Approfitto della pubblicazione sul sito di Fedart Fidi delle slide presentate da Leonardo Nafissi, a nome di Assoconfidi, al Convegno Confires 2014. Ho commentato qui le proposte di Assoconfidi sul Fondo centrale Pmi (comprese le misure per capitalizzare i confidi). Qui considero il tema, pure approfondito da Nafissi, dell'assetto normativo e istituzionale del sistema confidi.
Comincio dai requisiti dimensionali per l'iscrizione all'Albo ex art. 106 del nuovo TUB (confidi "maggiori" o vigilati). Nafissi prende atto della volontà del MEF (e della Banca d'Italia) di innalzarla, viste le difficoltà dei Confidi meno strutturati ad adeguarsi alla normativa (riscontrata in alcune ispezioni, [non in tutte, per la verità]). Si prospetta una lunga fase di incertezza con varie ipotesi: ci sarà un rafforzamento della situazione attuale o una nuova configurazione del sistema?
La bozza di D.M. del MEF passata per la consultazione ha dato conferma dell’ipotesi iniziale di soglia innalzata a 150 milioni di euro di attività finanziarie. E' prevista in quel testo una deroga: c'è la possibilità di richiedere l’iscrizione all'Albo dei vigilati per i Confidi già iscritti all'elenco speciale attuale ma con un volume di attività finanziarie inferiore a 150 milioni; è previsto un periodo di 5 anni di tempo per raggiungere la nuova soglia, nel caso non sia raggiunta l'iscrizione è revocata e il maggiore passa nell'Elenco dei minori. Sul punto Assoconfidi chiede la possibilità di rinunciare all'iscrizione in deroga al nuovo requisito dimensionale, per iscriversi subito all'Elenco dei confidi minori (mi sembra un'idea sensata che evita un inutile e costoso limbo, nei casi in cui gli stakeholder dell'attuale 107 giudichino impossibile o indesiderata la permanenza nell'Albo dei vigilati).
Riguardo all'Organismo gestore dell'elenco dei confidi minori, Leonardo ha detto che si tratta di un tassello fondamentale per definire una strategia di lungo termine del sistema, insieme alla nuova soglia. Esiste una prima proposta progettuale di Assoconfidi fatta nel 2011 sulla struttura e sul funzionamento dell'Organismo. Tale progetto sarebbe tuttora sostanzialmente valido, salvo alcuni necessari adeguamenti. Per i "minori" si porrebbe l'esigenza di un'attività di controllo, piuttosto che di vera e propria vigilanza. Sarebbe necessario estendere all’Organismo i principi di proporzionalità e specificità auspicati per l'intero sistema dei confidi.
Se vi interessa l'evoluzione del mio pensiero su soglia e organismo negli anni, potete partire dal questo post dell'aprile 2011 (alziamo la soglia), all'intervento a Confires 2013 (tutti 107), a quello di quest'anno (fate quello che volete, e che potete, ma fate funzionare un sistema unito, con un'anima). C'è stata poi la ricca discussione su Linkedin (accessibile da qui).
Mi ripeto sull'Organismo: serve un organo di supervisione che scenda nel tecnico. Non serve a nulla un dispensatore di bollini blu che alla fine avrebbe come unica ragion d'essere erigere barriere all'entrata. Il ruolo principale (lo ha ricordato Nafissi) è quella di tener fuori i soggetti borderline, i confidi che rilasciano credito e garanzie abusive. Se però l'Organismo non va a guardare in casa di questi soggetti, non riceve dati di bilancio e operativi con regolarità e ordine, come fa a riconoscere gli abusivi? E guardate che il fronte degli abusivi ha un suo potere di pressione a livello politico (fa comodo a tanti, e in Italia ogni mercato regolamentato produce per gemmazione tanti mercati paralleli semi-regolati o illegali). Leonardo mi ha implicitamente rimproverato di aver imputato senza ragione ad Assoconfidi il ritardo nel percorso di istituzione dell'Organismo. Forse ha ragione, altri impedimenti si sono messi in mezzo, magari non intenzionalmente. Però il "suo" Organismo, come era disegnato nelle proposte Assoconfidi del 2011, è un soggetto incompleto, incompiuto. Ci vogliono dei punti di riferimento, dei fattori di novità, di crescita culturale, di ordine. Su questo punto vorrei più specificità da Assoconfidi, perché ritengo del tutto insufficiente una mera attività di censimento e controllo dei requisiti patrimoniali e di onorabilità degli amministratori e sindaci, quale verrebbe fuori dal dettato normativo esistente e dalla bozza di Decreto di cui sopra, lo stesso che innalza la soglia.
Veniamo infine alla proposta più recente di Legge delega per il riordino della Legge quadro sui confidi. Nafissi ha ricordato l'esigenza di definire un quadro unitario e completo delle
necessità strategiche del sistema, che ha come centro l'individuazione di funzioni e ruoli di un sistema di garanzia utile alle imprese. Su questi pilastri si intende elaborare una proposta coerente e organica rispetto a quel quadro di riferimento, evitando la frettolosità tipica della normativa d’urgenza. Il bailamme che si è scatenato attorno alla Legge di stabilità ha palesato i limiti di un approccio alla produzione normativa "a colpi di emendamento". Una riforma organica e robusta può nascere soltanto da una riflessione meditata
In questo ridisegno del sistema, Assoconfidi è sostenuto dalla partnership con Unioncamere per valorizzare l’azione di supporto ai Confidi storicamente svolta dalle Camere di Commercio.
Questo è il terreno dal quale è germinato il disegno di legge delega di cui stiamo parlando. La sua finalità è quella di fornire alle Istituzioni gli strumenti e le analisi utili a elaborare un provvedimento complessivo. I suoi principi di riferimento sono:
Sul Ddl di riordino del sistema ho parlato in questo post, e ancora più folkloristicamente qui. Non sto a ripetermi. Leonardo al convegno mi ha detto simpaticamente "Luca, dovremmo sentirci un po' più spesso", e in effetti sarebbe una cosa utile (anche perché ci conosciamo da otto anni e c'è sempre stato un rapporto cordiale, al di là delle divergenze di giudizio sui temi di interesse comune, peraltro comprensibili, visti i nostri diversi ruoli).
Qui mi permetto di chiedere ad Assoconfidi di fare un passo più coraggioso e prendere posizione sulle grandi scelte che il sistema ha davanti. I suoi "manifesti" sono la cornice di un quadro che rappresenta il sistema. Nel quadro devono trovare posto, con pari dignità, tanti soggetti e modelli diversi. Per fare in modo che l'immagine mantenga una sua unitarietà, il dipinto non può scendere nei particolari (si vedrebbero tante scenette gustose di scaramucce e giochi a rimpiattino come in un dipinto di Peter Bruegel). In questo modo l'immagine di confidi è più rassicurante sotto il profilo valoriale, ma purtroppo anche distante dalla realtà, e astratta.
Servirebbe ripetere le stesse istanze, gli stessi principi di riferimento, dimostrandone la veridicità sul campo, con dati, esempi, scelte di valore, di modello.
La mappa sulla quale dovrebbero essere tracciati i principi fissati nel Ddl è ancora quella incompiuta lasciata in eredità dalla legge quadro e dalla riforma del TUB. Se non stringiamo il quadro normativo, non fissiamo dei centri di gravità, i confidi galleggiano in uno spazio cosmico pieno di insidie, tra zone prive di gravità (attorno al pallido sole dell'Organismo minori) e buchi neri dove spariscono i soggetti più dimensionati o ambiziosi.
Un sistema unito e coeso, che penso di volere in piena sintonia con Assoconfidi, è un punto di arrivo, non una premessa a priori.
Comincio dai requisiti dimensionali per l'iscrizione all'Albo ex art. 106 del nuovo TUB (confidi "maggiori" o vigilati). Nafissi prende atto della volontà del MEF (e della Banca d'Italia) di innalzarla, viste le difficoltà dei Confidi meno strutturati ad adeguarsi alla normativa (riscontrata in alcune ispezioni, [non in tutte, per la verità]). Si prospetta una lunga fase di incertezza con varie ipotesi: ci sarà un rafforzamento della situazione attuale o una nuova configurazione del sistema?
La bozza di D.M. del MEF passata per la consultazione ha dato conferma dell’ipotesi iniziale di soglia innalzata a 150 milioni di euro di attività finanziarie. E' prevista in quel testo una deroga: c'è la possibilità di richiedere l’iscrizione all'Albo dei vigilati per i Confidi già iscritti all'elenco speciale attuale ma con un volume di attività finanziarie inferiore a 150 milioni; è previsto un periodo di 5 anni di tempo per raggiungere la nuova soglia, nel caso non sia raggiunta l'iscrizione è revocata e il maggiore passa nell'Elenco dei minori. Sul punto Assoconfidi chiede la possibilità di rinunciare all'iscrizione in deroga al nuovo requisito dimensionale, per iscriversi subito all'Elenco dei confidi minori (mi sembra un'idea sensata che evita un inutile e costoso limbo, nei casi in cui gli stakeholder dell'attuale 107 giudichino impossibile o indesiderata la permanenza nell'Albo dei vigilati).
Riguardo all'Organismo gestore dell'elenco dei confidi minori, Leonardo ha detto che si tratta di un tassello fondamentale per definire una strategia di lungo termine del sistema, insieme alla nuova soglia. Esiste una prima proposta progettuale di Assoconfidi fatta nel 2011 sulla struttura e sul funzionamento dell'Organismo. Tale progetto sarebbe tuttora sostanzialmente valido, salvo alcuni necessari adeguamenti. Per i "minori" si porrebbe l'esigenza di un'attività di controllo, piuttosto che di vera e propria vigilanza. Sarebbe necessario estendere all’Organismo i principi di proporzionalità e specificità auspicati per l'intero sistema dei confidi.
Se vi interessa l'evoluzione del mio pensiero su soglia e organismo negli anni, potete partire dal questo post dell'aprile 2011 (alziamo la soglia), all'intervento a Confires 2013 (tutti 107), a quello di quest'anno (fate quello che volete, e che potete, ma fate funzionare un sistema unito, con un'anima). C'è stata poi la ricca discussione su Linkedin (accessibile da qui).
Mi ripeto sull'Organismo: serve un organo di supervisione che scenda nel tecnico. Non serve a nulla un dispensatore di bollini blu che alla fine avrebbe come unica ragion d'essere erigere barriere all'entrata. Il ruolo principale (lo ha ricordato Nafissi) è quella di tener fuori i soggetti borderline, i confidi che rilasciano credito e garanzie abusive. Se però l'Organismo non va a guardare in casa di questi soggetti, non riceve dati di bilancio e operativi con regolarità e ordine, come fa a riconoscere gli abusivi? E guardate che il fronte degli abusivi ha un suo potere di pressione a livello politico (fa comodo a tanti, e in Italia ogni mercato regolamentato produce per gemmazione tanti mercati paralleli semi-regolati o illegali). Leonardo mi ha implicitamente rimproverato di aver imputato senza ragione ad Assoconfidi il ritardo nel percorso di istituzione dell'Organismo. Forse ha ragione, altri impedimenti si sono messi in mezzo, magari non intenzionalmente. Però il "suo" Organismo, come era disegnato nelle proposte Assoconfidi del 2011, è un soggetto incompleto, incompiuto. Ci vogliono dei punti di riferimento, dei fattori di novità, di crescita culturale, di ordine. Su questo punto vorrei più specificità da Assoconfidi, perché ritengo del tutto insufficiente una mera attività di censimento e controllo dei requisiti patrimoniali e di onorabilità degli amministratori e sindaci, quale verrebbe fuori dal dettato normativo esistente e dalla bozza di Decreto di cui sopra, lo stesso che innalza la soglia.
Veniamo infine alla proposta più recente di Legge delega per il riordino della Legge quadro sui confidi. Nafissi ha ricordato l'esigenza di definire un quadro unitario e completo delle
necessità strategiche del sistema, che ha come centro l'individuazione di funzioni e ruoli di un sistema di garanzia utile alle imprese. Su questi pilastri si intende elaborare una proposta coerente e organica rispetto a quel quadro di riferimento, evitando la frettolosità tipica della normativa d’urgenza. Il bailamme che si è scatenato attorno alla Legge di stabilità ha palesato i limiti di un approccio alla produzione normativa "a colpi di emendamento". Una riforma organica e robusta può nascere soltanto da una riflessione meditata
In questo ridisegno del sistema, Assoconfidi è sostenuto dalla partnership con Unioncamere per valorizzare l’azione di supporto ai Confidi storicamente svolta dalle Camere di Commercio.
Questo è il terreno dal quale è germinato il disegno di legge delega di cui stiamo parlando. La sua finalità è quella di fornire alle Istituzioni gli strumenti e le analisi utili a elaborare un provvedimento complessivo. I suoi principi di riferimento sono:
- Criteri di attuazione dei principi di proporzionalità e specificità
- Tutela del carattere accessorio della garanzia
- Posizione univoca dell’Italia sugli aiuti di Stato
- Eliminazione delle duplicazioni per un efficientamento della filiera della garanzia
Sul Ddl di riordino del sistema ho parlato in questo post, e ancora più folkloristicamente qui. Non sto a ripetermi. Leonardo al convegno mi ha detto simpaticamente "Luca, dovremmo sentirci un po' più spesso", e in effetti sarebbe una cosa utile (anche perché ci conosciamo da otto anni e c'è sempre stato un rapporto cordiale, al di là delle divergenze di giudizio sui temi di interesse comune, peraltro comprensibili, visti i nostri diversi ruoli).
Qui mi permetto di chiedere ad Assoconfidi di fare un passo più coraggioso e prendere posizione sulle grandi scelte che il sistema ha davanti. I suoi "manifesti" sono la cornice di un quadro che rappresenta il sistema. Nel quadro devono trovare posto, con pari dignità, tanti soggetti e modelli diversi. Per fare in modo che l'immagine mantenga una sua unitarietà, il dipinto non può scendere nei particolari (si vedrebbero tante scenette gustose di scaramucce e giochi a rimpiattino come in un dipinto di Peter Bruegel). In questo modo l'immagine di confidi è più rassicurante sotto il profilo valoriale, ma purtroppo anche distante dalla realtà, e astratta.
Servirebbe ripetere le stesse istanze, gli stessi principi di riferimento, dimostrandone la veridicità sul campo, con dati, esempi, scelte di valore, di modello.
La mappa sulla quale dovrebbero essere tracciati i principi fissati nel Ddl è ancora quella incompiuta lasciata in eredità dalla legge quadro e dalla riforma del TUB. Se non stringiamo il quadro normativo, non fissiamo dei centri di gravità, i confidi galleggiano in uno spazio cosmico pieno di insidie, tra zone prive di gravità (attorno al pallido sole dell'Organismo minori) e buchi neri dove spariscono i soggetti più dimensionati o ambiziosi.
Un sistema unito e coeso, che penso di volere in piena sintonia con Assoconfidi, è un punto di arrivo, non una premessa a priori.
8 commenti:
Il contesto attuale in cui si opera ha di fatto reso "inutile" il bollino di confidi vigilato, un po' per il rating italia che non da vantaggi a livello di assorbimento e un po' per la sfiducia verso questo mondo.
ANche i confidi minori possono accreditarsi su MCC e di conseguenza erogare garanzie controgarantite.
Allora però mi sfugge qualcosa.. che vantaggio vogliamo dare ai vigilati che sono sottoposti a regole chiare in tema di organizzazione, controlli, accantonamenti e bilanci rispetto ai "106" che possono un po' fare arbitraggio come vogliono?!?!
Se al termine di un'ispeazione cancello un confidi dal 107 ma gli lascio continuare la sua attività nel 106 gli ho fatto una dispetto o un piacere???
La bocciatura di una struttura dovrebbe portare all'obbligo di cessazzione dell'attività, anche temporaneo, o di aggregazione non al esci dal recinto così io non ne rispondo più e fai come vuoi..
Visto come si vogliono comportare con gli intermediari "non confidi" dove ne faranno rimanere pochi a discapito dei molti 106 attuali forse sarebbe il caso di obbligare i confidi minori a garanire per dire solo operazioni di micro credito o comunque di importi inferiori a 30? 50? mila euro.
Perchè eliminare centinaia di piccoli intermediari 106 privati che mettono a rischio soldi propri e lasciare in piedi centinaia di confidi minori che sperperano risorse pubbliche?
@Anonimo dell 11.23,Non capisco perché un confidi oggi vigilato non deve poter scendere giù di uno scalino e tornare tra i minori, se ha i requisiti patrimoniali (esigui) richiesti dalla Legge quadro e, in prospettiva, quelli di governance del DL 141/2010 sui minori.
Perché questo accanimento punitivo, che bisogno c'è di fare un dispetto, posto che le infrazioni individuali sono già punite dalle sanzioni e da eventuali azioni di responsabilità? Perché il passaggio a 107 deve diventare un viaggio senza ritorno, bruciando le navi dopo lo sbarco in America?
Se andassimo a fare un giro tra i 107, ci accorgeremmo che non sono pochi i casi in cui l'ingresso nell'elenco speciale è stato frettoloso, e la permanenza sofferta (e in molti casi per effetto del boom dei rischi, senza colpe dirette del CdA o della direzione).
Ho l'impressione che i casi di downscaling dall'elenco 107 verso l'elenco art. 155 c.4 e in futuro verso l'elenco minori saranno più d'uno. Ci sono già confidi 107 (non ancora ispezionati dalla Banca d'Italia) che parlano di deporre l'armatura di 107 e tornare tra i più agili non vigilati. Come ho ripreso nel post, Assoconfidi vuole consentire agli attuali 107 sotto la nuova soglia di 150 milioni di passare direttamente e immediatamente all'elenco minori.
C'è il rischio di uno svuotamento dell'elenco speciale. Ci rimarranno i big (ma non è detto, Eurofidi, che pare avere dei problemi di sostenibilità della struttura nazionale, potrebbe essere il primo a fare downscaling). Forse ci resteranno i medi più efficienti (aiutati dai provider e da accordi di collaborazione, non necessariamente contratti di rete), e quelli che lo fanno per prestigio, finché ne hanno i mezzi.
Sarebbe un dramma che l'elenco speciale si svuotasse con un elenco minori privo di una disciplina e di un sistema di supervisione.
L'anonimo successivo ricorda che il DL 141/2010 ha lasciato ai confidi il privilegio di operare al di fuori dell'Albo intermediari finanziari, sotto un Organismo di autosorveglianza, mentre alle finanziarie ex 106 (vecchio) ciò non è consentito. Ci sono (è vero quello che dice) finanziarie private che facevano prestiti e leasing, o servizi di tesoreria per gruppi di imprese con mezzi propri e linee di credito concesse in base a criteri di bancabilità. Oggi sono costrette a operate come intermediari vigilati, con tutti i costi che i confidi 107 hanno imparato a conoscere. Molte di queste chiuderanno.
Bene, se l'Organismo stentasse a prendere forma, la Banca d'Italia (come ha fatto per l'OAM, l'analoga struttura dei mediatori) prenderebbe in mano il progetto e lo imposterebbe, per poi ridarlo in mano al sistema. Alla fine si avrebbe una struttura che fa il guardiano della riserva di attività, tecnicamente agnostica e sostanzialmente priva di altri ruoli. Se poi il progetto organismo fallisse del tutto, i confidi potrebbero essere cancellati dal Bestiario del DL 141/2010, o ridotti al ruolo di mediatori creditizi (ma anche in quel caso dovrebbero adeguarsi alle regole e alle direttive dell'OAM).
Non ci sono storie: il sistema confidi deve ricompattarsi e prendere in mano il proprio destino, con due sbocchi:
- o verso un modello di vigilato che in condizioni creditizie normali torna ad essere sostenibile e più vantaggioso (tutti diversamente 107);
- o verso un modello di minore che si autovigila;
guardate che quando Raiffeisen ha fondato le casse rurali di credito cooperativo è partito da un'esperienza locale, ma si è subito dato una cornice di sistema regionale e nazionale, senza la quale l'esperienza locale sarebbe rimasta marginale e fragile, o molto simile alle forme di credito informale e usura che erano i suoi nemici.
Il problema dei confidi minori è quello della battaglia ad armi impari.
Il confidi minori sottoposto a principi contabili italiani non ha problemi di patrimonio, di pro rata temporis che differiscono i ricavi posticipandone la rilevazione, di accantonamenti sostaziali e regole di deterioramento della clientela oltre che di adempimenti onerosi quali divisione revisione legale e collegio sindacale, funzioni di controllo, concetrazone dei rischi, centrale dei rischi, segnalazioni di vigilanza (vorrei ricordare che se confermato vi sarà l'obbligo di adottare il sistema puma che è assai più oneroso per tempo e software rispetto alle soluzioni attuali dell'utilizzo delle derivate finali).
Se alla banca basta la controgaranzia del Fondo visto che dei confidi non ha più fiducia; se le banche grandi sul fondo ci vanno da sole; se quindi il servizio si sposta con le medio piccole; a questo punto sarebbe interesse di tutti andare nell'elenco minore anche solo per "spiazzare" la banca d'italia che non ha ancora capito che per la brutta bestia dei confidi le regole dovrebbero essere parecchio diverse da quelle degli intermediari.
Prima su tutti il requisito patrimoniale. Non erogando direttamente (allungarsi dell'effettivo effetto di azioni che modificano la realtà e gli aspetti societari) e non avendo accesso a ricapitolizzazione come per le altre realtà vigilate il TIER 1 dovrebbe essere parecchio più elevato 12%..
Non voglio puntare il dito contro i confidi minori ma dubito fortemente sulla capacità di autoregolarsi visto i risultati mediocri di quelli vigilati e non troverei giusto che di fatto nel medio termine vi siano solo vantaggi ad uscire dalla vigilanza piuttosto che restarci..
Vorrei far notare che fintanto che, causa downgrading Italia, le garanzie dei 107 e dei 106 sono uguali e valgono nulla, passare da 107 a 106 non crea danni. Ma se le ponderazioni dei 107 tornassero a 20% allora descalare a 106 con pond 100%, creerebbe grandi danni ad imprese e banche.
Che significano:
- Tutela del carattere accessorio della garanzia
- Posizione univoca dell’Italia sugli aiuti di Stato ??
Il carattere accessorio della garanzia è la sua relazione con un finanziamento bancario sottostante. DI qui la richiesta delle Associazioni di non chiedere ai confidi adempimenti informativi ai quali già provvede (o potrebbe provvedere) la banca.
Riguardo alla posizione univoca dell'Italia sugli aiuti di Stato, noto nel testo del ddl questo punto (art. 1, c. 1, b):
"disciplinare le modalità di contribuzione degli enti pubblici finalizzate alla patrimonializzazione dei confidi anche nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato". Penso che la slide di Nafissi auspichi un approccio unico a livello nazionale al trattamento delle garanzie confidi tra i regimi di aiuto, specialmente nella loro forma più delicata sotto quel rispetto (i contributi alla capitalizzazione).
Però le mie sono supposizioni, forse può arrivare un'interpretazione autentica.
Ahah ! ...ogni...sempre piu' spesso ... vedo qualcuno (oggi e' l'anonimo delle 12:27) che dice quello che ho cominciato a sostenere nel marzo 2009, cioe' un mese dopo la circolare di bankitalia sui confidi vigilati: il problema e' che si e' pensato troppo semplicisticamente (a mio avviso) di applicare regole (giuste) ai soggetti (sbagliati). Bene. Mi fa piacere. Siamo sempre di piu'
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