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martedì 6 novembre 2007

Il FEI ripropone un ricco menu di garanzie con la SME guarantee facility del CIP



In continuità con gli interventi sul Multiannual Programme 2001-2005 (MAP), il FEI lancia la SME guarantee facility su prestiti, private equity e strutture di cartolarizzazione nell'ambito del Competitiveness and Innovation Program 2007-2013 (CIP), parte del VII Programma Quadro dell'Unione Europea. Il programma è rivolto a istituzioni creditizie (garanzie dirette) e enti di garanzia (co-garanzie e contro-garanzie).
I fondi disponibili ammontano a circa 550 milioni di euro (un bel malloppo, ma è da dividere tra 25 stati membri) e il FEI lo gestisce per conto della Commissione Europea a norma della decisione n.1639/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 ottobre 2006 che istituisce appunto il CIP.
Per essere ammessi dal FEI, i programmi devono rispondere ad un insieme di requisiti generali posti dalla Commissione Europea, e in particolare quello di "Enhanced Access to Finance", cioè devono mobilitare risorse addizionali che in assenza dell'appoggio del FEI non si sarebbero attivate (forme di finanziamento più rischiose, percentuali garantite più alte, supporto a imprese altrimenti razionate, ecc.).
Sono previsti quattro tipi di interventi ("windows"). Per i dettagli andate a consultare i documenti scaricabili relativi ai processi di presentazione delle domande su questa pagina (non sono ancora disponibili per tutte le windows). Provo a riassumere i punti principali con qualche commento personale (in corsivo):
  • Loan Guarantees copre portafogli di prestiti di durata medio-lunga (minimo 18 mesi) a PMI con potenziale di crescita. Si tratta della forma più popolare: oggetto ampio (investimenti fissi tangibili e non, trasferimenti d'impresa, capitale circolante), zero commissioni di garanzia (salvo una commitment fee sulla facility non utilizzata); quota garantita dal FEI massimo 50%; si applica un cap alla percentuale di perdita sopportata dal FEI sulla quota garantita, fissata caso per caso, con un massimo indicativo del 10%, elevabile al 20% per prestiti a nuove imprese; non è una garanzia personale eleggibile per Basilea 2 per via del cap (non è illimitata), ma può essere usata in forme di tranched cover, dato che il FEI è una banca multilaterale con ponderazione 0%, il suo impegno a coprire perdite fino al cap vale come un cash collateral su un pari ammontare di prima perdita; farà piacere alle banche IRB che saranno spinte a chiedere al FEI garanzie dirette; bisogna vedere come sfruttare al meglio questo credit enhancement nel caso delle contro-garanzie confidi, penso che possano anche loro trasferirle alle banche erogatrici come collateral a ponderazione zero, sommabile ai loro fondi interni.
  • Micro-Credit Guarantees riguarda portafogli di micro-crediti di importo massimo 25.000 euro a imprese fino a 10 dipendenti, in preferenza start-ups; anche qui zero commissioni; quota massima garantita del 75% e cap (massimo 20%) di perdita coperta commisurato al tasso cumulativo di default atteso; questa facility si rivolge in particolare alle istituzioni che fanno microcredito.
  • Equity Guarantees riguarda portafogli di finanziamenti a PMI nelle fasi di seed financing e start-up, prestiti mezzanini e altri finanziamenti miranti al miglioramento della struttura finanziaria e ai trasferimenti d'azienda; importo unitario massimo 500.000 euro, ancora zero commissioni (solo eventuali commitment fee), quota massima garantita 50% e fissazione di un cap commisurato al tasso cumulativo di default atteso.
  • Securitisation: garanzie su transazioni di cartolarizzazione su portafogli comprendenti almeno il 70% di prestiti alle PMI; possono avere la forma di (1) garanzie a favore degli obbligazionisti sulle ABS (cash securitization) o sulle CLN (synthetic securitization), (2) garanzie bilaterali, (3) junior o mezzanine credit default swap. Sono concesse a condizione che l'intermediario si impegni a reimpiegare parte delle risorse mobilizzate in nuovi finanziamenti alle PMI. E' richiesto un rating esterno, ma si prevede un contributo (al massimo il minore tra il 50% dei costi di rating e 50.000 euro), specie nel caso di programmi nuovi, multi-paese, o multi-originator. Qui si paga una commissione di garanzia (immagino sotto un'equa fee di mercato, in coerenza con la natura agevolativa degli altri interventi CIP). Si garantisce fino al 50% della first loss tranche, o fino al 100% delle tranche mezzanine. Per maggiori dettagli c'è questo documento. Una forma analoga è stata utilizzata dai programmi spagnolo (FTPYME) e tedesco (PROMISE), ma se non erro allora questo intervento non avveniva come nel CIP su fondi della Commissione, ma sul book "di mercato" del FEI. Per fare buon uso di questa facility bisogna aspettare che il mercato della finanza strutturata smaltisca la botta da crisi dei subprime
In tutti i casi gli intermediari devono conformarsi alle norme rilevanti sugli aiuti di Stato. Penso che i prestiti (contro)garantiti dal FEI siano da considerarsi ipso facto veicoli di aiuto e quindi occorrerebbe imputarli, almeno per la parte garantita, in conto de minimis o su altri programmi di aiuto in forma di garanzia soggetti a notifica della metodologia di calcolo. Ce ne siamo occupati in questo blog.
Inoltre, il FEI effettua un monitoraggio dell'esecuzione dei programmi, ed esige un flusso di reporting sui portafogli garantiti simile a quello richiesto dalle agenzie di rating.
Per accedere al FEI occorre mobilitare una massa critica adeguata. I confidi italiani hanno attinto doviziosamente negli anni passati alle facilities del MAP, sulle quali si sono mossi l'ATI tra confidi industriali All.Gar., Eurofidi, diversi confidi di secondo grado dell'artigianato (da soli o in ATI, ad esempio in Umbria Cofire con la finanziaria regionale Gepafin), Federfidi Lombarda, il Mediocredito centrale. Sono invece le società di leasing ad aver fatto uso delle garanzie FEI sulla cartolarizzazione. Se volete curiosare sul database dei deal conclusi dal FEI per tipo e per paese, andate su questa pagina.
Il FEI valuta le richieste in continuo (non ci sono bandi a scadenza) assicurando un equilibrio della copertura geografica degli interventi.
Tutti gli enti di garanzia devono fare il possibile per collegarsi con questo bocchettone. Trattandosi di un canale maturo e già collaudato nell'era del MAP, non mancheranno le applications per il CIP, specie per la prima finestra, la più fungibile. Converrà organizzarsi per attingere alle altre, dove ci saranno meno persone in coda. Come è avvenuto negli ultimi tempi al Fondo centrale di garanzia per le PMI, c'è da aspettarsi un aumento delle richieste dirette di garanzia da parte delle banche (nel Fondo MCC pesano quasi il 40% del garantito, vedi questi dati), a meno che si decida un approccio cooperativo, di filiera banche - confidi. C'è bisogno ancora una volta di giocare in squadra, condividendo processi e modelli di valutazione. L'altro fattore critico sarà mettere a fattor comune risorse interne, regionali, nazionali, FEI, rispettando le regole sugli aiuti di Stato. Un contributo di analisi arriverà anche da noi, spero presto.

Luca

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3 commenti:

sapio ha detto...

Per valutare bene la convenienza occorre un modello di prezzo. Cioè occorre passare dal Rating e connessa PD al tasso finito per il prenditore garantito.
Esistono modelli di prezzo largamente diffusi e condivisi sui quali basarsi per i calcoli? Qual'è il Raroc della banca garantita, che sconto deve retrocedre al prenditore ? L'entità di questo sconto è tale da influenzare la propensione all'investimento degli aspiranti mutuatari?

Luca ha detto...

E' proprio questo il tenore delle informazioni chieste dal FEI (consiglio di scaricare i documenti FEI sui criteri di ammissione degli intermediari al programma): la banca che vuole accedere alla facility deve rendere trasparente il suo modello di pricing del credito, in particolare le componenti a copertura di perdita attesa e premio di rendimento sul capitale netto assorbito.

Dario Boilini ha detto...

Nell'ambito di un lavoro che sto portando avanti ho avuto modo di leggere, tradotto in italiano, il documento della CE.
Mi è balzato all'occhio un meccanismo che mi sembra perverso:
La misura CIP riconosce una garanzia al massimo del 50% sulle perdite dell'intermediario che fornisce le garanzie.
In concreto su di un finanziamento da 100.000 euro all'impresa il confidi garantisce e rischia 50.000 euro la comunità al massimo controgarantisce 25.000.
Tale importo viene poi ulteriormente limitato dall'introduzione di un CAP del 10% (sul portafoglio mi pare di aver capito).
Due i dubbi, uno tecnico:
Come identifico il portafoglio?
L'altro sostanziale:
Che valore ha questa controgaranzia per il CONFIDI e, quindi, per l'impresa, ai finoi di BASILEA2?
A me sembra che il Confidi debba continuare ad operare come ha sempre fatto, utilizzando le proprie risorse per attivare i moltiplicatori (e se non ha capitali liberi non può moltiplicare niente), essere pronto a fronteggiare le insolvenze, e ricevere in cambio di tanta burocrazia ed impegni (esiste anche la penale di non raggiungimento degli obiettivi) solo la copertura di una quota del proprio rischio.
Non mi sembra che venga aiutato nella elevazione della qualità della propria garanzia, ho sbaglio?
Non sarà la solita misura studiata su realtà continentali profondamente diverse dalla nostra?
Grazie per gli eventuali commenti/chiarimenti