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sabato 14 gennaio 2012

Svegliarsi in un paese tripla B

L'Italia è stata colpita nel suo rating dal giro di declassamenti annunciati ieri da Standard & Poor's: con un ritocco di due tacche, il debito governativo è sceso da A a BBB+. Il contraccolpo psicologico è forte.
L'outlook era ed è rimasto negativo, a indicare una probabilità su tre di un ulteriore downgrade nel 2012. Per le motivazioni leggete il comunicato di S&P, e il commento del Sole 24 ore.

La notizia ho smorzato gli entusiasmi per il buon esito delle aste dei BoT e dei BTp brevi e per l'abbassamento dello spread BTp-Bund. 
Sappiamo bene che l'Italia non ha, da sola, le forze per passare al contrattacco. Prima che a Roma, agenzie e investitori guardano a Bruxelles e a Francoforte. Si aspetta che l'Unione Europea annunci un piano concreto e credibile per arginare la crisi di fiducia verso il debito sovrano. La ricetta è nota: prima austerità in casa, poi aiuti da fondi solidali cofinanziati dagli Stati (come l'EFSF e il futuro ESM).
Se la crisi si aggrava, i meccanismi solidali si sfaldano, perché si riduce il drappello dei paesi forti, non bisognosi di aiuto, che diventano i maggiori contributori a vantaggio di una maggioranza di beneficiari.
Dietro le quinte, la BCE somministra la vera terapia. E' Francoforte che da mesi finanzia le banche dei paesi deboli, raccogliendo riserve in eccesso dai paesi forti. Con la stessa provvista, finanzia lo stock di titoli italiani, spagnoli, portoghesi, irlandesi acquistati sul mercato. Sulla BCE si concentra già grossa parte del rischio di una crisi finanziaria dell'eurozona, che colpisca con una reazione a catena il debito sovrano e le banche.
Come molte persone ragionevoli, spero di cuore che l'Euro non perda i pezzi. Ci sono ottime ragioni per difendere e rafforzare la moneta unica, e ci sono ancora ottime chance di farcela. Ma bisogna volerlo, e agire di conseguenza. Non è un'impresa da poco, e non è a costo zero. Richiede sacrifici, per tutti, forti e deboli, ricchi e poveri.
I governi europei non possono rinviare azioni urgenti appellandosi a principi astratti, inapplicabili o insufficienti, come l'equilibrio di bilancio assurto a regola costituzionale. I mercati non ci credono. Le agenzie di rating seguono i mercati, come è successo ieri. La Grecia è ancora lì che tratta con gli investitori. Non si capisce da quale parte del tavolo stanno le istituzioni europee e il Fondo monetario, e che ruolo devono svolgere.
Lo stallo prolungato può svenarci: spread crescenti, accumulo di rischi nascosti, preludio di default disordinati. Sono costi a perdere, che si aggiungono al conto terrificante delle perdite e dei debiti accumulati fino ad oggi.
Nella confusione che regna sono fiducioso. La crisi costringe a cambiare. Le imprese (tranne quelle nei mercati protetti) se ne sono rese conto per prime. Poi è stata la volta delle famiglie. Gli stati all'inizio hanno detto "Siamo qua, mandateci il conto che lo paghiamo". Ora non più. Sono loro che presentano il conto.
La palla torna in gioco. I problemi e i pericoli li vedono tutti. Ognuno vede quello che può fare, personalmente, per migliorare le cose. Per tenere aperta un'azienda, far funzionare una scuola, un ospedale. Con le risorse che si sono, e quelle che si riescono a procurare. Questo impegno capillare, quotidiano mostra chiaramente quello che si può e che non si può fare. Chi si impegna, non si scoraggia degli insuccessi, non si abbatte per i sacrifici, fanno parte del gioco. Continua a costruire.
Soltanto un movimento di persone così animate potrà dare anima a una politica diversa.
Tornando alle nostre cose: il downgrading dell'Italia fa parte della miriade di problemi tecnici, normativi che la persistenza della crisi mette davanti ogni giorno. Gestire una banca, un'azienda, diventa più complicato: per operare in titoli italiani le clearing house chiedono margini più alti; le misure di rischio (come il VaR) vanno in allarme. Non si capisce la risposta delle autorità. E' molto differenziata:  l'EBA da un lato chiede ricapitalizzazioni immediate a copertura delle minusvalenze su BTp; dall'altro la BCE  finanzia ancora con haircut modesti gli stessi titoli per tre anni. Un gioco delle parti? E come impatterà la crisi del debito sovrano sui requisiti ex Basilea? L'UE manterrà la clausola della direttiva sul capitale (CRD)  che consente una ponderazione zero dei titoli governativi dell'UE in valuta locale, a prescindere dal rating? Sì, ma come cambieranno i requisiti per la ponderazione delle banche, legate dalla stessa CRD al rating del paese di residenza?
Ho la sensazione che gli addetti ai lavori non si pongano operativamente queste domande. Non le vedo sollevare nel dibattito pubblico, nei convegni e seminari. Ognuno ci pensa e si arrangia come riesce. 
Ci vuole così tanto ad affrontare il problema per tempo, e tutti insieme?
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8 commenti:

Gigi ha detto...

E' chiaro che la fiducia è un elemento fondamentale nella gestione della crisi. Le agenzie di rating sembrano non voler capire (ed il dubbio che facciano apposta è più che legittimo) che le loro valutazioni non sono un mero "voto" finalizzato a migliorare l'informazione degli operatori dei mercati mobiliari. Diventano, di fatto, delle bombe mediatiche che causano una ulteriore iniezione o diminuzione di fiducia nei confronti dei valutati ed un successivo upgrading/downgrading. Insomma, sono dei meccanismi autoalimentantisi che, stanno aggiungendo problemi ai tanti che già la crisi sta già ponendo. Si rischia di entrare nel circolo vizioso delle profezie autoavverantisi.Insomma lo sappiamo tutti che nella lettura di fenomeni complessi, ai numeri (entro certi margini) possiamo far dire quello che vogliamo, che il timing con cui escono i rating non è casuale, che le agenzie di rating non sono poi così indipendenti dal business come vogliono far credere. Quand'è che prenderemo le distanze da una tale immorale mancanza di responsabilità? Qualcuno faccia qualcosa per togliere questa sacra aura di verità ai rating, altrimenti questi interessati apprendisti stregoni faranno più danni alla nostra economia di quanti ne voleva fare Bin Laden con l'attacco alle Torri Gemelle.

Anonimo ha detto...

Tom: rispetto ai sacrifici dei Paesi forti, nel caso della Germania la situazione è tuttavia comprensibile. Nei primi anni ’00 la Germania sotto Gerhard Schroeder ha portato avanti una serie di misure economiche pesanti ed impopolarissime per recuperare competitività, misure che hanno determinato sacrifici. Ora i Paesi del sud Europa chiedono alla BCE di diventare garante di ultima istanza, e di fatto lo chiedono in misura predominante alla Germania che in termini di peso diventerebbe il principale garante dell’area. Loro hanno messo in atto le misure necessarie mentre gli altri paesi mediterranei “cicalavano“ ed oggi gli chiediamo di garantirci. Ma ammettiamo che la Germania accetti che la BCE diventi garante di ultima istanza, siamo davvero convinti che i Pesi mediterranei (e mettiamoci anche l’Irlanda) dall’oggi al domani diventino Paesi virtuosi? Se domani chiedessero a noi Italiani di garantire la Somalia, perché questi sono gli ordini di paragone in termini di politica economica pubblica, beh forse non saremmo così convinti…

Anonimo ha detto...

@Tom: arriviamo tardivamente ad affrontare una serie di problemi di competitività, di squilibri di bilancio, di costi della crisi. Purtroppo si sono aggravati, e richiedono misure urgenti.
Il problema è che manca un soggetto europeo forte che intervenga nelle crisi, tant'è che si chiama in gioco il FMI.
Comunque l'Italia non sta alla Germania come la Somalia all'Italia, non per disistima della Somalia, ma perché la Germania finisce male se l'eurozona si disgrega disordinatamente. La Germania è già esposta sul bilancio della BCE, che oggi raccoglie dalle banche tedesche per prestare alle banche e ai governi di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, Francia. Questo mix di interventi tampone sulla liquidità e accordi di principio sulla fiscalità non basta ai mercati.

Gigi ha detto...

Stamattina, in farmacia, volevo pagare con il bancomat. Il farmacista titolare (la farmacia ha altri 4 dipendenti...) non me lo ha permesso perché, visto il modico importo (poco meno di 5 euro), a suo avviso la transazione era troppo costosa. Nello stordimento seguito a questa richiesta, finché cercavo di raccogliere i contanti che mi servivano ed i pensieri, mi è apparsa la visione del farmacista che stava mendicando un tozzo di pane, e del povero figlioletto ancora infante che non poteva permettersi le figurine dall'edicolante a causa mia: che tristezza. Così stordito ho estratto una banconota da 20 euro e ho pagato. Mentre il farmacista (figlio dell'anziano titolare ancora attivo), più stordito di me, ma di solito i figli dei farmacisti sono "ordinariamente" storditi non hanno bisogno di shock per esserlo, mentre mi stava dando il resto, insomma, mi è caduto l'occhio sul foglio con il quale la farmacia stava raccogliendo le firme per far dire ai loro clienti "difendi la tua farmacia!" Ormai rinsavito, finché mettevo via il resto, ho alzato gli occhi e mi è apparso Monti in tutto il suo splendore che mi diceva: "abbi fede" e ho ritrovato la fiducia. Ho pensato dentro di me; saranno i tassisti e i farmacisti più forti di Bill Gates? No, se sapremo cambiare farmacia al momento giusto. Ce la possiamo fare. Resistiamo alla serrata di tassisti, benzinai, farmacisti: un futuro migliore ci aspetta. Se non ce la facciamo questa volta non ce la faremo mai più. Sarà la fine. Sarà la Somalia.

Anonimo ha detto...

Tom: il tuo racconto mi ha commosso Gigi......poveri Farmacisti. Ma tutto questo prima o poi finirà o avremo il nostro Mohamed Farrah Aidid! Scusa Luca, so che non c'entra niente con il Blog, ma sai siamo tutti un po’ stufi, a parole sono tutti per le liberalizzazioni "but in my bakyard!".........

confidivda ha detto...

Vorrei riportare la discussione sulla ponderazione 0 consentita nonostante la tripla BBB+ assegnata all'Italia. Io ritengo l'argomento estremamente importante poiché appare palesemente contrastante con le dirittive di Basilea. Sembra che un paese che lentamente (si fa per dire visti i down grade subiti dall'Italia in meno di 1 anno!) sta andando alla deriva (nella speranza ovviamente non toccarla mai!) continui a non rappresentare un rischio per banche ed intermediari finanziari che ne detengono il debito ovvero a rappresentare il medesimo rischio di quando il Bel Paese era retato AA. Vi pare giusto? Concludo con una riflessione sui confidi (arrivo da quel mondo..): ma i confidi vigilati che dovrebbero consentire un risparmio di PV per le banche a quale futuro sono destinati in questo bailame di downgrade e di (probabibili/possibili?) riduzione della ponderazione?

Anonimo ha detto...

Confidivda Un aggiornamento potrebbe essere quello della disdetta delle convenzioni da parte di molti istituti di credito con i confidi, anche quelli vigilati.

Sapio ha detto...

Per ora la ponderazione delle garanzie prestate dai Confidi è peggiorata da 20% a 50%.