Nel testo della circolare 288 (disposizioni di vigilanza intermediari finanziari), ho notato una modifica rispetto alla precedente circolare 216 sul punto che riguarda la consulenza per il miglioramento della gestione finanziaria. La nuova formulazione della 288 (pag. VII.1.4) è la seguente:
Sono ricomprese in tali attività anche quelle di informazione, di consulenza e di assistenza alle imprese consorziate o socie ovvero non associate per il reperimento e il miglior utilizzo delle fonti finanziarie, nonché le prestazioni di servizi per il miglioramento della gestione finanziaria delle stesse imprese. L’attività nei confronti delle imprese non socie deve essere funzionale allo sviluppo dell’attività prevalente di concessione di garanzie collettive dei fidi o dell’attività svolta in via residuale ai sensi dell’art. 106, comma 1, TUB.
La frase sottolineata, aggiunta dalla 288, consente ai confidi maggiori di offrire consulenza ai non soci soltanto quando la stessa è funzionale allo sviluppo della concessione di garanzie collettive o di altri finanziamenti erogati come attività residuale. Soltanto nei confronti dei soci la consulenza è ammessa come servizio autonomo.
Sulla stessa materia il Decreto MEF 53/2015 (uscito poco prima della 288, e come quella molto commentato su questo blog), stabilisce all'art. 5 comma 2a che i confidi minori possono fare consulenza soltanto ai soci e, quanto ai contenuti e alle finalità della stessa, sono soggetti a una limitazione analoga a quella applicata ai maggiori per la consulenza ai non soci, anzi più stringente:
2. Per servizi connessi si intendono quei servizi che consentono di sviluppare l'attività di garanzia collettiva dei fidi, sono svolti in via accessoria a quest'ultima e hanno finalità coerenti con essa, tra i quali:
a) i servizi di consulenza in materia di finanza d'impresa nei confronti esclusivamente dei propri soci, a condizione che sia strettamente finalizzata al rilascio della garanzia mutualistica propria o di terzi;Approfondiamo il tema con riferimento ai confidi maggiori: questi potranno quindi sviluppare la consulenza ai non soci come servizio funzionale rispetto al rilascio della garanzia o ad altre attività di finanziamento esercitate nella riserva del 20% di attività residuali. Invece potranno erogare la consulenza ai soci anche come servizio autonomo.
Via libera quindi all'attività di business office da parte dei "maggiori" (se i confidi troveranno un'intesa con i loro referenti delle associazioni su chi fa cosa).
Ricordo inoltre che i confidi maggiori (v. pagina VII.1.7 della Circolare 288) potranno assumere partecipazioni in Pmi, di importo unitario non eccedente l'1% del loro (dei confidi) patrimonio. Via libera quindi (sulla carta) a forme di micro o mini private equity, anche queste supportate dalle stesse competenze utili per la consulenza alla gestione finanziaria. Lo notavo già al tempo della prima consultazione, nel 2012.
Quante cose interessanti si possono fare (sulla carta). Per non parlare di intermediazione e garanzia rispetto a nuove forme di finanziamento basate su marketplace digitali, come l'invoice financing e il peer-to-peer lending (ci sono dei progetti nel mondo dell'artigianato su piattaforme per finanziamenti "a kilometro zero" tra privati e Pmi).
Ci vorrebbe una ventata di imprenditorialità giovane, aperta alle novità e alla tecnologia, potrebbero arrivare anche un po' di capitali per lanciare nuove forme di intermediazione finanziaria per le Pmi. Basterebbe riconfezionare i confidi come attori del settore fintech che a livello mondiale sta assorbendo miliardi di dollari di investimenti in start up per fare nel credito, nei servizi di pagamento, nella gestione del risparmio, le rivoluzioni fatte da Amazon nel commercio, o da Uber nei servizi di taxi? Per farvi un'idea del potenziale dirompente leggete queste riflessioni di un imprenditore fintech, e questo articolo dell'Economist. Sul tema, e in particolare sulle forme di marketplace lending, è molto presente anche Fabio Bolognini nel suo blog (vedi post recente).
Perché non ci fate un pensierino? O vi basta il mercato della garanzia così come è oggi, con le sue baruffe continue per accaparrarsi risorse pubbliche e gli spazi risicatissimi per proporre qualcosa di utile pensato in autonomia?
1 commento:
Per cambiare i confidi non bastano le norme
Per cambiare le cose ci vorrebbero idee e faccie nuove
Un po' di sana incoscienza per osare e andare fuori dalla strada battuta
Purtroppo però i vertici dei confidi sono mediamente sempre gli stessi salvo operazioni forzate di banca d'italia o pensionamenti alla tenera età dei 70..
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