Un articolo di Sergio Rizzo dal Corriere di oggi (qui ripreso dalla Rassegna stampa del Governo) riporta il presunto cahier des doléances di Confindustria sulle attività del Ministero dello sviluppo economico. Mi permetto di riprendere questa perla:
Fatto sta che gli industriali si sono trovati davanti uno scenario molto diverso da quello che immaginavano un anno fa, e soprattutto un ministero con il portafoglio sempre più vuoto. Un esempio? Il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che a suo tempo fece sbottare Emma Marcegaglia chiedendo al governo «soldi veri» per le imprese alle quali le banche stavano chiudendo i rubinetti del credito. Scajola annunciò che per quel fondo sarebbero stati disponibili subito 1,6 miliardi: poi però si scoprì che le risorse erano state scaglionate da Tremonti e che per il 2009 la somma utilizzabile non era che di 169 milioni. A questo si devono poi aggiungere le assurdità burocratiche. Per dirne una, la domanda per accedere a questo fondo non deve essere presentata dall'impresa, ma dalla banca a cui è stato chiesto il prestito. Con il risultato di allungare notevolmente i tempi. Un problema serio. Tanto che per risolverlo il ministero sta studiando la possibilità di introdurre i voucher del credito: buoni di garanzia che le imprese possono spendere direttamente per avere prestiti in qualsiasi banca scavalcando le procedure bizantine.A onor del vero lo scaglionamento degli stanziamenti era noto fin dal botta e risposta sui "soldi veri" tra ministro (Scajola) e presidente (Marcegaglia). L'articolista, autore del best seller Rapaci, deve essere andato a caccia di malumori, non di notizie. Confindustria non si è mai lamentata della procedura telematica di accesso al Fondo Pmi. L'idea del voucher del credito (non entro nel merito) sottintende che banche e confidi siano un ostacolo, e non un tramite, tra Pmi e Fondo centrale. Non mi risulta che le cose stiano così.
In un anno di crescita sostenuta dei volumi (con le risorse che ci sono), il Fondo ha bisogno di una messa a punto di alcuni dettagli del suo impianto normativo, e di un collaudo dei nuovi strumenti (a cominciare dalla garanzia dello Stato). E occorre una collaborazione più assidua e collegiale tra gli attori (MEF, MiSE, associazioni, banche, MCC), senza lasciare vuoti tra produzione normativa, affinamenti procedurali, assegnazione di fondi, politiche di allocazione, scelte operative di erogazione.
Sui soldi veri, penso che il Ministro Scajola darà presto le opportune precisazioni.
E anche i media facciano la loro parte. Tutti parlano di imbarbarimento del gusto, della sensibilità dei lettori: i giornali si comprerebbero soltanto per spiare dal buco della serratura, e sentire di gente che si azzuffa, condanna, recrimina, o almeno si indigna. Io personalmente mi indigno quando leggo un quotidiano di 60 pagine che ha la consistenza dell'albume a neve. Se anche l'economia finisce con la politica nel pentolone del gossip velenoso possiamo andare tutti a casa, soldi o non soldi.
Luca
8 commenti:
Ricordo che il Fondo ha bisogno di una procedura per valutare il merito di credito dei garantiti. Il sistema attuale è uno score grezzo basato su semplici indici di bilancio. Il Fondo non accede alla Centrale Rischi né all'andamentale delle banche e non conosce qualitativamente i suoi beneficiari.
E' vero, Sapio, ma per Rizzo (o i suoi esperti di fiducia) l'attuale procedura di valutazione, molto, ma molto parsimoniosa, è fonte di "assurdità burocratiche".
Per superare le assurdità basta gettare il denaro dagli elicotteri (o magari solo i voucher). E' già stato proposto.
NB I voucher presuppongono l'avvenuta certificazione (sulla base del famoso score grezzo) di un diritto alla garanzia che prescinde dalla presentazione di un Confidi e/o Banca. Sai che pacchia!
Il problema non sono gli score di bilancio per accedere al Fondo, pur essendo questi ultimi parzialmente limitativi per le PMI che non appartengono al settore manifatturiero. I bizantinismi li riscontro a valle dell'istruttoria del Gestore del Fondo, allorchè, causa anche una sostanzionale discrezionalità del Gestore nell'attivare o meno la controgaranzia ed altr aspetti da e sottolineati in passato, non trovo una ragionevole certezza di ristoro.
Altro discorso, ovviamente, viene imposto dalle Banche ai Soggetti Garanti nel rinnovare i testi delle convenzioni, dove, a scanso di equivoci, non è possibile inserire alcuna ipotesi di inefficacia della garanzia, pur se l'evento prospettato rimane comunque nel totale controllo delle Banche: vedasi l'incasso delle commissioni consortili. Alla fine della giostra il vero cerino acceso rimarrà in mano ai pur sottopatrimonializzati Confidi. Prosit!
Dissento, garbatamente, quasi su tutto.
I giornali basta non comprarli. Altri mezzi di informazione li paghiamo tutti compreso quel TG1 che ultimamente il gossip lo ha "istituzionalizzato" nel senso che tutte le sere ci viene prosposta una vera e propria pagina su attrici, attori, concorsi di bellezza, e varia umanità. Mi sembra ben diverso. Comincio ad avere l'età per dire che una volta era meglio. Ovviamente niente a che fare con BBC, CNN, ecc. ecc.
Fondo Centrale. Le risorse sono quelle indicate da Rizzo. Ed il finanziamento del fondo arriverà fino al 2011 come sano i bene informati.
Delle due l'una o in Italia c'è un problema di accesso al credito che il fondo dovrebbe in qualche modo attenuare, e allora servono soldi veri, oppure, come ho già sostenuto in un precedente intervento, lo strumento è banco centrico e quindi la sua funzione è quella garantire un minore assorbimento di capitale alle banche. Tesi questa che peraltro è anche propria del documento presentato al Liquidity day e pubblicato anche sul blog da Luca. In questo secondo caso la questione delle risorse sarebbe marginale, dovendo il fondo, solo svolgere una funzione di "ammortizzatore" a domanda, delle banche.
Dice giustamente Luca che occorre lavorare duro, avere il coraggio di buttare il cuore oltre l'ostacolo e dico io avere anche fantasia e capacità di sperimentare.
La proposta dei vaucher in questo senso, se facciamo astrazione per un attimo dalle discussioni tecniche rispetto all'attuale quadro giuridico che presidia l'attività del Fondo rispetto a banche e confidi, non mi sembra da buttare a priori.
In fondo non è quello che già succede in molti casi con l'impresa che si rivolge al confidi ed il confidi che coopera nella ricerca dell'istituto di credito disponibile al finanziamento.
Si tratterebbe quindi di rovesciare l'approccio mettendo l'inizitiva in mano alle imprese ed ai confidi. Secondo modalità da stabilire con requisiti, procedure e soggetti da certificare. Ma in grado di metter in mano all'impresa qualcosa da spendere sul mercato del credito.
Mi azzardo a delineare uno schema, molto grossolano.
Il fondo lavora in misura prevalente in modalità indiretta, secondo una procedura che vede terminali operativi confidi 107 in grado di certificare i requisiti dell'impresa assumendo l'impegno alla garanzia nei confronti della banca per conto del fondo (es. 80%) ed in proprio (es.20%)di un data data percentuale del finanziamento (max. 60-70%). Il tutto ad esempio nell'ambito di un plafond assegnato da da ampliare e rinegoziare o annullare in funzione della capacità di utilizzo o di un track record da concordare e monitorare.
A questo punto l'impresa, con il suo bel vaucher, va in banca magari assistita dal confidi e finalmente negozia il suo finanziamento.
Non so se tutto ciò sia alla fine della fiera praticabile, ma se non si mette seriamente le mani sulla efficiacia degli strumenti anche le migliori politiche rimangono pie intenzioni.
E ad oggi con i Tremonti bond sostanzalmente al palo e con tutti i dubbi sull'efficacia che solo i soliti corifei non volevano vedere ed il Fondo Centrale strumento solo in mano alle banche rimane ben poco sul piatto per le imprese. Di fatto solo l'accordo ABI, associazioni Ministero sulla moratoria.
Altro che colbertismo!
Luigi
E dov'è il vantaggio per le imprese? Dov'è il miglioramento procedurale? Oggi la garanzia del Centrale viene basata sull'inutile score (se invece lo ritenete utile diciamolo a BdI così potrà ordinare alle banche di gettare a mare gli investimenti fatti nei sistemi di rating e sostituirli con lo score) e sull'indiretto supporto della banca che si dichiara disposta a sopportare il rischio vero (20% o 40% dell'operazione). Il Fondo rischia i soldi di Pantalone, ossia nessuno, ed il Confidi sostiene un rischio trascurabile e compensabile.
Domani invece l'impresa, garantita al buio dal Fondo, potrebbe esercitare una pressione psicologica sulle banche. E, se non le riuscisse, non trovando banche disponibili, potrebbe sempre andare a lamentarsi dal politico di turno.
Grazie a tutti dei commenti. Luigi propone una reingegnerizzazione del processo nel caso di pratiche originate da un confidi. Sul piano comunicativo l'idea del voucher può essere attraente, come "packaging" delle esperienze migliori che già si fanno. Il voucher però non potrà mai comprare l'approvazione del fido senza condizioni, da parte della banca e del confidi.
Riprendendo le preoccupazioni di Sapio, ricordo che la filiera banca-confidi-Fondo Pmi-Garanzia statale sta in piedi in un ottica di condivisione del giudizio sull'impresa (merito di credito valutato non solo meccanicamente) e quindi di condivisione del rischio. Gli interessi di fondo sono naturalmente convergenti. Mancano però gli ambiti di lavoro in cui tradurre questa convergenza di fondo in scelte operative che tengono conto di interessi immediati e particolari (e quindi anche divergenti).
Sull'osservazione di Excelsus: "I bizantinismi li riscontro a valle dell'istruttoria del Gestore del Fondo, allorché, causa anche una sostanziale discrezionalità del Gestore nell'attivare o meno la contro-garanzia ed altri aspetti da e sottolineati in passato, non trovo una ragionevole certezza di ristoro." La comunicazione Banca d'Italia stringe molto sulle clausole di inefficacia della contro-garanzia, forse aiuterà ad attenuare l'incertezza del ristoro. Excelsus dice di un altro problema: è la banca ad avere in mano il joystick, ed il confidi deve fare il salto quando la banca clicca la revoca. Qui si apre un altro tema di discussione: come fare per rendere il confidi forte quanto la banca nella valutazione e gestione del rapporto con l'impresa?
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