A Nove in punto del 19/3, Oscar Giannino è tornato dopo un anno a parlare delle persone che si tolgono la vita per la disperazione di perdere il lavoro o la propria impresa. Ha scelto di proposito un tema sgradevole per prendere le distanze dalle fanfare che celebrano lo scampato pericolo dell'Italia con l'ode foscoliana all'amica risanata dalla cura del governo tecnico. Potete ascoltare il podcast della trasmissione.
Purtroppo la situazione non è serena per tutti. Per molti, è disperata. E Giannino teme che la cura fatta di stretta fiscale e riforme di grande risonanza, ma incompiute nella sostanza, manterrà un habitat economico nefasto per chi fa impresa o cerca lavoro. Per questo occorre prendere sul serio le decine di suicidi avvenuti negli ultimi mesi tra gli imprenditori e i loro dipendenti.
Ospite principale della trasmissione è stato Giuseppe Bortolussi, noto direttore della CGIA di Mestre. Ha portato una proposta molto apprezzata da Giannino: quella di creare un fondo di solidarietà per dare credito alle piccole imprese in crisi tagliate fuori dai rapporti con le banche, dando sollievo ad artigiani che per un fido rifiutato, magari di poche migliaia di euro, non sanno dove sbattere la testa. Ha citato come esempi i fondi anti-usura e anti-racket, ipotizzando una dotazione di qualche decina di milioni di euro. Il fondo sarebbe gestito in collaborazione con i confidi, soggetti dotati delle competenze e delle capacità di dialogo con le banche che servono per riaprire contatti bruciati.
L'idea è giusta. Do ragione a Bortolussi sul valore dei soldi, contro la depressione da crisi. Serve dare respiro prima di tutto finanziario alle aziende che boccheggiano. Però ci sono tanti "se" e "ma" sull'attuazione dell'idea. Occorre selezionare i capaci e i meritevoli, ma per gli altri non ho capito che cosa si propone. Sono d'accordo sul fatto che i confidi sono per missione i partner naturali di un progetto del genere. Nutro dubbi sulla loro disponibilità e capacità di svolgere il ruolo di traghettatori: è un'attività complessa, dispendiosa e difficile da farsi remunerare su piccole aziende.
Bortolussi ha stimato rischi bassissimi su prestiti di emergenza ad artigiani e micro-imprenditori. E' un disco già sentito, ma è vecchio di qualche anno. Oggi purtroppo i tassi di sinistrosità sono cresciuti anche tre i capaci e i meritevoli. Sarebbe il caso di costruire un discorso più coerente: non ha senso partire da "Aiutiamo gli imprenditori sull'orlo della disperazione" e poi concludere con "costerà poco o nulla grazie ai default da prefisso telefonico (0,XY% di insolvenze)". Se non sono in difficoltà serie, perché sono disperati? Perché le banche che non danno i 5.000 euro di fido per grettezza? Sarebbe bello che fosse così (bello no, ma gestibile). Più facile che manchino 20.000, o 200.000 euro, e che non si trovino banche disposti a concederli, neanche quelle con i direttori più competenti e socialmente responsabili.
Come secondo ospite della trasmissione, ha parlato Stefano Zanatta, presidente della Confartigianato di Asolo e Montebelluna. Ha parlato del progetto Life-Auxilium promosso dalla sua associazione. Consiste in un punto di ascolto dove opera un team di professionisti (psicologi e assistenti sociali) pronti a seguire chi è in difficoltà, mantenendo il riserbo e preservando l’anonimato. Sono coinvolti anche la locale Unità socio sanitaria e la Caritas di Treviso, che ha un progetto di microcredito. Anche qui mi sento del tutto simpatetico con l'iniziativa, che nasce da un desiderio umanissimo di stare vicino alle persone e alle loro famiglie. Ma, domando, non riesce questa cosa a farla l'associazione con i suoi uomini, affiancati dagli psicologi e dai sacerdoti, OK, ma nel corso dei normali rapporti con le aziende che sono il pane quotidiano della loto attività di rappresentanza e di servizio? Magari l'artigiano in crisi tiene la contabilità al CAF della Confartigianato: lo si è seguito quando portava bilanci da chiudere in chiara sofferenza? Gli si è proposto di fare qualcosa prima che fosse troppo tardi?
In realtà il punto di ascolto ha finito per coinvolgere e mobilitare tutta l'associazione, a cominciare dal presidente: Zanatta ha raccontato di artigiani che hanno carpito il suo numero di cellulare per parlargli direttamente dei loro problemi. Non può che essere così. Se un soggetto si fa avanti per rispondere al bisogno di altre persone, è coinvolto personalmente. Non bastano gli psicologi, la Caritas: chi chiede aiuto cerca qualcuno che lo indirizzi e lo sostenga nell'affrontare i problemi angoscianti di un'impresa in dissesto. Che sono prima di tutto problemi finanziari e legali. Affrontandoli con ordine, competenza, realismo, si leniscono i sensi di colpa e la frustrazione dell'insuccesso, si tiene viva la stima di sé.
La realtà è che siamo tutti stanchi, a cominciare da coloro che hanno le migliori intenzioni di aiutare le imprese in difficoltà. Stanchi, logorati da tre anni a bagnomaria della crisi che è arrivata, forse se ne doveva andare, no è rimasta, ma siamo quasi fuori, attenti che potrebbe tornare. Non solo i malati, ma anche i medici sono a rischio depressione.
Ma non ci dobbiamo fermare alla stanchezza e alla sfiducia. Occorre reagire.
Ben vengano proposte come quelle di Bortolussi o di Zanatta. Io le auspico da tempo (vi ricordate di questi post del 2007, del maggio 2011, fino a questo del marzo 2012 sui buchi dell'offerta di assistenza alle imprese? ).
Dallo spunto generoso bisogna però passare al progetto e all'azione, à la guerre comme à la guerre. Continuiamo a mettere in agenda i fondi di solidarietà e i punti di ascolto, ma andiamo a scuola, impariamo le cose che servono in quelle situazioni. Scuola di finanza, diritto, e psicologia, per l'esercito di persone che nei confidi, nelle associazioni, negli enti pubblici, opera a contatto con le imprese in difficoltà. E' ora di uscire dagli orticelli. Si deve operare insieme, offrire servizi più coordinati, ricchi di contenuti professionali e relazionali.
Scuola di finanza, diritto, psicologia, e carità. Anche la terza materia va esercitata, per far propria la sua verità. E' l'ultima, unica, invincibile forza per stare in una realtà dura, senza rinunciare a vivere con pienezza.
Se serve, la mia piccola esperienza del Business Point è a disposizione.
5 commenti:
Luca
quante volte abbiamo parlato di educazione finanziaria, giuridica, d'impresa.
Oggi non si può improvvisare proprio nulla perché anche gli artigiani, i professionisti devono essere Imprenditori con la I maiuscola.
Ci vogliono grandi capacità su tutti gli aspetti da te toccati, bisogna essere forti e preparati perché nulla può essere lasciato all'improvvisazione.
La nostra normativa fiscale è una delle più complesse al mondo. Il diritto, in tutti i suoi aspetti pure.
In tanti in un modo o nell'altro legificano perché tutti vogliono un ruolo: parlamento, governo, giudici, regioni, autority, agenzia delle entrate e chi più ne più ne metta.
Così, di certezze ne sono rimaste poche e “l'ingegnosità umana riesce facilmente a insinuarsi entro le maglie di questa massa fragile, che striscia sul fondo” a scapito dei più seri e dei più deboli.
E' estremamente difficile far conciliare conoscenze elevate, esperienza, serietà (mi riferisco anche al tuo post sulla casa), rispetto delle normative con costi bassi.
Non si può fare buona consulenza sottocosto. Non si sopravvive.
La buona consulenza però è poco apprezzata perché da noi non esiste una cultura della prevenzione. E così non si sopravvive (professionisti e imprenditori).
Ma in questo mondo dobbiamo vivere perché questo è il mondo che ci siamo dati.
Come sai, negli ultimi anni ho affrontato una profonda e lunga crisi aziendale (quella di mio padre), ma ne sono uscito molto bene. Nel frattempo dovevo affrontare la mia: quella professionale che ci vede tutti coinvolti e di vita perché, ma era prevedibile, mancava solo la depressione. Ma ne sono uscito con le mie forze.
Ho chiesto aiuto a tanti ma nessuno me lo ha dato tranne mio fratello che ha combattuto e combatte con me. Ma tra noi ci sono affetti profondi.
Questo è il mondo e nessuno ha il coraggio, la voglia o la forza di cambiarlo per darci un modello diverso; oppure più semplicemente nessuno può farlo perché “ha da campà” (confidi compresi).
E allora penso che la natura farà il suo corso e rimetterà l'uomo di fronte alle cose veramente importanti.
In passato c'erano le pestilenze, oggi le inevitabili crisi.
Ciao Nicola
Caro Nicola,
grazie della tua esperienza.
Speriamo che la crisi porti prima o poi a dare spazio alla consulenza che serve, e che vale, risparmiando su quella che si deve acquistare per obbligo normativo o consuetudine. Di cose da fare ce ne sono tante per chi come te ci mette passione e competenza.
p.S.: a proposito di aiuti alle imprese.
Vi invito a leggere il bando della regione abruzzo sul microcredito.
Dotazione fondo 15 milioni di euro: 50% microcredito e 50% fondo garanzia.
Cosa ne pensate? Vorrei un vostro commento tecnico (anche di Sapio che saluto).
Il bando con i soggetti interessati (tra i quali un confidi) lo trovate qui: http://www.regione.abruzzo.it/fil/index.asp?modello=notiziaSing&servizio=LEE&stileDiv=sequence&msv=notizia404&tom=404
@Anonimo, ho dato uno sguardo. La garanzia basata su un Fondo non è eligibile. Continua quindi la presa in giro. Le banche la accettano perché "male non fa ma se fa bene non si sa" e tutto continua come prima. Anche il richiesto Taeg/isc, deve essere differenziato per forma tecnica, durata e rischiosità del prenditore. Così rozzo a cosa serve?
Ma...chiediamolo all'assessore.
Magari vediamo se sa risponderci.
ma un confidi puo' o sa offrire una consulenza alle imprese come richiesta nel bando?
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