Da questa news del 28/5:
Ammonta a circa 15 milioni di euro la cifra aggiuntiva che Regione Lombardia e gli azionisti di Federfidi hanno deciso di mettere in campo a sostegno del sistema delle imprese, provate da una situazione di crisi perdurante.A quanto si desume dalla notizia, Federfidi Lombarda ha sollecitato un cospicuo intervento di ricapitalizzazione per poter sviluppare le nuove erogazioni che altrimenti avrebbero fatto scendere troppo il coefficiente di solvibilità.
L'accordo è stato raggiunto al termine di un Tavolo presieduto dal vicepresidente della Regione Lombardia e assessore all'Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione, Andrea Gibelli, e a cui ha partecipato anche, su delega del presidente Roberto Formigoni, il sottosegretario Paolo Alli.
L'intervento che permetterà, dopo il consiglio di amministrazione di Federfidi previsto per domani, di immettere le nuove risorse è basato su 4 misure:
- la riallocazione del fondo rischi per 3 milioni di euro,
- la conversione del fondo ex lege 1068 per 4 milioni di euro,
- l'aumento di capitale dei soci Federfidi che dovrebbe essere di 2 milioni di euro (comunque compreso fra 1.5 e 2.5 milioni)
- il contributo di Regione Lombardi al patrimonio di Confidi che sarà pari al doppio di quanto stanziato da Federfidi aumentato di un fisso di 1,5 milioni di euro.
Lo stanziamento regionale, dunque, dovrebbe essere di 5,5 milioni di euro.
Ho partecipato come consulente della Regione ai lavori preparatori della fusione che ha fatto nascere Federfidi, confidi regionale di secondo livello per i settori industria, artigianato, agricoltura e cooperazione (del progetto si era discusso in questo convegno). Nella mia analisi avevo evidenziato possibili punti critici di una struttura di secondo livello che avrebbe gestito un insieme di pool di esposizioni con grado di frazionamento molto eterogeneo (industria vs. small business).
Nel caso dell'industria, a motivo della maggior concentrazione, il rischio di impennate dei tassi di perdita è nettamente superiore. Ne consegue che le banche chiedono garanzie non cappate. Sui pool al dettaglio, invece, l'incidenza delle perdite è più stabile, grazie al frazionamento. Qui troviamo l'habitat naturale per forme di garanzia con cap di perdita.
Un confidi di secondo grado riassicura quote di pool originati da vari enti di primo livello. Può controllare i rischi aggregati molto più facilmente in presenza di cap di perdita, anzi, li può applicare a sua volta nei contratti di cogaranzia o controgaranzia. Naturalmente, il confidi di primo grado accetterà il cap se a sua volta può collocare garanzie cappate.
Nel portafoglio di Federfidi Lombarda, coesistono coperture cappate (per lo più verso confidi artigiani) e non cappate (per lo più verso l'industria). Con i tassi di default del 2009 e (temo) del 2010, le seconde consumano le risorse patrimoniali, e questo non soltanto blocca le nuove erogazioni, ma assottiglia anche i margini di copertura patrimoniale delle prime.
Federfidi ha la missione di sostenere il credito alle Pmi lombarde, lo ha fatto e ne sopporta il conseguente sacrificio economico. Nessuno si sorprende di questo.
La gestione del rischio non è una scienza esatta, e non basta la statistica per neutralizzare una fase molto negativa del ciclo creditizio. Però il controllo del rischio può aiutare a scegliere le tecniche assicurative più adatte nei diversi settori, in modo da prevenire situazioni di emergenza e, soprattutto, di evitare rischi di contagio tra settori.
Creando confidi più grandi non si ottengono necessariamente effetti di contenimento del rischio di perdita inattesa per tutti i soggetti che entrano nell'aggregazione. Perché questo accada, occorrono regole severe di allocazione del rischio tra settori. Se un settore ha rischi più concentrati, si dovrà fissare un'asticella più alta per i rating accettati. So bene che in una situazione di crisi si chiede ai confidi di fare esattamente l'opposto. Ma proprio per questo occorre progettare filiere di garanzia a compartimenti stagni. Anche il Fondo centrale Pmi potrebbe soffrire di un rischio di contagio tra settori, sebbene attenuato dalla sua maggior dimensione e diversificazione geografica.
Mi piacerebbe discutere su queste cose nel seminario sui modelli di equilibrio gestionale che stiamo progettando.
Luca
20 commenti:
Che significano i primi due punti (riallocazione fondo rischi e fondo l. 1068)?
Inoltre gli aiuti agli intermedediari sono o non sono aiuti di stato?
Il fondo L.1068 è la dotazione ex Artigiancassa, ricevuta in dote da Artigiancredito Lombardia e quindi da Federfidi. Per i fondi rischi bisognerebbe guardare il bilancio. Si tratta in entrambi i casi di risorse già nella disponibilità del confidi ridestinati a patrimonio. Lo si è fatto in altri provvedimenti di legge statale e regionale. Sulla compliance rispetto agli aiuti di Stato la Lombardia di solito è molto attenta, non so se però notificheranno questo intervento.
Il bil. 2009 non è ancora pubblicato sul sito.
I due fondi comunque già presidiavano, magari in maniera vincolata, rischi. Ed ora come vengono presidiati quei rischi?
Il bilancio Federfidi 2009 sarà approvato dall'Assemblea dei Soci a fine Giugno (Ci si è avvalsi del maggior termine 4 + 2 mesi dalla chiusura dell'esercizio) Poi sarà regolarmente pubblicato su www.federfidi.it - area download.
Confermo che i due fondi presidiavano già dei rischi. Il fondo che fa rifeimento al settore industria è già nel patrimonio di Federfidi, mentre il fondo ex L. 1068 artigiani è in gestione fuori bilancio (rendicontazione in nota integrativa) I Confidi di primo grado, destinatari finali delle risorse, si accontenteranno di minori fondi a fronte dello stesso stock di garanzie (oggi ancora in bonis..)in essere. In un certo senso si abbassa leggermente il CAP prefissato.
Ora ci aspetta un periodo di intenso lavoro, per ripianificare il sistema delle garanzie mutualistiche della Lombardia: Federfidi Lombarda e i suoi 37 Confidi soci, di cui 3 già 107, 3 in corso di iscrizione e altri 31 106 in fermento per possibili fusioni (in gruppi ancora troppo frazionati!!). Ma, tant'è!
Grazie, Marina, di questi chiarimenti. Mi rendo conto che il blog non è lo spazio più adatto per toccare questioni complesse come il modello di copertura dei rischi di un grande confidi di secondo grado. Però mi sono permesso di farlo per sollevare dei punti di attenzione che possono interessare a tanti.
Se organizziamo il famoso seminario sui modelli di equilibrio gestionale, potrebbe essere la sede giusta per approfondire il problema.
Grazie anche da parte mia.
Sarei grato se qualcuno mi potesse chiarire se gli aiuti agli intermediari sono, o meno, aiuti di stato.
Un'altra cosa: i fondi L. 1068 sono ora fra i conti d'ordine, quindi fondi di terzi in amministrazione con rendicontazione separata. Come fanno a salire sopra la riga? E' una concessione di aiuti di stato pure quella o no?
Dei 15 mln quanti sono semplicemente girati da una posta contabile all'altra e quanti sono dané fresco? Ma, soprattutto, di quanto aumenta la capacità creditizia di Federfidi Lombarda (non escludendo che una semplice riallocazione contabile liberi risorse, ma non mi è chiaro)?
Pensare, come spesso avviene, di dare sostenibilità patrimoniale ai Confidi solo tramite il contributo di "Pantalone" è una strategia di breve periodo.
Anche la logica del ROI seguita per decenni dalle multinazionali era di breve periodo, com'è quella dell'EVA seguita in questi anni (a meno che il trimestre non venga considerato lungo...). Eppure quasi tutte quelle aziende sono ancora qui.
Non è che aveva ragione quel tale che diceva che nel lungo periodo saremmo stati tutti morti?
Non si tratta di escludere il contributo pubblico a priori, si tratta di dargli un senso di politica economica coerente e di utilizzo efficiente.
Poi sulla sostenibilità di business dei confidi e sulla loro autonomia economica c'è molto da discutere e molto si è già detto in questo blog, ma questo ha a che fare più con le ragioni d'essere dei confidi, che con la loro gestione quotidiana.
Ma questo è un altro discorso.
@ nemesi....
ho sbagliato campo nel form..... scusate
Con questi "lumi di luna" dubito fortemente che Stato, Regioni ed Enti Locali assortiti possano continuare ad assistere Confidi che non adottino serie strategie di mercato. E parlo con cognizione di causa visto che lavoro in un Confidi 107.
Cara Nemesi,
sono d'accordo con te sui chiari di luna, vorrei capire però, proprio da te che sei in un 107, come possa essere costruito un business sostenibile dai confidi che non hanno alcun contributo. Le commissioni generalmente applicate sono, al momento, troppo basse per ripagare costi di struttura e di rischio. Inoltre più il confidi si "bancarizza", passami questo termine, ma il passaggio a 107 è una bancarizzazione in termini di processi, procedure ed adempimenti, meno riesce a sfruttare le asimmetrie informative rispetto al sistema bancario e quindi a dare maggior valore alla sua "produzione".
Infine bisogna capire come i clienti buoni possano accettare commissioni più alte del dovuto in una logica di mutualità, laddove l'intervento pubblico non sopperisse a questo.
E questi sono solo alcuni argomenti che mi fanno vedere il mondo confidi come necessariamente sostenuto dall'esterno. Poi che questo sostegno debba essere allocato nella maniera più efficiente possibile questo è un altro discorso, ma ne parleremo più avanti e qui, sono d'accordo, i meccanismi di mercato sono indispensabili.
La mia osservazione è incentrata sul fatto che i Confidi debbano predisporre delle strategie d'impresa che preservino il loro equilibrio di bilancio a prescindere da eventuali "contributi di natura pubblicistica".
Poi se qualcosa arriva ben venga!
Tutto gira attorno al costo della garanzia che deve essere un prezzo "tecnico" e magari anche differenziato in base alla rischiosità della singola impresa garantita.
Certo non possiamo più immaginare un Confidi che svenda il suo prodotto poichè, in caso contrario, nuovi fallimenti come quello della BPG diventeranno la regola.
@ Sapio, gli aiuti agli intermediari non sono direttamente sotto gli aiuti di Stato, ma lo sono indirettamente. Un intermediario che riceve un "aiuto" pubblico, emetterà garanzie che beneficiano di fondi pubblici. In questo caso bisognerebbe determinare il beneficio in termini di miglior tasso derivante dalla componente pubblica della garanzia. A titolo di esempio se un intermediario ha 50% fondi Privati e 50% fondi pubblici, la garanzia che emette è per il 50% in de minimis per l'azienda che la riceve, risparmio il metodo di calcolo.........
Grazie Tom. Saranno benvenuti anche altri pareri.
A proposito chi garantisce che gli aiuti vadano alle imprese e non siano dissipati nel Conto Economico. BPG di dice remunerasse principescamente e naturalmente non i poveri dipendenti.
Sugli aiuti: sono quasi certo che un apporto di fondi pubblici ai confidi che configura aiuto di Stato deve essere in qualche modo imputato alle imprese beneficiarie, il confidi non può figurare come destinatario ultimo. Come poi si imputa l'aiuto alle Pmi è problema variegato: si può andare dal considerare tutte le garanzie erogate dal confidi come veicolo di aiuto e caricare sulle stesse un assorbimento in conto de miniis del 13% del garantito, al far figurare un consumo del fondo pubblico per singole pratiche, che però presuppone la capacità di quantificarne l'equivalente sovvenzione con un procedimento ammesso dall'UE.
Il sistema più ovvio sarebbe quello di utilizzare il fondo come Cap di una tranched Cover. Ma sappiamo che è difficile da gestire.
Rimarrebbe il sitema del FCG ma le regioni temono il buco senza fondo che si potrebbe generare.
Marina non ci potrebbe aiutare a capire ?
Mi piacerebbe potervi aiutare a capire, ma io stessa sto cercando di orientarmi sul tema.
L'argomento sarà comunque oggetto di approfondimento nelle prossime settimane al fine di definire il piano di interventi di Regione Lombardia. Vi racconterò!!
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