A pag. 27 del Sole 24 ore di oggi ho letto con interesse un articolo di Marco Bellinazzo, "Il corto circuito civilistico-fiscale rende difficile scaricare i mancati incassi". Le perdite attese su crediti possono essere dedotte entro un massimo dello 0,5% annuo del valore nominale fino ad una consistenza del fondo svalutazione non superiore al 5% (le stesse percentuali di quando ho fatto l'esame di scienza delle finanze nel 1977!). Queste le regole generali, derogabili nel caso di crediti già deteriorati, ma soltanto se si rispettano congiuntamente i criteri allo scopo definiti dal codice civile e dal testo unico sulle imposte. E' probabile che molte imprese debbano pagare tasse su ricavi non ancora incassati e che non lo saranno mai.
L'articolo però dice anche della possibilità di farsi finanziare dell'Erario sospendendo il versamento delle imposte e riparando nel giugno 2010 con il ravvedimento operoso: l'Agenzia delle Entrate è in questo caso una banca che fa pagare il 6% di tasso, comprese le sanzioni. Per molte Pmi è un buon tasso.
Con la crisi le imprese chiedono ai consulenti più aiuto sulla finanza, ma pur sempre condita di fiscalità.
Luca
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