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venerdì 23 marzo 2012

Salvare i confidi

Salvate i confidi: è un messaggio lanciato più volte nelle ultime settimane dai rappresentanti del settore. Il Presidente di AssoConfidi, Francesco Bellotti, ha dichiarato in un recente convegno a Napoli (cito da ildenaro.it):

Bellotti evidenzia inoltre anche la necessità che si riservi al sistema dei confidi un’attenzione simile quella del credito bancario. “Abbiamo compreso e condiviso gli sforzi che sono stati fatti dalla comunità internaizonale nei confronti del sistema bancario. Non capisco perché una parte di quei fondi non possa essere investita anche per i confidi. Non siamo per la tutela di tutti, ma dei soggetti che riescono a stare sul mercato. Noi ci siamo assunti un rischio che il sistema bancario non ha voluto assumersi”
E' ancora più esplicito e accorato l'appello che chiude il comunicato stampa di Fedart Fidi sulla 15a ricerca sui confidi artigiani:
Un intervento tempestivo e decisivo da parte delle Istituzioni pubbliche è ormai improcrastinabile. Il rischio è quello di veder collassare un Sistema che, con tutte le sue forze, si è opposto alla drammatica crisi di questi ultimi anni, ma che non può farcela da solo. Si sono giustamente e ripetutamente salvate le banche, ora è necessario salvare i Confidi, ossia le imprese e il sistema economico.
Non posso che essere d'accordo sulla necessità di un'azione di carattere straordinario a sostegno dei confidi. Era uno dei punti dell'analisi che avevo elaborato nel luglio 2010 per il seminario Smefin sull'equilibrio gestionale. Non è ancora chiaro il come di questo intervento straordinario. Io penso che serva un progetto di respiro nazionale, per individuare situazioni di diverso merito e criticità. Rispetto ai casi più critici, o meno meritevoli, si dovrebbero attivare degli interventi di riassetto e riorganizzazione entrando nel merito, ad esempio sostituendo gli organi societari in carica. Occorre agire prima che si arrivi all'attivazione degli strumenti giuridici di gestione delle crisi, che tra l'altro aspettano di essere portati a regime con la creazione del nuovo albo degli intermediari finanziari ex DL 141/2010, per gli attuali 107, e con la creazione dell'Organismo gestore dell'elenco dei confidi minori.
Non penso che AssoConfidi auspichi o solleciti un piano "Salva-confidi" straordinario e invasivo. Ho motivo di credere che si punti ad ottenere risorse, ambiti di concertazione,e aggiornamenti normativi per arrivare più facilmente a scarichi di esposizioni, e iniezioni di capitale fresco da nuove fonti (tipicamente i soci pubblici legittimati dalla norma inserita all'art. 39, c.7, del Decreto Legge 6 dicembre 2011, n. 201 "Salva Italia"). Probabilmente c'è la volontà di consolidare il sistema, razionalizzare gli aiuti pubblici, selezionare chi merita, i "soggetti che riescono a stare sul mercato" di cui parla Bellotti. Già, ma come individuarli nel momento in cui si afferma che senza aiuti rischiano di collassare, come afferma Fedart? Qual è l'aiuto massimo accettabile?
Logicamente, occorre prima definire un modello di confidi (o di filiera, come quello approntato da Fedart Fidi) che sia sostenibile a regime. Occorre poi un piano straordinario di risanamento e rafforzamento in grado di portare i confidi che superano il primo filtro di "meritevolezza" nelle condizioni di attuare il modello sostenibile. Il piano straordinario è un esercizio iterativo, nel senso che si devono individuare i soggetti meritevoli di aiuto, distinguendoli da quelli non meritevoli. Per i secondi c'è da decidere se e come intervenire (accompagnandoli verso fusioni, liquidazioni, o abbandonandoli al loro destino). Per i primi c'è da fare il conto della spesa, quante risorse servono per portarli in forma ai blocchi di partenza del nuovo modello. Bisogna poi verificare chi paga il conto della spesa, quanto c'è da spendere, chi può spendere, nei confronti di chi altro. E allora si deve ripartire e rifare il percorso fino a che non si raggiunge una soluzione possibile.
Io non saprei da dove cominciare. Qualcuno ha delle idee più chiare? Coraggio! Stampa questo post

15 commenti:

Wolfe ha detto...

Sull'intervento di Francesco Bellotti preciserei che il sostegno internazionale é ora sul rischio di liquidità, al quale i confidi sono del tutto estranei ma che possono solo subire passivamente quando calano le garanzie per via del calo di erogazioni bancarie legato alla tensione sulla liquidità. Un intervento a tutela della liquidità delle banche, come gli ultimi due della BCE, rimedia ad un problema che potrebbe inceppare l'economia reale ben più del rischio di credito a parametri attuali. Le banche muoiono prima di rischio di liquidità che di rischio di credito, per i confidi é viceversa. Il problema é probabilmente di leva: 1 mln prestato a una banca genera 1 mln di impieghi, e torna indietro se la banca non salta, 1 mln dato a un confidi genera a spanne 16,7 mln di garanzie, che sono tante ma andranno a coprire il rischio di credito di un bel niente se le banche non hanno fonti per fare impieghi.

Sapio ha detto...

@Wolfe: no, no, no. Non è così, 1 milione dato ad una banca non genera 16,6 M di garanzie. Sarebbe così se ci fosse da coprire solo la Perdita Inattesa ma c'è da coprire pure la Perdita Attesa (c'è un PA per ogni anno di durata del prestito se pluriennale) ed il moltiplicatore è drasticamente inferiore. Questo del moltiplicatore è l'errore più ricorrente nei dibattiti in materia.

Fulgido ha detto...

Grande Sapio!

Sapio ha detto...

Se un Confidi vuole concedere 16,6 ME di garanzie deve tenere fermo 1 ME fisso (PV) e prevedere un consumo di 200.000 E circa (PA) per ogni anno di durata dei prestiti.

Anonimo ha detto...

A proposito di risorse e di leva finanziaria ribadisco un concetto. Riserviamo interamente l'intervento della garanzia/controgaranzia pubblica rilasciata dal FCGPMI ai soli Confidi ed otterremo tre risultati: a) un pricing Banca e Confidi più competitivo per le PMi; b) una prospettiva più solida per l'intero mercato delle garanzie e c) un esborso prospettico molto meno oneroso per lo Stato.

Anonimo ha detto...

Tre tesi interessanti, non tre assiomi. Penso che siano da dimostrare.
Su (a) noto che la trasparenza del pricing delle garanzia sia peggiorata negli ultimi mesi. Ho scorso alcuni fogli informativi, in alcuni ho trovato solo un dato di commissione massima.
Su (b) dipende da che cosa fanno i confidi in aggiunta allo sportello del Fondo centrale.
Su (c) non mi torna con l'affermazione di Bellotti: i confidi si sono assunti rischi che le banche non accettavano più. Se i dati del Fondo centrale dicono il contrario, cioè che i default sono più bassi (in %) sulle contro-garanzie che sulle garanzie dirette, sarebbe il caso di gridarlo sui tetti.
Grazie a tutti dei commenti, però il mio post verteva anche sugli interventi straordinari che servirebbero per traghettare il sistema verso un modello stabile.
O non servono?

Sapio ha detto...

@Anonimo : se lo Stato desse in amministrazione ai Confidi un fondo per erogare contributi in conto interessi (come si faceva una volta) si otterrebbe un trasparente ed immediato beneficio per le imprese, per giunta matematicamente equivalente ad una laboriosa garanzia. Le garanzie non sono capite e generano una grande illusione con la storia del moltiplicatore. Questo è il grande equivoco.
@ Luca: stavolta siamo in tema?

Anonimo ha detto...

Sì. Sapio, sul punto nuovo modello sostenibile.
Il punto "interventi straordinari" è difficile da discutere in pubblico.

Sapio ha detto...

@Luca, a proposito di interventi straordinari: le fusioni fra confidi. Come avvengono? Io mi son fatto l'idea che sommano bene e male e chi a dato ha dato etc. L'idea di valutare il Patrimonio al netto delle perdite occulte è mai venuta a qualcuno? O si preparano guai futuri ed intanto i responsabili scappano felici e politicamente intonsi?

Roeros ha detto...

http://aleasrv.cs.unitn.it/aleablog.nsf/archive/20070302-10.35?OpenDocument Tanta acqua sotto i ponti ma ....

enrico ha detto...

I numeri del Fondo ... ve li raccomando. A parte questo, mi cimento anch'io in qualche idea.
1. Modificare la normativa prudenziale banche (Circ. 263/2006) in tema di fideiussioni e garanzie rilasciate dai confidi intermediari vigilati: la normativa è interamente focalizzata sulla migliore e più efficace tutela del patrimonio (perdite) delle banche, dimenticando che chi rilascia fideiussioni e garanzie è anch'esso intermediario; solo che Bankitalia dovrebbe preoccuparsi di entrambi, ma in questo modo, favorendo troppo l'uno (banca), ne soffre l'altro (confidi).
2. Una volta fatto questo, riequilibrare i requisiti prudenziali per i confidi (che non ci sarebbe più ragione di mantenere ai livelli attuali): basta farsi due conti partendo dalle commissioni medie che incassano i confidi per capire che, nel medio periodo (senza iniezioni pubbliche), il confidi vigilato non può reggersi (a meno che ovviamente non decida di abdicare al proprio ruolo e garantisca solo PMI con rating 1 e 2).
3. Utilizzare i confidi vigilati per veicolare i fondi pubblici (lo so che già lo possono fare, ma di fatto non lo fanno perché non sono tenuti in considerazione, vista la proliferazione di finanziarie regionali che hanno il monopolio di questo settore), consentendo di incassare un 'aggio' per questo lavoro.
4. Modificare i CdA dei confidi riservando (almeno per un periodo transitorio di 5-10 anni) una quota obbligatoria di posti ad esperti di risk management finanziario (attuari, economisti, collaudati risk managers).
5. Moral suasion su tutte le fondazioni bancarie esistenti nel Paese di interessarsi del mondo confidi, facendo sviluppare a questi soggetti le iniziative che le fondazioni sviluppano per le imprese del loro territorio
6. Tipizzare la figura della 'garanzia mutualistica' inserendo nella legge confidi modifiche che ne rafforzino (ne affermino) alcune peculiarità, prevenendo che il sistema bancario, negozialmente più forte e più professionalmente preparato, possa approfittarne in sede di convenzione.
7. Modificare radicalmente l'intervento del Fondo di Garanzia, rendendolo accessibile molto di più ai confidi e molto di meno alle banche;
8. Modificare la regolamentazione del Fondo di Garanzia secondo i principi del 'follow the fortunes' e del 'pay as actually paid' ed eliminando tutta una serie di nefandezze meta-giuridiche senza senso. Unico limite: la frode.

Anonimo ha detto...

@Enrico, hai stilato un Manifesto per un nuovo assetto 'di equilibrio' per il sistema confidi. Molti punti li condivido. Ci sono ostacoli ad attuarli che in parte dipendono dalla volontà di altri (banche, Stato, Regioni), ma in larga parte sono interni al sistema confidi.
La posizione di AssoConfidi sta evolvendo, anche se servirebbe una maggior capacità di eseguire le strategie di ridisegno. A livello di rappresentanza intersettoriale è difficile far passare proposte 'tecniche' e organizzative che sono inevitabilmente complesse, e soprattutto indicano la necessità di cambiare le prassi di molti confidi.
Se non fanno questo salto di qualità al loro interno, i confidi perdono autorevolezza verso l'esterno, ovvero nel dialogo con banche e soggetti pubblici.
Ed è un peccato, perché molte banche ed enti pubblici sono smarriti, sanno di dover cambiare le politiche creditizie o di aiuto alle Pmi e non sanno da dive cominciare. Se i confidi portassero un New deal, un progetto di cambiamento in atto (non un bla bla) che risponde meglio si bisogni delle imprese, banche ed enti pubblici gli andrebbero dietro. Ma ci vorrebbe un 10% di disegno strategico, un 30% di piano realizzativo e un 60% di esperienza sul campo. Oggi abbiamo un 20% di disegno strategico, un 30% di attività lobbistica, e un 50% di parole, di cui la metà obsolete o dette a vanvera.

Anonimo ha detto...

Ovviamente la riserva indiana per i Confidi sul FCGPMI deve essere preceduta da una profonda revisione della normativa del medesimo perchè un TIS del 2,5% e un Tasso di Perdita dello 0,53% parlano da soli.

Wolfe ha detto...

@Sapio: "no, no, no. Non è così, 1 milione dato ad una banca non genera 16,6 M di garanzie." Certo che no. Lo sappiamo tutti. Difatti non l'ho scritto... Meglio leggere bene prima di obiettare.

Occhio peraltro a non fare minestroni: il problema é a che titolo viene dato il milione. Se alla banca (vedi gli interventi BCE) serve a fare funding, se ai confidi come fondo rischi? E con che possibilità di utilizzo? Come ibrido di patrimonializzazione? Come contributo in conto esercizio? Io ovviamente facevo riferimento all'effetto leva di un apporto di € 1 mln a patrimonio di vigilanza.

@Fulgido: ...

Sapio ha detto...

@Wolfe, volevo dire 1 ME dato ad un Confidi, non ad una banca. Chiedo scusa dell'errore. Confermo che il moltiplicatore 16,6 vale solamente per il PV ma non basta. Bisogna coprire pure la PA e quindi il moltiplicatore si abbassa.