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giovedì 23 aprile 2009

Quali manager per i confidi? Invito alla riflessione



Ricevo e pubblico volentieri questa segnalazione del dott. Arzerello, nostro assiduo visitatore e grande esperto del mondo confidi.
Egr. Prof.
mi trovo spesso di fronte a confidi che stanno crescendo molto a seguito delle fusioni e che si avvicinano o stanno affrontando l’esperienza 107. Spesso mi chiedono quali sono le caratteristiche professionali “ideali” necessarie per guidare queste strutture.
La figura del “direttore” di un confidi proviene dall’interno della struttura? Deve aver maturato esperienze nel settore bancario? Deve avere esperienze manageriali nei servizi? E’ una persona di associazione o deve avere dimestichezza con la vigilanza?
Capisco bene che si debba guardare soprattutto la persona e le sue capacità piuttosto che generalizzare uno schema standardizzato ma Le volevo gentilmente chiedere se si sente di promuove un piccolo sondaggio sul suo Blog. Ovviamente il Suo commento è il primo ad essere di grande interesse. La ringrazio anticipatamente e Le porgo cordiali saluti.

Pierpaolo Arzarello

Io conosco un buon campione di direttori di confidi. Il direttore ideale dev'essere una gran lavoratore. Nel passaggio a 107 gli serviranno soprattuto capacità organizzative e di leadership, e un'attenzione forte all'efficienza. Deve essere molto autorevole nei confronti dei suoi stakeholder.
Non è molto, ma forse può bastare per cominciare la discussione.

Luca

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8 commenti:

bartolo ha detto...

Ciao Pierpaolo e ciao Luca. I dati d'ingresso mi sembrano un po pochini. Ad esempio questo direttore può contare su risorse umane in grado di assicurare il presidio delle singole funzioni? Il confidi è disponibile ad investire continuamente in professionisti esterni per le loro consulenze? Il confidi è in possesso di software prodotti da software house che facilmente soddisfano esigenze particolari o di adattamento alle opportunità che si vanno presentando continuamente? Se la risposta è si, il direttore (che comunque deve avere buone basi scolastiche attinenti alla materia e tanta volontà di approfondire il mondo bankitalia)avrà modo di esprimersi al meglio. bartolo

sapio ha detto...

Capovolgiamo il problema: quali sono le caratteristiche più comuni oggi fra i direttori dei Confidi? Poi vediamo se sono adatte ai tempi moderni e come dovrebbero cambiare e/o essere integrate.

nicola ha detto...

Caro bartolo se il confidi utilizza il nostro software la domanda e' si...!! Naturalmente non voglio connotare questo blog di sapori propagandistici ma solo fare una battuta.
Sul discorso della figura del direttore non ho ancora capito bene se l'esperienza bancaria serva o meno, ne incontro diversi che vengono dalla banca e mi sembrano particolarmente esuberanti proattivi...ma secondo voi serve veraemente??

excelsus ha detto...

Alle conoscenze tecniche dovrà unirsi una grande conoscenza del settore specifico. Il poveretto dovrà navigare tra i diktat delle Banche e delle Associazioni di cui è espressione...

Pierpaolo Arzarello ha detto...

Grazie a tutti per il contributo offerto, provo a scendere ancora più nel dettaglio. Diamo per scontato che alle spalle ci sia una buona struttura sia a livello di personale che di consulenti esterni. Convenzioni, Basilea II, mercato del credito, contenzioso, Vigilanza Banca d'Italia, sistemi informativi, rapporti con enti pubblici, rapporti con associazioni,istruttoria del credito.... mi sembra di delineare una figura molto complessa ma soprattutto molto completa. Se facciamo un
"prelievo" da altri settori (es. dal mondo bancario) si possono trovare figure corrispondenti con competenze trasversali così sviluppate? Meglio pensare all'evoluzione della specie?

Claudio D'Auria ha detto...

Caro Professore, prelevare una figura dal mondo bancario può essere una soluzione apparentemente efficiente. In realtà, a mio avviso, le specificità dei confidi sono tali, che difficilmente un direttore esterno sarà in grado di gestire efficacemente questa fase così particolare.
Condivido quindi la visione di Bartolo. Il direttore deve essere sì un bravo tecnico, ma soprattutto deve dimostrare grandi doti manageriali, circondandosi di persone (dipendenti interni e consulenti esterni) che gli permettano di presidiare al meglio tutte le aree problematiche.
Ciò che sicuramente non serve è un direttore "dittatore" (tipo, faccio tutto io) oppure, all'estremo opposto, uno non in grado di assumersi alcuna responsabilità (tipo, meglio non cambiare niente).
Saluti.

Massimiliano ha detto...

Condivido i commenti di Pierpaolo Arzarello e Claudio D'Auria dai quali scaturisce il fatto che il settore bancario è certamente un buon bacino, ma solo se si pesca ai vertici.
Le banche per loro natura organizzativa sono estremamente settorializzate ed il rischio sarebbe quello di avere un direttore molto ferrato in un settore di quelli richiesti, e così ben descritti dai miei predecessori, ma con poca esperienza negli altri.
Non credo che i confidi siano ancora attraenti per i vertici degli istituti, seppur piccoli.
Saluti

anarchico ha detto...

Voglio sovvertire le vs. convinzioni. La figura del direttore è strettamente legata alla governance di un confidi (se c'è o non c'è un AD, se ci sono o non ci sono dei managers, come funziona la struttura, ecc.). In altri termini, non voglio focalizzare sul direttore in quanto tale, ma sulla figura che in realtà prende le decisioni strategiche di business.
Ebbene, il business dei confidi non è altro che assunzione di rischi. Su tale base vorrei quindi gente che sia "ferrata" in materia e quindi andrei a pescare esattamente nel settore che del rischio fa il proprio mestiere: l'assicurazione.