Sto scrivendo il mio contributo alla ricerca sui confidi al Sud coordinata da ASR Mezzogiorno. Sono alle prese con le politiche di aggregazione, un vero rompicapo. Ad esempio, cercando su denaro.it la conferma di alcune notizie raccolte con interviste a direttori di confidi campani, mi sono imbattuto in due annunci, il primo è del 14 gennaio
E' partito da Napoli il roadshow di Fin.Promo.Ter per illustrare il piano realizzato dall'advisor Kmpg che punta alla trasformazione, nel 2010, in organismo vigilato della Banca d'Italia. Il confidi di secondo grado di Confcommercio ha tra i soci anche Confidi Pmi Campania presieduto da Lucio Donadio il quale ha organizzato la prima tappa dell'iniziativa di promozione delle attività e delle strategie future della finanziaria, pronta a raccogliere le importanti sfide imposte dalla trasformazione delle strutture che operano nel mercato del credito. A fare gli onori di casa e ad accogliere il presidente Giovanni Da Pozzo, il quale ha illustrato i traguardi del 2008 e gli obiettivi a medio e lungo termine della struttura, c'era il vicepresidente nazionale di Confcommercio con delega al Mezzogiorno Maurizio MaddaloniDunque, Confcommercio nazionale intende trasformare l'attuale confidi nazionale di 2°/3° grado, FinPromoTer, in un confidi 107 di secondo grado, al quale aderiranno i confidi affiliati all'associazione (come Confidi PMI di Napoli), molti dei quali rimarranno 106.
Ma ecco che il 13 febbraio esce un altra notizia:
Nasce il primo superconfidi regionale, composto da dodici consorzi locali, per "porre in essere, unitariamente, tutte quelle attività funzionali alla costituzione del Confidi Campania", consorzio di secondo grado previsto dalla legge regionale 40/2008. Lo si legge nell'atto di costituzione del raggruppamento temporaneo di imprese firmato a Napoli lo scorso 19 gennaio davanti al notaio Luigi Di Persia. L'obiettivo è quello di favorire lo sviluppo delle Pmi in un'epoca di crisi attraverso un più agevole accesso al credito, cosa possibile attraverso un irrobustimento del frammentato sistema dei consorzi fidi locali. I dodici soggetti sono espressione di oltre 11mila soci e insieme detengono un patrimonio netto di circa 20 milioni di euro e garanzie rilasciate per 130 milioni. Con questi numeri il superconfidi regionale può diventare intermediario finanziario vigilato dalla Banca d'Italia, ai sensi dell'articolo 107 del Testo unico bancario, qualifica particolarmente utile ai fini di Basilea 2. L'organismo, per il quale il Confidi Pmi Campania presieduto da Lucio Donadio ha il ruolo di capofila, intende promuovere la crescita ampliando la compagine sociale del superconfidi, sviluppando attività di controgaranzia ai soci e attività diretta in cogaranzia e svolgendo eventualmente un'attività diretta. "Quando ognuno fa la propria parte, le cose si muovono e il territorio può beneficiarne. La Regione Campania ha messo sul piatto 5 milioni di euro e noi ci siamo mossi.[...]Leggo prima "raggruppamento temporaneo di imprese" e poi "con questi numeri il superconfidi regionale può diventare intermediario finanziario vigilato". Allora, il presente parla di una ATI - mi pare che si chiami RTS - per gestire una dotazione di fondi regionali. Il futuro potrebbe portare a un confidi di 2° grado regionale aperto a enti di ogni settore e dimensione. I 12 promotori formano una lista arcobaleno: Confidi Napoli, Creditart, Confcredito, Confidi Salerno, Confidi Pmi Campania, Impresa Confidi, Cidec, Artigiancredito, Agriconfidi, Consorzio Api Campania Fidi, Ascom Fidi Caserta, Campania Credito e Cooperfidi. In Campania i confidi sono 42, e molti soggetti importanti non hanno aderito. Come esperienza simile rammento ATI Prisma (Umbria) coordinata dalla finanziaria regionale Gepafin, ma lì l'adesione è stata pressoché totalitaria (buon vecchio centralismo democratico).
Cosa accomuna i due progetti? Il driver strategico è in entrambi i casi la disponibilità di fondi pubblici (legge Bersani sul commercio nel caso di FinPromoTer, legge 40/2008 della Regione Campania nel caso di RTS). Questo asset, prezioso oggi più di ieri, sarà rinforzato da un piano industriale solido e condiviso dagli aderenti? Ho seri dubbi, se i confidi di 1° grado applicano (come pare) la teoria dei due forni, servendosi da chi ha più farina.
Si può fare di più (senza essere eroi).
Luca
4 commenti:
Oltre quello dei due forni, alias incertezza strategica, il problema è che questi 106 pensano di conservare il rapporto con le imprese ed il potere di delibera scaricando piattamente i costi del rischio sul 107 superiore. Come ha detto Luca in un post di qualche mese fa, questa non è una cosa che si può raccontare a BdItalia. E' il 107 che deve deliberare. E questo aprirà la strada ad una serie di controversie che porterà il modello organizzativo ipotizzato ad una infelice conclusione.
Sul tema segnalo un interessante inserto del Sole-24Ore Sud datato 11/2/09.
Saluti.
Caro Luca,
sarebbe interessante avviare un dibattito sul futuro dei Confidi di 2' grado in Italia.
Personalmente, dopo aver creduto che tutto sommato per loro uno spazio di mercato sarebbe rimasto dopo la "rivoluzione" di basilea 2, tendo sempre più a ritenere che questi confidi saranno prima o poi costretti a fare garanzie dirette.
Il mercato della garanzia indiretta (o co-garanzia) non mi sembra infatti così ampio da giustificare in termini economico-reddituali la permanenza di soggetti dediti esclusivamente a questa attività.
Non lo dico solo con riferimento alla realtà della Campania, che non conosco, ma in generale.
Penso che un'esperienza molto interessante è e sarà quella di Federfidi Lombarda, che conosci. Un confidi di secondo grado che si trasformerà in 107 ed è partecipato dai confidi di primo livello (106 e futuri 107) e dall'ente pubblico. Per arrivare a delle conclusioni dobbiamo però aspettare che si facciano esperienze concrete.
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