In data 30 aprile, si è svolta l'assemblea di Eurofidi per approvare il bilancio 2014, rinnovare il CdA e deliberare un aumento di capitale da 50 milioni di euro (vedi documenti di bilancio). Per tre settimane non sono usciti (a quanto so) resoconti dell'evento societario, a parte il comunicato della società . Fino a ieri, 22 aprile, quando sulla Stampa di Torino è uscito un articolo di Gianluca Paolucci: Eurofidi, la cassaforte delle imprese ha i conti in rosso.
Che sta succedendo nel maxi-confidi di cui ci siamo spesso occupati su aleablog?
Partiamo dai numeri (del bilancio).
La società ha erogato garanzie per 950 milioni di euro (1/3 in meno rispetto al 2013, quando il flusso è stato pari a 1.486 milioni). La relazione sulla gestione attribuisce la colpa di questo calo alla nuova procedura del Fondo centrale che esclude le pratiche già deliberate dalla banca: ha di fatto bloccato per qualche mese le controgaranzie (il vincolo dovrebbe essere rimosso ai sensi dell'Investment compact, da questo post potete risalire indietro al provvedimento).
La consistenza delle garanzie a fine anno si è attestata a 3,42 miliardi di euro (vedi oltre per la composizione), a fronte di finanziamenti garantiti si è attestata per 6,34 miliardi di euro; le aziende socie a fine anno in tutta Italia ammontano a 56.862.
Eurofidi chiude il conto economico 2014 con una perdita di 7,55 milioni di euro, in forte riduzione rispetto ai 27 milioni del 2013 (anno delle grandi pulizie di bilancio); le commissioni attive lorde ammontano a 27 milioni di euro (a cui vanno sottratti 4 milioni di commissioni passive) a fronte di spese amministrative per 26 milioni; tale voce è stata tagliata di circa 3 milioni per contrastare il calo di fatturato con la riduzione del personale (36 unità) e l'introduzione della Cassa integrazione in Deroga. Le rettifiche su crediti e garanzie sono "soltanto" 4 milioni di euro.
Il solvency ratio di vigilanza sale leggermente al 9,14% dall'8,67% del 2013.
Rimangono pesanti le esposizioni deteriorate. La composizione è articolata, e la trovate nelle due tabelle della relazione sulla gestione che indicano, rispettivamente, le garanzie revocate e non ancora escusse e quelle revocate ed escusse; possiamo assimilarle a posizioni a sofferenza.
Eurofidi è una realtà da sempre complessa, e per molti ingombrante. Al di là delle simpatie e dei giudizi di merito, è una realtà che ha un peso determinante sul settore. Qualsiasi dato sullo stock di garanzie, così come qualsiasi provvedimento di sostegno al settore, vedono sempre il confidi Torinese in pole position sui valori che ballano. I dati sul Fondo centrale li abbiamo già evocati attraverso la traccia lasciata nel deteriorato (come sapete non sono pubblici). Nella recente assegnazione di fondi ai confidi di 1° livello la Regione Lombardia ha dato a Eurofidi più di 5 milioni sui 26 milioni a disposizione (e sarebbero stati di più se non ci fosse stata la cordata dei confidi autoctoni che hanno promesso di aggregarsi attorno ad Artigianfidi Lombardia).
Dare un giudizio sul piano strategico di Eurofidi va oltre le mie capacità. Noto però che i presupposti del modello precedente (crescita dei volumi del credito garantito grazie alla spinta delle banche socie, attrattiva della controgaranzia del Fondo Pmi, sostegno finanziario e politico della Regione) siano venuti meno. In questo contesto, c'è anche da capire che senso e che ruolo svolge l'attività in altre regioni, a cominciare dalla citata Lombardia che genera più lavoro dello stesso Piemonte.
Il tutto in un quadro di economicità che si è persa per strada, ed è ancora minacciata dai volumi stazionari e in calo, oltre che dal portafoglio rischi (qui come in molti altri confidi come in molte banche).
Mi azzardo a pensare che gioverebbe a tutti uno split up del maxi-confidi di Torino in più soggetti regionali o interregionali, e anche con cessioni del portafoglio sano per aree verso altri confidi. In caso contrario rischiamo di avere una matassa troppo grande e aggrovigliata da poter essere districata.
Tra i confidi non è detto che valga il too big to fail, ma c'è il rischio del too big to manage.
Occorre pensarci, prima che la politica si disamori definitivamente della sua creatura nata in tempi molto diversi da quelli odierni.
PS: troverete in altri post (e probabilmente anche in questo) commenti di un visitatore che deve aver sofferto personalmente gli interventi sul personale fatti da Eurofidi. Sono molto critici verso i manager e gli amministratori, e posso capire il suo stato d'animo. Mi astengo dal fare considerazioni sulle persone, e spero che la riorganizzazione del confidi piemontese proceda con idee chiare, ma anche con grande rispetto dei lavoratori. Il problema di fondo è trovare un assetto che garantisca i posti di lavoro su linee di attività sostenibili nel tempo.
Che sta succedendo nel maxi-confidi di cui ci siamo spesso occupati su aleablog?
Partiamo dai numeri (del bilancio).
La società ha erogato garanzie per 950 milioni di euro (1/3 in meno rispetto al 2013, quando il flusso è stato pari a 1.486 milioni). La relazione sulla gestione attribuisce la colpa di questo calo alla nuova procedura del Fondo centrale che esclude le pratiche già deliberate dalla banca: ha di fatto bloccato per qualche mese le controgaranzie (il vincolo dovrebbe essere rimosso ai sensi dell'Investment compact, da questo post potete risalire indietro al provvedimento).
La consistenza delle garanzie a fine anno si è attestata a 3,42 miliardi di euro (vedi oltre per la composizione), a fronte di finanziamenti garantiti si è attestata per 6,34 miliardi di euro; le aziende socie a fine anno in tutta Italia ammontano a 56.862.
Eurofidi chiude il conto economico 2014 con una perdita di 7,55 milioni di euro, in forte riduzione rispetto ai 27 milioni del 2013 (anno delle grandi pulizie di bilancio); le commissioni attive lorde ammontano a 27 milioni di euro (a cui vanno sottratti 4 milioni di commissioni passive) a fronte di spese amministrative per 26 milioni; tale voce è stata tagliata di circa 3 milioni per contrastare il calo di fatturato con la riduzione del personale (36 unità) e l'introduzione della Cassa integrazione in Deroga. Le rettifiche su crediti e garanzie sono "soltanto" 4 milioni di euro.
Il solvency ratio di vigilanza sale leggermente al 9,14% dall'8,67% del 2013.
Rimangono pesanti le esposizioni deteriorate. La composizione è articolata, e la trovate nelle due tabelle della relazione sulla gestione che indicano, rispettivamente, le garanzie revocate e non ancora escusse e quelle revocate ed escusse; possiamo assimilarle a posizioni a sofferenza.
Le garanzie "su fondo rischi" sono in prevalenza vecchie e cappate. Il grosso dell'operatività più recente (anzi, la quasi totalità) è data da pratiche "sul patrimonio" controgarantite dal Fondo Pmi (si dichiara una copertura all'80% su queste). Ne deriva che Eurofidi detiene un'esposizione netta sulle sofferenze da garanzie sul patrimonio di 142 milioni (totale delle due tabelle) contro un'esposizione lorda di 758 milioni. Per la differenza, il Fondo centrale sopporta 615 milioni di sofferenze originate da pratiche Eurofidi. Non sono poche e sono salite dai 475 milioni del 2013 (i nuovi ingressi sono stati più massicci e rapidi degli smaltimenti di posizioni risolte o stralciate). Nella relazione si mettono le mani avanti contro le accuse di scarico indiscriminato di cattivi rischi verso il Fondo riconoscendo che:
Il tasso di sofferenza medio di Eurofidi è cresciuto più che proporzionalmente rispetto al tasso medio complessivo del Fondo Centrale di Garanzia, pur rimanendo nei limiti del primo tasso soglia definito dal Fondo stesso.
Le esposizioni deteriorate totali verso clientela, che comprendono anche gli incagli e le ristrutturate, sono 1,6 miliardi (incidono per 46% il sulle esposizioni in essere totali, pari a 3,5 miliardi). Trovate il dettaglio nella tabella 2.1 della nota integrativa
Attenzione perché, a differenza delle tabelle precedenti, qui le esposizioni non sono ridotte della parte controgarantita, per cui trovate delle rettifiche specifiche che appaiono molto basse rispetto all'esposizione lorda, dato che coprono quella netta. Anche qui occorre tenere conto delle garanzie "vecchie" su fondi rischi che beneficiano della cappatura delle perdite, e quindi originano rettifiche non proporzionate all'esposizione.
I fondi rischi per garanzie prestate (somma delle rettifiche specifiche e di portafoglio su esposizioni fuori bilancio) sono circa 135 milioni, e coprono sofferenze (le stimo dalle escusse totali al netto di controgaranzia) per garanzie sul patrimonio di 142 milioni, ma c'è il resto, fatto di sofferenze su garanzie con fondi rischi, incagli, scadute deteriorate, e in bonis, che non sono separati per tipo di garanzia. Gli accantonamenti di portafoglio sulla parte in bonis sono circa l'1%. Ne esce un quadro che dall'esterno è difficile giudicare, Tuttavia, per la massa dei volumi in gioco, tenendo conto anche del rischio di revoca della controgaranzia sulle pratiche escusse da parte del Fondo centrale, le rettifiche su crediti potrebbero avere dei sussulti nel 2015 (e anche dopo) per il famoso rischio di recupero e per il tasso di decadimento sulle attuali pratiche in bonis, sulle quali peraltro è stata fatta una stretta dei criteri di selezione dal 2012.
Eurofidi detiene a fine 2014 patrimonio di vigilanza totale per 56,4 milioni (sceso dai 61,7 milioni del 2013). Con l'aumento di capitale da 50 milioni deliberato dall'assemblea il capitale dovrebbe raddoppiare.
Eurofidi, sulla base del piano strategico 2015-2017 elaborato sotto la guida del nuovo DG Andrea Giani, per l'anno in corso prevede (vedi Relazione) che ...
Il flusso stimato di garanzie si attesterà sulla base di quanto fatto nel corso del 2014 continuando l’azione di limitazione dell’intervento sulle fasce più rischiose e gestendo il graduale rientro delle posizioni deteriorate. Nel contempo si procederà con la politica di diversificazione dei ricavi, sia puntando su nuovi prodotti di garanzia (nuove operazioni Tranched Cover, Minibond, Cambiali finanziarie e fideiussioni) sia puntando sullo sviluppo dei servizi verso le PMI ampliando le possibilità di ricavi per intermediazione e per provvigioni da consulenza. Inoltre continuerà lo sviluppo dei servizi di outsourcing verso il sistema bancario per l’accesso al Fondo di Garanzia e ISMEA/SGFA. Sul piano commerciale amplieremo l’attività svolta inserendo gradualmente nuovi agenti nei territori più bisognosi al fine di rispondere alle esigenze del mercato e all’incremento dei prodotti proposti da Eurofidi, agenti che rientreranno nella gestione dei Distretti operativi sul territori.
Bene, fin qui le aride cifre che danno quadro sugli stock non molto diverso da quello che emergeva a fine 2013, ma con un drammatico calo delle nuove erogazioni, che ha messo in difficoltà il conto economico per la difficoltà di generare un margine adeguato al netto dei costi operativi.
L'assemblea ha approvato il bilancio e l'aumento di capitale, ma come riporta il pezzo della Stampa, si è bloccata sul rinnovo degli organi sociali:
A fine aprile l’assemblea avrebbe dovuto approvare l’abbattimento del capitale per perdite, un aumento di capitale da 50 milioni (e dunque con un esborso da parte della Regione di 8 milioni, che nei conti dell’ente pesano eccome anche per i vincoli legati al patto di stabilità), approvare il bilancio 2014, rinnovare il cda e nominare il nuovo presidente. Ma gli ultimi due punti sono stati rinviati, perché la Regione non ha presentato la sua lista di candidati. Il motivo, secondo quanto ricostruito, è il mancato accordo anche all’interno della giunta Chiamparino su chi mettere alla guida della disastrata società.Lo stesso pezzo fa un excursus storico sull'azionariato e sulla governance di Eurofidi, sottolineando il peso dominante della Regione (con le grandi banche rimaste nel capitale). Gli attuali Presidente e CdA sono stati nominati dalla precedente giunta di centro-destra. Ora la giunta Chiamparino si ritrova una bella gatta da pelare, con un confidi atipico che non gode del sostegno delle associazioni di categoria (dalle quali è sempre stato di fatto autonomo, data la governance pubblico-bancaria), con un bilancio debole (l'articolo parla di 6 milioni di perdite nel primo trimestre 2015 con una previsione di 16 milioni per il 2015), nel quale la Regione dovrebbe mettere attraverso Finpiemonte 8 milioni, e dove si devono operare tagli dolorosi al personale (si stanno trattando coi sindacati 40 esuberi su 400 dipendenti a fine 2014).
Eurofidi è una realtà da sempre complessa, e per molti ingombrante. Al di là delle simpatie e dei giudizi di merito, è una realtà che ha un peso determinante sul settore. Qualsiasi dato sullo stock di garanzie, così come qualsiasi provvedimento di sostegno al settore, vedono sempre il confidi Torinese in pole position sui valori che ballano. I dati sul Fondo centrale li abbiamo già evocati attraverso la traccia lasciata nel deteriorato (come sapete non sono pubblici). Nella recente assegnazione di fondi ai confidi di 1° livello la Regione Lombardia ha dato a Eurofidi più di 5 milioni sui 26 milioni a disposizione (e sarebbero stati di più se non ci fosse stata la cordata dei confidi autoctoni che hanno promesso di aggregarsi attorno ad Artigianfidi Lombardia).
Dare un giudizio sul piano strategico di Eurofidi va oltre le mie capacità. Noto però che i presupposti del modello precedente (crescita dei volumi del credito garantito grazie alla spinta delle banche socie, attrattiva della controgaranzia del Fondo Pmi, sostegno finanziario e politico della Regione) siano venuti meno. In questo contesto, c'è anche da capire che senso e che ruolo svolge l'attività in altre regioni, a cominciare dalla citata Lombardia che genera più lavoro dello stesso Piemonte.
Il tutto in un quadro di economicità che si è persa per strada, ed è ancora minacciata dai volumi stazionari e in calo, oltre che dal portafoglio rischi (qui come in molti altri confidi come in molte banche).
Mi azzardo a pensare che gioverebbe a tutti uno split up del maxi-confidi di Torino in più soggetti regionali o interregionali, e anche con cessioni del portafoglio sano per aree verso altri confidi. In caso contrario rischiamo di avere una matassa troppo grande e aggrovigliata da poter essere districata.
Tra i confidi non è detto che valga il too big to fail, ma c'è il rischio del too big to manage.
Occorre pensarci, prima che la politica si disamori definitivamente della sua creatura nata in tempi molto diversi da quelli odierni.
PS: troverete in altri post (e probabilmente anche in questo) commenti di un visitatore che deve aver sofferto personalmente gli interventi sul personale fatti da Eurofidi. Sono molto critici verso i manager e gli amministratori, e posso capire il suo stato d'animo. Mi astengo dal fare considerazioni sulle persone, e spero che la riorganizzazione del confidi piemontese proceda con idee chiare, ma anche con grande rispetto dei lavoratori. Il problema di fondo è trovare un assetto che garantisca i posti di lavoro su linee di attività sostenibili nel tempo.
6 commenti:
Trovata la soluzione mandare a casa 40 persone ...e dopo il confidi tornerà a volare....
Tre primi pensieri a voce alta: 1)Credo sia veramente da preoccuparsi sull'impatto che il Fondo centrale di Garanzia avrà sui conti pubblici in futuro, se solo Eurofidi registra quasi 800 milioni di perdite su di esso, sommando gli altri Confidi e soprattutto sommando le garanzie dirette delle Banche mi sa che tra un anno o due sarà di qualche miliardo l'impegno dello Stato, anche se l'opacità del bilancio statale non fa emergere in questa fase il fiume di denaro pubblico drenato dalle Banche senza che ci sia piena consapevolezza da parte della comunità economica e dell'opinione pubblica.
2)Viste le poste di bilancio mi chiedo ma che processo di selezione del credito ha Eurofidi? Ma come è potuto essere che Banca d'Italia abbia approvato un simile processo che si basa esclusivamente sulla controgaranzia del FCG?
Ed infine mi chiedo se tutti quelli che in questi anni hanno esaltato il modello industriale di Eurofidi sono ora disposti a fare una seria riflessione e spingere i decisori pubblici a pretendere un nuovo e chiaro piano industriale prima di sottoscrivere alcun aumento di capitale?
Mi sa che a tanti andava bene che le cose venissero così gestite.
Condivido...parole sante....verità
Il commento precedente proviene da una persona che pare conoscere dall'interno il gruppo Eurofidi e ha un giudizio molto critico sulle sue strategie più o meno recenti e sulla governance. Non ho elementi per commentare a mia volta. Auspico soltanto che si trovino al pià presto le condizioni per affrontare con realismo, ma anche con equilibrio e coesione, i piani di sviluppo del più grande confidi italiano.
Ho rimosso il commento di cui al mio commento precedente su richiesta dell'autore
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