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sabato 24 gennaio 2009

Mucchetti su ricapitalizzazione delle banche e prevenzione del credit crunch



Segnalo un articolo di Massimo Mucchetti a pag. 21 del Corriere della Sera di oggi. Nell'apertura si analizzano le clausole delle obbligazioni subordinate convertibili che lo Stato potrà sottoscrivere per ricapitalizzare le banche. Fortemente scoraggianti, come dire "Banche, meglio se riuscite a cavarvela da sole, o cercando capitale da altri". Mucchetti passa poi a trattare di credito, osservando:
Siamo in recessione. Se durerà secondo la media, ne avremo fino a metà 2010, ma potrebbe andar peggio. Le imprese, di ogni taglia, hanno bisogno di credito sicuro non per gli investimenti (per lo più rinviati) ma per finanziare la gestione fatalmente più lenta negli incassi. Aziende sane possono saltare perché non ottengono il prestito necessario a pagare una cambiale in scadenza. Le banche, specialmente le grandi, in questi anni, hanno finanziato soprattutto la finanza. Necessitano di un bagno di umiltà per reimparare il rapporto con il cliente, magari dalle popolari migliori e dal credito cooperativo. E tuttavia certi no non sono senza motivo: la banca ha anch'essa bisogno di liquidità perché ha anch'essa debiti da onorare; oggi i tassi attivi compensano poco il rischio di insolvenza. Alla fine, tra Confindustria e Abi il duello è tra due ragioni, non tra una ragione e un torto. Un numero crescente di debitori, finora finanziati a breve, sta concordando con le banche l'allungamento delle scadenze, ma un numero ancora maggiore non è in grado di farlo e quasi tutti non riescono a farlo in misura sufficiente. Le grandi banche stanno prestando denaro a medio termine a tassi inferiori ai loro costi in un numero di casi non più trascurabile. Si prevede il raddoppio delle perdite su crediti. Il che incide per miliardi sui margini del 2009.
Se vuole sostenere l'economia, più che dal versante indiretto della ricapitalizzazione delle banche, il governo dovrebbe varare misure più efficaci a garanzia della raccolta bancaria a medio termine (indispensabile per allungare le scadenze alla clientela) e a garanzia del rischio di credito (non totale, naturalmente, per non deresponsabilizzare l'intermediario) per l'intera economia come sarebbe augurabile o per settori con elevato indotto come l'auto, se non è possibile fare di più.

In effetti mi giungono voci di spread a buon mercato (inferiori a quelli che la banca paga sui suoi bond) sui mutui alle Pmi, che però si accompagnano a rallentamenti delle erogazioni. Urge una profonda riflessione sui nuovi equilibri di bilancio delle nostre banche (collegata ad una riflessione altrettanto seria sugli equilibri delle imprese affidate).

Luca

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9 commenti:

sapio ha detto...

Che dire? Si può solo concordare ! Nell'economia socialista c'erano i soldi ma mancavano i beni. Oggi ci sono i tassi ma non le erogazioni. Garanzie sui prestiti a lungo termine? Troppo complicate, meglio semplici, diretti, immediati contributi in conto interessi. Come si faceva, e bene, una volta.

sapio ha detto...

Dal Corsera del 25/1/09 pag. 24, Profumo agli industriali del Nord-Est "Mi fa impressione si dica: non potete applicare Basilea2 perché le aziende italiane evadono il fisco e i bilanci non sono significativi".
In altra occasione Bellotti (Confidi Confindustria)aveva detto Quando un'azienda è buona, è buona! Indipendentemente dal rating.

Sapio ha detto...

Per l'esattezza Bellotti ha detto (Il Mondo 30/01/2009 pag. 9) "Se un'impresa , pur non avendo il massimo rating è sana, non vedo perchè debba subire maggiori costi per l'accesso al credito".
Attendiamo commenti

Luca ha detto...

Ovviamente l'affermazione di Bellotti sottintende che ci sono criteri alternativi al rating per apprezzare lo stato di salute. Penso che sia collegata alla constatazione riportata da Profumo.

sapio ha detto...

Cioè siccome le aziende evadono e presentano bilanci falsi, allora il rating è sbagliato ed il tasso penalizzato. Agevoliamo quindi gli evasori ponendo l'onere a carico di chi paga le tasse ! E' così?

Luca ha detto...

Ci sono due scuole di pensiero: (a) non vorrete affrontare il problema proprio adesso che c'è la crisi e le imprese hanno già tanti problemi? (b) con la crisi il problema deve essere affrontato con trasparenza, altrimenti l'equità salta e il sistema Paese si disfa. Tornerò sul problema con proposte specifiche.

andrea bianchi ha detto...

in effetti l'accesso al credito, in particolare per le PMI, si fa sempre più complicato, si allungano i tempi di erogazione e crescono statisticamente le quantità di operazioni non accolte.
crescono anche sensibilmente le richieste di rientro nei confronti di controparti che vedono aumentare il fabbisogno di circolante per effetto della dilazione dei crediti commerciali.
il paradosso è che a volte i crediti commerciali si allungano per effetto di una riduzione degli affidamenti sul cliente.
la sostanza è che a fronte di maggiori fabbisogni creditizi si riducono gli affidamenti concessi.
credo che la situazione sia decisamente critica, e lo sia in misura tale da metterci tutti nelle condizioni di pensare ad una soluzione concretizzabile in tempi veloci e di impatto diretto sul sistema produttivo.
la spirale avviata è tale da favorire un veloce sviluppo della crisi di liquità per trasformarla in crisi commerciale.
in francia si sono inventati il mediatore creditizio, parrebbe con buoni risultati.
in italia i mediatori li abbiamo di già (confidi), e sarebbe il caso, a mio avviso, di considerarne il potenziamento quale strumento per favorire l'accesso al credito di chi lo merito.

Luca ha detto...

Grazie del commento interessante. Consideriamo un'impresa sana, con un business che regge. Se gli affidamenti a breve si riducono in presenza di fabbisogni crescenti per il circolante (autoalimentati dal credito scarso) occorre trovare delle fonti di liquidità alternative. I confidi, come già stanno facendo, possono sostenere il consolidamento dei debiti. Però penso che non basti: si deve favorire un afflusso di denaro fresco a fronte di rafforzamento patrimoniale. Sì, portare in azienda risorse che magari sono oggi investite in titoli come patrimonio familiare. Sempre che l'imprenditore abbia questi mezzi (e intenda metterli a rischio nell'azienda).
E poi bisogna far qualcosa per scoraggiare l'uso opportunistico del credito di fornitura (non pago, tanto è gratis), che trasmette le tensioni di liquidità lungo la filera produttiva: però qui abbiano un pessimo esempio dalle pubbliche amministrazioni.

a b ha detto...

capitalizzare.
sono convinto che oggi chi è nelle condizioni lo farà (pochi).
confidi.
il sostegno all'autoliquidante è uno degli assett crescente di intervento e potrebbe essere enfatizzato da subito a beneficio di molti ed in tempi brevi.
credito di fornitura.
credo anch'io che talvolta se ne faccia un uso "opportunistico".
ahimè convengo anche sul fatto che uno stato che paga a scadenza da definire abbia poca capacità di moral suasion in questo senso.
una riforma celere della giustizia forse potrebbe aiutare ma, per quanto celere, con effetto sul medio termine.
mai come oggi è chiaro cosa intendesse keynes affermando che nel medio termine siamo tutti morti.
le azioni sono necessarie in tempi brevi.