Dopo un'assenza di tre anni (troppo lunga!) sono tornato in Umbria, per la precisione a Perugia, dove giovedì scorso ho parlato all'assemblea di Fidindustria Umbria. E' stata l'occasione per salutare, con la consueta cordialità, persone conosciute ai tempi del progetto di ricerca sul sistema di garanzia umbro.
Fidindustria è il confidi regionale di area confindustriale, nato dalla fusione dei Confidi di Perugia e di Terni. Risponde al modello "anni ottanta" di confidi industriale: un club di imprenditori attentamente selezionati, con un portafoglio di dimensioni giuste (28 milioni di garanzie a fine 2009), ben capitalizzato (patrimonio a garanzie = 1 a 7). Un servizio offerto dall'Associazione, con bassi costi diretti, inteso a facilitare il rapporto con il sistema bancario, in particolare l'ottimizzazione delle condizioni. Fidindustria non ha il problema di trasformarsi in 107: anche da 106 solido lavora bene con la maggior parte delle banche (non con tutte, dato che alcune applicano sistemi di rating confidi che probabilmente penalizzano la sua dimensione non elevata).
Il mio intervento (a braccio, senza testo scritto né slide) ha toccato diversi punti: come la crisi ha sconvolto il dibattito e i progetti in materia di confidi e sistemi di garanzia, creando una massa di esposizioni per sostegno alla liquidità che gravano sui bilanci dei confidi e sui fondi statali e regionali; i primi passi dei confidi 107 (e i problemi che devono affrontare); i pregi e i limiti delle garanzie cappate; perché mai la filiera credito-garanzia-consulenza non aiuta le imprese a fare pianificazione finanziaria.
A seguire, un giro di tavola rotonda con due direttori di gruppi bancari (Aldo Dante, del gruppo Casse del Centro Intesa San Paolo, conosciuto a Trento nel suo periodo in BTB, e Alfredo Pallini della Banca popolare di Spoleto), l'imprenditore e consigliere Federconfidi Luca Tacconi, e infine Giacomo Porrazzini, presidente della finanziaria regionale Gepafin. Moderava il presidente di Fidindustria Giuseppe Listanti, AD della Eskigel di Terni (i cornetti a marchio Coop escono dai suoi stabilimenti prima di sparire dal mio freezer).
A seguire, un'ottima cena al Decò Hotel, aperta da un carpaccio di ricciola (un'illuminazione dell'amico Alessandro Castagnino) con polpa d'arancia e insalatina, allietata dalle storie aziendali sempre avvincenti degli imprenditori seduti a tavola e chiusa con un fantastico tris (due mousse e una zuppa inglese). Al momento dei saluti, si è discusso di un esemplare ittico dall'occhio dilatato presente nella vetrina frigo del ristorante, che poteva essere una pezzogna o un besugo.
Bella serata, clima molto amichevole.
Venerdì mattina mi sono preso un po' di tempo per completare e spedire il position paper sul Titolo V TUB e per passare da Assisi a dire una preghiera davanti a Gesù e Maria nella Porziuncola e poi rivedere le storie di San Francesco di Giotto nella Basilica Superiore.
Meglio il ritorno via Verghereto - Cesena dell'andata via Firenze, meno traffico e paesaggio più riposante. Alle 16.30 ero già in ufficio a Trento.
Luca
1 commento:
Pezzogna e besugo sono lo stesso pesce: Rovello ** Pagellus bogaraveo ** Muso breve nei giovani 2/3 ' 4/5 del diametro oculare, lo eguaglia negli adulti. La mandibola è leggermente prominente. Intraorbitale senza squame. I denti anteriori forti e ricurvi. La linea laterale ha 60 '67 squame. Le pinne dorsali hanno 12 raggi spiniformi e 12-14 molli, le anali 3 e 12-13 rispettivamente. Di colore grigio rossastro con riflessi verdognoli e argentei, negli adulti caratteristica macchia nera all'inizio della linea laterale, le pinna sono rosee, le cavità boccali e branchiali di color arancio. La lunghezza max 40.
Nomi regionali Liguria:rugo, bezugo -Toscana: paràgo, mafrone - Lazio: pagello- Campania: luvaro, mafrone, pezzogna- Puglia:bufulacu, marechiefe, scazzatiedde ' Calabria: muppagghiuni, scazzupulo Sicilia: pampini, vuopa imperiali, mupa- Sardegna: battaredda, bubbureddu
Nomi nazionali Inglese: blue-spotted bream- Francese:bogaravelle - Greco: lithrìni- Spagnolo: goraz
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