Ieri stavo a Roma per un interessante seminario dell'ABI sui fondi di garanzia corporate. Durante i break ho scambiato qualche notizia e opinione con i numerosi esperti intervenuti. Ho così appreso della voce in circolazione su un possibile "deragliamento" del Fondo centrale dei garanzia.
Tutto nasce da un'anticipazione del Sole 24 ore sul Decreto sviluppo (articolo di Carmine Fotina di martedì), che conterrebbe una nuova regolamentazione del Fondo. Il punto di maggior allarme è lo spostamento della governance (o della "quota di controllo") dal MiSE al MEF, e il cambiamento della natura degli interventi che non sarebbero più generalisti (finanziamenti alle Pmi) ma indirizzati a destinazioni selettive. Si è parlato anche di un innalzamento dell'importo unitario massimo per azienda.
Già ieri si sono allarmati i rappresentanti delle Regioni (Vasco Errani) e di Rete Imprese Italia (Giorgio Guerrini). Non sappiamo ancora niente di preciso. Oggi nei primi articoli sul Decreto Sviluppo non ne ho letto alcunché.
Non entro nei risvolti politici della questione. Sono in atto grandi manovre sugli strumenti di politica industriale e creditizia. L'attuale gestore MCC dovrebbe diventare il nucleo costitutivo della Banca del Mezzogiorno; la Lega Nord, temendo la "meridionalizzazione" del Fondo centrale, pare abbia ispirato il ricorso presentato da Veneto Sviluppo (di cui parlavo qui, vedi anche aggiornamento di marzo sul Corriere del Veneto) contro l'affidamento in gestione del Fondo a un'ATI imperniata sullo stesso MCC. Mi risulta che in aprile il ricorso sia stato ritirato. Via libera quindi per il rilancio del ruolo di MCC rispetto al Fondo, ma forse con qualche contropartita sulla mission della Banca del Mezzogiorno.
Il Fondo centrale è oggi in uno snodo vitale per diversi motivi:
Su un voce di stampa non voglio costruire congetture, né strategie di risposta. Però faccio un appello, anzi due, con il candore che mi contraddistingue:
Tutto nasce da un'anticipazione del Sole 24 ore sul Decreto sviluppo (articolo di Carmine Fotina di martedì), che conterrebbe una nuova regolamentazione del Fondo. Il punto di maggior allarme è lo spostamento della governance (o della "quota di controllo") dal MiSE al MEF, e il cambiamento della natura degli interventi che non sarebbero più generalisti (finanziamenti alle Pmi) ma indirizzati a destinazioni selettive. Si è parlato anche di un innalzamento dell'importo unitario massimo per azienda.
Già ieri si sono allarmati i rappresentanti delle Regioni (Vasco Errani) e di Rete Imprese Italia (Giorgio Guerrini). Non sappiamo ancora niente di preciso. Oggi nei primi articoli sul Decreto Sviluppo non ne ho letto alcunché.
Non entro nei risvolti politici della questione. Sono in atto grandi manovre sugli strumenti di politica industriale e creditizia. L'attuale gestore MCC dovrebbe diventare il nucleo costitutivo della Banca del Mezzogiorno; la Lega Nord, temendo la "meridionalizzazione" del Fondo centrale, pare abbia ispirato il ricorso presentato da Veneto Sviluppo (di cui parlavo qui, vedi anche aggiornamento di marzo sul Corriere del Veneto) contro l'affidamento in gestione del Fondo a un'ATI imperniata sullo stesso MCC. Mi risulta che in aprile il ricorso sia stato ritirato. Via libera quindi per il rilancio del ruolo di MCC rispetto al Fondo, ma forse con qualche contropartita sulla mission della Banca del Mezzogiorno.
Il Fondo centrale è oggi in uno snodo vitale per diversi motivi:
- è il principale strumento anticiclico di politica creditizia, e ha una dotazione pluriennale di fondi (fino al 2012) relativamente ricca per gli attuali chiari di luna della finanza pubblica;
- è uno strumento gradito a molti;
- funziona in maniera snella ed efficiente (ripropone in chiave generalista una formula simile alla mitica legge Sabatini per i finanziamenti all'acquisto di macchinari).
Su un voce di stampa non voglio costruire congetture, né strategie di risposta. Però faccio un appello, anzi due, con il candore che mi contraddistingue:
- ai policy maker: ragioniamo secondo una logica di estensioni e miglioramenti incrementali, tutelando il buon funzionamento del veicolo FCG; attenzione agli effetti sul sistema dei confidi, che potrebbero essere gravemente destabilizzanti (il Fondo regge una parte importante dei nuovi volumi, non lo si può spegnere dall'oggi al domani);
- ai confidi e alle regioni: se il rischio deragliamento è reale, approfondite insieme il problema, fate delle controproposte, trovate delle alternative; insomma, cercate di fare insieme dei passi avanti, magari la paura del vuoto può dare una scossa salutare.
7 commenti:
Sarà molto peggio di quello che si sussurra. Il FCG ha dato. La festa è finita. Luca sai benissimo che andrà spento o perlomeno rimarra' acceso attraverso lumi di candela. Voi rappresentanti fatati dei Confidi aspettate ancora un po'.........e ne vedrete delle belle.
Il FCG è un ottimo strumento che magari come tutte le cose necessita di qualche aggiustamento.
Convengo con Luca: le Regioni si diano da fare per rifinanziarlo differenziando i criteri di accesso o regionalizzandolo. Non esiste uno strumento migliore. Chi ce l'ha lo dica. Siamo qui per imparare.
@Maya: Ih, che palle questo fatalismo catastrofico!
Io non so nulla, né benissimo, né malissimo, ma vedo una quantità di cose da proporre, discutere, fare per sostenere la finanza delle Pmi.
Mettiamoci con spirito concorde a proporle e a farle, con le risorse del FCG, con quelle di altri, con i soldi propri, per alcune non serve cash. Sono sicuro che così si comincerebbe ad affrontare il babau di turno (oggi è il Ministro Tremonti) con ben altra convinzione, lanciando controproposte (anche se dobbiamo ancora conoscere la proposta).
PS: Il FCG aveva risorse stanziate dal decreto anti-crisi fino al 2012, il cambio di regime che si teme non è dovuto alla consunzione o al fallimento del vecchio (con tutti i limiti che si possono attribuire al FCG).
E' un cambio di indirizzo strategico, di merito, di valore. Se ne deve discutere. La posizione "non cambiamo nulla" però è insostenibile da tutti i punti di vista.
Leggo che BdI ha autorizzato la Banca del Mezzogiorno. Speriamo bene.
E perchè non riservare l'accesso al FCG ai soli Confidi? Mi pare che BdI in alcuni convegni lo abbia anche suggerito.
Per Anonimo: Sarebbe cosa troppo semplice e di buon senso ergo aspettiamoci l'esatto contrario.
@ Cristiano: certo che se nessuno si muove, nulla cambia. Anch'io sono dell'idea di riservare l'accesso al Fcg ai soli confidi, ma non con queste regole. Occorre pero' dare qualche strumento e fare opera persuasiva verso chi non ha interesse a che nulla cambi (finendo dritti nel fosso...). Ma chi e' che non vuole cambiare?
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