La prima fase di questo effetto domino è, purtroppo, già in atto: in molte economie dell'area euro la crisi del debito sovrano ha provocato una grave contrazione del credito alle Pmi. La mancanza di liquidità ha messo le Pmi sotto una fortissima pressione, razionando e rendendo molto onerosi i finanziamenti. Nel solo 2010 i costi di finanziamento delle Pmi sono aumentati del 70% in Spagna, de1 56% in Portogallo, contro il 40% in Italia. Qualora tale insostenibile situazione, non fosse rapidamente normalizzata, molte Pmi sane sarebbero rapidamente costrette al fallimento per insolvenza. Nella seconda fase, l'incapacità di tali Pmi di onorare i pro-pri debiti e di pagare gli stipendi, innescherebbe un circolo vizioso caratterizzato da elevati livelli di disoccupazione, dal calo dei consumi e da ulteriori fallimenti di Pini. Ciò genererebbe, nei paesi periferici dell'area Euro, dei tassi record di disoccupazione: oltre il 25% in Spagna, il 20% in Grecia e in Irlanda, e i115% in Portogallo; ossia oltre due milioni di disoccupati in più nei suddetti quattro paesi. La conseguente diminuzione del gettito fiscale si tradurrebbe, inoltre, in nuovi squilibri nei bilanci pubblici, rendendo inevitabile la ristrutturazione dei debiti sovrani. Nella terza fase la crisi si estenderebbe al resto dell'economia europea.Per scongiurare questo rischio:
L'unica soluzione è dunque la rapida introduzione di un «sistema europeo di garanzia del credito alle Pmi», che consenta alle banche dell'area euro di emettere sul mercato finanziario obbligazioni garantite, in modo da poter continuare a finanziare adeguatamente le proprie Pmi. Tale sistema di garanzia del credito alle Pmi dovrebbe essere gestito da un'agenzia europea temporanea con un mandato limitato, in funzione dell'evoluzione della crisi, a un massimo di tre anni. La composizione dei fondi dell'agenzia dovrebbe basarsi su un sistema di quote paese, simile a quello del Fondo europeo di stabilità.I singoli paesi hanno attuato programmi di natura simile: in Italia è la Cassa DDPP a mettere a disposizione fondi finalizzati alle banche senza però trasferimento del rischio sullo Stato; la garanzia statale, come è noto, la eroga il Fondo centrale. (Cassa DDPP dava un funding con assunzione del rischio nel programma FRI). Nella proposta qui commentata, si prevede un doppio supporto, obbligazioni per un funding dedicato e garanzia di un veicolo UE (condivisa tra gli Stati) su tali erogazioni.
L'idea è valida, e può produrre benefici massicci. Nel proporre un veicolo europeo, occorre avere un'idea delle differenze di perdita attesa tra paesi, non essendo sicura la completa emersione delle esposizioni non recuperabili. Ci possono essere sussidi squilibrati verso alcuni paesi, come del resto si è verificato, e si potrò verificare, per gli interventi sui titoli di Stato, che hanno salvato le banche di alcuni paesi, più esposti al rischio sovrano di Grecia, Irlanda, Portogallo.
Rimane l'incognita di fondo sulla sostenibilità macro (e politica) di questi interventi di quantitative easing all'europea, più sofferti di quelli dispiegati a piene mani da un duo più concorde (Governo e Fed). Il rilancio del sistema produttivo europeo non può basarsi soltanto sul credito. I fronti decisivi sono la gestione delle crisi conclamate (tenerle sott'acqua non le risolve) e la mobilitazione del capitale di rischio.
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