Torno dalla vicina Bolzano dove il Direttore del locale confidi CNA (Fidimpresa Bolzano) mi ha gentilmente invitato ad una tavola rotonda che ha introdotto l'assemblea dei soci. Sui confidi dell'Alto Adige avevo curato uno studio per conto della Provincia Autonoma nel 2006. Per due anni la situazione non è cambiata, ma nel 2009 i confidi, a cominciare da quelli artigiani, hanno avuto una crescita esplosiva, Fidimpresa è passata da circa 1,5 milioni di consistenze garantite a 6,5 milioni, quattro volte tanto, in un solo anno.
Sul tappeto c'è, come altrove, il tema dell'aggregazione tra confidi. La Giunta provinciale vede bene un Confidi unico, nel quale fondere i 4+1 oggi operanti: oltre a Fidimpresa, Confidi (industria), Cooperativa artigiana, Terfidi e il più recente Socialfidi. Gli interessati hanno delle riserve sul progetto di fusione, e non le nascondono. Per fare comunque un passo nella direzione, si sta valutando un'aggregazione soft nella forma di un confidi di secondo grado. In precedenza, si era creato un consorzio di servizi per accentrare il trattamento delle pratiche e per gestire un fondo pubblico di co-garanzia istituito dalla Provincia lo scorso anno.
Quando mi invitano a dire la mia in questi casi, cerco prima di tutto di fissare i punti del quadro di Vigilanza sull'efficacia delle garanzie. L'opinione comune, tra i confidi (e lo capisco) e tra le banche (e qui capisco meno), dice che la necessità di fare garanzie personali come confidi 107 è un problema fittizio. Fino a tre anni fa a Bolzano i volumi dei confidi erano esigui (tranne che nell'industria), ma adesso non più, e sono state le banche a sollecitare molte pratiche con imprese in tensione. Quindi le garanzie interessano, ma non la loro efficacia. Perché? Non capisco.
Tornando al mio intervento, ho detto che se decidono di creare un nuovo veicolo, deve funzionare. Piuttosto che creare un ibrido, meglio che le risorse pubbliche sostengano la crescita di ciascun confidi, lasciando agli interessati il compito di proporre e decidere forme di collaborazione e aggregazione, anche soltanto tra due o tre confidi.
Ho parlato anche del business point, dicendo che le associazioni possono arricchire i servizi di assistenza finanziaria, in cambio del minor controllo sulla garanzia, nel caso di confidi unico. L'idea ha suscitato interesse. In molte situazioni può essere quello il punto da cui avviare un percorso di cambiamento. Curandosi delle imprese e dei loro problemi.
Luca
8 commenti:
"le garanzie interessano, ma non la loro efficacia". Azzardo una spiegazione: le garanzie 106 male non fanno. Quanto bene fanno nessuno lo sa e se lo sapesse non saprebbe segnalarlo (i sistemi informativi delle banche, tutte, sanno segnalare solo le ipoteche imobiliari a fronte di mutui casa). E allora W il re ....
@ Luca: la riproposizione su scala locale del FCG non va bene? Sarebbe un bel passo avanti.
Si sapio concordo con te per una versione local del fcg. Ma di questi tempi pare non vada di moda....
Eppure sarebbe efficace, semplice e salverebbe tanti posti di lavoro.
Concordo con Sapio: le banche prendono una garanzia in più volentieri, giudicano induttivamente buone quelle dei confidi (s'è mai visto un default?.... a parte la BPG) e per dare efficacia a quelle idonee e riversare il beneficio nei libri contabli in termini di RWA c'è troppo da lavorare (e forse non hanno sufficienti competenze per farlo, a parte le più grandi, ma queste si contano sulle dita di una mano). Forse vengono preferiti investimenti in comunicazione, dopotutto quelli si vedono, non, però, l'utilità.
Sapio e Dodona: i fondi di garanzia regionale non sono poi così trascurati, so di progetti interessanti in fieri, e anche in altre regioni si sta pensando a un restyling (o ad una sostituzione) degli attuali fondi regionali di natura "monetaria" con cap.
Buongiorno Luca, azzardo una spiegazione, da "pratico".
una banca guarda (o dovrebbe guardare) i bilanci in sequenza dei confidi alle cui garanzie attinge, valutando:
1) rapporto fra patrimonio netto + fondi rischi/garanzie prestate
2) stesso rapporto sottraendo al denominatore le controgaranzie ottenute dal confidi presso MCC o finanziarie interconsortili
3) andamento delle perdite su crediti rispetto a patrimonio netto comprensivo di fondi rischi
4) qualita' e liquidita' dell'attivo in cui e' investito il patrimonio netto e i fondi rischi.
5) qualita' dell'istruttoria promanante dal confidi o dalle associazioni di categoria che operano per i confidi (dettaglio della documentazione allegata, presenza di relazioni circostanziate ecc.)
Se il giudizio e' favorevole, la garanzia e' "buona". Se poi e' anche 107 meglio per il discorso accantonamenti ecc. ecc.
Sulla "delocalizzazione" dei fondi pubblici destinati alle PMI mantengo parecchie riserve. La prima è quella relativa alla costruzione dei bandi che determinano troppo spesso il recepimento di interessi di "bottega" che niente hanno a che fare con le esigenze delle imprese. Meglio sarebbe un sistema nazionale con pochi Gestori che desse regole standard adeguatamente concertate con chi opera quotidianamente su questo mercato.
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