Ho ridotto, volutamente, i commenti sul quadro globale, cioè sui macrointerventi monetari e fiscali degli altri paesi. Ci torno su fugacemente.
Negli USA c'è da mettersi le mani nei capelli: si torna a parlare di acquisti pubblici di toxic assets, come era nel disegno originario del TARP, segno che le massicce ricapitalizzazioni bancarie e i programmi di garanzia sul funding non sono bastati; il dream team sfoggiato dalla nuova amministrazione ha le sue ombre: pesanti, come nel caso di Bill Richardson, coinvolto nello scandalo dei muncipal bonds (vedi articolo di Rampini su Repubblica del 10/1), o lievi, come i versamenti fisco-previdenziali dimenticati dal neo-segretario al Tesoro Timothy Geithner (dimenticanze minuscole, se confrontate al benign neglect col quale, da Direttore della Fed di New York, ha visto gonfiarsi sotto il suo naso la più grande bolla della storia).
Vi segnalo però due passaggi interessanti da un'intervento del Presidente Fed Bernanke sull'exit strategy che la Fed prevede di attuare per rientrare dall'attuale regime straordinario, e sulle differenze tra il credit easing made in USA di questi mesi e il quantitative easing made in Japan degli anni '90. Li ho ripresi dal nostro quasi omonimo aleablog.com.
Bernanke e gli staff economici dei Presidenti uscente ed eletto anno fatto e faranno quel che possono, ma non vorrei essere nei loro panni.
Luca
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