Segnalo a pag. 25 il riquadro sull'evoluzione dei saldi vs la BCE nel sistema dei pagamenti Target2. L'Italia (tramite la sua Banca Centrale Nazionale, BCN) presentava un debito a fine dicembre di 191 miliardi di euro. Gli altri paesi "deboli" erano in situazione analoga. A fronte di questo, le BCN di Germania e Paesi Bassi vantavano una posizione creditoria che nel 2011 è aumentata di 430 miliardi di euro. La BCE sta facendo quello che il mercato interbancario non vuole più fare, ovvero il finanziamento dei disavanzi di bilancia dei pagamenti dei paesi "mediterranei". E cosa accadrebbe (toccaferro) se una banca rifinanziata da Francoforte andasse in default. Le perdite conseguenti sarebbero mutualizzate tra le BCN, come precisa il Bollettino:
Eventuali perdite di bilancio relative alle operazioni di rifinanziamento principali vengono ripartite tra tutte le BCN sulla base della quota di partecipazione al capitale della BCE, indipendentemente da quale BCN abbia erogato il finanziamento e dalla distribuzione dei saldi TARGET2 all’interno dell’Eurosistema. Più in generale, i saldi su TARGET2 non rappresentano un’obbligazione bilaterale tra due paesi, ma sono detenuti dalle BCN nei confronti della BCE.Mentre si discute di fondi salva stati condizionati a un fiscal compact firmato col sangue, la BCE si prende lei il rischio di credito dei sistemi bancari mediterranei per cifre pesanti.
L'altra citazione consueta riguarda lo stato del credito alle imprese. Cito alcuni passi salienti da pag. 30, con i miei commenti tra parentesi:
Permane elevato il differenziale di crescita dei prestiti concessi dalle diverse categorie di banche. In particolare, il tasso di espansione sui dodici mesi del credito erogato dai primi cinque gruppi bancari italiani al totale dell’economia è stato pari, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, allo 0,3 per cento in novembre, a fronte del 3,3 per cento dei finanziamenti erogati dagli altri intermediari, sostenuti soprattutto da quelli concessi dalle filiali di banche estere (9,3 per cento). [lo svantaggio competitivo sulla raccolta si fa sentire?]
E' proseguita la ricomposizione dei prestiti alle imprese a favore di quelli a breve termine. I finanziamenti con durata fino a un anno sono cresciuti del 6,9 per cento nei dodici mesi terminati in novembre, quelli con durata superiore ai cinque anni del 3,3 per cento. Su tali andamenti hanno influito sia fattori di domanda – minore capacità di autofinanziamento, sfavorevoli prospettive di crescita degli investimenti fissi (cfr. il par. 3.2) – sia fattori di offerta. Riguardo a questi ultimi, si è osservato un significativo aumento del grado di utilizzo delle linee di credito, verosimilmente connesso con le tensioni dal lato della liquidità. [purtroppo è così, le pressioni sulla liquidità persistono e si aggravano]
[...] Nel terzo trimestre del 2011 il flusso di nuove sofferenze rettificate, sebbene inferiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno, è stato pari, al netto dei fattori stagionali e in ragione d’anno, all’1,7 per cento dei prestiti. La diminuzione delle nuove sofferenze rettificate nei confronti delle imprese residenti nel mezzogiorno è stata più che compensata dal deterioramento dei finanziamenti erogati alle imprese del Centro Nord e alle famiglie consumatrici. L’evoluzione della qualità del credito presenta significativi rischi di peggioramento, legati alla contrazione dell’attività economica in atto e all’aumento dei tassi di interesse praticati dalle banche. Informazioni preliminari indicano che nei mesi di ottobre e novembre l’esposizione delle banche nei confronti dei debitori segnalati per la prima volta in sofferenza ha ripreso ad aumentare, raggiungendo livelli significativamente superiori a quelli registrati nello stesso periodo del 2010. L’incremento ha riguardato sia le famiglie sia le imprese. Alla fine dello scorso novembre l’incidenza dei crediti alle imprese classificati come “in difficoltà” (esposizioni incagliate e ristrutturate) sul totale dei prestiti al settore è aumentata al 6,2 per cento (dal 6,0 in agosto). [che impatto ha questa dinamica sulla sinistrosità delle garanzie confidi?]I vostri commenti sono benvenuti
20 commenti:
Ciao Luca, rispondo sull'ultima...Le pratiche che vanno in sofferenza non sono quelle erogate da due anni a questa parte (da quando tutti abbiamo aperto gli occhi sulla crisi) ma almeno da tre anni, quando le valutazioni sul merito creditizio non erano influenzate dalla contingenza economica. I confidi che hanno costituito fondi e riserve a presidio li esauriranno tutti...chi non l'ha fatto, salta. Nel 2012 potrebbero trovarsi in difficoltà molti 106, perchè finendo i fondi rischi non avranno più banche che vorranno lavorarci. I 107 (forse) saranno più fortunati, perchè hanno dovuto fare accantonamenti in vista dell'iscrizione e presentarsi con bilanci in ordine all'appuntamento con BKIT. parola d'ordine: diversificazione, entrate da consulenze di qualsiasi tipo basta che siano utili e apprezzate dalle imprese....tipo Eurofidi Piemonte e Finsardegna (ma ce ne saranno sicuramente altri che io non conosco) che su questi aspetti si trovano avanti.
Difficile che si possano coprire i costi di gestione di un 107 con le sole consulenze ......anche perche' lo statuto dice altro. inoltre molte convenzioni riscritte con le banche nel momento in cui si e' diventati soggetti vigilati hanno previsto l'escussione a prima richiesta sia per i nuovi rapporti che per lo storico. Tanti non vigilati salteranno e molti 107 affonderanno.
Il fatto che la ponderazione sia passata dal 20% al 50% come influirà?
Se poi Fitch o Moody's degraderanno l'Italia come ha già fatto S&P allora la ponderazione diventerà il 100%. Quindi l'effetto mitigante di un Confidi sparirà completamente.
Anonimo, presentati. Le banche ed i confidi 107 possono fare le consulenze per legge, tranne quelle riservate agli ordini professionali. Comunque questo blog messo a disposizione dal prof. Erzegovesi serve per lo scambio delle esperienze, quindi contribuisci anche tu con le idee. Ne hai?
@Bartolo: anch'io ho notato in un confidi che conosco la buona tenuta delle operazioni fatte nel dopo crisi (i mutui liquidità erogati nel 2009 principalmente); forse in quell'anno sono "entrate" anche imprese solide che si sono avvalse dei programmi di garanzia pubblica e abbattimento tassi. Del resto anche sul Fondo centrale il filtro dei criteri di scoring ha un effetto dello stesso tipo. Bisogna tenere monitorati anche questi pool, perché l'effetto "stagionatura" potrebbe alzare i tassi di decadimento a 2-3 anni dall'erogazione. Dopo quella stagione potrebbero essere entrate operazioni più traballanti, specialmente sul breve.
Riguardo ai 106, forse alcuni soffrono come dici, altri invece penso che si siano tenuti buoni i loro tesoretti continuando a servire i loro soci storici.
@Sapio: col metodo standard le disposizioni derogano (come ho scritto più volte) al criterio del rating per il debito sovrano dei paesi dell'UE, che hanno ex lege una ponderazione zero. Essendo i risk weight bancari collegati a quello sovrano, presumo che non ci sia un effetto del downgrading dell'Italia sugli assorbimenti patrimoniali basati sul metodo standard. A maggior ragione non c'è per lo standard semplificato che non considera per nulla il rating. Il problema non è tanto di minimi regolamentari, ma di capitale interno "raccomandato" dalla vigilanza (pensiamo alla richiesta dell'European Banking Authority di ricapitalizzazione scontando le minusvalenze sui titoli di stato).
Prevalenza della sostanza sulla forma!
Tom: credo che Sapio intendesse la ponderazione della garanzia 107 senza controgaranzia FCG. Se anche le altre agenzie abbassano il rating dell'Italia a livelo S&P's la ponderazione passerà al 100%, sulla parte non controgarantita. Rispetto al metodo Standard, secondo la nuova normativa in Bozza lo Standard semplificato credo sparisca.
Bartolo l'idea "entrate da consulenze di qualsiasi tipo basta che siano utili e apprezzate dalle imprese....non puo' reggere e lo sai bene anche se si hanno circa 2000 soci.
D'altronde siete voi che, ad esempio per un chirografario senza controgaranzia scoring "C" prendete :
150 euro per la preistruttoria
250 euro per diritti
0,50% per Fondo Rischi
2,00% per Capitale Sociale
2,75% di Attiv.ne e gestione garanz
1,05% in ragione d'anno di comm.gar
Fa' una bella cifra.
Una consulenza per trovare una soluzione piu' economica per avere la garanzia quanto la fareste pagare per far quadrare i conti ?
http://www.confeserfidi.it/doc_trasparenza/FOGLIO%20INFORMATIVO%20GARANZIA%20COLLETTIVA%20FIDI%20M%20FI%20GC%20Rev%2002%20del%2024-06-2011%20(1).pdf
Grazie Tom. E' come dici tu. Pensavo si capisse che mi riferivo alla ponderazione delle esposizioni garantite dai vigilati (banche, Confidi) e non controgarantite dal FCG. Ora la ponderazione delle esposizioni di durata fino a 3 mesi è 20%. Per le altre è già al 50% e non più al 20%. Un altro passetto e la ponderazione diventa 100% con mitigation nulla.
Tom@ Sapio: peraltro se cosi fosse, ponderazione 100%, preferire essere un attuale 106..........
Qualche tempo fa qualcuno con un nome profetico in queste pagine delineava delle ipotesi che a medio periodo si sarebbero rivelate assai complicate per i confidi vigilati. Era frutto, probabilmente, non dello sfioramento della sfera di cristallo ma del vizio di chi ha l'abitudine di simulare gli effetti dei cambiamenti applicati su sistemi complessi nei vari scenari possibili. Uno di questi , annunciato e prevedibilissimo, era la crisi economica italiana e sistemica dell'Europa delle regole che si consolidava in coincidenza con le varie scadenze imperative e imperterrite di Basilea. Adesso siamo a un passo, per i confidi, di un pugno di mosche o di tanto calcolo e fervore per poi tornare al sistema di sempre che se fosse stato semplicemente migliorato e corretto le mosche le avrebbe schiacciate. Ma si pensava in grande ed e' stata varata la grande nave dei confidi vigilati e la nuova rotta delle garanzie a prima chiamata , e' rimasto il vizio della presunzione e non si sono considerati ........gli scogli !
@Miezzega: E' importante discutere di pricing applicato ai servizi dei confidi. Però andrebbe fatto su base comparativa, altrimenti mi sorge il sospetto che le critiche esprimano soltanto rivalità tra concorrenti, espressione del tutto legittima, ma non è questo il posto adatto.
Discutere di prezzo applicato ai servizi dei confidi su base comparativa si puo' a prescindere. Infatti chi è vigilato lo deve "esporre" in maniera trasparente. Il problema, come al solito, tu lo avevi affrontato e anche Sapio . Ricorderai le "variazioni" di tema sul Taeg e la parte di discussione poi esauritasi. Perchè dei miei soldi e dei tuoi soldi, soldi del cittadino dovrabbero andare ad un sistema di business che fa consulenza ? Semmai, come nei casi della mutualità prevalente, si possono utilizzare per agevolare l'accesso al credito con un prezzo della garanzia equo, direi molto moderato.
Altrimenti via i Confidi,altro che consulenza a chiunque....niente piu' contribuzione pubblica, riversamento graduale (con traslazione delle garanzie dai confidi al fondo) dei patrimoni alimentati con gli stessi allo stesso fondo, spunto telematico della garanzia direttamente dalla banca al fondo.Perche' ? Ma perche' i confidi sono stati inventati per agevolare l'accesso al credito alle PMI non per consumare risorse pubbliche, facendo pagare costi abnormi alle stesse PMI.
Attenzione Luca : ogni volta che in una discussione arriviamo al livello di tensione giusto per poter arrivare al cuore del problema, tu,spinto dalla tua encomiabile correttezza,smorzi tutto adducendo problemi di anonimato o rivalità tra concorrenti.
Liberalizzati, anche tu !
Prova l'ebrezza di essere anche contro qualcosa o qualcuno, non è male se lo si fa per un interesse generale.
Il sistema dei confidi si sta' deteriorando la lancetta è sul business e non sulle facilitazioni e l'aiuto - anche estremo - alle imprese ancora imprese anche se in difficoltà.
Perchè negare questa evidenza ?
Non è da Professori.
Liberalizzati, fallo insieme ai tuoi studenti e molti aderiranno a questo sussulto, il Blog sarà partecipatissimo si potra' "bere" oltre l'accademia del BKIT anzichè BI, sarà un successo !
Senza conservatori e senza rivoluzionari, l'Italia è diventata la patria della demagogia.
@Gobetti: Il dibattito è benvenuto e la libertà di commento è fuori discussione, quando non si scade nell'insulto o nella pubblicità comparativa. Nel caso specifico il commento è lì da leggere, vediamo se ne arrivano altri con esempi comparabili.
Sulla consulenza ribadisco il mio pensiero: il problema va affrontato partendo dai servizi di supporto contabile e fiscale, quello che manca è una consulenza continuativa. Sono un oppositore delle forme di consulenza a gettone che sono vendita di carta o di entrature presso banche o uffici pubblici e costano tanto. Chi debba fare questa consulenza, se i confidi o altri, è un problema aperto.
Sul fatto che i confidi tornino a fare garanzia a costi accessibili grava la stessa difficoltà che porta a fare business: la necessità di avere una gestione economica in attivo con costi di struttura e incidenza delle perdite entrambi crescenti. Quando ci sarà più trasparenza (per 107 e 106) si potrà forse distinguere meglio dove vanno a finire gli aiuti. Ammesso che ci sia la volontà 2politica", occorre anche un lavoro rigoroso di analisi.
Sul piano personale: quello che faccio coi miei studenti lo racconto qui sul blog; mi spiace deluderti, ma non insegno l'ebbrezza di essere contro (che per me è una forma di autocompiacimento del tutto sterile). Se non sono d'accordo e penso di poter fare meglio, allora costruisco qualcosa di nuovo, lo propongo e lo difendo. Allora sì che vale la pena lottare.
Il problema di questo settore è che nessuno dei ben intenzionati rischia su qualcosa di nuovo.
Per difendere o rappresentare l'interesse generale bisogna necessariamente mettersi contro, hai ragione : in maniera costruttiva e con proposte. Voi siete in grado di farlo. Il sistema ha dimostrato molti limiti. Il termine ebrezza, lo ammetto, non ci stava. Ti leggo anche per correggermi...
Buona giornata
@Gobetti: ho sempre espresso le critiche al mondo confidi in modo molto esplicito, cercando di non essere polemico. Nella sostanza mi sono messo "contro", almeno così mi hanno percepito molti esponenti di quel mondo, tesi a difendere l'esistente nelle sue molte e contraddittorie sfaccettature, o a mantenere uno stretto controllo sull'agenda dei cambiamenti.
Adesso i nodi vengono al pettine. Io penso che non c'è più tempo per essere contro nel senso di polemizzare, come non c'era per le strade di Genova inondate dall'alluvione. Se poi qualcuno nega l'alluvione, allora non c'è bisogno di polemizzare, serve una visita oculistica. E l'oculista lo devono chiamare gli operatori che stanno in prima linea, che nel mondo confidi parlano troppo poco, in pubblico, e con troppa discrezione.
I Confidi parlano con molta discrezione perché sono un costo della politica (dich. del pres. Regione Friuli on. Tondo). I loro dirigenti sono figli (nominati) dalla politica e sperano di risolvere le loro "piccole" difficoltà lontano dagli occhi indiscreti del pubblico e della UE (aiuti di stato), naturalmente sempre a carico dei contribuenti e con la scusa di aiutare le imprese (loro amiche), senza alcun controllo.
@Anonimo: in parte è vero, ma lo si potrebbe dire di tanti servizi di pubblica utilità o attività d'impresa variamente sussidiate. Era vero ieri, è vero oggi, non sarà più possibile domani. Una mission fondata sulla mediazione di spesa pubblica è attuabile oggi soltanto se c'è un appoggio politico, se si è dentro la lobby vincente. Quando si taglia, non tutte le lobby possono essere vincenti. Prima o poi la forbice arriva.
Quindi, finché c'è tempo, parliamone, almeno, dei problemi. Perché se il vento cambia, chi ci rimette non è lo sponsor politico che millanta di poter comunque trovare i soldi, ma chi per la mancanza di soldi deve chiudere.
Mi permetto solo di far notare che ci sono (meglio, forse ci possono essere) dei confidi che sono dei baracconi politici o riserve per cimiteri di elefanti. Ma ce ne sono altri (e qui non uso formule dubitative) che svolgono egregiamente il loro ruolo, anche se si dibattono fortemente tra le difficoltà della crisi economica e finanziaria, da un lato, e le richieste di presidi patrimoniali ed oneri amministrativi sempre più stressanti dall'altro. L'invito è sempre quello a non generalizzare.
Le difficoltà ci sono, e sono tante.
Bankitalia (con le nuove disposizioni ora in consultazione) a mio avviso ha perso un'occasione per raddrizzare un proprio comportamento iniziale che definire 'semplicistico' sarebbe fare un complimento, mostrando invece un integralismo degno di miglior causa.
La mia convinzione è che, allo stato attuale, il ricorso ai principi del libero mercato e concorrenza non possa di per sé solo risolvere le cose. E' necessario un intervento normativo sapiente (per l'immediato) e illuminante (nelle prospettive).
Il primo botto non mi pare che abbia fatto molto rumore (BPGaranzia). Forse lo faranno i prossimi, e allora qualcuno aprirà gli occhi (o, almeno me lo auguro).
@Enrico: sono il più fiero avversario delle generalizzazioni sul mondo confidi, come sai. Il problema oggi è quello per cui i confidi fedeli alla mission e professionali (che quindi hanno investito in persone e processi) sono schiacciati dai costi della struttura e del rischio. Ce ne sono altri che se la cavano meglio perché prendono meno rischi, risparmiano sull'organizzazione, fanno attività di servizio (di fatto mediazione creditizia) che genera ricavi e non rischi.
Oggi il sistema si presenta compatto ai tavoli di confronto con gli enti pubblici e ne escono richieste di compromesso (buone per tutti o piuttosto non cattive per nessuno). Queste richieste alla fine si riducono a: più fondi pubblici e controgaranzie FCG, meno adempimenti. Un corollario di "meno adempimenti" è: restiamo nell'opacità per quanto si può, soprattutto nel mondo dei 106 (i 107 hanno le segnalazioni di vigilanza e l'ICAAP e tempo 1-2 anni saranno attentamente monitorati dalla Banca d'Italia).
La normativa sulla trasparenza del costo del credito vale invece per 106 e 107, e quindi dovrebbe dare gli elementi per calcolare le differenze di costo di intermediazione, ma ci sono ancora troppe differenze di metodo e di sostanza per poter effettuare dei confronti di sistema. E soprattutto pare che non ci sia un soggetto interessato a farli, questi confronti.
Nel momento in cui la pressione dei tagli alla spesa e l'enfasi sulla semplificazione e sulla promozione della concorrenza diventano stringenti, la politica di fronte comune sulle richieste di compromesso porta a perpetuare una situazione opaca con falle e dispersioni di risorse; peggio ancora, si continua a spegnere la tensione al cambiamento, la collaborazione, il confronto per migliorare, come se fossero azioni di disturbo.
Nel primo round del confronto con il Governo Monti, la politica del fronte comune ha vinto, portando a casa il rifinanziamento del Fondo centrale così com'è (prospettando però interventi evolutivi del MiSE di concerto col MEF).
Nella fase due (o tre, quattro, ...), nel clima di caccia agli sprechi e alle rendite, le associazioni di rappresentanza rischiano molto a spendere il loro peso politico per difendere l'esistente, per diverse ragioni:
a) Banca d'Italia ha preso le misure delle cose che non vanno nel comparto 107, e ha gli strumenti informativi e ispettivi per farle cambiare; questo potrebbe significare in alcuni casi farle chiudere;
b) ci sono situazioni di pesantezza (come hai accennato, Enrico) che aspettano di essere affrontate, e che potrebbero richiedere azioni straordinarie, che non passerebbero inosservate;
c) le disfunzioni del mondo confidi sono intrecciate con quelle degli incentivi e dei servizi amministrativi alle imprese, nei quali sono pure coinvolte le delle associazioni; continueranno a difendere lo status quo? Dovrebbero avere una bella faccia tosta, soprattutto se in contemporanea si ergessero a fustigatori dell'inefficienza del pubblico.
Come cantava Bob Dylan "The times they are 'a changing". Il vento gira. Vince chi cambia, e fa vincere le imprese se aiuta a cambiare mettendo al primo posto il bisogno di farle lavorare meglio.
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