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martedì 2 marzo 2010

Basilea 2 è morta? Abbasso Basilea 3!



Il titolo bizzarro del post riassume un articolo dal Sole 24 ore di oggi a pag. 42 (v. ritaglio su rassegna MEF). Si riassumono i risultati di uno studio di Deloitte sull'impatto di alcune modifiche al framework sul capitale attualmente in consultazione. In realtà (se ho inteso bene) Deloitte stigmatizza l'inasprimento dei requisiti sul rischio di mercato e quello di controparte, conseguente alla chiusura dei buchi che consentivano arbitraggi regolamentari su asset illiquidi semplicemente spostandoli dal banking book al trading book. L'articolo trae però la conclusione che Basilea 3 colpirà soprattutto la capacità di prestito delle banche. Da questo punto di vista, conclude l'articolo, Basilea 3 porta indietro l'orologio ai tempi di Basilea 1, revocando i benefici di Basilea 2 (ma non era Basilea 2 l'origine di tutti i mali, compreso il credit crunch?).
E' vero che Basilea 3 intende far crescere la quantità e la soprattutto la qualità della base patrimoniale delle banche. Per le banche italiane non fanno paura tanto gli inasprimenti sul trading book (sul quale non hanno mai avuto esposizioni eccessive), quanto piuttosto la ventilata deduzione dal patrimonio di base delle attività intangibili da imposte differite e i nuovi requisiti per il rischio di liquidità.
E' solo una notizia ripresa dal giornale, d'accordo. Ma che confusione sono riusciti a fare con così poco!
Ho una proposta: organizzare lanci di pomodori ai convegni dove relatori di qualsiasi estrazione (accademia, banche, consulenza) giudicano la bontà di strumenti o regole nuovi in base all'equazione primitiva "minori requisiti di capitale = cosa buona in sé".

Luca

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8 commenti:

Sapio ha detto...

Io porto i pomodori! Chi ci mette i barattoli ?

Tito ha detto...

Io lancerei pomodori anche a chi ascolta, segue e paga questi consulenti.....

Luca ha detto...

Tito: per rendere giustizia a chi ha curato l'analisi (Deloitte) servirebbe l'intero documento. La linea del giornale che ha pubblicato la notizia è nota: Basilea X è la causa del credit crunch. In parte è vero, però qui si sono attaccati all'argomento più fragile. Nessuno oggi si sogna di difendere in pubblico le precedenti regole di Basilea sul trading book, senza le quali non avremmo mai avuto una Lehman con un leverage superiore a 35 volte il patrimonio.
E' drammatico che problemi così complessi (e urgenti, minacciosi) siano affrontati con enfatica superficialità.

Oracolo ha detto...

Visto come vanno le cose l'equazione primitiva dovrebbe essere:
"Maggiori requisiti di capitale = cosa buona in sé"

Elio ha detto...

Che ne direste di un moltiplicatore 1:1 ?

excelsus ha detto...

Speriamo che, nel frattempo, sopravvivano le imprese.

Gigi ha detto...

Basilea 1, Basilea 2, Basilea 3. Mille Basilee non basteranno se non si capisce che il sistema finanziario ha bisogno di un trattamento particolare all'interno del sistema economico. Infatti, a differenza di tutte le altre imprese, il sistema finanziario per operare rischia il proprio capitale (e quello preso a prestito) investendo in altre imprese e non "in proprio". Ovvero il rischio imprenditoriale è limitato a come si organizza l'impresa "banca" ma esiste un livello di rischio ulteriore ovvero il rischio finanziario che è prevalente. Mentre per un'impresa manifatturiera il rischio imprenditoriale è prevalente ed è mitigato dalle capacità organizzative dell'azienda e dalla conoscenza dei mercati, nel caso di una banca capacità organizzative e conoscenza dei mercati non bastano, perché si prestano soldi ad imprese cercando di capire se queste HANNO capacità organizzative e conoscenze dei mercati sufficienti. Non so se mi spiego: c'è un livello di rischio ulteriore e la misurazione di questo non può che essere IMPRECISA perché indiretta, così come tutti i sistemi di rating che riposano su informazioni che vengono dal passato e hanno un NON misurabile ambito di incertezza (anche se gli statistici, ma soprattutto le società di consulenza hanno sempre qualcosa da vendere, del resto per gli ingegneri finanziari non esiste niente di non misurabile). Per questo motivo(che è il principale, ma che in questo luogo posso solo abbozzare) la reductio ad unum voluta dagli analisti finanziari (e venduta da tante socieà di consulenza)dell'Economic Value Added (EVA e derivati, RWA, etc.) come sintesi della redditività pesata per il rischio al netto del costo del capitale è ASSOLUTAMENTE insufficiente per spiegare dinamiche complesse e mettere sullo stesso piano banche, aziende manifatturiere, compagnie telefoniche, aziende minerarie, etc. etc. Anzi forse è anche fuorviante.
Non ho un alternativa da proporre, ma l'importante è capire che la complessità a volte non è riducibile e se vogliamo per forza trovare delle risposte semplici troveremo solo delle facili illusioni (interessate) che prima o poi verranno distrutte dalla realtà (subprime?).
Per ora sappiamo solo che le banche necessitano di più capitali e cerchiamo di costruire un "framework" che lo giustifichi. Questo significherà meno credito? A parità di capitale sì, ma potrebbero aumentare i capitali a disposizione se più sicuri....
ps. a volte dico ovvietà e mi scuso con i frequentatori del blog, ma mi servono per imbastire il ragionamento. Non è mia intenzione offendere l'intelligenza di alcuno.

Gigi ha detto...

Postilla
Oltre che meno credito ciò può voler dire meno reddito per le banche (a parità di capitale, ROE più basso giusto per capirci.) E' un bene? E' un male? Potrebbe essere il costo (opportunità) di un sistema più sicuro. E un sistema più sicuro può voler dire un'economia meno vulnerabile. Del resto, se vogliamo banche più sicure devono rendere di meno. Non è così per tutti gli investimenti?