[...] Ci sarebbero inoltre i fondi interprofessionali per la formazione continua costituiti dalle parti sociali con la trattenuta dello 0,30%. Una "dote" di 1,5 miliardi in parte riutilizzabili. Spero che su questo si possa arrivare quanto prima a un accordo con Regioni e parti sociali in modo da concentrare queste risorse sul sostegno al reddito unito ad attività di utile formazione in maniera che il tempo di non lavoro sia impiegato per incrementare le competenze.Questo passaggio dell'intervista al Ministro Sacconi sul Sole 24 ore di oggi (pag. 3, non linkabile) mi ha fatto pensare alle pubblicità dei fondi interprofessionali sulla radio dello stesso editore: che strano, pubblicizzano a tappeto uno strumento che non dovrebbe averne bisogno, essendo espressione diretta dei lavoratori e delle imprese utenti della formazione.
Lei ha detto spesso che per i formatori la festa è finita. Conferma?
Certo. Troppe risorse sono state impiegate troppo spesso e troppo a lungo per ingrassare i formatori e non per dare conoscenze ai lavoratori. Ora basta. La crisi impone un cambio di rotta. Va superata l'idea che la formazione debba essere esterna all'impresa, come è stato finora. Bisogna passare a considerare l'impresa come il luogo più idoneo all'apprendimento anche attraverso tirocini dei disoccupati. Le stesse certificazioni formalistiche sulla formazione devono essere sostituite da valutazioni sulle effettive competenze dei lavoratori.
Basteranno le urgenze della crisi a far spendere meglio queste risorse quanto mai preziose?
Luca
Nessun commento:
Posta un commento