiata alle ispezioni di banca d'Italia non sembra che l'essere inseriti in un albo vigilato migliori le cose, anzi...
Intanto in Veneto qualcuno ha deciso di non piegare la testa davanti a scelte diciamo poco condivise (per non dire imposte). In altre regioni non lontane forse assisteremo a medesime "rotture". Bisognerà vedere quanto dura la benzina, ma se dovesse durare... Tempi duri per i governanti che proprio attraverso le elargizioni, cercano consenso.
Premesso che il mio parere su questo come molti altri problemi dei confidi appartiene al genere "verba volant" (anche se li scrivo), rimango curioso di vedere che cosa nascerà da questo coordinamento di 106 veneti una volta che si sarà diviso il costo delle parcelle dei prossimi ricorsi al TAR.
Forse il ricorso sarà accolto, e si bloccherà il bando "riassicurazione", forse non sarà accolto.
Comunque, i 106 dovrebbero fare rete a livello nazionale, e far partire questo benedetto sistema di vigilanza light con l'Organismo gestore. Cosa che mi sembra molto remota.
Nel frattempo si fa lobbying per i denari, si fa ricorso. Nessuno costruisce.
Il punto è proprio questo: "nessuno costruisce".
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