Il Sole 24 ore riferisce del sit-in dell'imprenditore Giuseppe Pizzino in Piazza Cordusio, davanti alla sede del gruppo Unicredit. Ecco uno stralcio del dialogo tra l'impresa e la banca, così come riportato:
Pizzino, a capo di un gruppo che occupa 300 addetti e fattura 20 milioni di euro l'anno, sostiene di avere bisogno di denaro per investire: «Abbiamo chiesto un finanziamento per attuare un piano di investimenti, non per ripianare passività pregresse. Abbiamo presentato – sottolinea – un progetto di rilancio e richiesto tre milioni di euro, garantiti da beni immobili, destinati a realizzare un nuovo impianto industriale tecnologicamente all'avanguardia. Questo consentirebbe non solo di mantenere gli attuali livello occupazionali, ma di assumere altre 60 persone». Il finanziamento servirebbe ad acquistare moderni macchinari, in grado di abbattere i costi di produzione del 15% e rendere dunque i prodotti più competitivi sul mercato. Pizzino chiede a Unicredit di «valutare la sostenibilità del progetto», ammettendo tuttavia che il 2008 è andato male, «com'è però successo ovunque».Un guazzabuglio. Che cosa ne verrà fuori?
Ma sono proprio i bilanci dell'anno scorso a indurre Unicredit a valutare negativamente l'istanza dell'imprenditore: «Non ci è possibile allo stato attuale concedere il nuovo finanziamento richiesto – si legge in una nota dell'istituto bancario – in quanto i bilanci 2008 evidenziano strutturalmente per entrambe le aziende margine operativo lordo negativo, risultato economico negativo e patrimonio netto negativo. Situazione che riscontriamo per la controllata anche nel bilancio 2007». «Siamo ben consapevoli della gravità e della delicatezza della situazione, anche per le eventuali possibili ricadute sulle numerose famiglie coinvolte. Dobbiamo tuttavia sottolineare – scrive ancora Unicredit – che è nostra precisa responsabilità, nell'impiegare il risparmio affidatoci dai nostri clienti, finanziare aziende che siano in grado di portare avanti attività sostenibili nel tempo e capaci di generare flussi positivi.[...]».
Nei giorni scorsi, un invito al dialogo era arrivato alla banca anche da Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana socio con lo 0,6% della holding lombarda, che ha affermato di condividere le strategie del management di Unicredit per rafforzare il patrimonio del gruppo, facendosi al contempo «portavoce dell'imprenditore Pizzino del gruppo Castello Spa per il mancato prestito di 3 milioni di euro».
Luca
12 commenti:
Un vecchio proverbio dice "Deficit patrimoniale? Libri in Tribunale"
Proverbio sensato. Ma come si spiega un progetto di rilancio finanziato da debito che punta ad aumentare di 60 unità il personale di un'impresa con deficit patrimoniale e MOL negativo? Con la solidarietà del Presidente della Regione? Io ho una grande considerazione dei siciliani, e intuisco una realtà sottostante complicata e una sua rappresentazione ancora più complicata.
I prestiti bancari affiancano, e non sostituiscono, il capitale nel finanziamento dell'impresa. Questo significa che l'azionista deve mettere di suo nel progetto il 50% del necessario (c'è da finanziare anche il circolante). Ma questa azienda ha finito il capitale e pretende che la banca consumi i depositi dei depositanti per finanziare il suo presunto rilancio. Se il progetto è buono lo ceda ad un altro investitore che immetterò capitale e salverà anche i posti di lavoro.
Si tratta di un gruppo che, se i dati son veri fattura 65.000 euro per dipendente, ovvero poco più del costo del lavoro. A questo punto, i costi di produzione che si vogliono ridurre devono essere ben poca cosa.
Trovo invece una logica politica e non imprenditoriale valutare gli investimenti in base alla ricaduta occupazionale, e non in base al ritorno economico. Non vedo altra spiegazione al supporto del presidente della regione.
Un progetto mirante ad aumentare il rapporto fatturato/dipendenti a parità di n. dipendenti e costo unitario sarebbe ammissibile, posto che sia pure ragionevolmente fattibile per produzione e capacità commerciale. Ma va sostenuto in parte anche da capitale proprio e non bastano garanzie ipotecarie sul costruendo perché questo potrebbe essere infungibile e quindi non eligibile.
A proposito di complessità dei fatti e delle rappresentazioni, cito questo resoconto dal sito Nebrodi e dintorni:
"Brolo, 29/09/2009 ' A portare solidarietà ai lavoratori del Gruppo 'Castello' di Brolo, [...] è arrivato il presidente della Provincia Regionale di Messina, on. Nanni Ricevuto, ed un gruppo di rappresentanti del governo provinciale[...].
[...] un amministratore più che proporre non può. E il presidente lo ha fatto. Ma l'impressione è che dietro il propositivo presidente ci sia l'uomo che ha capito come schioccare le dita (e non accettato) che 'di mezzo ci vada il territorio e non solo un titolare, non solo un'azienda. Che di mezzo ci vada il tessuto portante di questa zona della provincia di Messina (Brolo, Piraino, Sant'Angelo di Brolo, Sinagra, Ficarra, Gioiosa Marea, Patti, Raccuia, Ucria). Intere famiglie, ma pure un tessuto sociale ed economico che è vittima di ritardi ed omissioni che appartengono a tutti, forse pure a noi, ma che certamente vivono la loro maggiore quota di fragilità nella iniqua politica dei governi e dei sottogoverni, del cinismo creditizio e nella irrisolutezza della politica delle banche".
Irrisolutezza modello 'qua-non-c'è-niente-per-la-gatta'."
Non a caso il ministro dell'economia ha parlato di zone franche per il Sud; intendeva probabilmente zone dove l'impresa fa il suo gioco, prendendosi il rischio, senza languire alla mercé dell'iniqua politica dei governi e dei sottogoverni e del cinismo creditizio.
Solo una domanda perché non mi ricordo più. Gli amministratori del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia dei bei tempi andati erano settentrionali, magari stragisti con la baionetta ?(cfr dichiarazione odierna di Tremonti)
Evviva la proclamata e costruenda Banca del Sud. Per ora senza soldi, poi quando si saprà che i soldi del Sud rimangono al Sud, vedrete che file di depositanti agli sportelli .... delle altre banche!
Proposta: d'ora in avanti il dibattito sul Sud dovrà svolgersi in dialetto brianzolo. Se l'ariosità persiste, si imporrà il bergamasco. Nei casi incorreggibili, il lumezzanese.
Se non altro per alleviare l'improba fatica (di parlare in una lingua aliena) i contendenti dovrano andare all'essenziale, ed evitare concetti ineffabili nel nuovo idioma.
Va bun. Cum vu tu!
Ho letto l'articolo sopra riporato e le motivazioni del rifiuto del finaziamneto per il nuovo investimento. Avere un MOL negativo vuol dire non recuperare con i ricavi nemmeno i costi per materie, servizi e lavoro. Ciò non permette di recuperare il mantenimento della struttura produttiva e gli oeri finanziari che sicuramente saranno abbondanti stante un elevato indebitamento visto che il Patrimonio netto è negativo. Ho fatto queste brevi riflessioni per puntualizzare quanto sia importante conoscere e quantificare gli equilibri dell'impresa (finanziario,economico e patrimoniale). Puttroppo oggi le temetatichi di natura tributaria sono oggetto prevalente della professione, poca cosa è dedicata a conoscere lo stato di salute dell'impresa. Il 99% dei convegni e corsi di aggiornamento trattano dela materia tributaria. Complimenti a Lei Professore per il "BUSINES OFFICIE", le sarei grado se Lei ci prendesse per mano (a noi professionisti) nell'approfondire questi temi. Grazie 01/10/09
Caro Arcangelo (il suo nome e cognome meriterebbe una miniatura benedettina), grazie delle parole gentili. La sua professione sta riflettendo e sperimentando. Il principale ostacolo è l'equazione che normalmente si fa tra consulenza continuativa e basso valore aggiunto: il punto è dare un servizio di assistenza "normale" alla gestione finanziaria, che però sia valorizzato come una consulenza, e non come una serie di versamenti F24. Il costo della consulenza si può abbattere (a beneficio delle imprese minori) con la tecnologia di trattamento dell'informazione contabile e gestionale.
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