Sapio mi segnala questo articolo di Giuseppe Turani su Repubblica di ieri:
AL DI LA' di come andranno i mercati finanziari e l'economia reale, una grossa grana sta emergendo qui in Italia, ma ragionevolmente accadrà lo stesso in quasi tutti gli altri Paesi. È quella delle sofferenze bancarie. [...] Da almeno un anno non si capisce quali banche salteranno e quali no. Inoltre, non si discute del fatto che la crisi sta rendendo difficile, se non impossibile, il rimborso dei prestiti. Giorni fa, parlando con un operatore attento a questi aspetti, è emerso che le prime cinque banche italiane potrebbero, alla fine del 2009, dover svalutare crediti per 15-20 miliardi di euro. Una cifra impressionante.[...]Qui ci vuole uno sforzo tempestivo e concorde per assestare i modelli di equlibrio delle banche di taglia grande, media e piccola. Sono arrivate alla crisi con percorsi e portafogli diversi, e richiedono rimedi pure differenziati. Ma per favore, non vediamo soltanto il buco nei bilanci bancari, dietro i default ci sono (quanti?) progetti di lavoro e di vita che si sono sfaldati, non sono tutti furbetti finanziati per il 98% a debito. Anche quelle sono ferite da curare. Se non le curiamo, il senso di abbandono farà in modo che il default diventi una via d'uscita normale, giustificabile, con effetti contagiosi.
È pur vero che con i tassi ufficiali (l' Euribor a un mese è sotto l' uno per cento) a livelli così bassi molte banche continuano ad addebitare a imprese e privati tassi effettivi altissimi, applicando così spread cioè margini per loro - di cinque o sei punti, quando non di più. Ma fino a quando i margini sugli interessi riusciranno a coprire il buco delle svalutazioni necessarie?[...]
In tutto questo, sta emergendo la grana delle grane, e cioè la questione dell' imponente massa di crediti concessi per le operazioni con alta leva finanziaria, ormai quasi tutte in "default", cioè virtualmente saltate. [...] Tra queste c' è tutto il mondo del private equity più aggressivo, ma anche tutto il mondo immobiliare, abituato a fare mutui per il 90-95 per cento del valore (dell' epoca) degli immobili. Come iscriveranno a bilancio i crediti nei confronti di tali aziende le banche che li hanno concessi? E, a parte l' atteggiamento degli amministratori, i sindaci e i revisori di tali banche come si comporteranno, a partire dalle semestrali che dovranno verificare nei prossimi giorni? [...] Ma per la questione dei crediti di fatto inesigibili (e dei relativi, impossibili, bilanci bancari), chi interverrà? Alla fine si sceglierà di lasciare le cose come stanno, consentendo agli istituti di fare bilanci "un po' " falsi in attesa di tempi migliori?
Degli esperti di rischio creditizio (me compreso) ormai c'è poco da fidarsi. Bisogna guardare in faccia la tempesta che si avvicina, rinforzare i ripari e tracciare i percorsi di evacuazione. E se ingaggiassimo Bertolaso?
Luca
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